CAPITOLO
5 Pancakes
Is Not Just Breakfast
“Peccato”.
Ti prende alla sprovvista con
quest’ultima battuta. Ti toglie di mano la tazza ormai vuota
e si alza
avviandosi verso la porta.
Ti
sei già pentita di quello che gli hai detto, ma il tuo
maledetto
orgoglio ti impedisce di chiamarlo e di scusarti con lui. Esce dalla
tua stanza
senza voltarsi e si chiude la porta dietro di sé,
lasciandoti lì da sola.
Ti
stendi nuovamente sul
letto.
Sei
ancora sconvolta per quel sogno erotico che ti è piaciuto
addirittura più di quanto tu stessa voglia ammettere. E sei
dispiaciuta per
avergli risposto che non vuoi avere figli, tantomeno con lui. Se
c’è qualcuno
con cui potresti mettere su famiglia, quello è proprio
Castle. Il suo lato
paterno è una delle cose che apprezzi di più in
lui. E’ una caratteristica che
è in apparente contrasto con la sua fama da playboy, da
sciupafemmine, ma in
questi anni hai imparato a conoscerlo e sai quanto sia legato ad Alexis
e
quanto si preoccupi per la sua pumpkin.
Ti ha persino chiesto di occuparti di lei qualora gli succedesse
qualcosa. “She looks
up to you and if her boyfriends get frisky, you can shoot
them”. Un’ottima
ragione per
affidarla a te, insomma.
La
stanchezza accumulata nei giorni passati, durante i quali hai
lavorato come una pazza per risolvere l’ultimo omicidio,
prende il sopravvento
e alla fine ti addormenti.
La
luce che filtra dalla grande finestra ti solletica le palpebre. Ti
svegli intenzionata a farti perdonare per quell’uscita
infelice di ieri sera.
Hai deciso: gli vuoi preparare una bella colazione, proprio come hai
fatto
quando ti ha ospitato nel loft qualche mese fa. Scendi con la tua mise
da
notte, tanto ormai ti ha già visto in questo stato. Non sei
certo una bomba
sexy con la tua maglietta oversize, anche se in quel sogno….
Su,
Kate Beckett, togliti dalla mente quelle immagini e datti da fare.
Oh
mio Dio, anche questo avrebbe un doppio senso! E che senso!
Ti
rimproveri da sola per i tuoi pensieri maliziosi e ti avvii in
cucina.
Apri
il frigo e tiri fuori latte, uova e bacon. Poi ti viene in mente di
preparargli dei pancake, come ha fatto lui con te. Controlli di avere a
disposizione tutti gli ingredienti e ti metti subito al lavoro. Ti
senti
piacevolmente a tuo agio nella cucina di Castle, muovendoti con
naturalezza tra
frigo, pensili e piano di lavoro, come se tu fossi davvero di casa qui.
Pochi
minuti dopo, la colazione è pronta, ma di lui nemmeno
l’ombra.
Nessun
rumore proviene dal piano di sopra.
Ti
affacci sul patio, ma niente.
Giri
intorno alla casa e ti dirigi verso la piscina.
Senti
lo sciabordio dell’acqua,
come
se qualcuno si stesse facendo una nuotata.
Ti
avvicini guardinga.
Nel
frattempo, lui sta uscendo dalla vasca. Lo vedi che si sta issando
sul bordo, facendo forza sulle braccia. I muscoli sono in tensione e le
gocce
d’acqua gli scendono dai capelli e scorrono sul suo torace.
Su quello stesso
torace che tu hai sognato di accarezzare, soffermandoti sui suoi
capezzoli. Una
vampata improvvisa ti prende al ventre e ti causa un capogiro. Santo
cielo,
quest’uomo esercita un’attrazione su di te che non
hai mai provato in tutta la
tua vita. E’ straordinariamente affascinante pur nella sua
imperfezione. Adesso
ha preso un telo e comincia ad asciugarsi, prima i capelli, poi le
spalle e il
torso. In fin dei conti siamo solo all’inizio di giugno e
l’aria è ancora
fresca.
Lo
osservi con attenzione, non perdendoti nessuno dei suoi movimenti. Ti
mordi il labbro inferiore e scuoti la testa per allontanare altri
pensieri
deliziosamente impuri che riguardano altri modi in cui vorresti
aiutarlo ad asciugarsi.
Ti schiarisci la gola e lo saluti: “Buongiorno
Castle!”
Lui
si volta verso di te e ti regala uno sguardo stupito: “Oh,
ciao
Kate, non ti avevo proprio sentito. Hai dormito bene?”
Ha
un tono di voce sereno, come se l’imbarazzo della sera prima
fosse
ormai sepolto.
“Sì,
la camomilla mi ha aiutato… ehm, Rick, la colazione
è pronta.
