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Autore: Alex Wolf    20/11/2013    7 recensioni
Dal primo capitolo:
« Eleonora » mormorò una voce fievole. Un fremito scosse il mio corpo e io mi voltai. Legolas mi fissò con i suoi occhi azzurri e le labbra socchiuse. Era bellissimo, ed era li in piedi di fronte a me… ma doveva essere tutto un sogno. Perché lui mi odiava, io l’avevo tradito e lui me l’aveva ricordato, gridandomi contro. « Legolas » mi uscì dalla bocca. « C’è n’hai messo di tempo a trovarmi. »
Consigliato per chi ha letto "When you let her go".
Storia ispirata al film: "Il signore degli anelli: le due torri".
Genere: Avventura, Fantasy, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Legolas, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Just can’t let her go.
 



“Perché è sempre così: le cose belle, mica si trovano.
Le cose belle arrivano. Arrivano e basta.”
 
— scrivoquelchevivo, tumblr.

 
 

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Mi accasciai contro il muro alle mie spalle e trassi un respiro profondo. Legolas vicino a me fece lo stesso.
« Va meglio? » Chiese.
Volti la testa nella sua direzione e accennai un “si” con la testa. Non era vero che stavo meglio, ma non volevo farlo distrarre dall’obiettivo che si era prefissato: vincere questa guerra. Sebbene io fossi riluttante al fatto di combattere contro le truppe di Sauron, con Legolas non c’era verso di metterci parola.
« Non avresti dovuto seguirmi, principino. »
« Lo so, ma sei corsa via e ho pensato che non stessi davvero bene. E poi ho visto i tuoi occhi. »
« I miei occhi? » Arricciai il naso, non capendo cosa volesse intendere.
« Prima che tu te ne andassi, mi hai guardata. L’ho visto che mentivi Eleonora, perché? » Guardai immediatamente le mie mani, che avevano preso a torturarsi da sole. Era un mio vizio: io non mi mordevo le labbra e non mi arricciavo i capelli come le altre ragazze, io mi torturavo le mani quando ero nervosa.
 « Mi dava fastidio, ok? » Ammisi con riluttanza. « Lo sai quanto io detesti sembrare debole, Legolas, non negarlo. Ho sempre detestato dover chiedere aiuto a chiunque. Mi da fastidio; mi fa sentire come una principessa. »
« E che male c’è nell’essere una principessa? » Le sue iridi azzurre brillarono di curiosità e divertimento.
« Le principesse sono sempre bisognose d’aiuto. Hanno sempre la necessità che qualcuno venga a salvare, e d’incanto tutto si trasformi nel “vissero felici e contenti”. Ma io non sono così: ho sempre preferito i guerrieri alle principesse. Mi è sempre piaciuta l’idea di riuscire a cavarmela da sola, di vincere le mie battaglie con le forze che ho, senza l’aiuto di nessuno. Mi sono sempre rialzata da sola in tutte le occasioni sin da bambina, e non volevo che proprio oggi, oppure quando mi hai salvato quel giorno sulla montagna, tu pensassi che io fossi debole.  »
« Ma io non lo credo; penso che nessuno lo creda. Non ci passa neanche per l’anticamera del cervello un idea così. » Ridacchiò leggermente, poi mi accarezzò una guancia e avvicinò le labbra alla mia guancia. « Tu sei la ragazza più agguerrita che abbia mai conosciuto; e credimi, di certo nessuno penserà che tu sia debole se chiedi aiuto una volta tanto, perché anche i più forti chiedono aiuto. » Sentivo il suo fiato contro la mia pelle, e la stretta delle sue mani attorno alle mie. Trassi un profondo respiro e spostai lo sguardo nel suo, senza voltarmi però.
« Riguardo al discorso di prima. Quando ci hanno interrotti, Legolas. » La mia voce era flebile, forse perché non riuscivo a credere a quello che dicevo, oppure perché ancora non stavo bene. « Non mi hai fatto finire la frase: Io non lo so se amo Sauron, non credo. Ma di per certo so una cosa, ed è che amo te. » Questa volta girai la testa nella sua direzione e non potei faro a meno che perdermi nei suoi occhi grigi. Guardandoli da così vicino scorsi delle leggere sfumature di verde cristallo e viola, che prima non avevo mai notato. « E non so come tutto questo finirà, davvero non lo so. » Insomma, in teoria dovrei saperlo visto che conosco questo film a memoria ma non riesco più a ricordare nulla della mia vita sulla Terra, a parte qualche spiraglio ogni tanto. « Ma ti prego, promettimi che non ti farai uccidere questa sera. » Strinsi forte la sua mano nella mia e attesi la sua risposta. Era così strano parlare così con lui, come se tutto dovesse realmente giungere al termine. Magari sarebbe finito tutto sul serio, forse avevamo corso troppo, forse… Eppure io non volevo finisse, sebbene non potessi fare a meno di pensare a Sauron. Gli avevo permesso di baciarmi, stringermi, l’avevo salvato dal crollo della cella. Lui aveva salvato me.
« Lo prometto. » Baciò la mia fronte, strizzando le palpebre come se gli costasse fatica quel gesto. Come se volesse fare di più ma fosse indotto dalla sua stessa coscienza a non spingersi troppo oltre.
 
