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Autore: Sisya    29/04/2008    10 recensioni
Leah la prese per mano, tirandola lungo il corridoio, il cic ciac delle scarpe di Emily fu attutito dal tappeto mentre la seguiva senza protestare.
- Voglio farti conoscere una persona. Che coincidenza poi, che siate entrambi qui! -
Emily non ebbe nemmeno il tempo di domandarle se si stesse riferendo proprio al Sam Uley di cui aveva tanto sentito parlare nelle loro eterne chiacchierate al telefono, che si ritrovò già sulla soglia del soggiorno, la mano ancora stretta saldamente a quella della cugina e una muta esclamazione di sorpresa intrappolata in gola. I suoi occhi si incatenarono a quelli di lui giusto per una frazione di secondo, proprio nell'istante esatto in cui Sam alzava lo sguardo su di loro, con un mezzo sorriso. E tanto bastò. {...}
- È così che fanno i membri di un branco. Si proteggono e si aiutano a vicenda -
- Di una famiglia - lo corresse lei gentilmente, continuando a ruotare la padella sulla fiamma accesa. Le uova sfrigolavano sulla piastra, cocendosi sotto il suo sguardo soddisfatto. Sam si abbassò di nuovo a sfiorarle la pelle con le labbra, in un gesto istintivo e saturo d'amore.
- Sì, hai ragione. Una famiglia - rispose lui, continuando a sorridere.
{A tribute for Sam and Emily}
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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Morsi e Muffins : It's Just Imprinting *O*

{A tribute for Sam ed Emily}
Prima fic che pubblico in questa sezione >.<
 Sono una coppia stupenda, non ho altro da aggiungere. Semplicemente, me ne sono innamorata *O*

Dedicata alla mia dolcissima (?) shore Suzuna, per la sua consulenza avanzata su eclipse XD
E dedicata a mia madre, anche se probabilmente non la leggerà mai, perché nei rari momenti in cui non stiamo litigando, le voglio bene.

'… È difficile da descrivere. Non è un colpo di fulmine, davvero. È più uno spostamento di gravità.
Quando vedi lei, all'improvviso, non è più la Terra che ti tiene attaccata a sé. È lei. E niente conta più di lei. Sai che per lei faresti qualsiasi cosa … diventi tutto ciò di cui lei ha bisogno, che sia un protettore, un amante, un amico o un fratello …' {by Eclipse}


 Emily batté i piedi sullo zerbino, starnutendo un paio di volte. Appena dietro di lei, oltre il porticato, la pioggia continuava a cadere fitta come due settimane a questa parte. Certo, la cosa non era poi così sorprendente, trattandosi di Forks.
Si sfilò in fretta il giaccone zuppo, accogliendo con una nota di sollievo il piacevole calduccio in casa Clearwater, mentre con una mano si assicurava che i suoi capelli non fossero ridotti in uno stato troppo pietoso.
- Oh. Sono così felice che tu sia potuta venire! -
Un attimo dopo si ritrovò Leah appesa al collo, che rideva di gioia.
Ricambiò l'abbraccio a sua volta, sorridendo.
Per quanto assurdo potesse sembrare, le sembrò di essere appena tornata bambina. O perlomeno, fu presa dalla stessa euforia di una volta al solo pensiero di poter passare con Leah qualche giorno.
Che cosa buffa, non credeva che le fosse mancata così tanto.
- Ti prego, dimmi che posso farmi una doccia calda - rise Emily stringendosi le braccia al petto - Sono completamente fradicia -
- Aspetta, prima vieni con me - Leah la prese per mano, tirandola lungo il corridoio, il cic ciac delle scarpe di Emily fu attutito dal tappeto mentre la seguiva senza protestare - Voglio farti conoscere una persona. Che coincidenza poi, che siate entrambi qui! -
Emily non ebbe nemmeno il tempo di domandarle se si stesse riferendo proprio al Sam Uley di cui aveva tanto sentito parlare nelle loro eterne chiacchierate al telefono, che si ritrovò già sulla soglia del soggiorno, la mano ancora stretta saldamente a quella della cugina e una muta esclamazione di sorpresa intrappolata in gola. I suoi occhi si incatenarono a quelli di lui giusto per una frazione di secondo, proprio nell'istante esatto in cui Sam alzava lo sguardo su di loro, con un mezzo sorriso.
E tanto bastò.

