Storie originali > Introspettivo
Ricorda la storia  |      
Autore: nettlejam    21/11/2013    1 recensioni
Sembra che se nella Metropoli due occhi si incontrano ci sia lo 0,1% di possibilità che tra le menti dei due individui si formi un tunnel telepatico. Ma nessuno lo prende sul serio.
Genere: Slice of life, Song-fic, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
A/N: uokkei. Saaaaaalve. Questa piccola song-fic(piccolapiccolapiccola tbh) nasce da un prompt carinissimo datomi da trinky. Ci siamo tornati sopra perchè siamo passati dal vintage quasi steampunk a questa visione moderna ma siamo lì.
Ringrazio F. perchè senza di lui non avrei mai trovato il fregno di turno il muso(?) ispiratore per uno dei due personaggi, e ringrazio virtualmente Amanda Palmer per aver scritto Grown Man Cry, da cui provengono le citazioni all'interno del testo. Ringrazio anche Carla ♥ la beta senza la quale sarei perso ma di brutto. Maaaaaa è ora del disclaimer.
DISCLAIMER: Zero e Uno sono personaggi di mia invenzione! Non detengo ahimè i diritti di coloro a cui sono ispirati(non sarei sicuramente a perdere tempo qui fosse altrimenti ù_ù) la storia che ora leggerete contiene accenni a storie d'amore che intercorrono fra individui dello stesso sesso, se la cosa non vi garba, quella è la porta. Buona lettura~







La Metropoli si estendeva in lungo e in largo, cemento e ferro e asfalto fusi in un unico agglomerato grigiastro. Ma le mura sudavano ormoni ed emozioni: una fredda ragnatela di denaro non era nient'altro che il più grande testimone della vicenda umana. Nido di decine di uccelli che altro non erano che le vite degli esseri umani, nutriti dalle loro lacrime e dalle loro risate. Nonostante un apparente materialismo, nonostante la corruzione dell'etica civile, in realtà la città pulsa di vita e di poesia, e le rose crescono sotto l'asfalto.
Le anime sole pregano di incontrare tra la folla quella tessera che completerà il loro puzzle, gridando il loro desiderio a questa cattedrale di graffiti. E a volte la preghiera viene esaudita, e le radici di due alberi si intrecciano sottoterra.
La metropolitana stride durante la propria partenza. Il bruco di metallo, sovrano della zona underground, è rivestito da lettere e frasi e colori, segni della compagnia dei taggers all'interno della Metropoli. E' tardo pomeriggio, e la metro riporta a casa giovani e anziani, chi per lavoro e chi per studio, che sciamano come vespe nel calore estivo avanti e indietro per la città.
Zero indossa gli auricolari e subito la metropolitana comincia a muoversi seguendo Transatlanticism. A casa dovrà probabilmente cucinare con qualcosa che è rimasto in frigo, studiare un capitolo o due e finalmente dormire. È seduto a due posti dalle porte scorrevoli, di un bianco sporco come tutto ciò che lo circonda, probabile cilecca di chi voleva trasmettere il senso di pulito. Il ragazzo osserva la gente che lo circonda all'interno. Vede lo sguardo vacuo dei clochards che guardano il mondo con il cuore freddo, ingranaggi di un orologio stanco che non vede l'ora di fermare le proprie lancette. Vivere a morire, vivere per morire, vivere e morire. Una vecchietta sbircia nel proprio portamonete, gettando sguardi sprezzanti ai barboni e contando e ricontando il proprio denaro. Settant'anni che pesano sulle spalle di colei che avendo perso tutto ciò che era astratto ora poggiava le proprie fondamenta su quanto più di concreto possedesse: denaro.
Un uomo d'affari ha posato la propria valigetta per terra, la tiene fra le gambe e allenta la cravatta, un sorrisetto beffardo gli accarezza le labbra circondate dalla barbetta ispida. Una volta voleva diventare un musicista, poi ha avuto un bambino e ha preso posto in un'azienda della Metropoli. Ora sorride pensando a Jacob, suo figlio, che strimpella una chitarra giocattolo. Zero non sa le storie di queste persone, si limita a guardare l'incessante scorrere delle loro vite, ogni giorno alla stessa ora. Seduto di fronte c'è Uno.
Uno e il suo grande dilatatore, Uno e i suoi tatuaggi sul collo, Uno e il suo cappuccio alzato e il libro in mano, in piedi, aggrappato a una maniglia mentre gli occhi scuri e profondi scandagliano le pagine dell'edizione tascabile di Invisible Monsters. Zero lo guarda, come rapito dalle sue mani grandi, dalle macchie di vernice spray sulla felpa nera, dai jeans sdruciti e dalle scarpe un po' consunte. Poi Uno alza lo sguardo e vede i pantaloni scuri aderenti, la T-shirt bianca e il cappotto grigio e i loro occhi si incontrano, perle nere della stessa ostrica.
.
I know the face you're making
And I really want to talk to you
I really, really wanted to
But once you get your mind made up
There is no getting through to you


Sembra che se nella Metropoli due occhi si incontrano ci sia lo 0,1% di possibilità che tra le menti dei due individui si formi un tunnel telepatico. Ma nessuno lo prende sul serio. Chi afferma sia un sogno, chi si ripromette di fumare roba migliore, chi di andare dallo psicologo. Eppure è qualcosa di tangibile. Si guardano ma il loro sguardo va oltre la carne.
Zero vede un piccolo Uno di dodici anni che va male a scuola, che è dislessico e che piange in camera abbracciando un cuscino mentre suo padre picchia sua madre, un Uno di quindici baciare un altro maschio davanti alla sua ragazza, un Uno diciannovenne che lotta contro la propria bisessualità, indossa il cappuccio e disegna graffiti giganteschi sui treni della metropolitana usando i colori che ha la sua anima. Graffiti come quello che ora segna il vagone come una cicatrice di guerra, Uno con la sindrome di Cassandra, che scrive haiku in segreto e che compra libri e bombolette con i pochi risparmi che ha. Uno vede un piccolo Zero in orfanotrofio preda dei bambini più grandi, con i giocattoli rotti per terra e un occhio nero. Vede una famiglia adottiva rigida e religiosa che impone regole ferree per la sua educazione, vede il bullismo che va avanti nella sua crescita, l'amore verso un uomo con il sapore del frutto proibito e la realizzazione di un futuro in solitudine alla ricerca di un amore irrealizzabile. Poi per un attimo entrambi si vedono conoscenti, amici, amanti. Poi Uno batte le palpebre e tutto questo si ferma. Ed è con in bocca il sapore dell'insoddisfazione che all'aprirsi delle porte scorrevoli Zero e Uno lasciano il vagone da uscite differenti.
"È solo una mia impressione" si dicono, prima di immergersi nuovamente nella nuvola blu che è la loro vita.
 
And for a while it was touching
For a while it was challenging
Before it got habitual
And now it really isn't interesting


Sembra che se nella Metropoli due occhi si incontrano ci sia lo 0,1% di possibilità che tra le menti dei due individui si formi un tunnel telepatico. Sembra anche che nonostante lo scetticismo verso l'esperienza coloro che la testimoniano non riescano mai a dimenticarla. Allo stesso modo, sembra che codesti siano in qualche modo destinati a incontrarsi di nuovo.





 
  
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Introspettivo / Vai alla pagina dell'autore: nettlejam