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Autore: KiarettaScrittrice92    20/11/2013    1 recensioni
Questa fan fiction è il seguito di "Ricordi di ghiaccio rosso".
Sono passati precisamente dodici anni da quando Shinichi ha chiesto a Ran di sposarlo. Tutti i nostri giovani ventenni sono diventati adulti e hanno messo su famiglia. Ma una minaccia incombe ancora su di loro e sui loro figli. Come affronteranno la situazione questa volta?
Genere: Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Ran Mori, Shinichi Kudo/Conan Edogawa | Coppie: Heiji Hattori/Kazuha Toyama, Ran Mori/Shinichi Kudo
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Saga dei ricordi'
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Ritorno a casa

«Ce la fai a tornare a casa, papà?» domandò il bambino dopo un paio di minuti cullato dalle braccia del padre.
«Credo di sì…» rispose, mettendosi seduto sul divano, ma subito dopo ebbe un capogiro, fu solo un attimo e appena il soggiorno tornò nuovamente dritto si rivolese al figlio.
«Conan prendi carta e penna, dovrebbero essere nel cassetto del mobile del telefono.»
Il bambino obbedì subito all’ordine e trovò in fretta ciò che il padre aveva chiesto: nel periodo in cui Ai doveva arredare casa Shinichi era stato il primo a offrirsi volontario per aiutarla, perciò sapeva esattamente la disposizione di ogni singolo mobile e oggetto. 
Conan portò la penna e un foglio di carta al padre e questi scrisse un messaggio veloce ad Ai, si tolse la coperta e si vestì con gli abiti che gli aveva lasciato ai piedi del divano, dopodiché piegò la coperta e poggiò il foglio di carta sopra.
Grazie mille Ai, ti devo di nuovo la vita. Ci vediamo tra qualche giorno, ho bisogno di parlarti.
A quel punto decise che era l’ora di alzarsi dal divano: lentamente rizzò le gambe e spingendo sui cuscini con le braccia si tirò sù, ma i suoi muscoli non ne vollero sapere e lui ricadde seduto sul divano.
«Dai pa’ ce la puoi fare!» lo incitò il figlio, come se stesse facendo il tifo a un giocatore di calcio e a quelle parole d’incoraggiamento Shinichi si rialzò, questa volta le gambe non cedettero, ma sapeva che non avrebbero retto a lungo, si sentiva molto debole.
«Ci conviene andare a casa di Heiji e farci accompagnare da lui.» disse con il solito filo di voce.
«Va bene!»
Non ci misero molto ad arrivare a casa Hattori: una villetta, poco più piccola di quella Kudo. 
L’uomo suonò al citofono fuori dal cancello, anche se questo era aperto. Fu proprio Heiji a rispondere.
«Sì?»
«Hattori, puoi uscire per favore?» chiese attraverso l’apparecchio.
«Va bene, aspetta.» rispose il proprietario di casa, che poco dopo uscì da casa sua e attraversò il vialetto.
«Kudo cos’è successo?» chiese con tono preoccupato, quando vide l’amico con quell’aria sciupata, poggiato alla colonnina che reggeva il cancello.
«Te lo spiegherò un’altra volta Hattori, ora abbiamo bisogno di un passaggio fino a casa.» gli rispose Shinichi.
Heiji accettò senza obbiettare, rientrò in casa per prendere le chiavi della macchina e poi invitò padre e figlio a salire sulla sua Toyota verde petrolio.
In macchina per tutto il tragitto Heiji, Conan e Shinichi rimasero in silenzio, solo quando arrivarono a casa Kudo e i due scesero dall’auto Shinichi si rivolse all’amico, affacciandosi all’interno della vettura:
«Grazie Hattori…»
«Figurati.» rispose lui.
«Domani ti chiamo.» concluse Shinichi per poi allontanarsi.
Attraversarono il vialetto e, grazie alle chiavi di Conan, attraversarono la porta d’ingresso.
Shinichi entrò in casa e gli sembrò finalmente di essere al sicuro, chiuse la porta alle sue spalle e si sentì salvo da ogni pericolo, ancora di più quando Ran, chiamata da Conan, sbucò, dal corridoio laterale, nell’ingresso.
Il suo sguardo era completamente sconvolto, i suoi occhi erano gonfi e rossi e lui era sicuro che avesse pianto tutto il tempo.
«Shinichi, sei vivo…» mormorò mentre l’ennesima lacrima le rigava la guancia.
«Sì Ran, sono vivo…» confermò sorridendo, con la voce roca.
«Ve l’avevo detto io!» rispose con tono sboronico Conan, gonfiando il petto con orgoglio.
«Mamma, è tornato Conan? - domandò Akemi, raggiungendo la madre - Papà!» urlò per poi saltare addosso a Shinichi, che per via della debolezza cadde a terra.
«Ciao principessa.» disse Shinichi stringendo per un attimo la figlia a sé, sul pavimento dell’ingresso, dopo pochi secondi si separarono e Akemi si rialzò, aiutando il padre a fare lo stesso. 
Appena fu in piedi lo sguardo di Shinichi tornò a Ran, la bambina notò quello sguardo, fece un sorriso, si avvicinò a Conan e lo prese per il braccio per poi trascinarlo via.
«Ma... Akemi che fai?» chiese il fratellino.
«Mamma e papà vogliono stare da soli. Muoviti!»
Appena i bambini si furono allontanati dall’ingresso, Ran si buttò sconvolta tra le braccia del suo amato e lui la strinse forte, accarezzandole la schiena.
«Shinichi non ci posso credere, avevo paura che…»
«Shhh - la zittì lui - Sono qui… Non me ne vado Ran, non ti lascerò mai da sola, te l’ho giurato.» sussurrò dolcemente, mentre lei continuava a piangere.
Poco dopo si staccò da lei e la guardò in volto. 
«Asciugati le lacrime… Piccola Ran…» e a quell’appellativo alla donna scappò un sorriso: era da un sacco di tempo che Shinichi non la chiamava così, l’ultima volta era stato quando aveva scoperto di essere incinta di Akemi.
Con quel sorriso stampato in volto, lo baciò.

  
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