† ReLiQuæ RoSæ †
Capitolo 6
17:23
Un
bambino pallido correva con un incedere che tutti avrebbero definito sgraziato attraverso il grande parco
dell’Istituto Saint Angel. I capelli neri come l’ala
di un corvo si scompigliavano per la velocità del suo passo diventando un vero
groviglio. In ogni caso, peggio del solito. Quella chioma d’inchiostro era
sempre stata indomabile.
Nella
corsa una manica della vecchia felpa di un giallo mostarda
spento un po’ troppo larga era scivolata sul suo braccio fino al gomito,
scoprendo una maglietta a maniche corte bianca dalla stoffa slabbrata e
assottigliata dai continui lavaggi. La scelta dei vestiti non era mai stata il
suo forte, per non parlare delle suore. Per loro l’importante era che ogni
bambino avesse qualcosa da mettere addosso, che fosse roba usata e brutta non
era importante.
Il sole
tendeva ad avviarsi verso il tramonto quando raggiunse
la sua meta asciugandosi sorridente la fronte umida con la manica.
Era raro
vederlo felice. Solo una certa insegnante di matematica che rispondeva al nome
di Lorna River aveva visto
qualche sparuto sorriso da parte di quello scricciolo.
Aprì il
pesante portone in legno massiccio della cappella
spingendolo a fatica. Era molto pesante. Entrando, i suoi occhi ci misero una
ventina di secondi ad abituarsi al buio interrotto solo da pochi timidi raggi
solari che filtravano dalle vetrate. Le candele davanti alle statue di alcuni
santi sul perimetro interno emettevano altri bagliori tenui. All’orfano fecero
venire in mente i fuochi fatui dei quali aveva letto a volte nei libri. Strano
fenomeno davvero, quello dei fuochi fatui. Apparivano sempre tutto ad un tratto
in posti sinistri come piccole fiammelle blu sospese dal suolo.
Ho una
piccola speranza effimera come un fuoco fatuo...
Si segnò
velocemente un gesto di rispetto un po’ troppo frettoloso.
Quello
che aveva appena sentito era troppo importante. Era successo poco prima. Se ne
stava seduto come ormai faceva spesso contro un lato della scalinata che
portava alla porta principale dell’orfanotrofio, li ginocchia
premute contro il petto in quella che stava già diventando la sua
posizione preferita.
Avrebbe voluto
sparire, il suo orgoglio, sempre che un tempo ne avesse mai avuto uno, era
evaporato da mesi. Si era abituato a rifugiarsi in quell’anonimo angolino dopo
ogni presa in giro o brutto scherzo. Stava diventando una routine.
I
bambini, nella loro innocenza, provano sempre un malsano piacere a superare la
loro posizione di superiorità in ogni modo davanti a coetanei visibilmente più
deboli e incapaci di difendersi a dovere, fino a
diventare dei veri e propri aguzzini. Questo era uno di quei casi.
Era stato
un bambino dai capelli castani e corti più grande di lui di un paio d’anni a
spingerlo a terra all’improvviso mentre passeggiava per il parco in quello
stesso pomeriggio.
Si
chiamava Oliver, e sembrava che dargli fastidio in
qualsiasi modo fosse uno dei suoi passatempi
preferiti. Amava particolarmente accanirsi contro di lui.
“Guardatelo!
Oltre a non saper parlare non sa neanche stare in piedi!”
Alcune
risate erano giunte alle sue orecchie mentre si
rialzava a fatica, la testa che girava per via del contatto violento di una
delle tempie contro il terreno, che le mani protese d’istinto in avanti non
erano riuscite comunque ad attutire. Oliver non era
solo. Con lui erano presenti i suoi due inseparabili compagni, e anche loro si
divertivano particolarmente a non dar pace alla loro vittima preferita. Jason aveva i capelli ricci e biondissimi, gli occhi
azzurri e il naso perennemente spellato a causa del sole che aggrediva la sua
pelle delicata, mentre la femmina del trio, Henriette,
era una bimba dalle lunghe trecce castane che quel giorno portava un vestito in
spesso cotone grigio che le arrivava fino alle ginocchia.
