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Autore: nuccetta    21/11/2013    9 recensioni
Dal capitolo 1:
“Ti voglio bene anche io, Lena. Però, adesso mi prometti che non piangerai più. Se lo farai, io ti prometto che non ti lascerò mai più sola”.
Elena entra in casa felice e sorridente. Le lacrime di oggi sono solo un vago ricordo. Adesso le importa solo della promessa del suo futuro fidanzato. Perchè lei lo sa che Damon è come i grandi: lui rispetta sempre la parola data.
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Elena sta passando un momento piuttosto delicato della sua vita. il suo fidanzato di sempre l'ha lasciata con una scusa poco valida e lei si ritrova ad affrontare da sola una vacanza che avrebbero dovuto condividere entrambi con i propri amici. solo la forza dell'amicizia potrà salvarla dal suo dolore e solo la presenza di Damon potrà farle godere a fondo questa vacanza. Miami, un gruppo di amici di vecchia data e il desiderio di lasciarsi il dolore alla spalle. Questi sono gli ingredienti principali per un'estate meravigliosa. ma non sempre è tutto semplice come sembra. Il passato spesso bussa alla porta e, a volte, fa più male che mai.
Genere: Commedia, Erotico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bonnie Bennett, Caroline Forbes, Damon Salvatore, Elena Gilbert, Un po' tutti | Coppie: Damon/Elena
Note: AU, Lemon, OOC | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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Le persone "con i piedi per terra" dicono che l'amore è una follia. In realtà ciò che accade è che la fantasia violentemente distorta da immagini piacevolissime, dove ogni passo ti avvicina alla felicità, viene crudamente riportata alla dura realtà”.

Gustave Flaubert

 

 

 

 

 

 

 

Guardo svogliata la mia tazza di latte con cereali. Oggi non è proprio giornata, ho dormito poco più di sei ore prima che Caroline mi buttasse giù dal letto per costringermi a seguirla in un'altra giornata in spiaggia.

Non mi sono rifiutata solo perchè a breve questa vacanza finirà, o per lo meno finirà il pieno relax. Tra poco più di una settimana inizieranno i nostri corsi estivi alla University of Miami, il vero motivo della nostra lunga permanenza in Florida, e da quel momento le lunghe giornate in spiaggia, le nottate pazze nei locali più cool della città e il meritato riposo estivo saranno solo un lontano ricordo. Lontanissimo ricordo.

Mi dedico nuovamente alla mia colazione, dopo tutto è bello essere qui a goderci questi ultimi momenti tutto insieme. E oggi tutto sarebbe normale, una normale colazione tra amici, una normale giornata di mare, un altro normale ricordo da aggiungere al nostro diario di bordo. Tutto sarebbe semplicemente normale, se solo a questo tavolo non fosse presente lei, Katherine.

La persona meno simpatica che abbia mai conosciuto è, però, la nuova ragazza di Damon. Si frequentano da qualche giorno e lei pare aver preso fissa dimora nel letto del mio migliore amico. Sbuffo. Odio averla qui, odio non avere più abbastanza tempo da condividere con Damon e odio dover fingere di farmela stare simpatica, quando lei, al contrario, non si sforza per niente.

“Oggi cosa si fa di bello? Stavo pensando che io e Kath potremmo unirci a voi”.

“Sì, sarebbe splendido. Pensavamo ad una semplice giornatina di ozio totale”.

L'entusiasmo di Caroline a seguito dell'affermazione di Damon non mi contagia fino in fondo, anzi mi innervosisce ulteriormente.

Mi alzo rumorosamente dal tavolo per mettere la tazza nel lavello, ma credo di aver dato troppo all'occhio, o almeno così sembra dallo sguardo soddisfatto che mi lancia la strega riccioluta al fianco di Damon.

“Stasera c'è una festa al Crazy, potremmo farci un salto”.

Fantastico, adesso propone anche alternative per la serata, quanto ci metterà a prendere il mio posto anche nel cuore dei miei amici?

“No, no, no. Stasera bisogna andare al K five, Elena ha un appuntamento”.

Allargo gli occhi in direzione di Caroline, ma, come è ovvio, lei non ci fa caso.

“Appuntamento?”.

