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Autore: mentimi    20/11/2013    2 recensioni
Perchè Harry era noia.
C'era noia nei suoi passi.
Nei suoi tatuaggi cosparsi sull'addome e sulle braccia abbandonate lungo i fianchi.
Nelle sue mani grandi contenute gelosamente nelle tasche del cappotto nero.
Noia tra quei suoi tanti capelli mossi dal vento.
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il mare era tranquillo come non mai quel giorno nella città di Brighton.
Sud Inghilterra, che si affaccia sul Canale della Manica.
Tranquillità nella spuma che si attaccava dolcemente alla sabbia e vi rimaneva fino a  quando la dolcezza della brezza la faceva svanire.
Tranquillità dei gabbiani che passeggiavano sulla spiaggia sotto la luce rosea del tramonto.
Tranquillità nell'aria fredda di marzo.
Il primo marzo, per la precisione, e a Harry non sembrava fosse già passato un mese da quando aveva compituto diciannove anni.
Diciannove anni di noia, solitudine, inquietudine, amarezza, giovinezza, irresponsabilità, spensieratezza, superficialità e ancora noia.
Perchè Harry era noia.
C'era noia nei suoi passi.
Nei suoi tatuaggi cosparsi sull'addome e sulle braccia abbandonate lungo i fianchi.
Nelle sue mani grandi contenute gelosamente nelle tasche del cappotto nero.
Noia tra i suoi mossi quel poco che bastava dal vento.
Nei suoi occhi verdi, ormai spenti, da troppo tempo.
Noia sulle sue labbra rosse e sulle guancie, dove purtroppo, raramente comparivano due fossette.
Noia nella sua voce roca e profonda.
Harry non era mai stato un tipo amichevole, no.
Ma era spiritoso se serviva, era dolce se voleva.
Era duro e serio quando ce n'era il bisogno.
Era violento con chi ci voleva.
Era irrequieto. Sempre.
Era tranquillo solo al tramonto, sulla spiaggia dove cercava di restare il più a lungo possibile, lontano da tutta l'incompletezza di cui era circondato. Tutti i giorni.
Perchè la società per lui era incompletezza.
Lui stesso era l'incompletezza che riempiva quel posto avanzato nell'incompletezza del mondo.
 
Noelle era completa.
Completa nella sua dolcezza. Nella sua astuzia.
Nei suoi occhi castani, furbi. 
Nelle sue fossette che erano sempre presenti quando sorrideva.
Nella sua bocca rosea che sembrava essere stata dipinta da un pittore.
Completezza, nelle sue lunghe, spettinate ciocche biondo cenere.
Nei canini che erano leggermente più sporgenti degli altri denti, dritti.
Nelle sue mani lunghe e scheletriche che si muovevano tagliando l'aria.
Nei suoi gesti delicati. 
Nella sua voce cristallina.
Nella risata sguagliata.
Completezza sulle sue spalle dalle quali cadevano larghi maglioncini che lasciavano appena intravedere il suo busto, magro.
Ma Noelle era incompleta, era incompleta nella sua completezza. 
Incompleta nel modo di amare.
Incompleta perchè voleva amare e non ci riusciva.
No, perchè Noelle non guardava abbastanza attentamente come faceva Harry.
Fu per questo che quella sera, su quella spiaggia deserta non vide che a pochi passi da lei c'era ciò che l'avrebbe completata, ciò che non avrebbe mai voluto incontrare.
Ma mai lasciare.
 
Stava tirando dei sassi nell'acqua, quella che, illuminata dalla fioca luce della notte del primo marzo, sembrava essere la sagoma di una ragazza.
Si sedette a terra, Harry, silenzioso, perchè lei non lo aveva notato, e rimase lì a fissarla per circa mezz'ora, nell'attesa che lei si accorgesse di lui.
Ma non successe, e così passarono i minuti, le ore. 
E Harry non si stancava.
Gli piacevano i suoi movimenti. 
La sua voce che canticchiava una canzone ancora sconosciuta al ragazzo che, con le orecchie tese, cercava di ascoltare meglio.
Questa fu la prima volta che Harry vide Noelle Bucksey.
La prima notte. In cui Noelle non vide Harry Styles.
 