 
« Questa è pura follia », mormorai accanto all’elfo quando giungemmo all’esercito improvvisato di Theoden. Gli uomini, i ragazzi, i veri e propri soldati si guardavano gli uni con gli altri girando confusamente fra loro in cerca d’armi e armature. « Questi uomini non sono guerrieri.  »
« Già. Lo credo anche io. » Fu la risposta spiccia di Legolas. Ci disperdemmo fra la folla. Mi feci largo a spallate finché non intravidi la testa rossa di Gimli e lo raggiunsi. La spada che avevo recuperato da una delle guardie mi pendeva sul fianco, tintinnando contro le fibbie di metallo dei  miei vestiti. Poggiai la spalla destra a una trave li accanto e successivamente anche il fianco, incrociai le caviglie e attesi che qualcuno facesse qualcosa.
« Stallieri, maniscalchi, coltivatori; questi non sono soldati. » Sospirò amareggiato Aragorn. Io e il nano ci scambiammo un’occhiata veloce, carica di angoscia, poi tornammo al re.
« Molti hanno visto troppi inversi. » Affermò Gimli.
« O troppo pochi », ribatté l’elfo. Gli rifilai una breve occhiata e serrai le palpebre. Avevano entrambi ragione, tutti e tre.
« Non possiamo farci nulla, Theoden non farà nulla. » Dissi rassegnata.
« Guardateli, sono spaventati, glielo si legge negli occhi. » Continuò il principe.
« Cosa ti aspettavi? Che fossero pronti e felici di andare in guerra, principe? Lo sanno tutti che nessuno vedrà la luce di un altro giorno, ma combatteranno perché così vuole il loro re. » Sibilai. Nello stesso momento Legolas diede le spalle ad Aragorn e prese a parlare in elfico, per poi trucidarlo con un’occhiata.
Aragorn rispose, e i due presero a urlarsi contro attirando l’attenzione di tutti.
« Allora io morirò come uno di loro! » Attaccò il re, faccia a faccia con l’elfo. « E lo stesso vale per te, ragazza del drago. » M’indicò poi.
« Non ho mai detto che non darei la mia vita per proteggere questa gente, Aragorn. Al contrario ho messo a loro disposizione anche me stessa e il mio custode. » Ribattei seccata. L’uomo mi rivolse un’occhiata in tralice e se ne andò. Rilasciai un sospiro e scossi il capo.
« Lascialo andare. Lascialo stare. » Consigliò Gimli a Legolas.
Quando tutti ebbero ripreso ad affilare le lame,  cercare armature e disperarsi era ormai sera. Mi avviai verso l’uscita dell’armeria e mi diressi verso il castello. Passai davanti alla sala del trono, dove vidi il re parlare con un suo fedele soldato, tirai dritta e mi inoltrai nei sotterranei. Prima di combattere, rischiare la mia vita e morire di nuovo dovevo fare una cosa. Giunsi alle prigioni: un lungo corridoio tetro, con celle scavate nella roccia umida. Li sotto c’era un forte odore di muffa e stantio che mi dava la nausea. Camminai velocemente, finché non raggiunsi le ultime due dove risiedevano ospiti Isil e Gring, l’uno di fronte all’altra.
« Ciao sorella », sibilai. La bionda alzò lo sguardo e mi guardò con i suoi grandi occhi celesti. Erano carichi di tristezza, paura e delusione; ma sfortunatamente per lei non provai compassione. Non quella volta. « Sono venuta a farti un regalino. » Poggiai le mani sulle sbarre e queste si fusero, colando a terra come gelato al sole. Con un lungo passo ero dentro la cella e con un altro avevo imprigionato Isil all’angolo. Strinsi una mano sotto il suo collo, costringendola ad alzarsi e la tirai su finché i suoi piedi non toccarono più terra. Portò le sue dita alle mie, cercando di allentare la mia presa come un topo in trappola.
« Eleonora, ti prego. Sono tua sorella. » Implorò pietà.
« Anche io lo ero, ma mi hai fatto scoccare una freccia addosso comunque. » Ribattei.