Damon cerca subito informazione ed una parte di me vorrebbe sprofondare, un'altra invece è deliziata da questo suo inusuale interesse e dalla scomparsa del sorrisetto malizioso che non abbandona neanche per un attimo la perfezione del viso di Katherine.

“Ieri sera un biondino ha dimostrato parecchio interesse per la nostra Gilbert e ci ha fatto promettere di farci trovare lì, stasera”.

“Care...”.

“Oh, insomma, Elena. Che ti importa, è solo un'uscita amichevole, nessuno dice che tu debba sposarlo. Una birra, quattro chiacchiere e tutto verrà da sè”.

Scuoto la testa decisa a non pronunciarmi più. Odio quando qualcuno si mette in mezzo alle mie questioni di cuore, ancora di più quando io non ne sono assolutamente interessata.

“Beh, direi che devi provarci, allora. Dunque stasera K five”.

Damon ha dato la sua benedizione, mi sorride con fare amichevole, ma nel suo sguardo c'è qualcosa di diverso, qualcosa che non riesco a decifrare. So solo che non fa parte del mio Damon, non ricorda lui neanche lontanamente.

“Oh sì. Stasera replicheremo”.

“Sì, e possibilmente non tornerete a casa completamente ubriache come ieri sera. E' una seria richiesta la mia”.

Mio fratello squadra tutte e tre con aria assolutamente ammonitrice, io sorrido sotto i baffi, Caroline non lo degna di uno sguardo e Bonnie abbassa gli occhi imbarazzata. Ieri sera abbiamo davvero esagerato.

“Che avete combinato?”.

Ancora una volta Damon si intromette nel discorso con un tono che non gli si addice per niente e, ancora una volta, Caroline non perde occasione per mettermi in imbarazzo.

“Strano che non ve ne siate accorti. Elena, ieri sera, era talmente ubriaca che quando siamo tornate a casa ha iniziato a suonare il campanello con parecchia foga e, per non farsi mancare niente, ha buttato giù il vaso di ceramica in cima al pianerottolo. Fortunatamente non si è rotto, ma il tonfo ha svegliato Matt e Jeremy”.

Ridiamo tutti quanti, complici come al solito, l'unica nota stonata è Katherine che adesso rivolge il suo sguardo a me, armandosi del suo sorrisetto irritante.

“Oh sai com'è, Care? Io e Damon eravamo parecchio impegnati per concentrarci sul rumore di un vaso che cade”.

Sento l'odio riempirmi i visceri, stringo le mani cercando di non farmene accorgere, poi decido di ripagare con la stessa moneta.

“Davvero? Strano, solitamente mi accorgo sempre quando Damon ospita una ragazza in camera. I rumori sarebbero capaci di coprire anche i tonfi di mille vasi caduti”.

Mentre il sorrisetto di Katherine si spegne, Damon alza lo sguardo verso di me. Riesco a leggerci ilarità, ma anche orgoglio e incredulità. Ricambio il sorriso ed esco dalla camera. Adesso è guerra aperta.

 

 

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Cerco di dare una forma adeguata alla mia capigliatura ribella, ma ci rinuncio quasi subito. Metto una dose generosa di profumo e abbottono con impazienza la camicia bianca.

Dei passi morbidi e sinuosi mi raggiungono da dietro, due mani curate mi stringono la vita ed il calore della sua pelle rende dolcissimo la meraviglia di questo contatto.

“Perchè tutto questo impegno per sistemare i capelli? A me piaci quando sei così, trasandato”.

Osservo nello specchio la figura snella e femminile di Katherine, stasera è perfino più bella del solito e qualcosa mi dice che la scelta, decisamente audace e provocante, dei vestiti, preveda in qualche modo la reazione indispettita di Elena. Tra le due non scorre buon sangue e, per me, sta diventando un enorme problema. Non è facile conciliare il tempo da dedicare alla tua migliore amica e quello per la tua nuova “ragazza”, quando queste due prendono fuoco alla sola vista dell'altra.

“Mmm, non so perchè ma quasi quasi sto ripensando all'idea di uscire. Questo vorrebbe dire casa libera e casa libera significa che noi possiamo fare tutto ciò che ci pare, ovunque ci pare”.

Mi volto verso di lei e afferro la sua vita tra le mani. Abbasso famelico il viso verso il suo seno scoperto, provocante e perfetto. Lei ride, una risata contagiosa, bella e femminile da farmi salire la voglia di buttarla sul mio letto e non lasciarla più andare via.