Era il due marzo e Noelle, come tutte le sere, era andata alla spiaggia. 
Stessa ora. 
Stesso mucchietto di sabbia su cui ancora una volta si era seduta a guardare l'acqua argentata.
Stesso respiro. Regolare e profondo.
Quando Noelle si accorse di non essere sola, però, le prese quasi un colpo.
Sentì dei sassi cadere nell'acqua con tonfi e, dall'altra parte della spiaggia, notò un ragazzo che li lanciava lontano, con cattiveria quasi.
Non lo aveva mai visto lì e così si domandò chi fosse: credeva di essere l'unica ad andare lì a quell'ora della sera.
Harry credeva di essere l'unico a stare lì ogni sera. 
Volse lo sguardo verso destra e vide ancora la stessa figura della sera precedente.
Non lo sapeva con certezza, lo sperava.
 
Il tre marzo Harry era andato a lavoro. 
Lavorava in una panetteria nel corso principale dela città, per questo era arrivato tardi alla spiaggia.
Però Noelle era lì, e questa volta quando si girò e lo trovò a pochi passi da lei il suo sorriso che fino a poco prima aveva riempito il suo viso mentre parlava al telefono con qualcuno a Harry sconosciuto, scomparve.
Al suo posto comparì invece un'espressione da bambina. Sorpresa, spaventata.
I suoi occhi erano grandi e fissavano il riccio, sbattendo le palpebre, come intimiditi. 
E Harry lo notò.
Le sue mani erano morbide mentre spostavano alcuni capelli che grazie al vento che soffiava, le erano finiti sulle labbra. Perfette. I suoi pantaloni stretti ne facevano vedere la magrezza, e quelle scarpe rosse accentuavano i bollini della maglia, dello stesso colore.
Harry lo notò. 
Vide tutto, perfino il piccolo tatuaggio al lato del polso scheletrico, che raffigurava tre rondini in ordine di grandezza. Si chiese anche che cosa significasse.
Noelle notò solo gli occhi di Harry, e fu in quelli che rimase immersa per tutta la durata dei secondi che passavano lenti tra di loro.
Perse la cognizione di ogni cosa.
Non sentì che la sabbia le stava entrando nelle scarpe. 
Non sentiva più neanche il vento che le spostava i capelli.
Sentiva solo il respiro di Harry.
E il suo, irregolare.
Poi il ragazzo le sorrise, e quando mostrò le sue fossette, Noelle, smise di respirare, così d'un tratto, non capendo neanche lei, all'inizio, a che cosa era dovuto quel blocco che si era messo tra lo stomaco e il cuore.
Il suo sorriso.
La ragazza ricambiò con una smorfia, tirando su un angolo della bocca in un mezzo sorriso per poi far uscire le sue mani dalle tasche dei pantaloni.
Harry abbassò gli occhi e sciolse i muscoli della sua faccia ritornando normale, inespressivo, poi girò le spalle e se ne andò, lotano dalla soluzione che infondo aveva sempre cercato senza mai rendersene conto. La risoluzione, la sua completezza.
 
