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Autore: Pervinca95    21/11/2013    11 recensioni
Avete presente "La guerra dei mondi" di Steven Spielberg? Ecco, immaginate qualcosa di vagamente simile in cui i protagonisti, però, sono due ragazzi del liceo e il cui unico sentimento capace di accomunarli è l'odio reciproco: David Trent e Sarah Anderson.
Il primo è il tipico bello e dannato, arrogante fino al punto giusto e indisponente oltre i limiti dell'immaginazione.
La seconda è una ragazza come tante, determinata e testarda, che non ha intenzione di farsi mettere i piedi in testa da nessuno; al contempo, però, è anche sensibile e dolce, un'inguaribile romantica.
*REVISIONE E CORREZIONE IN CORSO- POSSIBILI AGGIUNTE*
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Dal capitolo tredici:
Con la mano libera mi afferra il polso e lo stringe.- Sarei comunque in grado di fermarti in tempo, quindi la tua minaccia non mi sfiora nemmeno di striscio-
Sollevo un sopracciglio scettica.- Non è vero, non ce la faresti- replico convinta.
- Vuoi scommettere?-
- Ci sto-
- Ok, allora, se io vinco...- Fa una pausa e guarda il soffitto in fase meditativa, dopo poco riporta lo sguardo su di me, ma una strana luce illumina i suoi occhi.- Se io vinco tu dovrai spogliarti-
Genere: Romantico, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico, Sovrannaturale
Capitoli:
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Chi non muore... si rivede






Dedicato a Marta e Caty (Cristal Mouri)










Sono ormai passati quattro giorni da quando ho scoperto che Trent se ne era andato.
Non mi sono mai mossa da qua, dal mio rifugio, perché ormai è solo mio.

Ho pianto, tanto, ogni santo giorno, ininterrottamente, senza curarmi del fatto che più mi agito e più peggioro la situazione della mia costola incrinata.
Mi sento sola, abbandonata, non riesco a pensare a niente di concreto per adesso.
Mi chiedo continuamente "perché? Perché ha fatto una cosa simile?", ma non riesco mai a trovare una risposta soddisfacente, e ormai sono quattro giorni che tento invano.
A questo punto comincio a credere che non ci sia un reale motivo al suo gesto. 

Non ho chiuso occhio in queste notti, ad ogni impercettibile rumore sono sempre scattata come una molla per poi nascondermi dietro il divano... l'ultimo posto in cui ci siamo nascosti insieme... ma adesso non devo pensare a queste cose, non hanno più senso ormai.

Per quanto abbia tentato di farmi una ragione del suo abbandono non ci sono riuscita, e forse anche perché, nonostante l'odio reciproco, un po' mi ero affezionata a Trent. Vorrei augurargli tutto il male possibile, eppure... eppure non ci riesco, sono preoccupata per lui, nonostante ciò che ha fatto. 
Sono una stupida forse, me lo ripeto ogni qual volta il pensiero di Trent mi affiora nella mente, e ogni volta questo pensiero appassisce come un fiore a cui non viene data acqua.
E che acqua dovrei dargli dopo ciò che mi ha fatto? Dovrei forse alimentare il pensiero che ho di lui?
Da una parte c'è la me preoccupata per la sua vita, dall'altra c'è la me che lo odia profondamente... E se le metto insieme ciò che ne viene fuori è una me distrutta, in pena per la vita del suo nemico e vogliosa di spezzargli l'osso del collo.

Appoggio la testa al muro e guardo il soffitto, sospirando.
Non so per quale futile motivo, ma preferisco stare seduta per terra che sul divano... forse perché mi sento più riparata... non so.
Anzi, credo di saperlo il perché, quando ho scoperto che Trent se n'era andato mi sono seduta in questo punto, e sono rimasta tutto il giorno qui, ferma, a piangere e a guardare il soffitto, con la speranza che quella porta si aprisse e che lui tornasse da me.

Speranza vana, perché non è successo niente, non è tornato, e mai più lo farà.
 
In compenso ho stretto amicizia con il topolino che mi si era avvicinato. Ogni giorno gli lascio qualche mollica di pane e lui viene a mangiarla, talvolta avvicinandosi alla mia mano, senza paura.
Io ogni volta lo guardo senza dire una parola, assorta nei miei tristi ed innumerevoli pensieri.