“No, caro il mio bel Salvatore. Stasera mi porterai a ballare, mi farai bere tanto da farmi dimenticare me stessa e, una volta tornati a casa, potrai abusare di me a tuo piacimento”.

Sorride, mentre il suo dito scivola con malizia lungo i miei addominali, per fermarsi lì dove la voglia di lei sta diventando man mano più evidente.

Sbuffo.

“Tutte che mi chiedete di portarvi ad ubriacare... Forse è ora che inizi a farmi qualche domanda”.

Rido e prendo la giacca appoggiata al servo muto vicino alla porta. Invito Katherine ad uscire per prima, da fuori sembrerebbe un gesto galante da uomini di altri tempi, per me e per chiunque mi conosca bene solo un modo migliore per poterle guardare il sedere. Ma so che lei non si lamenterebbe, né mi tirerebbe un ceffone se solo se ne accorgesse. Lei non è Elena.

Arriviamo nel salotto, Matt e Jeremy stanno chiacchierando mentre sorseggiano un bicchiere di Martini, Bonnie è impegnata in un gioco di logica sul suo i-phone, le uniche grandi assenti, come al solito oserei dire, sono Caroline ed Elena. Mi accomodo con strafottenza sul divano e invito Katherine a fare altrettanto. Cerco di infastidire Bonnie, deconcentrandola, ma la streghetta non è facilmente influenzabile al momento.

Sento Caroline ed Elena sghignazzare felici, stanno scendendo le scale, finalmente siamo pronti per uscire!

Incrocio lo sguardo furibondo della mia migliore amica, so che la presenza di Katherine non le va per niente giù e so anche che questo ci sta allontanando inevitabilmente, sempre di più. Adesso come adesso, però, sono incantato dalla verve del suo abbigliamento. Un vestito nero, molto aderente, le ricopre come un velo i morbidi fianchi e due tacchi a spillo vertiginosi la slanciano con una grazia indecente, quasi sadica. Manco fosse Ginger Rogers!

Le sorrido beffardo, stando ben attento a controllare la salivazione che sembra improvvisamente essersi azzerata, ma lei non ricambia, anzi mi lancia un'occhiataccia proprio degna della mia Elena. Neanche Katherine sembra così entusiasta dell'improvviso interesse che sto dedicando alla mia amica, alzo gli occhi al cielo e afferro le chiavi della macchina. E' meglio uscire di casa prima che le due inizino a dare spettacolo.

 

E' una serata piacevole. Non mi sentivo così vivo da troppi giorni. E' come se tutto intorno a me gridasse allegria, ed io non voglio lasciarla andare via.

Io e Katherine ci muoviamo complici, gravitiamo intorno l'una all'altro senza neanche accorgerne, pienamente consapevoli dell'effetto fisico che esercitiamo vicendevolmente. Anche gli altri sembrano aver preso la serata nel modo giusto. Bonnie e Jeremy non hanno smesso di tubare neanche per un secondo, Matt e Caroline hanno addirittura smesso di litigare ed Elena è talmente presa dalla bellezza di queste luci e dalla pienezza di questi suoni, che sembra aver dimenticato per un attimo tutti i suoi dolori. Sorrido anche io felice di vederla così accesa. E non importa se non mi rivolge la parola da giorni, l'importante è che lei sia serena, tutto il resto non conta, non adesso per lo meno.

“Vi prego, ordiniamo qualcosa da bere. Sto impazzendo all'idea che la prossima settimana inizieranno i corsi, ho bisogno di dimenticare”.

“Su, Barbie, non essere indisciplinata. Sai benissimo che tua madre non avrebbe sborsato tutti questi soldi perchè tu potessi passare le serate a cercare un fidanzato per Elena”.

Quasi mi pento delle mie parole e soprattutto del tono che ho usato, e non per la faccia indispettita di Elena, tanto meno per quella fulminante di Katherine. Mi pento perchè ho appena messo a nudo le mie debolezze, ho appena ammesso a me stesso il fastidio che mi ha procurato sapere che la mia migliore amica stesse andando avanti. E non giudicatemi, so che è normale e so anche che è un bene per la sua situazione attuale, semplicemente avrei voluto che me lo dicesse, che mi rendesse partecipe di questa piccola parte della sua giornata, esattamente come ha fatto sempre, da quando aveva sei anni e piangeva perchè le era caduto il primo dentino.