Vieni?”
“Subito!”
Indossa l’accappatoio e ti segue in cucina, sorridendo
sornione:
non lo hai
chiamato Castle.
Lo
hai chiamato Rick.
E
lui ti ha chiamato Kate e tu non gli hai sparato.
Avete
fatto passi da gigante per avvicinarvi. Del resto, anche bere camomilla
insieme, in pigiama, nel cuore della notte non è cosa che
capita con tutte le
persone con cui lavori.
Appena
vede i pancake, comincia a ridere. Non ne capisci il motivo e,
aggrottando la fronte, gli rivolgi uno sguardo interrogativo.
“Cosa c’è di
tanto divertente nei pancake?”
“Oh,
Beckett, niente… mi ha solo fatto ricordare un commento di
Esposito, sai, quando lui e Ryan sono venuti a interrogare entrambi
perché era
stato trovato quel cadavere alla porta del tuo
appartamento…” Si interrompe e
continua a ridacchiare.
“E?
Insomma, cosa ti ha detto Espo?” lo incalzi con aria
interrogativa e
curiosa, vuoi sapere se i ragazzi hanno esagerato con le loro battute
mancandoti di rispetto. Sei pur sempre
il
loro capo.
“Mi ha detto che pancakes
is not just breakfast, it’s an
edible way of saying ‘Thank you SO much for last
night’...”
Gli
lanci un canovaccio e poi scoppi a ridere.
Lui
non sa quanto potrebbe essere appropriata questa considerazione, se
solo avesse
una minima idea di cosa è successo nel tuo sogno. Per
fortuna sembra che questa volta non ti abbia letto nel pensiero.
Potresti
morire all’istante dall’imbarazzo altrimenti. Il
gelo che era sceso fra voi
sembra essersi completamente dissolto. Iniziate a mangiare e Rick si
complimenta con te perché gli hai preparato una colazione
splendida.
“Allora,
Kate, cosa ti va di fare oggi?” ti chiede, dopo aver
sorseggiato del caffè.
“Non
saprei… forse una passeggiata in spiaggia?” gli
proponi.
“Mi
sembra un’ottima idea. Dai, prepariamoci e partiamo
subito!” ti
risponde entusiasta. Dieci minuti dopo, vi ritrovate in cucina. Sotto
gli
shorts di jeans e la camicia colorata hai il tuo sensualissimo costume
rosso
ciliegia, anche se lui non lo sa. Sei stata un po’ indecisa
se indossare quello
o evitare, per non esagerare. Ma cavoli, la tuta te la sei tolta per
non scioccarlo,
ma non puoi annullare completamente la tua persona per cercare di non
provocarlo! E poi, dì la verità: non vedi
l’ora di vedere che faccia farà
appena ti potrà ammirare con quel bikini.
Rick
invece si è messo un paio di pantaloncini corti e una
T-shirt.
Superate
le dune di sabbia e vi ritrovate sulla spiaggia. Iniziate a
camminare vicini, tanto che vi sfiorate continuamente. Dopo poco tempo,
quasi
senza accorgervene, vi prendete per mano. La tua piccola mano sparisce
in
quella grande di lui. Ed è una sensazione bellissima.
Sul
bagnasciuga ci sono ancora i resti delle mareggiate
dell’inverno.
Ciottoli, anche di grandi dimensioni, frammenti di conchiglie, persino
tronchi
di alberi. E poi tanti pezzettini di legno. Ti fermi e ne raccogli
alcuni. Una
nuvola di tristezza ti attraversa il volto.
“Kate,
tutto bene?”
“Ehm…
sì…” Abbassi la testa e la scuoti per
scacciare il ricordo di
un’altra passeggiata sulla spiaggia che hai fatto con tuo
padre, tanto tempo
fa.
Rick
si ferma, continua a tenere la tua mano stretta nella sua e con
l’altra ti solleva il volto.
“Kate,
guardami. Ti va di parlarne?” Ha uno sguardo così
tenero che ti
fa sciogliere il cuore e anneghi ancora una volta nel mare dei suoi
occhi.
Sei
tentata di non rivelargli nulla, è una storia legata a un
momento
molto doloroso per te. Del resto, per tua indole tendi a non
condividere con
gli altri i tuoi ricordi e le tue sensazioni. In breve, you
don’t let people in. Però poi ti rendi
conto del fatto che lui
non sia uno qualunque e di quanto il vostro rapporto stia diventando
sempre più
profondo, così cambi idea e cominci: “Ho un omino
di legno nel cassetto della
mia scrivania, al distretto.” Ti interrompi perché
la commozione ti ha
incrinato la voce. Rick ti fa un cenno di incoraggiamento con gli
occhi. Con quei suoi dolcissimi
occhi azzurri.
