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Autore: _Aislinn_    21/11/2013    1 recensioni
A volte non ti accorgi di quanto ti manchi il respiro finché una voce non ti accarezza l'anima.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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PRENDIMI PER MANO



Esistono prigioni più soffocanti di mura e sbarre.
A volte non ti accorgi di quanto ti manchi il respiro finché nel buio silenzio della tua stanza una nota ti accarezza l'anima, ed allora senti la terra mancarti sotto i piedi e la sensazione di precipitare è talmente forte da farti aggrappare alla scrivania. Eppure sei seduto, sulla sedia sulla quale ti siedi ogni giorno, stanco per la lunga giornata e deciso a tentare di rilassarti.
Di solito inizi a cercare qualcosa da fare, lo schermo luminoso del computer davanti agli occhi. Lo fissi, senza vedere l'immagine del desktop che tu stesso hai cambiato solo la sera prima dopo una lunga ricerca, tentando di ingannare le ore in attesa che la stanchezza ti strazi tanto da farti crollare in un sonno senza sogni, fino al mattino, quando suona la sveglia ed inizia un altro giorno. Che è nuovo, ma è uguale al precedente.
Ed il peso di questa consapevolezza diventa di volta in volta più grande sebbene nessuno, neppure tu, si renda conto di quanto il tuo animo sia piegato ed arranchi, silenzioso, aggrappandosi con tutte le forze che ha per non curvarsi ancor più sulla schiena come un anziano ingobbito dagli anni.
Non c'è molto che possa darti sollievo, ma nonostante ciò continui a voler gioire delle cose semplici, della bellezza che potresti trovare in un romanzo, dell'emozione effimera che sa donarti un film.
Di tanto in tanto ti concedi il piacere di una camminata. Infili la giacca, il cappello e la sciarpa ed esci, compiendo sempre lo stesso giro; la natura ti regala tra i quadri più meravigliosi che occhio umano possa vedere. Eppure tu non te ne accorgi, così come non senti il cantare degli uccellini, le voci di sconosciuti che discutono, le risate spensierate dei bambini... Suoni che cercano di arrivare dove i colori non riescono.
Nella mente hai talmente tanto, tutto accatastato e aggrovigliato, che è come regnasse il vuoto. Bianco. O nero. Vuoto.
Poi una sera, come sempre, ti siedi alla scrivania. Accendi il computer ed attendi che lo schermo si illumini, sperando di provare quella sorta di lieve trepidazione e noia nell'attesa di ciò che verrà: una serata come tante altre.
Ma non senti nulla, il vuoto.
Prendi a navigare in internet, perdendoti tra immagini, parole, giochi che inizi ma non termini. E spinto più dalla disperata necessità di ingannare il tempo premi il dito sul mouse, seguendo il consiglio di qualche amico.
Click.
A volte non ti accorgi di quanto ti manchi il respiro finché una voce non ti accarezza l'anima. Ed allora realizzi che sei stato in bilico sul precipizio fino a quell'istante, su un terreno che si sgretola sempre più costringendoti a stare in equilibrio su una zolla di terra sempre più minuta, in punta di piedi, combattuto tra la voglia di lasciarti cadere e quella di trovare un appiglio. Ma c'è solo il vuoto attorno.  Sopra.  Sotto di te.
Ed il terrore ti stringe la gola e ti serra lo stomaco. Senti un grido, ma dalla tua bocca non esce nulla. E capisci che è l'eco del tuo animo che è finalmente riuscito a farsi sentire, ma è debole la voce, roca. Ha gridato talmente tanto senza essere udito da aver perso le forze.
Sta per arrendersi. E non importa quanto tu lotti per rimanere in piedi su quel sassolino di terriccio. Le forze sembrano svanire, la stanchezza ti spinge a chiudere gli occhi e a lasciarti andare. Combattere sarebbe inutile, allora lo fai.
Ti lasci cadere.
Quando pensi che il vuoto non terminerà mai le note ti avvolgono in un caldo abbraccio, cullandoti nell'eco di una ninna nanna cantata da una voce che ti sfiora l'animo, scaldandoti il cuore.
Ed è come se quella stessa voce allungasse una mano verso di te, in quel vuoto senza sfumature, senza colore. La vedi allungarsi verso di te, il palmo rivolto verso l'alto. Ha belle dita, sottili e forti, e pronte a ricevere le tue.
Quella voce sembra chiamarti, insinuandosi dove nient'altro era arrivato. Scavando. E ti sussurra: “Prendimi per mano”.
E tu lo fai, afferri quella mano lasciando che la musica ti salvi. Ancora una volta.
   
 
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