“Io non sto cercando nessun fidanzato. Smettetela di parlare di me come se non esistessi, come se fossi solo la fragile ragazza da difendere ad ogni costo. E tu, smettila di fingere che ti interessi la mia vita”.

Non faccio in tempo a rielaborare le sue parole che Elena si è già alzata ed è sparita in mezzo alla marea di gente che circondano l'immensa pista da ballo. Dopo un primo attimo di sgomento, rientro in possesso delle mie facoltà e, senza rivolgere sguardo verso Katherine, mi calo alla perfezione nella strafottenza tipica della mia persona.

“Forza, un altro giro. Questo lo offro io”.

 

 

Ho bevuto un po' più del solito, normalmente cerco di mantenermi pienamente cosciente, ma Elena è capacissima di mandarmi fuori di testa, il suo atteggiamento infantile ed egoista mi manda in bestia e, per adesso, ho solo voglia di non pensarci.

Sono talmente preso da me stesso, da ciò che mi aspetto dalla mia serata e da come vorrei che invece andasse, che non mi accorgo della presenza della mia migliore amica a pochi passi da me.

E' seduta al bancone del bar e mescola pensierosa il suo cocktail con una bacchetta d'acciaio. Faccio per avvicinarmi, forse è giusto chiarire questa situazione ed è giusto farlo subito, ma qualcuno mi precede. Mi avvicino di più per ascoltare meglio, ma allo stesso tempo cerco di passare inosservato. Di fronte ad Elena, un ragazzo biondino dallo sguardo magnetico sta sorridendo sornione.

“Ehi, Elena!”.

Vedo la mia migliore amica rivolgergli uno sguardo stupito, lui pensa che non lo abbia riconosciuto, se la conoscesse meglio saprebbe che è il suo modo di fargli capire che non è serata, ma lui non è me e, di sicuro, non ha nessuna intenzione di lasciarla perdere.

“Non ti ricordi di me? Sono Aaron. Ci siamo conosciuti ieri sera...”.

“Oh, Aaron, certo che mi ricordo. Scusa ma ero un po' sovrappensiero”.

“Problemi?”.

“Niente che non possa essere risolto”. Dunque io sarei un problema che però può essere risolto, non so se dichiararmi felice o meno.

“Posso offrirti da bere?”.

“Tu ringrazio, ma per stasera è meglio che mi fermi. Potrei combinare qualche guaio”.

“Beh, sarei felice di combinare qualche guaio insieme a te”.

Alzo le labbra in una mossa disgustata, spero proprio che Elena non ceda alle lusinghe di questa sanguisuga, perderei tutte le buone opinioni che ho di lei.

Ma no, ecco che come al solito mi sorprende, gli sorride illuminandolo con la bellezza delle sue labbra e lui sembra non capire più niente. Da una parte lo capisco, questo è il potere straordinario che esercita Elena Gilbert.

“Ti andrebbe di ballare?”.

Elena dice qualcosa, ma il casino di sottofondo non mi lascia intuire cosa, so solo che dopo qualche secondo sono diretti verso la pista, i sorrisi ben stampati sul volto e le mani intrecciate come a non voler perdersi in tutta quella marmaglia. Sento un fastidio insinuarsi nello stomaco, ma lo ricaccio velocemente, questo Aaron, Argon, o come diavolo si chiama non mi piace neanche un po', ma non ho mai avuto voce in capitolo sulle scelte di Elena, non posso pensare di averla ora.

“La mamma non ti ha insegnato che non si fissano le persone?”.

Mi giro colto di sorpresa, poi mi accorgo che è solo la bionda e mi rilasso leggermente, innervosito solo dal tono sapiente con cui ha iniziato la conversazione.

“Credo di essermi perso quel passaggio. Probabilmente ero in bagno”.

Sorride mostrando la sua dentatura perfetta.

“Perchè non importuni Matt con le tue parole?”.

Si incupisce giusto un attimo, per tornare subito raggiante un attimo dopo.

“Oh, l'ho lasciato al tavolo con Katherine. Sai, tra noi le cose non vanno proprio a gonfie vele, ultimamente. Avevo bisogno di un attimo di tempo da dedicare a me stessa”.

