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Autore: Girasolefelicissimo    20/11/2013    1 recensioni
Se Satana mettesse al mondo una figlia femmina? Cosa mai potrebbe succedere? Di sicuro la sottovaluterebbe dato che è una ragazzina e penserebbe che non potrebbe far del male ad una mosca.
Ma fa male, non bisogna mai e poi mai sottovalutare una ragazza, sopratutto se ha ricevuto le sue fiamme..
E se questa ragazza, costretta a frequentare l'accademia Vera Croce ed a essere sorvegliata da uno dei suoi figli gli creasse un mucchio di problemi? Non solo al Padre ma anche al Preside di quella 'povera' scuola?
Genere: Azione, Comico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Mephisto Pheles, Nuovo personaggio, Rin Okumura, Yukio Okumura
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Gambe accavallate, braccia incrociate, seduta su una poltrona marrone a strisce bianche e sguardo inorridito dal panorama che aveva difronte. Questa, è Alice. Pronta a vomitare da un momento all’altro per l’espressione contenta di Mephisto nell’averla lì, nel suo ufficio.
-Mia cara, come va’ allora?- Chiese lui con gentilezza.
-Mi fai schifo, non parlarmi.- Rispose ella, con altrettanta gentilezza. Questa risposta così rude, non toccò minimamente Mephisto, il suo sorriso era sempre lo stesso mentre si apprestava nel mettersi in piedi di fianco a lei e schioccò le dita, facendo diventare il pavimento sotto i suoi piedi di cristallo che proiettava dall’alto la camera del giudizio, dove al suo interno si trovavano Lucifero e Alexia.
 