Sospiro ancora e punto lo sguardo sulla piccola cucina.
In questi giorni ho mangiato poco e niente, più niente che poco. Mi si è chiuso lo stomaco, sono riuscita a buttare giù solo qualche crosta di pane secco e due pezzetti di cioccolata fondente... poi basta.
È come se sentissi una morsa allo stomaco e automaticamente la mia gola si chiudesse impedendomi d'ingurgitare. Immagino di essere dimagrita di qualche chilo da quando tutto questo maledetto inferno ha avuto inizio. Mi sto riducendo ad uno straccio... e per chi? Per lui?! Tanta pena per niente.
Ma per ora non sento nessuna pressione della fame, diciamo che sono piena così, con dell'acqua e poco pane.

Un rumore.
Scatto in piedi e strabuzzo gli occhi puntandoli sulla porta. 
Facendo il minor rumore possibile corro dietro il divano e rimango in allerta, come un cacciatore che sta attendendo che la sua preda si avvicini... peccato che la preda dovrei essere io.

Altri rumori, ora più vicini.

Sento il cuore martellare ad un ritmo incalzante, e so per certo che non reggerà stavolta, alla fine mi scoppierà dentro al petto. Poveretto.
Allungo la testa e mi sporgo per guardare la porta, perché da lì fuori vengono e sembrano...sembrano...passi.
Ho paura, e se fosse un altro pazzo mercenario che crede di aver trovato riparo?
Ritraggo la testa e mi attacco con la schiena al divano, immobilizzata dal terrore.

Si sta avvicinando, qualcuno sta scendendo velocemente i gradini fuori e... la porta si apre, o meglio dire, si spalanca con forza e subito dopo viene richiusa violentemente.
Perfetto, e ora che faccio? 

Il tizio muove dei passi e poi si ferma, io nel frattempo ho smesso di respirare.
È calato il silenzio. Nessuno si muove, io nemmeno respiro figuriamoci.
Poi improvvisamente sento sbattere qualcosa contro il muro, con violenza, e a giudicare dal rumore sembrerebbe un pugno... sì, un pugno contro la parete.

- Dannazione! Dannazione!- Sgrano gli occhi e m'irrigidisco come se mi avessero appena rovesciato addosso dell'acqua ghiacciata.
È la sua voce, è lui, è il troglodita, è Trent.

Lentamente mi alzo in piedi e mi volto a guardarlo, ancora con gli occhi sgranati dalla paura e dalla sorpresa.
E dopo quattro lunghi giorni i nostri occhi s'incontrano, s'incatenano, e percepisco un calore diffondersi per tutto il corpo.

Ha il viso pieno di graffi e qualche rivolo di sangue secco che scende dalla tempia destra. Per non parlare della maglietta, completamente lacerata, tanto che si vede nitidamente il suo fisico scolpito.

Mi osserva per qualche istante, quasi con sollievo, poi fa dei passi verso di me e mi si para davanti, a pochi centimetri di distanza.
Non riesco ad allontanare i miei occhi dai suoi, che adesso mi guardano intensamente, quasi con felicità.

Allunga una mano e la posa sulla mia guancia, carezzandola dolcemente con il pollice.- Stai bene- sussurra, più con il tono di una constatazione che di una domanda.

Non rispondo, rimango a guardarlo ammutolita, e poi ricordo. Ricordo la mia disperazione nel non trovarlo, le mie lacrime, la paura, il senso di abbandono costante, e allontano la sua mano con violenza.

Mi guarda confuso ed aggrotta la fronte.- E ora che ti prende?- domanda piegando la testa di lato.

Mi avvento su di lui e comincio a sferrargli tanti piccoli pugni sul petto, con tutta la rabbia e la disperazione che mi ha fatto provare in questi giorni.- Tu, sporco traditore! Mi hai abbandonata senza dire uno straccio di parola, hai minimamente pensato a ciò che mi avresti fatto passare?! Eh?! Ci hai pensato?! E ora ritorni e fai finta di niente, come se non fosse successo assolutamente nulla!- urlo continuando a picchiarlo con tutta la mia forza.

Mi blocca i polsi e mi strattona verso il muro, sbattendomici contro e fermandomi le mani sopra la testa.
Lo guardo con risentimento e cerco di liberarmi dalla sua presa ferrea, ma non me lo permette, come non mi permette di abbassare lo sguardo.