“E quindi hai pensato bene di fare un salto qui”. Lo dico in modo sarcastico, ma mi dispiace che abbia problemi con Matt, ho sempre pensato che insieme formassero una coppia formidabile e mi dispiacerebbe vederli scoppiare senza, in realtà, un valido motivo.

“Non sarei una buona amica se ti lasciassi tutto solo al banco del bar”.

“Sai, non sono il tipo che soffre di solitudine”.

Ride ancora, questa volta leggermente più irrisoria, quasi come se volesse prendermi in giro per chissà quale motivo.

“Perchè non le parli?”.

Usa solo un pronome, ma so benissimo che si riferisce ad Elena.

“Non sembra molto ben disposta nei mie confronti, al momento”.

“E' gelosa”. Lo dice con semplicità, come se fosse ovvio che una ragazza fosse gelosa della nuova fiamma del suo migliore amico.

“Beh, forse le dovrebbe passare”.

“Non essere crudele, Damon. Mostra anche agli altri il tuo lato buono”.

“Io non ho lati buoni, Care”.

Alza gli occhi al cielo.

“Piantala di essere melodrammatico, Dam. Sono io, Caroline, ti conosco da tutta la vita e ti ho visto fare cose bruttissime, ma sei anche un ottimo amico e so che si può sempre contare su di te. E questo lo sa anche Elena”.

“Perchè si comporta così? Katherine non le ha fatto niente”.

“Le ha tolto il suo migliore amico. Questa vacanza vi aveva riavvicinati e adesso ti ha perso di nuovo”.

“Lei non mi ha perso”.

“Sì, invece. Prima eri tutto per lei, giocavate insieme, vi divertivate e litigavate esattamente come quando avevate sedici anni. Poi è arrivata Katherine...”.

“Katherine non conta niente per me, non quanto conta lei, almeno. Se mi avesse parlato, se mi avesse detto che c'era qualcosa che non andava, non mi sarei fatto problemi ad allontanarla”.

Ed è vero, Katherine è bellissima ed è una bomba letto, ma Elena è la persona più importante della mia vita, è la mia migliore amica, la mia sorellina minore, nessuno può farle del male senza pagarne le giuste conseguenze.

“Non capisci, vero? Lei non poteva obbligarti a rinunciare a Katherine”.

“Non sarebbe stata tutta questa grande rinuncia. Il mare è pieno di pesci, avrei potuto pescarne uno con lo stesso sex appeal di Katherine, ma con un carattere più mansueto”.

“Il problema non è Katherine. Il problema siete voi. Voi e questo rapporto morboso che vi siete costruiti. Siete troppo dipendenti l'uno dall'altra”.

“Pensavo che l'amicizia non fosse un problema”.

“E infatti non lo è. Ma la vostra è più di un'amicizia. Siete quasi succubi dell'altro, vivete in relazione ai vostri spostamenti. Tutto si muove secondo uno schema preciso, uno schema ideato appositamente per non farvi male a vicenda”.

“Non capisco dove tu voglia arrivare”.

“Lascia perdere, ok?! Solo, cerca di parlarci. Ti risparmieresti tanti grattacapi, fidati di me”.

La osservo mentre si allontana e trovo un motivo valido per cui possa aver montato su questo discorso. Caroline non fa mai niente per caso, gli anni e le serate insonni a spazientirmi con lei me ne hanno dato la prova.

Ritorno ad Elena. E' avvinghiata al suo nuovo ragazzo. Volteggiano complici e divertiti in quella pista di perdizione. I loro visi sono vicini, ma l'angolazione non mi permette di capire cosa stiano facendo, so, però, che se usassi l'immaginazione vedrei le loro labbra sfregarsi in una sorta di danza che non mi andrebbe così a genio.

La mia piccola Elena si è appena buttata nella gabbia del leone e non se n'è neanche accorta. Ed io non posso fare più niente per impedirglielo, devo smettere di preoccuparmi per lei, devo smetterla di proteggerla ogni attimo della sua vita, devo smetterla di impedirle di diventare donna, di amare nuovi amore, di fare nuove esperienza, di comportarsi, semplicemente, in modo diverso dalla ragazzina indifesa che riaccompagnavo a casa dopo le feste. Anzi, avrei dovuto smettere già tempo fa.

 

 

Due anni prima.

 

Entro in casa come una furia, sbattendo violentemente la porta di ingresso.