Li aveva
fissati tutte e tre con aria inebetita, fino a quando Jason
non l’aveva spinto di nuovo a terra.
“E
smettila di guardarci con quella faccia da scemo! Mi da fastidio!” aveva
inveito contro di lui.
“Ma lui ce l’ha sempre quella faccia! Non gliela puoi cambiare!”
aveva continuato Henriette per poi rivolgersi
direttamente alla loro vittima “Tu sei scemo, antipatico e brutto! Hai gli
occhi da pesce e la gobba sulla schiena! E i tuoi capelli fanno schifo! Non ti
pettini!”
Si era
rialzato una seconda volta ricacciando le lacrime pregando che anche quella
volta non lo seguissero ed era scappato al suo angolino. Dietro di lui
risuonava la cantilena “Sei un pidocchioso! Gobbo e pidocchioso!” di Oliver, Jason e Henriette.
Era proprio mentre si mordeva il labbro inferiore ferito da
quelle parole cattive lì nascosto che aveva udito le inaspettate parole che la
giovane sorella Clara aveva rivolto alla sua compagna sorella Margaret non sapendo di essere ascoltata.
“Sì,
verranno domani pomeriggio... Sono piuttosto giovani, di Londra.”
“Hanno
detto più o meno di che età lo desiderano?”
“No, ma
sono certa che non lo prenderanno molto grande, é sempre così purtroppo... Ma sai, le eccezioni esistono, con la volontà
di Nostro Signore...”
“Infatti... I bambini più grandicelli
sono quelli che soffrono di più perché si rendono conto appieno della loro
situazione....”
Non
sapeva bene perché, ma quelle parole l’avevano eccitato. Si sentiva preso in
mezzo. Avrebbe potuto essere adottato, ma per
aumentare le possibilità che questo accadesse non avrebbe potuto fare molto, e
il fatto che non riuscisse a parlare non lo avrebbe di certo agevolato, a meno
che...
Erano
passati diversi minuti prima che l’idea di andare in
cappella lo avesse illuminato.
Aveva
sempre seguito diligentemente ogni preghiera e Messa come il regolamento
imponeva fino a quel momento, di conseguenza si era particolarmente avvicinato
al mondo della religione. Ne era affascinato. Pensare che ci fosse
un Dio che lo proteggeva e che lo amava incondizionatamente lo rassicurava e lo
incuriosiva allo stesso tempo.
Se avesse
pregato, forse Dio avrebbe ascoltato vedendo che soffriva tanto e avrebbe fatto
in modo che la coppia lo adottasse.
Così si
era ritrovato tra quelle mura che sapevano di incenso e di cera, sotto lo
sguardo immobile e vacuo delle statue.
Un
gruppetto di cinque o sei suore nei loro severi abiti monacali era riunito in
preghiera nei banchi presso l’altare. Si mise un po’ più distante per non
disturbare, sulla destra.
Era il
posto ideale. Contro il muro era posizionata la grossa statua in marmo bianco The Virgin Mary’s Holy Heart
davanti ad una struttura in ferro su cui erano posate alcune candele
votive, e vicino a questa era appesa al muro la stazione numero dodici della Via
Crucis, una tavola di legno del XIX secolo sulla quale era raffigurato il
figlio di Dio mentre moriva sulla croce.
Si sedette facendo
attenzione a non fare rumore sulle gelide mattonelle in pietra, la schiena
contro un banco, le ginocchia portate al petto. Chiuse gli occhi e giunse le
mani incastrandole tra la pancia e le cosce magre.
Era ora
sospeso nel silenzio più assoluto. Nella sua mente le parole di una muta
preghiera si susseguivano. Gli era stato insegnato che il Signore ascoltava
anche le parole che non venivano pronunciate.