- Sam, questa è mia cugina Emily. Emily, lui è Sam, il mio ragazzo -
Leah fece le presentazioni di entrambi sfoggiando un sorrisone compiaciuto.
Si volse poi a guardare la cugina, ma non poté fare a meno di inarcare un sopracciglio, dubbiosa, quando si accorse che lei non sembrava affatto averle prestato attenzione.
No, Emily stava ancora fissando Sam, con un'intensità tale da lasciarla quantomeno sconcertata. Leah seguì la traiettoria del suo sguardo, mentre già faceva per ribattere qualcosa, e solo allora si accorse che anche Sam non le aveva ancora staccato gli occhi di dosso.
Parevano quasi ipnotizzati, l'uno dall'altra.
A poco a poco, il sorriso acceso sul bel volto di Leah finì per incrinarsi, trasformandosi in una smorfia che tradiva appena il suo nervosismo, mentre la pressante e sgradevole sensazione di essere diventata improvvisamente di troppo, cominciava a farsi strada dentro di lei.

Sam fece fatica - un'allucinante fatica - a distogliere lo sguardo da Emily Young.
Si costrinse a incollarlo al pavimento per nascondere l'angoscia del suo volto, di solito sempre così calmo e disteso.
Fu come se d'improvviso si fosse ritrovato a dover fare i conti con una percezione della realtà completamente ribaltata e distorta rispetto a prima.
Come se quel suo nuovo piccolo universo personale venutosi a creare in così pochi imbarazzanti secondi, adesso ruotasse intorno a lei.
Lei sola, nel modo più assoluto. Non comprendeva nessun altro.
Sam si scoprì tutt'a un tratto legato a quella sconosciuta così saldamente da rimanerne sconvolto.
Quella ragazza bruna e bellissima dai grandi occhi scuri, aperti su di lui, complice e allo stesso tempo partecipe del cataclisma interno che lo stava travolgendo. Bastarono solo pochi attimi perché ogni singola fibra del suo essere venisse intrecciata a quello di lei.
Solo pochi attimi, perché Emily Young divenisse il suo destino.
 Semplicemente. Fu Imprinting.

Le mani ficcate nelle tasche grondanti dei jeans logori, il respiro corto e febbricitante. Soltanto quando sentì il contatto con la pioggia che gli scorreva gelida dentro al colletto, inzuppandolo fino al midollo, Sam fu di nuovo in grado di respirare normalmente.

Emily guardò Leah.
La cugina le restituì un'occhiata inequivocabile, le labbra contratte in una smorfia sottile.
Ogni traccia del calore affettuoso di poco prima sembrava svanito.
Poi le diede in fretta le spalle, correndo su per le scale, mentre Emily si fermava in piedi sul primo gradino, seguendola con lo sguardo, mortificata.
- Leah? Dove stai andando? - la voce pregna di una nota di amaro sconforto.
- A dormire. Sono stanca -
- Leah, sul serio. Mi dispiace - riprovò Emily, esitante.
- E perché? - ribatté lei, irrigidendosi - Tanto non è successo niente. No? -
Emily non rispose, scuotendo appena la testa.
Come poterle spiegare che invece era cambiato molto più di quanto avesse mai ritenuto possibile?
Leah si dileguò subito dopo, sbattendo la porta dietro di sé con un colpo sordo.
Ed Emily rimase immobile per un paio di minuti, le nocche pallide serrate sulla ringhiera in una stretta convulsa, aspettando invano di vederla comparire di nuovo per fare pace, con un abbraccio o una cioccolata calda, come da bambine.
Ma la porta stavolta rimase chiusa.