Guardo minaccioso uno Stefan, decisamente più tranquillo, che se la ride divertito davanti ad una vecchia puntata dei Simpson. I suoi occhi si alzano sorpresi ed anche un po' irritati.

Cosa le hai fatto?”.

Cosa?”.

Non fare finta di non aver capito. Dimmi cosa hai fatto ad Elena. Subito”.

E' venuta a piangere da te?”.

Afferro con rabbia il bavero della sua felpa, i miei occhi sono seri e adesso anche lui ha smesso di scherzare.

Che cazzo hai combinato? L'ho incrociata per strada, non mi ha voluto dire niente, ma era distrutta”.

Ecco, vedi?! Non ti ha voluto dire niente. E sai perchè? Perchè non ti riguarda, Damon”.

Stefan...”

No, niente Stefan. Il vostro modo di interagire inizia a stancarmi. Io ed Elena siamo una coppia. Devi smetterla di intrometterti e lei deve smetterla di cercarti ogni volta che qualcosa non va. So che siete amici e so che le vuoi bene, ma non può andare avanti così”.

Piantala di fare il fidanzatino geloso. Sai che per me Elena è come una sorella”.

Questa volta è lui ad assumere un cipiglio minaccioso.

Smettila di dire cazzate, Damon. Lo vedo dal modo in cui la guardi, sei completamente assorto quando c'è lei, è come se il tuo mondo funzionasse solo attraverso il suo sorriso. Lei è mia, io la amo, lei mi ama. Devi sparire dalla sua vita, devi lasciarci in pace, devi smetterla di essere per lei un inquietante punto di riferimento”.

Si allontana furioso, lasciandomi solo come un cretino a ripensare ad i miei atteggiamenti. Che diritto ho su di lei? Che diritto ho di venire qui a prendermela con mio fratello per il modo in cui la tratta? Elena è una mia amica, non importa quanto io tenga lei, non importa quanto forte sia stato il nostro legame. Lei non mi appartiene, non è mia sorella, tanto meno la mia ragazza. Ha ragione, Stefan. Fino a quando ci sarò io il loro rapporto sarà sempre compromesso. Devo prendere una decisione, devo allontanarmi da lei, devo lasciarla libera di sbagliare. Devo lasciarla libera di vivere.

 

 

 

Continuo a bere il mio drink, anzi ne comincio uno nuovo, il sesto, forse il settimo della serata. Non ce l'ho fatta a raggiungere gli altri, sono troppo perso nei miei pensieri, troppo rapito dai movimenti provocanti e civettuoli con cui Elena tiene incollato a sé quel tipo.

Una mano mi sfiora delicata la schiena, mi giro leggermente. Katherine è dietro di me, gli occhi gonfi e l'espressione irritata. Non deve essere stato il massimo trascorrere una serata intera con una coppia di tortorelle in piena fase ormonale ed una che, ormai, a stento si rivolge la parola, se non per litigare.

“Ehi”.

“Mi devi delle spiegazioni, non credi?”.

A differenza di come avrei pensato, il suo tono non è arrabbiato, è semplicemente dispiaciuto, forse offeso, ma non direi arrabbiato.

“Ovvero?”.

“Sono la tua ragazza, Damon. E mi hai mollata sola ad un tavolo, a solo una settimana dal nostro primo appuntamento. Normalmente, per diventare degli stronzi menefreghisti, voi uomini ci mettete almeno un paio di mesi”.

“Senti, Kath, non ho voglia di parlarne”.

“E no, Damon. Tu non hai mai voglia di parlarne, ma vuoi sapere la verità? Ne ho voglia io”.

Ha gli occhi lucidi e, se non fosse per il suo carattere orgoglioso, scoppierebbe in un pianto isterico in meno di un secondo.

“Non c'è nulla da dire”.

“Si tratta di Elena”.

“Elena non c'entra niente con questa storia”.

“Elena c'entra sempre in un modo o nell'altro. Io non so quali siano i tuoi sentimenti nei suoi confronti, né viceversa. Ma dico solo che non è normale. Vivi in condizione di lei, tutta la tua vita dipende da lei. Elena rischia di inciampare e tu sei pronto a soccorrerla. Elena mi rivolge sguardi infuocati e tu mi lanci occhiatacce se solo provo a risponderle a tono. Elena esce per una serata in discoteca e tu trovi una scusa per andare in camera sua e controllare se è rientrata.

