A Nicole,
per avermi ispirato questa breve storia,
per essermi sempre stata accanto.
Jem suonava il violino, in quella stanza ghiacciata.
Aveva gli occhi chiusi, lo sguardo concentrato, chissą a cosa pensava!
E Will lo ascoltava, dal corridoio; gli occhi blu come l'oceano trattenevano a stento le lacrime: mai in vita sua aveva udito suono pił dolce e soave!
Gli faceva venir in mente le verdi colline del Galles, i fiumi limpidi e freddi come la neve, la risata di Cecily e quella di Ella, i canti della madre e le mani callose del padre: il cuore -che costringeva ad essere freddo come una lastra di ghiaccio- era traboccante di malinconia.
Come faceva, quell'esile ragazzino, a trasmettergli tante emozioni, suonando un semplice violino?
Quel ragazzino, con gli occhi neri screziati di grigio, il vecchio violino e la polvere bianca sempre appresso, che sembrava tanto delicato da esser formato solo da cenere e luce, che stava cominciando ad amare, era l'unica sua ancora di salvezza.
Come avrebbe fatto, senza di lui, a non lasciarsi uccidere da tutto quel freddo?
Se lo chiedeva ogni giorno, da quando aveva conosciuto Jem.
E gli si stringeva il cuore, vedendo che i suoi occhi da neri come il carbone stavano perdendo colore, come i suoi capelli e la pelle: quel giorno Will, tra musica, luce e lacrime, decise di salvarlo dal freddo del mondo.
Lo avrebbe protetto.