- Cosa accidenti stai dicendo?!- sbraita riducendo gli occhi a due fessure.- Abbandonata?! Non l'ho mai fatto, e non mi è nemmeno mai passato per l'anticamera del cervello! Sono qui adesso, se non ci vedi!- 

- Hai detto bene. Adesso. Prima non c'eri, te ne sei andato senza dire una parola dopo avermi vomitato addosso tutte quelle cattiverie. Cosa avrei dovuto credere io, eh?! Mettiti nei miei panni una buona volta! Come ti sentiresti a sentirti dire da qualcuno che si è pentito di averti salvato la vita e il giorno dopo, quando ti svegli, non c'è più?! Eh?! Come ti sentiresti tu?!- Sento i miei occhi riempirsi di lacrime ed abbasso la testa, ma con scarsi risultati dal momento che con una mano mi tiene fermo il mento.

Rimane in silenzio, a guardarmi, perché sa che ho ragione, lo sa perfettamente, solo che gli costa ammetterlo.

Sospira ed avvicina la sua testa alla mia, chiudendo gli occhi e facendo strusciare delicatamente il suo naso contro il mio, come a volermi tranquillizzare.
E ci riesce, ma solo in parte, perché alcune lacrime rompono gli argini e si riversano sul mio viso.

- Non è vero- sussurra alitando sulla mia bocca.- Non mi sono mai pentito di averti salvata quel giorno, era una bugia, solo una stupida bugia- ribadisce posando la bocca su una lacrima.

Mi lascia le mani e stringe le braccia attorno alla mia vita, avvicinandomi a sé, fino ad arrivare corpo contro corpo.
Chiudo anch'io gli occhi e mi lascio cullare come una bambina, felice di risentire il suo calore dopo giorni.

- Perché allora? Perché te ne sei andato?- domando flebilmente.

Sorride sulla mia guancia e ritrae la testa per guardarmi negli occhi.- Le tue pasticche- risponde soltanto, continuando a sorridere.

Inizialmente rimango interdetta, poi ricollego tutto: il nostro discorso, il suo strano interesse su dove si trovassero le mie pasticche per gli attacchi di panico, le continue domande...

- S...sei andato fino a casa mia per...per prendermele?- chiedo sempre più stupita.

- Sai, le farmacie sono chiuse per ora- taglia corto ironicamente.

- C...come facevi a sapere...?-

- Dove abitavi? Beh, Brad abitava da quelle parti, ed una volta mentre andavo da lui ti ho vista entrare in casa.- Fa spallucce.- Tutto qua.-

Sono senza parole. Non so nemmeno più cosa pensare.

- Grazie- riesco solo a dire, guardandolo intensamente e...abbracciandolo.

Affondo la faccia nel suo petto e mi stringo a lui, cercando di comunicargli la mia gratitudine.
Aumenta la presa intorno alla mia vita ed appoggia il mento sulla mia testa.

- Quando sei docile mi fai quasi impressione Anderson- commenta ironico.

- E tu quando sei gentile mi fai quasi paura Trent- ribatto sorridendo.

Cala il silenzio. Non paliamo più, lo sento solo sorridere per il tono con cui gli ho risposto, e rimaniamo abbracciati, stranamente in pace l'uno con l'altra.
Stranamente, perché non siamo mai andati d'accordo, non ci siamo mai abbracciati e non siamo mai stati contenti di rivederci, ma probabilmente è questa situazione che ci fa fare cose che non avremmo mai fatto.

Lentamente sposta la testa da sopra la mia e mi sembra di percepire la sua bocca sui miei capelli, ma forse è solo una mia impressione, agitata come sono per la felicità potrei anche immaginare le cose.

- Te l'ho già detto che sei nana?-chiede all'improvviso, destandomi dai miei pensieri.

Alzo la testa ed incontro i suoi occhi, che sono troppo vicini, talmente tanto da permettermi di scorgere tutte le sfumature di marrone presenti. Ma poi, a scoppio ritardato, mi accorgo che non sono solo i nostri occhi ad esserlo, bensì anche le nostre bocche, estremamente in prossimità.

E le sue labbra sono dannatamente attraenti. Accidenti, no, le ho guardate.
Alla velocità della luce ritorno con lo sguardo sui suoi occhi. È incredibile come non mi sia resa conto di averlo abbassato sulla sua bocca. Comincio a farmi paura da sola.

