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Autore: _diana87    20/11/2013    8 recensioni
"Ecco cosa succede quando Patrick Jane si allontana da Teresa Lisbon. Cade dal Paradiso e finisce all'Inferno."
Genere: Angst, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Nuovo Personaggio, Patrick Jane, Teresa Lisbon, Un po' tutti | Coppie: Jane/Lisbon
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Cap. 2

 

 
Due anni. Sono passati due fottutissimi anni e lui non si è mai fatto sentire. Né una chiamata, né un messaggio... questa situazione le è ben troppo familiare. Quando era sparito per sei mesi a Las Vegas, Teresa si era sentita tradita, senza nulla da fare, quasi come se le mancasse l'aria...
Stavolta è anche peggio. La situazione è completamente diversa.
Rivolge uno sguardo a sua figlia quando la sua manina sta tirando in giù il suo pantalone, nel tentativo di richiamare la sua attenzione.
"Hope, ma che ci fai per terra?" si abbassa per prendere la piccola e mettersela a sedere sulle sue gambe, così che il suo visino possa osservare lo stesso file giallo che anche la donna sta analizzando.
La bimba indica la foto di quell'uomo biondo e poi guarda sua mamma aspettandosi una risposta.
Teresa si morde il labbro e chiude il fascicolo di botto.
"Ripensandoci... Non dovresti guardare queste cose..." sussurra più a sé stessa che a lei, poi la riavvolge tra le braccia per adagiarla sulla culla disposta nel salottino. La tiene come se fosse un vaso di porcellana, avendo paura che si facesse del male.
Quando aveva scoperto di essere incinta, aveva deciso di dare un taglio alla sua vecchia vita cambiando città e aspetto. Per quanto le piacesse il lavoro, ormai non aveva più motivo per restare a Sacramento, sopratutto perché l'unica ragione a tenerla lì se ne era andata.  
Poi era nata Hope, 'speranza', così l'aveva chiamata, perché grazie a lei aveva riscoperto l'amore per la giustizia e le piccole cose. Ecco perché le andava bene vivere in un paese piccolo come Santa Cruz. Speranza perché ogni giorno controllava il suo telefono sperando che lui tornasse...
Sistema i capelli, mettendoseli avanti, un cerchietto per tenere i ciuffi più corti in ordine, poi indossa la sua camicetta più elegante, la giacca nera allegata al pantalone scuro ed esce di casa, lasciando Hope con Sally.
 