“We,
uh, we had a reception at our place after my mom’s funeral
and... it was
miserable. I was miserable, and my dad… took my hand and he
said, uh, “Let’s
get the hell outta here, Katie.”
And we
took the Q train, and we went up to Coney Island. And we walked up and
down
that beach, just enjoying ourselves. We were still in our funeral
clothes. And
the best part was that we made this little guy out of the twigs and
twine that
washed up on the shore.”
Ti accarezza delicatamente una guancia e ti chiede:
“Does that make that day a bad
memory or a good one?”
Ci
pensi un po’ e poi gli rispondi, quasi sussurrando:
“Both. He’s
a reminder that even on the worst days, there’s a possibility
for joy.”
Gli
sorridi.
E
lui ti abbraccia.
E
tu non ti sei mai sentita meglio fra le braccia di un uomo.
Fai
un respiro profondo, inalando il suo profumo.
Non
avevi mai raccontato a nessuno questa storia.
Nemmeno
tuo padre sa che conservi ancora quell’omino di legno.
“Ehy,
Rick, facciamo un bagno?” gli proponi, cercando di
distogliere i
vostri pensieri da quel momento di malinconia e di tenerezza.
Ti
libera a malincuore dalla stretta delle sue braccia e ti guarda con
fare di sfida: “Detective, non sarà troppo freddo
per te l’oceano? E poi, vuoi tuffarti
vestita?”
Gli
rispondi semplicemente con uno sguardo malizioso e cominci a
sbottonarti la camicetta, non togliendo gli occhi dai suoi.
Lentamente.
Bottone
dopo bottone.
Lui
deglutisce vistosamente.
La
camicetta scivola dalle tue braccia rivelandogli il sopra del tuo
bikini rosso.
Rosso
ciliegia.
Rosso
passione.
Sempre
con grande lentezza, abbassi la cerniera e ti liberi anche degli
shorts. Poi ti volti e cominci a correre verso l’Oceano.
Rick
rimane immobile, praticamente imbalsamato. Dubiti che abbia persino
respirato durante il tuo improvvisato strip-tease.
Non
sentendolo arrivare, ti fermi di botto e ti volti verso di lui chiamandolo con voce
seducente: “Rick? Non vieni?” Non sai cosa ti
è preso. Sai solo che non ti
sentivi così bene da tempo immemorabile. Non osi neanche
confessarlo a te
stessa, ma ti senti spensierata e felice.
Poi
riprendi la corsa verso il mare e ti tuffi. L’acqua
è ancora fredda,
così ti metti subito in movimento. Poche bracciate ti
allontanano dalla riva.
Ti godi la sensazione delle onde sulla tua pelle. Improvvisamente, due
braccia
forti ti afferrano. Cominciate a giocare a schizzarvi come due
ragazzini,
finché vi ritrovate l’uno appiccicato
all’altra, pelle contro pelle, il tuo
seno contro il suo torace, a una distanza infinitesimale. I vostri
sorrisi si
spengono e leggete l’uno negli occhi dell’altra un
desiderio imperioso. Socchiudi
la bocca, pronta ad accogliere il suo bacio, quand’ecco che
lo senti respirare
profondamente. Sembra stia cercando di riprendere il controllo di se
stesso. Non
si fermerà proprio adesso?
“Demming?”
sussurra.
No,
non ci puoi credere.
Un’altra
volta?
Come
nel sogno?
OK,
hai capito ormai che Castle è l’ultimo dei
gentlemen rimasti al
mondo, almeno con te. Se non fosse che sei frustrata per questo
desiderio
viscerale che provi nei suoi confronti, troveresti l’intera
situazione esilarante.
“Abbiamo
rotto” rispondi, con un tono deciso, a differenza del filo di
voce che avevi usato nel tuo sogno “l’ho
lasciato”.
“Bene,
allora posso baciarti, detective!”
E
lo fa davvero.
E
con un ardore e una passione addirittura maggiore a quelli che avevi
provato nel sogno.
Oh
sì, la realtà supera di gran lunga la tua
fantasia.
Angolino
delle autrici:
Un
capitolo in cui Beckett… capitola! Dopo una
nottata movimentata da un sogno erotico e dalla surreale conversazione
con Rick
sui Castle babies, ecco che Kate prepara la colazione, rimane
tramortita dalla
visione di Castle che esce dalla piscina e poi gli propone una
passeggiata al
mare che la porta a uno striptease più o meno improvvisato e
dalle conseguenze
inevitabili.
E
ora? Come gestiranno questa situazione? Kate si
pentirà e si tirerà subito indietro? Oppure ormai
il suo cuore avrà preso
definitivamente il sopravvento sul cervello? Le scommesse sono sempre
aperte!
Al
prossimo capitolo,
Debora
e Monica