I suoi sensi, per qualche assurdo motivo, sembravano essersi amplificati.
Percepì chiaramente che lei si stava avvicinando, ancora prima che Emily avesse raggiunto il porticato. I suoi piedi lasciarono orme leggere sulla terra bagnata, accompagnate dal fruscio del suo giaccone sbatacchiato dal vento.
Ed Emily gli fu accanto. Una mano si appoggiò gentilmente sul suo braccio per avvertirlo della sua presenza, mentre lei si sporgeva in avanti per fissarlo in viso.
- Cos'è successo, prima? -
- Non lo so - rispose lui, con la poca voce che ancora gli era rimasta.
- Ma non capisco. Mi sono sentita mi sento così … così -
Sollevò appena gli occhi su di lei, incapace di trattenersi, e scoprì con sorpresa che Emily gli stava sorridendo, i capelli appiccicati al volto dalla pioggia costante. Del tutto irrazionalmente, non poteva fare a meno di sorridere.
- Sì. Non sei stata la sola -
Sentì le dita di lei, un po' incerte, che tentavano timidamente di intrecciarsi nelle le sue. Obbedendo all'istinto, Sam la sollevò da terra tenendola stretta contro il petto, cingendole la vita con entrambe le braccia.
Socchiusero gli occhi, trattenendo il respiro.
Come temendo che l'incanto potesse tutt'a un tratto spezzarsi.
{ Perché quando un sogno sembra fin troppo bello per essere vero, si ha sempre un po' paura che da un momento all'altro ci si debba risvegliare }

Lei rimase immobile, coi piedi a penzoloni e le dita fredde a circondargli la nuca, la pioggia che incorniciava di mille rigoletti i loro profili sereni. Come se al mondo non esistesse niente di più semplice e assurdamente spontaneo.
E poco importava in quel momento, se Leah poteva uscire in veranda e vederli insieme. Poco importava di qualsiasi altra cosa.
Aveva imparato da poco il suo nome, ma Emily ormai era tutto ciò a cui riusciva a pensare.
Tutto ciò che contava.
Ed era inconcepibile, perché lui era sempre stato legato a Leah.
Ma di Leah già non rimaneva più traccia, nel suo cuore disorientato, che pulsava come impazzito per quella nuova venuta dagli occhi a mandorla.
Sfiorò le sue labbra bagnate con le sue in un bacio di una manciata di secondi, che non si arrischiò ad approfondire.
- E Leah? - sussurrò debolmente Emily subito dopo lui che si fu staccato. Stava piovendo, ma Sam era sicuro che fossero lacrime quelle che gonfiavano gli occhi di lei.
- Dille che mi dispiace. Da morire -
{ Perché sarebbe dovuta essere lei. Ma non lo era stata }

Si rabbuiò, riappoggiando Emily con delicatezza a terra.
Le passò due dita - bollenti - su una guancia fredda, prima di infilarsi di nuovo le mani in tasca e allontanarsi di qualche passo.
Emily si strinse le braccia al petto, abbassando lo sguardo al terreno. Stavolta le lacrime segnarono solchi profondi sulle guance ambrate.

Il sottobosco era diventato un pantano, la pioggia batteva talmente forte da stordirlo. E si sentiva bruciare. Bruciare come non mai.
Gli stava succedendo qualcosa, ne era sicuro, ma non sapeva cosa.
Si accorse quasi con sgomento che non riusciva più a smettere di tremare.
Scottava, come in preda alla più violenta delle febbri. Una rabbia autodistruttiva, che stava rompendo gli argini, trascinandolo con sé nella sua furia cieca.
Emily adesso era tutto. Tutto, per lui.
Ma Leah non se lo meritava.
Al solo pensiero di poterla far soffrire si sentì male.
Curvandosi, si prese la testa tra le mani, col terribile presentimento che entro breve non sarebbe più riuscito a controllare il suo stesso corpo.

