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Autore: jaeda_    20/11/2013    0 recensioni
Che poi, noi adolescenti siamo proprio il massimo. Viviamo nel nostro mondo, lontano da quel mondo grigio degli adulti. Sappiamo essere drammatici, racchiudendoci nei nostri silenzi, nelle nostre paure e insicurezze, ma sappiamo anche amare con tutta l'anima, con ogni parte del nostro corpo. Il che è importante, dato che gira tutto intorno all'amore. Quello vero. Quello che si prova per il proprio animale domestico, per la famiglia, per gli amici più speciali, per la propria anima gemella. Perchè ogni cosa è amore. E amare equivale ad essere felici. E cos'è che un teenager non cerca più insistentemente se non la felicità?
Genere: Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
Capitoli:
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Chapter two.
León.

Non riesco a capire da dove possa nascere tutto questo interesse. Io sono un leader. Andiamo, io sono León DeSantis! Sono sempre stato (e lo sono tutt’ora) pieno di ragazze e amici. Perché proprio lei? Che cosa strana. La mia testa si riempie di domande e dubbi, finché non la vedo, e tutto sembra avere una soluzione. Avete presente quelle persone che, quando le vedi, dici “Cavolo, quella devo per forza conoscerla!” Non vi è mai successo? Si? Ecco, lei è una di quelle. Quelle persone che sembrano interessanti fino al midollo, che ti fanno venire la voglia di fare lunghe e profonde chiacchierate fino a tarda notte. Arielle. Devo conoscerla. Devo scoprirla. E ci riuscirò. Per forza. Perché le persone come me ottengono sempre quello che vogliono!
-
Al suono dell’ultima campanella scattai sempre fuori dalla classe per precipitarmi davanti alla sua. «Arielle!» era bello anche solo pronunciare il suo nome. La chiamai dato che non mi aveva degnato neanche di uno sguardo. «Ehm…il ragazzo della cioccolata, giusto?» rispose molto vaga. «León.» Faccio come per avvicinarmi ma lei indietreggia lentamente, deve aver frainteso. «Hey hai impegni? Ora intendo…cioè – cosa potevo proporle per convincerla? – Perché non ci godiamo queste ultime giornate di sole e andiamo al parco? È a due isolati da qua» mi guardò sempre più stranita. Non so se era per via del mio invito o della mia agitazione. «Okay amico, torna in te. Calmati e conquista la ragazza!» pensai motivato. «Potremmo leggere, ho notato che ti piace Bukowski – indicai il libro nelle sue mani – io lo adoro! Completamente! Oppure potremmo ascoltare della musica, o correre. Sì, correre! Ci sono molte persone che si allenano a quest’or…» mi tappò la bocca dall’esasperazione, probabilmente. «Andata per il leggere, almeno la smetti di blaterare.» disse tutta seria, iniziando ad incamminarsi.

Arielle.
Mi sa che non ha capito la battuta. «Scherzavo, tranquillo. Coraggio andiamo prima che faccia tardi.» Gaia si sarebbe infuriata. Io, un estraneo e un parco? No. Decisamente troppo per lei. Non me l’avrebbe mai lasciato fare. Lei stessa non l’avrebbe mai fatto. Ma non era importante. Non in quel momento. Osservavo il ragazzo durante il tragitto. Sapevo già chi era. In realtà sapevo praticamente tutto! León DeSantis, uno dei ragazzi più conosciuti nell’istituto. La sua fama è dovuta al fascino, ai buoni voti a scuola e all’incredibile talento del basket. Il classico vip bamboccione in cerca di qualcosa di nuovo. Di diverso. Come può essere la nuova ragazza strana e sfigata della scuola. Un classico da fan-fiction, diciamo. Ma no. ‘Sta volta sarà diverso. Vuoi veramente conoscere me e il mio mondo? Accontentato. Ma questa è guerra, ti farò impazzire e spaventare riguardo alla mia persona. Così potrai tornartene dal tuo gruppetto di ridicoli figli di papà e lasciarmi vivere la mia anonima vita.

León.
È tutto il tragitto che mi osserva e io ancora non riesco a trovare l’argomento giusto con cui rompere il ghiaccio. Forse le piaccio! Oh no. Devo assolutamente rallentare le cose. Ma pensandoci è impossibile, sta andando tutto più lento di qualsiasi altra cosa al mondo! Mai successo con una ragazza. Assolutamente. «Allora Arielle…sentiamo. Da dove vieni? Ho saputo che sei entrata da poco a scuola» fu straziante rompere il silenzio, ma qualcuno doveva pur farlo. Prima o poi. «Sì, sono entrata più o meno un mese dopo. Vengo da Toronto.» «Ah, Canada! Questo spiega il nome francese.» «Esatto.» «Bene, siamo arrivati.»

Arielle.
Lo seguii nella sua ricerca del posto perfetto dove stare. Anche se a me sarebbe bastata una normalissima panchina. «Qui è perfetto!» lo sentii borbottare. Peccato che intorno a noi c’era solo erba. Neanche una pietra su cui appoggiarsi. Tirò fuori dallo zaino un grande telo. Lo guardai stranita. «Lo porto sempre con me nelle giornate come questa. Amo venire al parco, sdraiarmi e respirare quest’aria pulita a pieni polmoni.» e così fece. Si stese sul rosso lenzuolo e inspirò soddisfatto. Io ero ancora in piedi di fronte a lui, che stringevo il libro al petto dall’imbarazzo. «Non avere paura, sdraiati! O siediti. Come preferisci. Ma non farmi sembrare uno stupido restando lì in piedi, ti prego.» accennò un sorriso. Mi prese l’istinto di andarmene. Ma cosa stavo facendo? Che stupida. Mi stavo comportando esattamente come Gaia. Che cosa odiosa. È difficile cambiare e cercare di togliersi il carattere acquistato dal sangue del proprio sangue. Respirai anch’io. A fondo. Chiusi anche gli occhi. Sentii qualche brivido lungo la schiena. «Allora? Mi lascerai ancora per molto da solo?» «Si ma niente avance. Solo leggere. Ricordi? – alzò gli occhi divertito – Fammi spazio dai» «Ricordati di vivere, Arielle, ricordatelo sempre.» pensai.
  
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