« Ma così non avresti incontrato Sauron, e non saresti stata in grado di capire come controllare il tuo potere. » La sua voce era un rantolo.
« Esatto. Ma ora so come usarlo. » Strinsi ancora la stretta e sentii il palmo ustionante. Isil gridò di dolore. Tirò la testa verso l’alto e strillò ancora. Gring mi ululò contro di asciarla andare perché l’avrei uccisa, ma era quello che volevo.
« Ciao, sorellina. » Non potei evitare di dipingermi un ghigno sul volto mentre lei si dimenava. La pelle del suo corpo era incandescente. I suoi occhi azzurri divennero d’un tratto bianchi e i capelli biondi presero lo stesso colore. La sua pelle assunse un tono chiaro, simile a quello del sale, e prese a creparsi come porcellana. Poi, le gambe smisero di dimenarsi e le dita di stringere. Il collo si frantumò nelle mie mani con un sonoro rumore da far accapponare la pelle, come quello di un piatto che si spacca con furia per terra. Feci un passo indietro e la lasciai andare. Quello che restava di lei si frantumò al suolo in un migliaio di pezzi rotti. Battei le mani per liberarmi delle ultime schegge di quel copro finto e schiccai le nocche. Prima che potessi fare altro un intensa luce bianca nacque sul pavimento, e si alzò fino ad incontrare i miei occhi. Era una pallina lucente, i piccoli raggi luminosi creavano ombre inquietanti sulle pareti buie e muffose della cella.
« E questo che è? » Domandai ad alta voce. Avvicinai la mano alla luce e la sfiorai: era fredda e liscia, come una palla da golf.
« Io sono la luce », la voce che parlò era candida e rimbombante, « io sono colei con cui hai combattuto, e predominato. Io sono te, e lo sarò per sempre. E ora, grazie a te sono libera. » Si avvicinò al mio petto e provai un intenso calore. Quel calore che si prova quando si ha un cuore pulsante, che batte per un emozione forte. « E se lo vorrai, potrò donarti il cuore che tanto desideri. » Portai direttamente la mano sinistra sul petto e strinsi forte la stoffa dei miei vestiti. Il leggero rialzamento della cicatrice sfiorò i polpastrelli. « Ma bada, se io ti dono il cuore, non sarà il tuo: perché è già stato distrutto, ma quello di Isil. »
« Credo che rifiuterò l’offerta, con tutto il dovuto rispetto. » Abbozzai un sorriso e indietreggiai.
« Allora ti dono l’anello, di cui il copro che possedevo era diventato proprietario. » Al centro del piccolo cerchio apparve l’anello che Isil mi aveva preso al momento del suo arrivo. « Prendilo, è di nuovo tuo, guerriera della luce e dell’ombra. » Lo depositò sulla mia mano e poi scomparve.
Tutto ripiombò nel buio della sera, nel silenzio, nella paura. Infilai l’anello nel medio della mano destra e lo guardai per qualche secondo. Non sapevo quanto mi era mancato, finche non era stato nuovamente al suo posto.
« Ringrazia di non esserci stato tu al posto di Isil, Gring. » Sorrisi verso l’uomo, mentre uscivo dalla cella. Lui mi fulminò con lo sguardo dall’angolino in cui si era coricato e sibilò.
« Spero che la tua morte sia dolorosa e lenta, ragazza del drago. »
« Oh, la tua lo sarà. » Gli mostrai un sorriso ironico e alzai il palmo nella sua direzione. La mia pelle divenne rossa, e prese a bruciare. « Bye, bye, Gring. Sei stato un buon amico, ma non il migliore. »
« No, ehy, aspetta. Che vuoi fare? » Si lanciò verso le sbarre con gli occhi iniettati di paura. « No Eleonora no. Lo sai che se mi uccidi tu io non potrò essere liberato e resterò negli inferi in eterno, ti prego non farlo. »
« C’est la vie. » Alzai le spalle e sparai la palla di fuoco. L’uomo si accasciò a terra e bruciò con le sue pene, le sue paure e i suoi tradimenti. Io ripercorsi la strada dell’andata e mi andai a mettere l’armatura.
 