Ma quando torno a guardare i suoi occhi non trovo altro che le sue palpebre semichiuse, perché anche lui ha abbassato lo sguardo sulle mie labbra, e non è la prima volta che succede. 
Non so perché, ma mi sento...strana, cioè, è come se fossi...attratta da Trent a livello fisico, ma non è possibile, non è giusto, non va assolutamente bene.

Mi schiarisco la gola e muovo di lato la testa, slacciando le braccia dal suo collo per tornare ad una certa distanza. Ma le sue mani non si spostano dai miei fianchi, e neanche mi permettono di allontanarmi, così torno a guardarlo smarrita e confusa, ma non per ciò che sta facendo, piuttosto per ciò che sto provando io.

- Perché non me lo hai detto che saresti andato a casa mia?- chiedo all'improvviso, corrugando la fronte.

- Perché se no mi avresti seguito- risponde calmo, in un sussurro. Poi sorride sornione ed incrocia le braccia al petto.- Ti sono mancato parecchio eh?- 

Sollevo un sopracciglio e gli tiro un leggero pugno sul braccio.- Ma per favore- taglio corto andando verso la cucina.- Più che altro ti avrei voluto strozzare, sgozzare e impiccare- 

- Quanta aggressività Anderson, ne deduco che tu abbia sofferto molto- commenta ironico, sollevando un sopracciglio.

Non mi volto nemmeno a guardarlo e prendo un panno pulito da uno sportello sotto il lavello.- Ti sbagli, su tutto il fronte- dico soltanto, cercando di mostrarmi sicura. Perché ci ha preso in pieno, come al solito. Ho sofferto tanto per la sua mancanza, mi sono disperata per giorni, ma preferirei farmi tagliare i capelli piuttosto che ammetterlo, per di più davanti a lui.

Bagno il panno e poi glielo passo.- Hai un sacco di graffi sulla faccia, passaci questo, almeno ti sentirai meglio- 

Lo prende e non sento nemmeno un "grazie"uscire dalla sua bocca, cosa che mi manda su tutte le furie.

- La buona educazione noto che è rimasta la stessa- attacco pungente e riducendo gli occhi a due fessure.

Mi guarda come se fossi una pazza e poi sorride beffardo.- Come al solito siamo suscettibili, eh?- domanda sfregandosi la faccia per levare il sangue incrostato.

- Diciamo che ho una sorta di repulsione alla maleducazione, quindi o ti muovi a dirmi grazie, come ho fatto io poc'anzi o...- Scrocchio le dita delle mani e sorrido diabolica.- O ti passerà la voglia di fare lo spiritoso, te l'assicuro-

Avanza verso di me sorridendo ed abbassa la testa per arrivare col viso vicino al mio, e qui mi si blocca il respiro in gola.

- Sarei curioso di conoscere i tuoi metodi bruschi- sussurra piegando la testa di lato e sfiorandomi l'orecchio con le labbra.- Ma per stavolta mi limiterò a dirti grazie- 

Allontano il viso dal suo, velocemente, e cerco di riprendere un certo contegno.- Bene, hai fatto la scelta più giusta. Vedo che ci tieni alla tua vita- dico sollevando le sopracciglia e andando a sedermi sul divano, per aumentare ancora di più le distanze tra i nostri corpi.

- In realtà ci tenevo a scoprire le tue maniere forti, mi sarei voluto fare qualche risata- commenta tamponandosi la tempia e guardandomi con aria di sfida.

Stringo le gambe al petto e faccio un sorriso malefico.- Credo che le conoscerai presto le mie maniere forti, puoi giurarci-







Angolo dell'autrice:
Addirittura in anticipo!!! Spero il capitolo vi sia piaciuto :)
Ho deciso di saltare la narrazione di tutti e quattro i giorni di solitudine di Sarah perchè capite che poi sarebbe diventato monotono e pesante, ma comunque è presente un breve riepilogo all'inizio. Spero abbiate apprezzato il tutto >.<
David è tornatooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooo!!!! Evviva, e si era allontanto per una buona causa, ha pensato a Sarah. 
Sono sicura che molte di voi lo staranno rivalutando ahahahaah, anche Sarah lo sta facendo, ma le liti e tutti i dissapori tra loro non finiscono di certo qua ihihih.
Vedremo, vedremo....
Il prossimo capitolo personalmente lo ADORO!! Non vedo l'ora di farvelo leggere!
Alla prossima ed un bacioneeeeeee!!!
GRAZIE DI CUORE!
  
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