In una stanza bianca, completamente vuota e decorata solo da alcune colonne, c’era lui:
Il viso dai tratti affilati  ed eleganti, una cascata di capelli  dorati, degli occhi di un azzurro bellissimo e una pelle splendente.  Due ali bianche come quelle di un cigno dalle punte dorate, dall’apertura di due metri. Indossava   un gilet, un pantalone e un foulard in seta nera, con poi una camicia di un grigio fumo e delle scarpe lucidate anch’esse nere.
-Oh, figlia cara. Come stai?- Le chiese, con un sorriso angelico, degno dell’angelo  più bello del paradiso.
Alexia non rispose, rimase impassibile a fissarlo, con una grande rabbia per tutto ciò che le aveva fatto.
-Non dirmi che sei arrabbiata con me..- Fece un’espressione triste, mentre inclinava di poco la testa  e teneva le braccia incrociate dietro la schiena.
-Come potrei mai? Dopotutto, mi avete solo scagliata contro tutti i vostri seguaci figlioletti.- Gli rispose ironicamente.
-Oh, perfetto, non potrei mai  sopportare l’idea, di avere una figlia che mi odi.- Sorrise ancora. –Allora,- Iniziò a parlare, dopo passate le domande di “Cortesia” –So che, hai avuto modo di parlare con tua sorella, Alice, non è vero?- L’argentea accennò ad un si. -Hai intenzione di seguirla, quindi?-
-Perché dovrei seguirla?-
-Semplice ribellione giovanile?- Ridacchiò l’angelo.
-Mi dispiace, ma se seguissi le idee di mia sorella, non sarei più io, ma un’altra persona.- Rispose, senza scomporsi.
-Quindi, hai deciso di scendere negli Inferi?-
-No,- Scosse la testa. –Se scendessi qui, a Gehenna, diventerei una sua marionetta. Se ho rifiutato di seguire Alice, c’è un motivo. Questa è la mia, “Vita”, e decido io come viverla.-
-Perché allora, non vivere la tua vita da immortale principessa degli Inferi qui? Perché dovresti passare del tempo con quegli stupidi umani, quando puoi benissimamente, vivere con noi? Perché rifiutare il potere assoluto e rinunciare alla distruzione di ogni cosa?-
-Perché io non voglio il potere assoluto, voglio vivere la mia vita da immortale sulla terra, sul luogo dove sono nata e cresciuta. E poi, diciamocelo, l’Inferno non sarà mai come la terra.-
Lucifero, meravigliato infondo da tali parole, quasi gli dispiaceva ucciderla.
-Sei intenzionata a vivere ad Assiah, quindi.-
-Esatto.-
-E cos’hai intenzione di fare, per secoli e secoli? Non ti annoierai della monotonia della terra?-
-Anche agli Inferi esiste la monotonia. Altrimenti, perché molti di questi demoni, decidono di invadere la terra? Le cose si ripeteranno in qualsiasi luogo, qualunque esso sia, e se devo scegliere in quale pianeta ripeterle, è la terra.-
-Sei ostinata.- Ridacchiò.
L’argentea sembrò essergli  grata per questa affermazione.
-Però, non posso comunque rischiare.- L’angelo, mutò le sue unghie bianche e divennero lunghe, affilate e nere. –Ho commesso lo stesso errore, con quei cretini dei tuoi fratelli.- Sorrise e si scagliò contro la figlia, conficcandole le lunghe unghie nel petto, facendola sanguinare, ma con  una mossa, che non si sarebbe mai aspettato,  Alexia dal nulla, con la spada che aveva nascosto e portato con sé, gli aveva infilzato la pancia. Affondò ancor di più le unghie fino a poter infilarle in mezzo alle costole per poi scaraventarla con violenza contro il muro.
Mentre l’argentea sedeva per  terra, cercava di respirare e di sopportare il dolore, premendo con forza il palmo della mano sulla ferita e sperava nella sua guarigione demoniaca, mentre stringeva in una mano la spada donatagli da Alice.
-Un regalino di Alice?- Chiese l’angelo, leccandosi un dito mentre si avvicinava lento.
-Esattamente..-  Rialzandosi, ancora da mezza seduta, tentò di colpirlo all’altezza del bacino, ma fallì, poiché Lucifero si ritrasse e accennò un sorriso.
In piedi, ora, indietreggiava. Quanta tensione sentiva nel suo corpo e non era la classica tensione che sentiva con gli altri demoni con cui combatteva, era diversa questa, era consapevole che stava combattendo contro il re dei Demoni, un Dio. Dei brividi di agitazione si propagavano nel suo corpo, mentre tentò di colpirlo all’altezza del collo.
-Posso sentirla sai? La tua paura..- Sghignazzò lo spendido angelo, mentre evitava il colpo  e si avvicinò senza che lei potesse prevederlo al suo fianco, accarezzandole una guancia mentre con l’altra mano le graffiò un fianco e la ustionò, affondando un dito in uno degli squarci che aveva appena creato e le diede fuoco dall'interno.
Urlò di dolore rispose al suo attacco  con scarsezza e gli infilzò la spalla con l’arma per poi ritrarla velocemente e allontanarsi, barcollando.
Quei due colpi che era riuscita ad infliggergli, sembrava non gli avessero fatto niente. Né un lamento né una smorfia, nulla. Neanche il solletico.