Io non so come andrà a finire tra noi, non so neanche se da qui a domani ci rivolgeremo ancora la parola, ma io non voglio vivere nella sua ombra. Non l'ho mai fatto con nessuna e non lo farò di certo con lei”.

Mentre ascolto le parole cariche di rancore che Katherine mi sputa addosso, con la coda dell'occhio vedo Elena salutare con un bacio il coglione e allontanarsi verso l'uscita. E' il momento di risolvere la situazione, è il momento di dare un senso a tutta questa storia.

“Katherine, scusa, adesso devo andare”.

Dilata gli occhi come se avesse a che fare con un sociopatico.

“Cosa? No, tu non puoi andare. Io ti sto parlando e tu vuoi andare da quell'insulsa ragazzina?”.

“Kath, non posso adesso, ne parliamo a casa, ti prego”.

“Non so se ci sarò quando tornerai”.

Mi gira la schiena con rabbia e frustrazione, ma adesso non posso pensarci, ho bisogno di parlare con Elena, a lei penserò più tardi. Più tardi. Quante volte ho rimandato tutto solo per raggiungere Elena, quante volte ho messo da parte la mia vita per fare felice la sua. Devo sistemare il motore della mia macchina, ma Elena ha bisogno di un passaggio in città per comprare dei quaderni. Lo farò più tardi. Devo fare un colloquio di lavoro, ma Elena è rimasta a piedi con una gomma bucata. Lo farò più tardi. Devo incontrare Rebeckah per il nostro terzo mesiversario, ma Elena ha discusso con Stefan. Lo farò più tardi. Tutta la mia vita è rimandata, quando si tratta di lei. Eppure non riesco a trovare l'errore, non capisco che sbaglio possa aver fatto, lei è importante e ha bisogno di me. Sempre.

 

 

La raggiungo fuori dal locale. E' seduta nel dehor, sola e bellissima. Mi siedo vicino a lei e tiro fuori il pacchetto di sigarette, poi glielo passo. Alza lo sguardo sorpresa, poi mi sorride.

“Da quando mi concedi di fumare?”.

“Da quando non voglio più tenere sotto controllo la tua vita”.

Ne prende una e sbuffa sarcastica.

“Scusa se in questi giorni sono stato distante”.

Scuote la testa come a scacciare i brutti pensieri che gliela offuscano.

“No, scusa tu. Mi sono comportata come una bambina. Questa è anche la tua vacanza, non puoi sprecarla stando dietro ai miei capricci”.

“Non è uno spreco. Anche se a volte sembri davvero una bambina”.

Sorride ancora e sorrido anche io, totalmente schiavo dei suoi umori.

“No, davvero. Tu ti sei messo con Katherine ed io non ho fatto altro che mettere musi su musi. Non ne ho diritto”.

“Non voglio una donna che non sappia accettare la tua presenza nella mia vita”.

“No, hai ragione tu, è la tua vita. Io non posso condizionarla. Devi amare liberamente, non devi trattenerti a causa mia”.

“Ma io...”.

“No, Damon. La nostra amicizia è la cosa più bella che ci sia al mondo, ma ha finito per rovinarci, per farci perdere quel poco che eravamo riusciti a costruire al di fuori dell'altro”.

“Vuoi che la finiamo qua?”.

Tira l'ultimo respiro di fumo, poi spegne la sigaretta.

“Non credo di essere ancora pronta a rinunciare a te”.

Appoggia la testa nell'incavo della mia spalla, riesco a sentire il profumo dei suoi capelli, quel profumo così famigliare che mi ricorda le estati passate a chiacchierare sul dondolo del suo giardino.

Stiamo in silenzio per un po', secondi, minuti, forse ore, o almeno è quello che mi sembra.

“Damon?”.

“Mmm”.

“Tu mi ami?”.

Ci penso un attimo, forse perchè vorrei davvero trovare le parole per descrivere tutto questo, forse perchè so che non le troverò mai e cerco solo il modo giusto per farglielo capire.

“A modo mio credo di amarti. Ma non è quel tipo di amore”.

“E che tipo di amore è?”.