Il quattro marzo faceva ancora più freddo del giorno prima e Harry aveva ancora più voglia di andare alla spiaggia.
Più voglia di quanta ne avesse il giorno prima.
Noelle aveva voglia di rivederlo.
Voleva sapere il suo nome, voleva conoscerlo.
Harry voleva guardarla ancora.
Harry aveva paura. 
Quando mezz'ora dopo del giorno precedente arrivò alla spiaggia, lei non c'era.
Rimase in piedi a fissare il mare, freddo. Rimase a guardare le luci del porticciolo che rispecchiavano nell'acqua.
Rimase ad aspettarla e quando lei arrivò in ritardo Harry voleva chiedergli perchè non era venuta prima.
Si disse che non era una ragazza puntuale, ma d'altronde lui non gli aveva dato un appuntamento. 
Si voltò di nuovo per guardarla, e il suo sguardo silenzioso incontrò il quello di lei, dagli occhi sorridenti e la bocca in una linea.
Noelle che aveva il fiatone perchè aveva camminato velocemente per tutto il tragitto da casa sua fino alla costa, cercava di trattenerlo perchè il ragazzo non lo potesse sentire.
Ma a Harry non sfuggeva nulla.
-Sei in ritardo- esclamò atono senza neanche pensare a ciò che aveva appena detto.
Noelle si girò verso destra, nella direzione del ragazzo e il suo viso ora sembrava divertito da ciò che Harry aveva appena detto.
-Un contrattempo, scusami-
-Figurati- disse Harry sbuffando in una risata, poi si girò a guardarla e vide che anche lei aveva gli occhi fissi su di lui.
Era stata la gioco. 
-Tornerai domani?- chiese la ragazza.
Harry scosse la testa e un ghigno gli comparve in faccia, poi si scostò i capelli dagli occhi, e se ne andò senza proferire parola, ma con la voglia di chiedergli come si chiamasse. 
Non lo fece: voleva avere un motivo di più per andare alla spiaggia il giorno seguente.
Noelle invece lo guardò camminare. 
Non ci era rimasta male. La sua domanda era stata tanto lecita quanto lo era stata quella di lui.
Ma dentro di lei sapeva che sarebbe tornato.
 
Il cinque marzo Noelle era rimasta a casa tutto il pomeriggio per studiare, non era uscita, non era andata in biblioteca come al solito, così quando sua madre arrivò a casa, lei potè lasciarle sua sorella piccola e andarsene, in spiaggia.
Aveva paura, paura che non ci fosse e il mattone che teneva nello stomaco si faceva più pesante.
Per questo, più andava avanti, più i suoi piedi affondavano nella sabbia. 
Si arrestò quando non vide nessuno sulla riva, bensì su una sdraia sbiadita e abbandonata lì vicino.
Rimase a fissarlo, mentre il ragazzo senza nome si passava i pollici intorno alle labbra, mentre si mordeva un pezzetto di pelle, mentre si scostava i capelli, mentre sospirava.
Rimase lì quando il ragazzo fumò la sigaretta.
Rimase lì quando il suo cellulare squillò e lei lo maledì.
Chiuse la chiamata, ma era troppo tardi perchè Harry l'aveva vista.
Noelle si nascose il mento nel collo della felpa, poi avanzò con le mani nelle tascone.
-Voi donne siete sempre così in ritardo-
-Sono stata qui tutto il tempo-
-Allora mi spii- ma subito ricordò che lo aveva fatto anche lui, la prima sera in cui l'aveva vista.
Noelle non rispose e sorrise tra sè, poi si sedette a terra, accanto alla sdraia dove era seduto il ragazzo.
-C'è niente di migliore, di più bello e tranquillizzante del mare, di sera? Dove non v'è gente, non ci sono urla, dove non è caldo. Dove l'umidità ti entra nelle ossa..-
-Credo di no.- acconsentì Noelle.
-Proprio così- disse il ragazzo sdraiandosi meglio su quella sottospecie di sedia dove stava seduto. Si scompigliò i capelli e continuò -Guarda la luna, impossibile che da lei dipenda tutto quello che succede sulla terra. Le basse e le alte maree, la possibilità di vedere senza le stupide luci della città.-
-Io guarderei le stelle- disse Noelle pensando a voce alta.
-Perchè?-
-Perchè mi ci perdo, ogni volta cerco di contarle, ma poi perdo sempre il conto.
Cerco di scoprire nuove forme per nuove costellazioni, di scoprire quelle che non so, e poi guardo la stella polare, e dico di volerla seguire. Ma non lo faccio.-
-Mostrami qual'è-
Noelle si mise in ginocchio accanto alla sdraia poi, avvicinandosi a Harry, tirò su il braccio e iniziò ad indicare il cielo, nero. -Vedi quelle quattro stelle in rettangolo, seguite da altre quattro in fila?-
-Si-
-Quello è il Grande Carro. Partendo dalla stella messa all'angolo destro in basso del rettangolo, traccia una linea retta verso destra, la prima stella, è la stella polare, l'ultima della fila di stelle attaccate al Carro Minore.- spiegò col sorriso sulla bocca.
-Si, si la vedo!- esclamò Harry con gli occhi lucidi di felicità e uno sprizzo di esaltazione nella voce profonda.
-Occorre solamente immaginazione-
-Io credevo che la stella polare fosse la più luminosa, vedi..quella lì- disse indicandogliela.
-Tutti si sbagliano- rispose Noelle seguendo con gli occhi la direzione indicata dal dito del ragazzo. -Quello è un pianeta, è Venere, ecco perchè è così vicino e luminoso.
La sua atmosfera è piena di idrogeno, che rispecchia la luce del sole-
Harry rimase in silenzio, quasi cullato dalle parole della ragazza senza nome, che spiegava con voce quasi silenziosa, ciò che lui solo ora aveva capito e che aveva sempre pensato di sapere.
Non era completo.
Ma ora lo era un poco più di prima.
 