-Davvero pensi  che quello spillo possa farmi male?- Una fiamma, creata dal nulla dal signore dei demoni, l’attaccò, bruciandole i polsi, quelli con cui cercò di ripararsi il viso.
Bruciavano tanto, bruciavano molto di più delle bolle d’acqua che le scagliò una volta Egyn. Fece una piccola smorfia, pensava di attaccarlo nuovamente, alle spalle, ma riuscì ad evitare per un soffio un’altra palla di fuoco, che le bruciacchiò appena l’orecchio sinistro, facendole venire dei pesanti e dolorosi brividi.
Strizzò l’occhio sinistro, con i polsi ancora incrociati e si spostò velocemente alle sue spalle, ma quando stava per infilzarlo, cinque dita, affondarono nella sua schiena.
Le dita del diavolo, affondarono nella sua carne e riuscì a sentire le ossa della gabbia toracica e di poco i polmoni, sotto le sue unghie. Le sue dita fecero forza e strinsero.
Solo dopo questa presa, sentii dolore.
Con una sola mano, la sollevò dal pavimento e la scaraventò contro una colonna, che subito si macchiò del suo sangue.
Sentiva il vento entrare nella sua carne. Un vento che bruciava mentre il liquido rosso e caldo scorreva, macchiando e disperdendosi anche sulla sua camicia. Ah, quante ne aveva distrutte in un anno.
Il preside avrà di sicuro preparato un armadio pieno delle diverse divise femminili solo per lei. Chissà se serviranno anche a qualcun’altra, dopo la sua fine.
Le sue forze ormai, erano diminuite, mentre il diavolo, era ancora fresco come una rosa.
C’era una differenza abissale tra lui e i demoni con cui aveva combattuto.
Inarcò la schiena e il tessuto della camicia strofinò contro la carne lacerata, facendole irrigidire le scapole. La cosa che più le faceva male però era il fianco. Poteva sentire la pelle friggere.
Lucifero, si sedette su una gamba di fronte a lei e le accarezzò una guancia, che fece ustionare.
Con rabbia, provò a colpirlo con la spada, ma l’angelo parò il colpo con la mano e le strappò via dalla mano la spada, gettandola via, alle spalle della ragazzina.
Una mano si avventò sul suo collo, facendo così gemere l’argentea, mentre la carne del suo collo bruciava.
-Davvero non riuscivano a catturarti? Patetici.- La demoniessa gli strinse il polso, cercando di bruciarlo e così da fargli levar la presa, ma inutilmente. La pelle dell’angelo rimaneva dorata, splendente. Mise così entrambe le mani sul suo polso, graffiandogli anche la carne, ma nulla funzionava.
L’angelo rise, mentre con l’altra mano fece scorrere l’unghia al centro del petto della ragazza, dove si trovava il suo cuore.
-Moriresti se ti strappassi il cuore?- Sembrò chiederle. –Sei ancora giovane come demone, per di più sei per metà umana. Moriresti di sicuro… Ho un senso di deja vu però, sai?- Le sorrise. Quel sorriso però, non era per la piccola demoniessa. Escogitava un modo per ucciderla con originalità, in fondo, doveva pur sempre uccidere la sua seconda figlia.
Una palla però, gli colpì lo spendido viso. Non era una semplice palla. Il leggero dolore gli fece perdere la presa dal collo della figlia, che ne approffittò subito.
Si alzò velocemente e recuperò a pochi metri dalle sue spalle la spada. Impugnò con entrambe le mani il manico e stava per infilzare la testa del diavolo, il quale era ancora seduto su una gamba e la fissava digrignando i denti e oscurando quel bellissimo viso. Poteva farlo. Poteva vendicarsi. Lo fece. Con tutta la rabbia che aveva in corpo, gli trapassò la testa dall’alto con la sua spada.  –Acqua!- Gridò.
A quel punto, l’acqua santa invase la testa dell’angelo, che gridò di dolore. Si sentii libera, soddisfatta. Ci era riuscita,  mentre distendeva i doloranti muscoli e gli squarci che aveva sul corpo le bruciavano.
Lasciò la presa dal  manico sudato e indietreggiò lentamente, mentre il corpo dell’angelo cadeva per terra, con gli occhi semichiusi.
Chiuse gli occhi, ringraziando Dio. Che strano ringraziare colui che dovresti distruggere per natura.
-Alexia..- Sussurrò, il blu.
Alexia riaprì gli occhi e vide il demone dell’acqua avanzare verso di lei.  Egyn? Cosa ci faceva lì? –Vieni via, pres..!- Cercò di ordinarle, ma Lucifero, ora in piedi, con una mano e una folata di fuoco lo aveva respinto. Sanguinava, si, ma sembrò non sentir dolore. Si tolse con estrema calma la spada che era conficcata nel suo cranio e la frattura e la pelle, si rigenerarono, come se non fosse successo nulla.
-Davvero credevi di potermi uccidere, mocciosa?- Si avventò sulla ragazza e le conficcò la sua stessa spada, nello stomaco.
Un verso straziante, uscì dalla sua bocca grondante di sangue, mentre poggiava le mani sulla lama.
La vista si offuscava, le gambe cedevano, ma il re degli Inferi la faceva rimanere alzata, sostendendola con quella spada che le trapassava lo stomaco.
Era finita.. Se..
 