“E' un amore tutto nostro, un amore che non può essere spiegato. Solo io e te sappiamo ciò che ci lega. Non è attrazione, tanto meno quel tipo di sentimento. E' qualcosa di molto più forte, di molto più reale e di molto meno razionale”.

Ride.

“E tu? Tu mi ami?”.

“Caroline dice di sì”.

Sbuffo spazientito e alzo gli occhi al cielo.

“La bionda ha fatto il discorsetto anche a te, non è vero?! E tu cosa pensi, invece?”.

“Penso che non c'è secondo in cui io non pensi a te. Sei il mio punto di riferimento, sei la mia ancora in mare aperto, sei l'unica cosa giusta che mi sia capitata nella vita. Stare con te sarebbe molto più semplice, so che non dovrei mai soffrire, ma non avrebbe senso. Io e te come coppia non funzioneremmo mai”.

Alzo le spalle confuso dalle sue parole, eppure mi ci ritrovo alla perfezione, è questa la magia del nostro rapporto: non sapere dove siamo, ma ritrovarci comunque, in tutto quello che facciamo.

“Già”.

“Dovremo provare a farci una vita”.

“Lo penso anche io”.

“Vuoi creare una famiglia con Katherine? Non mi sembra la persona adatta”.

“No, non lo è infatti. Però è adatta per fare del buon sesso”.

Mi tira una spallata, io fingo di essermi fatto male..

“Sei un essere insensibile”.

“Lo so. E tu, invece? Vuoi rifarti una vita con la brutta copia di Ryan Gosling?”.

“Non credo. E' carino, ma per fare qualcosa di più serio pretendo almeno la brutta copia di Ian Somerhalder”.

“C'è chi è pronto a giurare che io ci somigli”.

Alza gli occhi al cielo, deridendomi apertamente.

“Ma piantala”.

“Davvero. Non sai quante volte mi hanno fermato adoranti. Ian, ti prego, fammi un autografo”.

Ride ancora.

“Beh, in effetti il colore degli occhi è simile. Ma per il resto... Ian è Ian. Mi dispiace”.

La stringo più prepotentemente a me e lei mi lascia fare.

“Secondo te ne usciremo mai?”.

“Da cosa?”.

“Da questa strana storia che ci lega, Damon. Non ci amiamo, però c'è qualcosa di potente e unico che ci tiene uniti”.

“E' la nostra maledizione”.

“A me questa maledizione non dispiace”.

“Neanche a me”.

“Ti voglio bene”.

“Ti voglio bene anche io, Lena”.

 

 

 

 

 

 

 

 

Ok, uccidetemi, insultatemi, punitemi, fate di me ciò che volete. Non avete capito niente di questo strano discorso, beh, vi dico una cosa: non ci ho capito niente neanche io. Ho solamente cercato di rendere al meglio la descrizione di questo rapporto contorto che li lega. Se neanche loro hanno ben capito cos'è, come potremmo capirlo noi?

Ma non preoccupatemi, le cose prenderanno una loro strada ed il discorso di oggi potrebbe essere rivisitato. Ma per adesso dobbiamo accontentarci di questa strano convinzione su cui i nostri protagonisti si sono basati: loro non si amano. O meglio non si amano in quel modo.

Chiedo scusa se questo capitolo vi ha confuso, o deluso, ma per me è da qui che si deve iniziare, solo così la mia storia avrà un senso, forse, in futuro....

adesso c'è solo da vedere cosa succederà nel prossimo capitolo. Vedremo un'Elena alle prese con una nuova relazione ed un Damon alle prese con le ire di Katherine. Cosa ne uscirà fuori?

Questo strano legame metterà in crisi le nuove relazioni? Elena e Damon come si comporteranno dopo questa serata? Lascio a voi le considerazioni, siete libere di rendermi partecipe, se vi va.

Ringrazio davvero tutte per il supporto che mi date, siete meravigliose e spero che questo capitolo non abbia creato solo disprezzo.

Un bacio a tutte. Anna.

 

 

p.s. Scusate anche per il giochetto di Ian, ma siamo nella vita reale e mi divertiva l'idea che Damon si credesse simile alla persona che in realtà è davvero nelle nostre teste. Quindi continuate a immaginarlo così, non date peso a questo concetto. Era solo per rendere l'idea che Elena è umana, vive nel nostro mondo e conosce i nostri attori, tra cui, appunto, Ian. Nulla di più....

 

  
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