Era il sei marzo.
La ragazza con i capelli biondo cenere che conosceva bene il cielo e le sue stelle, non c'era.
A Harry mancava come gli mancava sapere il suo nome.
Harry si sentiva solo, più di quanto non si sentisse così tutti i giorni.
Non trovò la risposta ai suoi sentimenti.
Ma trovò la stella polare. Da solo.
 
Il sette marzo Noelle arrivò alla spiaggia e aspettò camminando avanti e dietro con la stessa velocità di un bradipo addormentato.
Si fermò e iniziò ad attorcigliare i lacci della felpa intorno alle dita, ma quando si sentì sfiorare il braccio da un tocco caldo, sobbalzò sul posto e si voltò trovando davanti a sè gli occhi del ragazzo. Verdi più che mai, illuminati dalla luna.
-Ho trovato la stella da solo ieri sera- si sentì dire dalla voce di Harry, piena di desiderio.
-Io invece ieri ho trovato mia nonna a casa per cena-
-Sei piena di impegni- disse Harry come per rimproverarla.
-Posso sviarli- disse quasi senza rendersene conto.
Harry sorrise e le porse la mano, grande.
-Io mi chiamo Harry, Harry Styles.-
Noelle la strinse e subito quel calore le salì dalla mano fino al collo.
Harry voleva tirarla a sè. Abbracciarla. Sfiorarla.
-Io sono Noelle- disse puntando lo sguardo sulle fossette del ragazzo che erano ricomparse.
 
Otto marzo. Noelle arrivò in spiaggia con le sue amate cuffiette.
Harry si voltò e le sorrise.
Non si spiegava neanche lui perchè ma, con lei, il suo viso sembrva essere quello di un pagliaccio, la bocca sempre incurvata in sù.
Noelle camminò velocemente sulla sabbia e si posizionò accanto a Harry.
Il ragazzo allora, le prese una cuffietta e si mise ad ascoltare. 
Tutto in lui prese forma quando si accorse che quella era ''Violet Hill'' di uno dei suoi gruppi preferiti.
Quando vide che la ragazza stava per parlare e rivelargli il nome della canzone Harry, le bloccò la bocca con l'indice, delicatamente, posandolo sulle sue labbra.
-Questa la riconosco da solo, non ce n'è bisogno.-
Noelle gli sorrise furba, alzò le spalle piegando la testa a destra e si sdraiò sulla sabbia umidiccia. E Harry la seguì.
Guardavano il cielo.
Guardavano il nero del cielo e quello delle loro anime, ma quando Harry le sfiorò la mano per poi afferrargliela delicatamente, quel nero diventò un nero costellato di lucine.
Di stelle.
Ed entrambi chiusero gli occhi.
 