Ti prego, Dio, fa che si accorgano di me... Fa che mi
scelgano, fa che vedendomi abbiano pietà... Io sono un bambino buono... Non mi
arrabbio se Oliver mi tira le terra,
o se Henriette mi dice cose cattive, o se Jason mi fa cadere... Poi faccio sempre i miei compiti e
sto attento alle Messe... Ti prego... Rivoglio una mamma...
C’era un
intero disperato discorso che si snodava nella sua testa. Era una nenia
insistente, l’orfano era completamente assorto. Stringeva le mani sempre con
più forza eppure non se ne accorgeva.
Fa che mi vedano... Padre nostro che sei nei cieli... Fa
che mi prendano... Sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno...
Anche se non riesco più a parlare...
Le vere
preghiere si confondevano con le sue speranze. Un’osmosi completa. Era un
granello di sabbia in quella chiesa, eppure dentro di lui cresceva una forza
invisibile e fuori controllo.
Accadde
improvvisamente in pochi secondi. I suoi occhi si spalancarono di colpo
talmente forte che sembrarono voler scappare dalle orbite. Scattò come una
molla dalla sua posizione e le sue mani si aggrapparono al tavolato della
dodicesima stazione.
Ti
prego! Aiutami!
Nel suo
folle abbraccio staccò il quadro dal muro perdendo l’equilibrio. Istintivamente
lo lasciò andare per mettere le mani dietro e questo andò dritto in collisione
con la raffigurazione di Maria. The Virgin Mary’s Holy Heart
si schiantò sul portacandele trascinandolo a terra. I pezzi esplosero in
tutte le direzioni in un frastuono infernale.
Non
sapeva cosa succedesse intorno a lui in quegli attimi. L’orfano rimase a terra imbambolato, con gli occhi gonfi di lacrime.
Le suore
correvano in tutte le direzioni gridando prese dal panico. Le loro strida però gli risultavano lontane, ovattate. Si rese conto
di ciò che aveva appena fatto quando venne prontamente
afferrato per le braccia e trascinato via.
“Piccolo
demonio! Come hai usato rompere in questo modo del corredo sacro?”
“E’ un
affronto!”
“E’ un
atto blasfemo!”
Il sangue
iniziò a colare da una piccola ferita sulla mano sinistra, dove un coccio
candido l’aveva colpito.
“A questo
punto non hai niente da chiedermi, Light-kun?”
“Cosa
dovrei chiederti, Ryuzaki?”
“Se per
caso sono ancora un fervente cristiano.”
“Per caso sei ancora un fervente cristiano?”
Le parole
di Light arrivano con un ironia voluta. Sorrido di
sbieco, abbasso lo sguardo. Anche lui sorride, lo trovo stranamente gioviale
sta sera. Non che la cosa mi irriti.
“io penso
che l’uomo abbia bisogno di credere in qualcosa. Che sia chiamato Dio,, Jaweh, Allah o Zeus non
importa. E’ l’unica speranza che l’uomo può avere quando
ha perso tutto. E personalmente, sono convinto dell’esistenza di una qualche
Volontà Superiore...”
“Sono più
che d’accordo con te.”
Le nostre
mani sono rimaste in contatto fino a questo momento. Lentamente sfilo la mia da
sotto quella del mio compagno e la dirigo nella
scatola in ferro poggiata sul divano accanto a me. Tra l’indice e il pollice
tengo tirandolo fuori da lì un rosario dai piccoli grani neri e lucidi. Lo
sollevo all’altezza dei nostri visi.
Non so
perché, resto dei minuti interi ad osservarlo, e Light fa lo stesso. Rispetto?
Forse da parte mia. Non so Light… Se lui
dovesse essere veramente Kira… Il suo è uno
sguardo di sfida. Perchè Kira vorrebbe essere Dio.
“Ti hanno
punito le suore per il macello che hai combinato?”
