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Autore: Laylath    21/11/2013    1 recensioni
Una raccolta di ventuno voci, una per ogni lettera dell'alfabeto, relative al mondo militare di Amestris.
Grazie all'aiuto del nostro team preferito, e al "Manuale del perfetto soldato" faremo un percorso alla scoperta dell'esercito.
Le scene sono di diverso genere: drammatico, comico, serio etc etc.
Genere: Generale, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Team Mustang
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Military memories'
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L come "Legalità"

 
Un soldato è chiamato a dare l’esempio alla popolazione civile: dunque si richiede che esso viva e agisca sempre nella legalità.
Esso è garante delle leggi e le applica in primis alla sua persona.
 

 
Era stato altre volte nell’ospedale da campo, ma non gli era mai sembrato un inferno come quella volta.
Eppure i letti erano gli stessi, i feriti sempre uguali, eccetto le facce, il personale medico sempre vestito con quei camici che in teoria dovevano essere bianchi, ma che, dopo mesi e mesi erano ormai di un grigio spento.
Non era un momento di crisi, non c’era stata qualche squadra colpita in pieno dalle granate.
No, non è vero c’è stata nemmeno cinque ore fa… ma tutti sono morti.
O quasi.
Mentre pensava queste cose il sergente maggiore Havoc aiutava a portare la barella, incitando gli uomini della squadra di soccorso ad aumentare il passo. Li odiava, li odiava profondamente perché la loro deliberata lentezza stava compromettendo la vita del ferito.
Ma chi cazzo credete di essere per decidere se debba o meno morire, maledetti? Se c’è una persona che può decidere della sua vita sono solo io!
Continuò a guardare avanti, mentre si facevano largo in quella corsia di letti, dirigendosi verso il personale medico che stava in fondo a quel tunnel infinito. Si rifiutò di spostare l’attenzione al soldato che giaceva su quella barella: non voleva notare come il suo viso fosse sempre più pallido, il respiro sempre più debole, il fianco sempre più inzuppato di sangue.
“Maresciallo Heymans Breda, squadra 11 – dichiarò ansante, mentre con gli altri posava la barella sopra uno dei pochi letti liberi – una granata nel settore D della trincea. Tutti morti eccetto lui: deve avere schegge di granata su tutto il fianco, ma era cosciente quanto l’ho ritrovato, circa tre ore fa.”
Si fece da parte ed osservò i medici con aspettativa.
Non colse dietro di lui i membri della squadra di soccorso che scuotevano il capo con disappunto e facevano impercettibili segni al personale come a dire: ci ha praticamente costretto… non vuole arrendersi all’evidenza.
“Beh? – chiese con impazienza il biondo – volete fare qualcosa si o no?”
Un medico infine si accosto al paziente e levò con delicatezza la giacca di Havoc che fungeva da tampone improvvisato per la ferita al fianco. Come il tessuto fu tirato, molti detriti rimasero sul corpo del ferito.
Con un paio di forbici, l’uomo provvide ad aprire la divisa di Breda, mostrando le lacerazioni su tutto il fianco sinistro.
“Non posso fare niente per lui…” disse, facendosi indietro.
“Cosa?... Come sarebbe a dire? – chiese Havoc – Respira ancora, non lo vedi?”
“Da quanto ha perso conoscenza?”
“Due ore… qualcosa di più! Che cazzo ne so! Mica potevo contare i minuti in mezzo alle granate! Fai il tuo dovere, stronzo! E’ ancora vivo: curalo!”
Havoc era uno di quei soldati che facevano tremendamente paura quando erano arrabbiati: era alto, muscoloso ed il viso era capace di esprimere un furore fuori dal comune. Per questo nessuno dei presenti osò muoversi verso di lui per tirarlo via, come spesso si era costretti a fare in questi casi.
“Lascia parlare me, Winston, - si fece avanti un medico più anziano, il volto duro e segnato da anni d’esperienza nell’ospedale da campo – spiego io la situazione a questo soldato. Sergente maggiore, questo è un ospedale da campo, dove ogni cosa va meticolosamente soppesata. Il tuo compagno ha schegge di granata in tutto il fianco che, se non si sono infettate, lo stanno per fare. E’ una delle maggiori cause di decessi in questo posto.”
“E allora che cazzo aspetti a levargliele? Ogni secondo è prezioso!”
“Qui non abbiamo i mezzi per un intervento così delicato… dovrebbe esser fatto in un ospedale di città, attrezzato per operazioni simili. E’ stata una perdita di tempo portarlo qui… era incosciente quando sono arrivati i soccorsi: la cosa migliore era dargli il colpo di grazia. Nessuno vi avrebbe rimproverato per un simile gesto di pie…”
“Mi sono stancato delle tue stronzate, pagliaccio – sibilò Havoc, tirando fuori la pistola e puntandola contro l’uomo – non mi hai fatto ridere nemmeno un po’. Non puoi salvarlo tu con i tuoi amichetti, va bene… potevi dirlo subito. Ma allora fammi il piacere di trasferire il mio amico nella più vicina città… spero di essermi spiegato bene.
“Questa è un’infrazione gravissima, sergente! – disse un uomo della squadra di soccorso, mentre tutta la corsia assisteva incredula a quella rottura delle leggi rigide dell’ospedale da campo – Stai infrangendo le norme con le tue minacce.”
Non le mie norme, coglione. Vogliamo perdere ancora altro tempo? Trova una cazzo di ambulanza, una macchina, un carro armato… qualunque cosa: ma porta il mio amico in quella maledetta città attrezzata per operarlo!”
“Morirà durante il trasporto! Non capisci che stai violando…”
“No! Lui non muore, hai capito? Non muore! E adesso sbrigati… inizio a spazientirmi e ho il grilletto facile!”
 
Aveva infranto le rigide leggi dell’ospedale da campo: un gesto simile poteva portarlo davanti alla corte marziale. Ma Jean Havoc era un membro stimato di un grande corpo d’elite che durante la guerra civile aveva salvato la vita a tanti soldati, troppi.
Si poteva permettere questi strappi alla regola, specie per salvare il suo miglior amico.
 
  
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