 

....



Il  pavimento del suo ufficio tornò normale, del solito bianco splendente.
La demoniessa teneva l’unghia del dito poggiato sulle labbra e lo faceva scorrere a destra e a sinistra, mentre il viola, sedeva in modo strano, non da lui, sul bracciolo del divano. La schiena era ricurva, una mano sosteneva il suo gomito e le dita gli coprivano le sottili labbra.
La mora si accorse della sua posizione e lo osservò.
Mephisto, sentendosi osservato, si mise dritto con la schiena, con una postura perfetta per poi alzarsi e andar a sedersi alla scrivania. Qualcosa non andava. Era chiaro.
-Cos’hai? E per ciò che ha detto?- Chise schietta e fredda. Si poteva notare l’irritazione negli occhi di Mephisto. Aveva fatto centro.  –Lo sapeva che avremmo guardato.  Per questo lo ha detto. E poi cosa c’è? Non era stata una tua scelta?- Stava per alzarsi anche lei e uscire, ma il demone le si parò davanti.
-No che non lo era stata.- Disse, con un certo rimorso mentre le braccia erano incrociate dietro la schiena.
-L’hai messa comunque in atto.- Era fredda e ciò lo faceva star male. Taceva, era tentata di uscire dalla finestra, ma si trattenne.
Lo spostò con il dorso della mano con abbastanza schifo, ma quando poggiò la mano sulla maniglia, per aprire la porta, la schiena si scaldò.
Venne abbracciata. Da chi? Mi pare ovvio.
Le mani coperte dai guanti viola le circondavano il bacino e aveva uno sguardo sia d’imbarazzo sia di dolore.
-Mi dispace.- Sussurò. Mai aveva pronunciato quelle parole se non per sfottere qualche suo collega, fratello, umano o demone. Mai.  E ringraziava il cielo di essere alle sue spalle e di non mostrare quell’espressione di rimorso e commiserazione.
La demoniessa, non si smosse e gli tirò una gomitata, staccandosi così dal suo abbraccio.
Il viola si piegò e si massaggiò la pancia, sogghignando, di dolore. Non c’era più nulla da fare.
Lo osservava ancora e decise di tirargli una massa di capelli. La fissò perplesso, aggrottando le sopracciglia, per poi subito inarcarle, quando il suo labbro venne morso dai denti affilati della demoniessa.
Poteva sembrare  un bacio violento e infondo, lo era. Un bacio che non era nato da un sentimento di amore, ma di rabbia e perdono.
Digrignò i denti e si staccò dal bacio a cui lei stessa aveva dato inizio, ma appena si staccò e lasciò la presa dai capelli del demone, esso le afferrò il il braccio e si riavvicinò alle sue labbra, senza però toccarle con le proprie.
-Sei violenta..- Sussurrò caldo sulle sue labbra, mentre i denti di lei digrignavano. Poggiò delicato le labbra  leggermente insanguinate sulle sue, dandole un dolce bacio, anche se ella inizialmente non ricambiava il gesto.
Lei dava dei morsi, era aggressiva, il contrario del viola.
Alice, durante quel bacio, pensò di uscire e poggiò una mano sulla maniglia. La porta però, venne bloccata dalla mano di Mephisto,  e spinse senza rudezza il corpo di Alice contro di essa.
Notando come il corpo del viola la stava schiacciando, lo morse con più ferocia e questo lo fece impazzire.
Iniziava a sentire caldo e il rosso sulle sue gote lo dimostravano.
-Amo la tua violenza..- Affermò ad occhi semi-chiusi, mentre le poggiò una mano sul fianco e la fece scorrere lentamente.
-Ti odio..- Sussurò, arrossendo e stringendo la sua giacca.
Stava per ribaciarla, ma la demoniessa spostò il viso. Quindi, le morse leggero il lobo dell’orecchio, facendole venire dei brividi alla nuca. –Qualcosa non va’?- Le chiese, sussurandole sensuale all’orecchio, mentre continuava a mordicchiarle il lobo, per poi far in modo che il suo respiro batteva sul collo.
Alice, non voleva. Anche se il suo corpo fremeva, non voleva. Guardava altrove, con uno sguardo arrossato e cupo, ma non voleva che ciò accadesse. Infondo ce l’aveva ancora con lui.
Lo capii all’istante che non voleva e quindi, l’abbracciò, stringendola in un forte abbraccio mentre poggiava la testa sulla sua spalla e respirava la sua essenza. –Non preoccuparti..- La rassicurò con dolcezza, mentre la teneva stretta a sé. –Non m’importa.- Sorrise, mentre la demoniessa ricambiava quell’abbraccio.
 