Il nove marzo, Noelle vide per la prima volta Harry piangere.
Era arrivata prima quella sera e quando lo vide in quello stato, tremolante e sofferente nella sua solitudine a pochi passi da lei, lo raggiunse e senza dire niente lo abbracciò cingendogli il busto.
E Harry non si scostò. Harry si lasciò abbracciare portando le sue braccia attornò al corpo di lei. 
La strinse forte e la sua sofferenza fu per metà condivisa da Noelle.
E l'impazienza di vederlo che fino a poco prima l'aveva invasa, svanì trasformandosi in gioia perchè lui era lì.
La stessa felicità che si era cosparsa anche a Harry, che nascondeva gelosamente dentro di sè.
 
La notte del dieci marzo si ubriacarono sulla spiaggia.
Harry rideva, Noelle rideva, e tutto il mondo non c'era più.
I problemi.
I pensieri.
I desideri.
Le parole al vento.
Il mondo.
Era tutto rinchiuso in quelle bottiglie vuote, posate senza cura e affondate nella sabbia, accanto a loro, lunghi e abbracciati l'uno all'altra, in quella notte, che probabilmente avranno dimenticato.
Ma non avrebbero mai dimenticato quello che provarono quando il mattino si svegliarono. 
Noelle con la testa nell'incavo del collo di Harry, e Harry con gli occhi solo per Noelle.
-Promettimi che tornerai domani- le disse il riccio mentre col naso le sfiorava i capelli.
-Prometto-
 
 
Se non fosse stato per il padre, che era tornato a casa prima, Noelle quella sera non sarebbe potuta andare alla spiaggia.
Ma era l' undici marzo e Noelle era di nuovo lì, ripensando a quello che era successo la sera prima, impaziente di riderne con Harry.
Ma Harry non arrivò, e la preoccupazione salì.
Restò nella spiaggia deserta metà nottata. E l'altra metà, pensò alla spiaggia.
Pensò a Harry.
 
Quando il dodici marzo Harry arrivò, non si aspettava di trovarla lì.
Sapeva che era arrabbiata con lui.
Lo sapeva perchè lei non stava camminando impaziente.
Lo sapeva perchè non si stava attorcigliando i lacci della felpa intorno all'indice.
Lo sapeva perchè non canticchiava.
E quando si avvicinò quasi sentì la paura, per la prima volta, di qualcosa che non era lui stesso.
Noelle ascoltò i suoi passi avvicinarsi e rimase immobile, il cuore in gola.
-Ho guardato le stelle da sola ieri sera-
-Possiamo rimediare..- rispose Harry con voce più cristallina rispetto a come lei lo aveva sempre sentito.
Noelle si voltò esausta per l'attesa, e Harry, si avvicinò pericolosamente a lei con passi decisi.
Voleva farlo, doveva. Ne aveva bisogno.
Noelle non si spostò e sostenne per quanto poteva lo sguardo così vicino del ragazzo. E stavolta Harry, era davvero vicino. Molto, troppo vicino, e le cingeva la vita.
Portò una sua mano sulla guancia di lei e si avvicinò, tentennando, al suo viso.
Quando le loro labbra si sfiorarono, le stelle erano il doppo di quelle della notte precedente e di quella notte stessa.
Noelle ricambiò il bacio, delicatamente per poi approfondirlo.
Quella notte era la prima. La prima di una serie di altre tante notti. 
Insonni, giovani, belle e tranquille nella loro incompletezza di attenzione.
Complete nella loro solitudine.
La completezza aveva sempre tagliato l'aria, era sempre stata lì, ma solo ora si era lasciata scoprire, per poi mai più andarsene.
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Ciao a tutti!
Non ho la minima idea di come questa storia mi sia venuta in mente :)
bene, dopo avervi rivelato qualcosa di inutile, me ne vado.
Ditemi se vi piace ;) ciao
L'autrice


  
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