Infilai la maglia di ferro, e ci misi sopra una giubba di pelle. Indossai dei lunghi affari da mettere alle braccia di pelle rigida, con sopra disegnate delle foglie che Legolas mi aveva dato prima, strinsi i lacci e infilai la spada nel fodero.  Legai i capelli in una coda alta e uscii in piazza. Ancora non avevo visto Aragorn, Legolas o Gimli, ma dall’lato riuscii a scorgere le loro teste, e moltissime altre.
Elfi. Elfi inviati da Dama Galadriel e Sire Celeborn. Haldir!
Corsi velocemente giù per la discesa e mi precipitai fra le braccia di Haldir, a cui ci vollero dei minuti per riprendersi dalla sorpresa. Le nostre armature si scontrarono fra loro creando un rumore sordo, ma poco ci importava. Quando le sue braccia mi strinsero, mi alzai sulle punte per rinforzare la presa. Ero felice di rivederlo, era passato così tanto maledetto tempo. Il suo corpo caldo riscaldava anche il mio, infreddolito dalla notte. E il suo odore dolce m’inebriava le narici. Qualche ciuffo bionda era finito sul mio volto, ma ci feci poco caso.
« Sono felice di verti, Haldir. » Mormorai infine all’orecchio appuntito, che mi lasciò libera e in grado di muovermi. « Sembri in forma. »
« Anche voi, mia signora. » Sorrise il capo delle guardie, gli occhi azzurri contenti.
« Come stanno Dama Galadriel e Sire Celeborn? E hai notizie di Elrond da Gran Burrone? Dimmi tutto, caro amico. » Mi affrettai a chiedere. La mia curiosità in quell’istate non conosceva limite. La voglia di sapere come stavano le persone che mi avevano aiutato era un fardello che mi accompagnava ovunque fossi.
« Re Elrond sta bene. Ha inviato quello che rimane della sua stirpe alle Terre Immortali. I sovrani ti porgono i loro saluti,  tutti e tre, e ti mandano questa. » Scostò il mantello rosso che possedeva e tirò fuori un involucro di pelle marrone. Me la porse e io  la presi con incertezza e meraviglia. All’estremità aperta di questo stava un elsa d’argento, finemente lavorata: i piccoli e preziosi fili erano come onde e tutti andavano a intrecciarsi fra loro creando una linea orizzontale e una verticale. Al centro di essi stava un cerchio di pietre nere, che circondavano una dal colore rosso fuoco. Questa splendeva come viva. « E’ una lama elfica. Sire Elrond l’ha fatta fare per voi. » Sguainò la spada e la lama splendette contro la luce di una fiaccola. La lama era liscia e affilata come un rasoio, sul piatto di essa erano incise delle frasi in elfico.
« Cosa c’è scritto? »
« C’è scritto: “possa tu vincere e avere fortuna, ragazza drago”. » Recitò.
« Ringrazia Re Elrond da parte mia », sorrisi sinceramente. Poi sradicai la spada vecchia dal fodero, porgendola ad Aragorn e vi infilai quella nuova.
« Ogni spada importante ha un nome… » Mi sugger’ Aragorn. « Come chiamerai la tua? »
« Non lo so ancora », ammisi rivolgendogli un largo sorriso.
« Eleonora. » Mi voltai a guardare Theoden, che mi fissava severamente. « E’ ora che tu vada. »
« Si, mio signore. » Lanciai un ultimo sguardo al capitano degli elfi, i quali occhi grigi domandavano molte cose e poi alzai il volto verso il cielo nero. Mi sarebbe piaciuto restare a parlare con Aldir di tante cose, ma il dovere mi chiamava. Come chiamava lui.
Titano, aspetto solo te.
Arrivo. La risposta del custode non tardò ad arrivare, così come lui. Qualche istante dopo la sua grande figura oscurava la notte e man mano che scendeva anche la luce delle fiaccole sembrava venire meno.
« State attenti. » Raccomandai ai miei compagni. « Se sopravvivo e scopro che uno di voi non c’è la fatta giuro che vi faccio rinsavire e poi vi uccido con le mie stesse mani. » Scherzai.
« Anche tu. » Borbottò Gimli, guardandomi triste. Poi, prima che riuscissi ad aggrapparmi alla coda di Titano per essere portata su, mi sentii stringere il fianco. Il nano si era aggrappato a me, per la prima volta dopo mesi mi stava mostrando un segno d’affetto. Quando finalmente mi lasciò potei sorridergli e aggrapparmi alla coda del grosso lucertolone volante sopra di noi.
« Non oserai andartene prima di avermi salutato come si deve, spero? » Con delicatezza Legolas mi strinse il poso e mi fece voltare repentinamente. Mi ritrovai con le labbra appiccicate alle sue e le nostre lingue che si rincorrevano. Sospirai lasciando la coda dell’animale e poggiai le mani sulle sue guance, portando il mio corpo a incollarsi al suo. I suoi palmi corsero sulla mia schiena provocandomi brividi di piacere, e mugolii di protesta quando si allontanò. Non avrei saputo immaginare un “arrivederci” migliore di quello; non mi era venuta nemmeno in mente il volto di Sauron.
« Oook. Ora devo andare, sul serio. » Mormorai imbarazzata, attaccandomi alla coda di Titano e lasciandomi trascinare verso l’alto. Quando fui in alto sulla sua groppa, lontana da sguardi indiscreti, mi schiaffeggiai imbarazzata. Tutti ci avevano guardati.
 