 
 
 
Passarono due anni dall’arrivo di Alexia all’accademia Vera croce. E due anni dalle giornate pesanti che trascorreva a pestare e a farsi pestare dai Principi di gehenna.
Ed ora, con i suoi corti capelli argentei, dopo il ritorno dalla sala del giudizio, si apprestava ad andare nella stanza più alta e nascosta del dormitorio.
Attraversò lo specchio che c’era all’interno di quella stanza e si ritrovò in una sala blu, che ormai le era fin troppo familiare.
Il demone dell’acqua, le sorrise e lei fece lo stesso.
 
Era finita, se non ci fosse stato il re dell’acqua.
Lucifero stava per distruggerla, dopo averla tenuta sospesa per un po’ pensò  di aprirle la gola e scavare fino alle vertebre cervicali per poi decapitarla, ma non ci riuscì, poiché Egyn, prese il corpo prossimo alla morte di Alexia e riuscì a fuggire, grazie alla sua porta che conduceva al suo palazzo.

 
-Ho un regalo per te.- Disse il re dell’acqua, nascondendo dietro la sua schiena una spada.
Alexia aveva perso la sua, donatole da Alice, nella battaglia in cui aveva perso contro Lucifero e lui ormai, l’aveva conservata con tanta cura in uno dei suoi palazzi.
Le porse la spada che assomigliava un po’ alla vecchia. La lama era la stessa anche se più sottile, era attorcigliata da un sottile filo spinato argentato e il manico argenteo era semplice.
-Non sono riuscito a recuperare la tua spada, per questo te ne ho costruita una io, spero che ti piaccia..- Disse, con un leggero sorrisetto.
Alexia l'afferrò con eleganza e la osservò con dolcezza.
-Mi piace molto, grazie!- Gli sorrise.
Diamine, se era bella con quel sorriso e quei capelli corti.







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Angolo dell'autrice:

Ok, non mi convince più di tanto, però ho preferito pubblicarlo adesso, dato che il mio computer si diverte a spegnersi e a creare problemi solo per vedermi sclerare davanti a world.
Chiedo scusa per il ritardo, ma la scuola mi massacra, come sempre <3 E anche tizia qui <.< 
Violetta: ... Tsk.
<.<  spero che il capitolo possa piacervi e---- *Viene bruscamente interrotta da una sedia che vola* Ma cos-
RIn: Cos'è sta storia? *incazzato nero* ALEXIA MI TRADISCE?!
Egyn: Ah-ah!
Alexia: Devo dir la verità mi piacciono molto i miei nuovi capelli. *Se li pettina con le dita*
Mephisto: Uffi.
Alice: *la più incazzata di tutti*
.... Eh, eh eh ^^ Al prossimo ed ultimo capitolo! Che prometto scriverò con più cura, dettagli e spiegazioni!

Aloha!
 
   
 
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