Implose in se stesso, con uno strappo violento che per un attimo gli dilaniò i tendini. I muscoli si tesero, e un ringhio ostile si ridestò nella sua gola assopita di licantropo. E il lupo prese per la prima volta il sopravvento sull'uomo, quando Emily, la sua Emily, era ancora troppo, troppo vicina per essere fuori pericolo.
Non ebbe neanche il tempo di gridare che le fu addosso.
L'odore intenso del sangue gli entrò nelle narici, a zaffate, stordendolo quel tanto che bastava per farlo tornare in sé.
Ma ormai era già troppo tardi.
E lui si ritrovò subito dopo, di nuovo uomo, inginocchiato accanto al corpo della donna che già amava più d'ogni altra cosa, a tamponarle il viso straziato, a piangere come un bambino nella corsa disperata fino all'ospedale.
Cosa diavolo aveva fatto. Cosa diavolo aveva fatto.

Strinse debolmente la mano di lei nella sua, grande e bollente.
Emily rimase pallida e inerte, gli occhi chiusi e la testa abbandonata sul cuscino, le bende che le fasciavano il viso e le braccia, che ricoprivano i graffi sulla sua pelle contusa.
Tagli in profondità, che non smettevano ancora di sanguinare.
Sam le rimase accanto ogni singolo giorno.
Il ticchettio che scandiva i battiti irregolari del cuore di lei era una tortura continua, ma non si mosse di un centimetro dal suo letto.
Il suo cuore devastato invece pulsava folle.
Mostro. Era solo un mostro.
Le implorava con tutte le sue forze di svegliarsi, di aprire gli occhi, e porre fine alla sua agonia.
Se Emily smetteva di lottare, allora sarebbe stata la fine per entrambi.
- Non arrenderti piccola. Ti prego, ti prego, non arrenderti - sussurrava con voce tremante, appoggiando il suo palmo aperto contro una guancia e chiudendo gli occhi - Perdonami, amore mio. Perdonami -

Cacciò la testa sotto il getto d'acqua fredda del rubinetto, inspirando profondamente nel tentativo di mantenere la calma.
Si rialzò, lanciando uno sguardo di sfuggita nello specchio davanti a lui, e tutto ciò che riuscì a notare furono due occhiaie violacee e un volto nel quale si riconobbe a stento.
- Ehi - qualcuno gli posò una mano sulla spalla con fare paterno. Era talmente sconvolto che quasi non se ne rese conto, e dovette fare uno sforzo di memoria per ricollegare lo sconosciuto ad uno dei dottori - Ho pensato volessi saperlo. Mi hanno detto che si è svegliata -
Il suo cuore singhiozzò di sollievo, e riprese a battere accelerato.

- Emily - un sussurro atono, che però fece scattare all'istante gli occhi di lei.
- Sam! Stai bene? -
Poteva mai essere sollievo, quello nella sua voce?
Tese una mano, col chiaro intento di volerlo accanto a sé, e lui non ebbe la forza di opporsi al suo sguardo incredibilmente risoluto.
- Sam. Sei bollente - sussurrò lei stringendo una mano nella sua e premendo i polpastrelli sulla pelle calda.
- Hai avuto paura? - balbettò lui, cercando i suoi occhi. Le bende le fasciavano ancora il viso, ma i tagli - anche quelli più profondi - a quanto pareva già cominciavano a rimarginarsi. Emily fissò per un attimo le loro mani intrecciate, meditando sulla domanda.
- Sì. Tanta -
- Ma se non fosse stato per te che l'hai salvata, Sam, non oso pensare cosa sarebbe potuto succedere - mormorò Harry Clearwater dietro di loro, mentre intanto confortava come meglio poteva la moglie Sue.
Emily incontrò gli occhi di Sam, e per un attimo l'annientamento totale del suo volto la spaventò.
Poi però sorrise, reclinando la testa sulla spalla.
O perlomeno, tentò di piegare le labbra verso l'alto, quel poco che la cicatrice le permetteva.
E sul suo viso stanco apparve l'ombra di un sorriso innamorato.
- Sì. Sam mi ha salvata - ripeté lei, senza accennare a smettere di sorridere.
A questo, Sam punto non resse più. Si abbandonò sul letto, nascondendo il viso tra le braccia nerborute e pianse.
Pianse, fino allo sfinimento.
L'ultima cosa che ricordò prima di addormentarsi, stravolto, furono le dita di Emily che scorrevano dolci e rassicuranti tra i suoi capelli ruvidi, sulla sua fronte rovente; e il suono della sua voce ancora un po' roca che gli sussurrava che andava tutto bene.