"Sei arrivata puntuale, Lisbon!"
Senza alzare lo sguardo dal suo computer, ma riconoscendo la camminata, Samantha si stupisce nel vedere la sua migliore agente sull'uscio della porta del suo ufficio. Un soldato sull'attenti pronto a ricevere ordini.
Teresa finge un sorriso, incrina le labbra cercando di non sembrare un pezzo di legno senza emozione.
"Ho deciso di accettare il caso, signore, quello su..."
Improvvisamente la donna alza lo sguardo, guardando l'agente davanti a sé come se avesse ricevuto una botta in testa e non la riconoscesse.
Teresa deglutisce, e respira a fatica prima di tirar fuori il suo nome, poi rivolge lo sguardo altrove.
"...Patrick Jane."
"Sei sicura? Ieri sembravi abbastanza titubante... non voglio che ti crei problemi di nessun genere."
Semplicemente, l'agente mora risponde con un cenno del capo e la congeda nervosamente.
Daniel Parker la osserva mentre si accomoda dietro la sua scrivania, e lascia che i capelli le riposino dietro la schiena per evitare che le diano fastidio. Tira fuori dalla valigetta il fascicolo sul suo vecchio partner, ma non può evitare di avere un tuffo al cuore ogni volta che vede la foto di quell'uomo che ha imparato a conoscere e amare per dieci anni. Si porta una ciocca di capelli dietro l'orecchio, schiarendosi la voce, poi inizia a sfogliare il fascicolo, leggendo e analizzando ogni riga.
Il suo partner si avvicina titubante, ma con passo felpato.
"Posso darti una mano?"
Teresa non risponde per qualche secondo, ma bofonchia un semplice "Mhm". Lui prende una sedia accanto, lasciata lì per caso, e si siede più vicino possibile a lei. Gli sembra che sia già troppo presa dal caso. Dal modo in cui giocherella con una penna, divertendosi a tamburellarla sul legno duro della sua postazione, gli fa pensare che c'è qualcosa che la preoccupa terribilmente.
"Tutto ok con la bambina?" azzarda lui, sorridendo appena.
Fortunatamente tutti al distretto sanno di Teresa e di sua figlia Hope, anche se lei non ha mai rivelato l'identità del padre.
E tutti hanno acconsentito a non chiederle niente.
E forse è meglio così per ora.
"Mhm mm."
Niente, nessuna risposta chiara e concisa. Daniel continua a guardarla mentre meccanicamente sbatte quella povera penna sulla scrivania, e l'unico pensiero che gli sfiora la mente è quello di prenderle la mano per farla smettere. Ma fallisce nell'intenzione, quando lei sbotta chiudendo il fascicolo che ha davanti, causandogli un piccolo spavento.
"Scusami, non avevo intenzione." risponde imbarazzata. "Ho bisogno di lavorare da sola, scusami ancora."
Afferra tutto ciò che di fronte e si chiude in una stanza dove può starsene per conto suo. E' buia, forse è uno sgabuzzino, non le interessa. Trova l'interruttore della luce, nascosto da alcune scartoffie arrivate quasi a toccare la parte superiore della porta, e un vecchio divano marrone cattura la sua attenzione.
Fa un balzo indietro e lascia cadere a terra valigetta e fascicolo.
"Che tu sia dannato, Jane. Continui a perseguitarmi." si lascia sfuggire, mordendosi il labbro.
Realizzando quanto la frase sia stata troppo divertente, quasi come se lui fosse diventato un fantasma della sua mente, scoppia a ridere mentre raccoglie le sue cose. Prima è una risatina nervosa. Si copre la bocca meravigliandosi del verso buffo che è esce fuori, poi ne seguono diversi, e infine resta seduta a terra ridendo di gusto. Gli occhi iniziano ad appannarsi e realizza che le si sono riempiti di lacrime, ma inevitabilmente lei continua a ridere. E' una situazione buffa, pensa lei.
Ride perché non capisce cosa stia provando in quel momento.
Alle risate e alle lacrime, sussegue un momento di silenzio in cui lei fissa quel vecchio divano, messo lì a casaccio insieme a scartoffie e archivi, facendole domandare cosa diavolo ci faccia lì.
"Tu sei fuori luogo, non dovresti trovarti in questo posto." come colta da un momento di pazzia, indica il soprammobile arricciando il labbro inferiore e creando un'espressione del viso imbronciata.
L'immagine del suo consulente le appare cristallina. E' disteso, addormentato sul divano, poi arriva lei che gli dà dei calci per svegliarlo. Con rabbia, Teresa scaraventa la cartellina addosso quell'immagine del passato, facendola scomparire.
Cerca di tornare lucida e afferra il suo cellulare, digitando un numero che conosce a memoria. Attende con ansia finché la voce all'altro capo le risponde cordialmente.
Lei sorride, contenta di sentire quel timbro che le era mancato.
"Ehi, ciao. Non chiamarmi più boss, non sono più il tuo boss. Non da quando..." sospira e poi riprende a parlare lentamente. Vorrebbe dire tante altre cose, ma capisce che probabilmente non c'è tempo o non è il caso. "Ascolta, ho bisogno di un favore. Sicuramente saprai che Patrick Jane è ricercato dall'FBI per spaccio di droga... esatto... ho bisogno di quante più informazioni riesci a recuperare... So che non dovrei chiedertelo, visto la posizione che ricopri ora e non voglio mettere in pericolo la tua carriera, perciò... fammi sapere se puoi aiutarmi a rintracciarlo o almeno capire come ha fatto a cacciarsi in questo guaio. Grazie." 
Chiude la chiamata e poi si stringe il telefono tra le mani.
Ha bisogno di un contatto umano.
Deve stringere sua figlia e sentire il suo calore.
 
Verso sera torna nel suo nido, dove spera di riabbracciare Hope. Non vuole neanche mangiare; non ha fame.
Da quando ha accettato quel caso, le è venuto un blocco allo stomaco che le ha impedito di aprirsi.
Avanza frettolosamente per le scale che la conducono al suo appartamento quando sente dei rumori provenire da dietro di lei. D'istinto, mette la mano sulla fondina, e si blocca, aspettando che l'assalitore faccia la sua mossa.
Mentalmente, conta fino a tre, mentre il respiro si fa affannoso. Quando è sicura di trovarselo proprio alle sue spalle, afferra la pistola, si volta di scatto e la punta contro l'unica persona che non sperava di rivedere più.
Lui appare come un senzatetto, con indosso un vecchio giaccone strappato a qualche barbone. Barba incolta, forse anche un po' sporco in viso, non riesce a dirlo dato che fuori è notte. Una camicia bianca macchiata e dei jeans strappati anch'essi. Alza le braccia in segno di difesa e guarda prima la pistola e poi gli occhi verdi dell'agente, che tremolante, anche dopo averlo riconosciuto, continua a puntargli la pistola addosso. L'aspetto sarà anche invecchiato, ma gli occhi azzurri rimangono gli stessi.
"Che diavolo ci fai qui?"
"Ciao, Teresa. Hai cambiato colore di capelli?"



Angoletto dell'autrice (poco) sana di mente:
Con molta titubanza, Teresa accetta il caso sul suo ex partner...
Lui appare come un fantasma, tanto che anche un vecchio divano le fa pensare...
Il suo attuale partner invece sembra preoccupatissimo per lei, ma da brava poliziotta, non si lascia coinvolgere e finge che vada tutto bene...
E poi... bam! Qualcuno è tornato! Chi sarà mai?
Lo scopriremo nella prossima puntata hahaha
Grazie a chiunque ha letto, recensito e ha inserito la storia nelle seguite\preferite *-*
D.

   
 
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