 

°   °
 
 

Il drago scomparve dietro il torrione, come previsto da Theoden e tutto tornò alla normalità, per così dire. Legolas si voltò verso i suoi compagni e rimase in attesa di ordini da parte di Theoden, ma nessuno fiatava. Tutti lo guardavano in silenzio.
« Che cos’ho fatto? » Borbottò imbarazzato, accarezzandosi la nuca.
« Tu l’hai baciata davvero? » Gimli batté le mani sulle ginocchia e lanciò un grido divertito. « Era ora, ragazzo! »
Gli uomini scoppiarono in un forte applauso, che fece impallidire il principe. Nessuno prima di allora, in una situazione come quella, con una guerra imminente, gli aveva mai fatto un applauso. Ma c’è sempre una prima volta, no?
« Bhe, si… » Ancora non credeva alle sue orecchie e ai suoi occhi. O alla sua mente, che gli ripeteva “l’hai baciata davanti a tutti. L’hai fatto davvero”.
« Beh, era ora, amico mio. » Dissero Aldir e Argorn all’unisono.
 
 
 
 


Ehy gente: com’è?

Ci stiamo avvicinando alla fine di anche quest’avventura. Che ne dite di questo capitolo?
Colgo l’occasione per ringraziare Elanoriel, che mi ha fatto una sorpresa stupenda. Una magnifica immagine della coppia EleonoraxSauron, solo per me. Queste cose, voi non sapete quanto mi rendono felci; e sapere che arriveranno le immagini LegolasxEleonora, e GringxIsil mi fa ancora più contenta. Sapere che le mie FF vi piacciano così tanto è gratificante in una maniera incredibile.

Ecco il suo lavoro: (Ancora grazie, davvero).

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