La
domanda mi coglie di sorpresa, tanto di sorpresa che non riesco a controllare i
miei pensieri.
Ricordi.
Un gran dolore fisico. La schiena, i fianchi, le natiche. La pelle che si
strappa nei punti dov’è più sottile. Le urla che non vengono
ascoltate. Il pianto disperato. La paura. La sofferenza. Un olezzo pungente di
sudore e altri liquidi.
“Ryuzaki?” si preoccupa Light.
Lo sapevo
che prima o poi avrei ceduto. Maledizione.
Una
lacrima a lungo trattenuta, piccola e calda, mi scivola giù lungo la guancia.
Eccomi qui dopo un nuovo capitolo aggiornato a tempo di
record! Cavolo, povero Ellino, che casotto che ha
combinato nella cappella! Chissà cosa gli succederà... Lo
scoprirete nel prossimo capitolo! Grazie a tutti quelli che hanno la santa
pazienza di leggere la fic, in particolare:
angelica e
triglia: sono felice che tu abbia letto
velocemente tutti e cinque i capitoli! Spero che anche questo qui ti piaccia
allo stesso modo! Personalmente scriverlo mi é piaciuto molto!^^ E trovo che sia una grande conquista anche il fatto che tu
abbia trovato IC i miei personaggi: credo sia molto difficile rendere una
personalità che non si ha inventato personalmente, e avevo davvero paura di non
riuscire a rendere il carattere di L e Light così come é davvero. Mi ha fatto
piacere che tu lo abbia notato! Su la fic Duck note: ho iniziato a leggerla già un po’ di tempo fa, e
anche se non l’ho recensita l’ho trovata spassosissima! Il tuo amico é un vero
genio! Baciiii! Lolly
Betta90: Spero di aver aggiornato abbastanza presto per farmi perdonare!XD Comunque ti giuro che pure io ho
troppo pensato a Dolores Umbridge quando scrivevo la
descrizione di sorella Bernadine! Mi sono ispirata da
lei!XD Grazie per le tue continue recensioni, mi riempie d’orgoglio avere delle
recensitrici fedeli!>////< Bacio!
HOPE87: Era quello che ti aspettavi che sarebbe successo al
nostro Ellino? Sai che sono curiosa di sapere cosa
pensavi? Vero che me lo scrivi nella tua prossima recensione?^^ Comunque... Da me puoi aspettarti di tutto!XD Grazie per aver recensito,
sei un’altra recensitrice fedele e come ho detto a
Betta90, la cosa mi rende felicissima! Grazieeee!:* A presto!
hay_chan: hehe... lo adotterei anch’io un
L grande... Tutto per me!XD E pure Light, sisi, li
adotterei tutti e 2! (“Pervertitaaa!”
NdMondoIntero). Comunque grazie per la recensione!
Spero che il capitolo ti sia piaciuto! Kiss
Uriko: E la
mia Gnò eccola quiiii! *emoticon di Mirmo che salta fuori dalla tazza* Grazie per il fatto che SENZA VOLERE ignori
i pezzi yaoi che non ti garbano... Ma vedrai che
prima o poi riescirai a non svenire, ne sono certa!
La tua curiosità su ciò che é successo nella chiesetta é stata soddisfatta? Eheh, me é una bastarda! *Emoticon di Light ke sghignazza
in un attacco isterico* A prestooooo! TVB e ti amo di
bene sorellinaaa! Un kissone!*Emoticon cult di Super Mario*
Leira: Caraaaa!
Ma certo che arrederemo casa assieme! Ormai ho deciso! Sono contenta che la fanfiction ti sia piaciuta! Visto che ti sto convertendo a Death Note!XD Puoi capire perché questo manga mi ha
affascinata! Ti voglio bene anche io! E grazie per tutto l’aiuto che mi dai con
Amori Anomali… Sei una grande! Ti amo di bene! Baci.:*
Lolly