- Che buon profumino - commentò Sam entrando in cucina col naso per aria.
Emily, ancora girata, non diede segno di aver sentito, continuando come se nulla fosse a mescolare il cucchiaio nell'impasto. Ma lui sapeva che stava sorridendo.
La sollevò per la vita da dietro, facendola volteggiare nello spazio ristretto tra il lavello e il tavolo. Emily si strinse forte al suo collo, unendosi all'eco un po' burbero della sua risata.
Era leggera, sorprendentemente leggera tra le sue braccia.
Lei era così, esattamente così.
Bellissima, in ogni più piccolo e semplice gesto.
Le sfiorò con un bacio il collo, riappoggiandola a terra, mentre il profumo delle frittelle che lo aveva accolto invitante appena entrato in cucina, gli riempiva appieno le narici dall'olfatto di lupo.
Passò il dorso della mano, sul graffio che correva lungo il suo braccio destro, in una carezza protettiva. Emily si interruppe, voltandosi e lasciando ricadere il cucchiaio di legno nella ciotola. Sollevò lo sguardo su di lui. La cicatrice che le scendeva perpendicolare sull'occhio scuro s'increspò leggermente all'altezza della bocca, lasciando trasparire il sorriso luminoso di una volta.
D'altra parte, ritrovarsi a sorridere anche nei momenti più impensabili della giornata era stata da sempre una loro personale prerogativa.
Beh, certo, soprattutto ora, anche un po' di più del solito. O dell'umanamente concepibile.
Il ventre di lei diventava un po' più grosso ad ogni mese che passava.
Sam ci appoggiò sopra le grandi mani, accostando il mento alla sua spalla nuda.
- I ragazzi torneranno a momenti. E saranno affamati come lupi - esclamò lei.
- Ah, beh, non sarebbe una novità -
Emily rise, portandosi un dito ricoperto di impasto alla bocca.
- Ammetto che alle volte ci danno un po' di problemi - sospirò lui alzando lo sguardo al cielo - Ma è così che fanno i membri di un branco. Si proteggono e si aiutano a vicenda -
- Di una famiglia - lo corresse lei gentilmente, continuando intanto a ruotare una padella sulla fiamma accesa. Le uova sfrigolavano sulla piastra, cuocendosi sotto il suo sguardo soddisfatto. Sam si abbassò di nuovo a sfiorarle la pelle con le labbra, in un gesto istintivo e saturo d'amore.
- Sì, hai ragione. Una famiglia - rispose lui, continuando a sorridere.
- Sam - Emily reclinò il capo all'indietro, abbandonandosi sulla sua spalla con un'espressione di serenità completa che le distendeva il viso - Ti amo -
Lui si concesse giusto un paio di secondi di enigmatico silenzio, prima di chinarsi tra il suo collo e la scapola, con le labbra tese fino a sfiorarle un orecchio, a sussurrarle un sentito 'Anche io '
E non sarebbe potuto essere altrimenti.

  
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