CAPITOLO 7: INTO THE DEEP
«E quello cosa diavolo sarebbe?».
Anche
se Clary dava le spalle a Draco Malfoy, poteva perfettamente udire
quanto fosse anormale il suo tono, come se avesse mandato giù un
blocco di ghiaccio.
La ragazza si voltò lentamente.
«Non lo so, ma non mi piace».
«Aprilo».
«Scusa?».
«Cosa c’è, Morgenstern? Hai paura?».
«Non ho paura, ma vorrei sapere se è sicuro prima di metterci le mani».
«In altre parole, hai paura».
Ora sul volto del ragazzo si era aperto un ghigno di scherno.
«Oh, al diavolo».
A
quel punto, Clary posò nuovamente la scatola, che aveva preso
tra le mani, sul pavimento, e, con cautela, sollevò il coperchio.
«Ma che cavolo è?».
La
rossa, piuttosto irritata dai continui strilletti del compagno
Serpeverde, roteò gli occhi al cielo e tirò fuori dalla
scatola un tabellone con un percorso fatto di caselle al cui centro
sembrava incastrato un semicerchio di vetro color verde scuro.
«Malfoy,
innanzitutto se non la smetti di urlare come una ragazzina, ti prendo a
calci, non sarebbe una novità. Seconda cosa… sembra un
gioco da tavolo… come quelli che hanno i mondani… ».
«Un gioco? Ma stai scherzando? Tutto questo per un dannato gioco?».
Qualcosa
in quel momento scattò nella testa della ragazza: un gioco. Le
tornò in mente la conversazione tra Magnus e Silente e poi
ciò che Jace aveva raccontato ancor prima, quando li aveva
sentiti parlare di un misterioso gioco che Magnus avrebbe dovuto
rintracciare.
I
suoi pensieri furono interrotti dal rumore della porta che si
spalancava, facendo entrare di gran carriera un Jace teso come una
corda di violino, in tenuta da battaglia, seguito da Alec e Isabelle,
nel suo stesso abbigliamento.
Con grande sorpresa della rossa, alle loro spalle arrivarono Harry, Ron e Hermione.
«Clary!».
«Jace?».
Le loro voci si sovrapposero.
Jace le andò incontro prendendola saldamente per le spalle.
«Che cosa ti è saltato in mente?! Ti avevo detto di raggiungermi davanti la sala comune dei Grifondoro!».
«Io…
lo so, è che poi ho sentito di nuovo i tamburi e ho incontrato
lui e quando siamo arrivati qui abbiamo trovato quello», si
giustificò lei indicando la scatola.
Solo in quel momento i nuovi arrivati parvero accorgersene.
Alec
ci girò attorno con fare circospetto, esaminando tutto
ciò che si trovava all’interno, poi si sedette per terra.
Dentro
la scatola, oltre al tabellone che Isabelle aveva tirato fuori,
c’erano un paio di dadi e svariate pedine. Ai lati invece, il
regolamento.
Malfoy
afferrò i due dadi che stavano adagiati all’interno della
scatola e, non appena li prese in mano, Clary poté quasi
percepire la loro vibrazione, tanto che al ragazzo sfuggirono di mano,
rotolando sul tabellone.
Una
pedina, scattò subito all’inizio del percorso e si mosse
di otto caselle, il numero indicato dai dadi, mentre tutti restavano a
guardarla attoniti.
«Ma
che accidenti… ?», commentò Ron, ma il resto della
frase gli morì in gola quando sul semicerchio verde
cominciò a formarsi una scritta gialla.
“Il viaggio è cominciato, tornare indietro non si può che voi siate pronti oppure no”.
«È uno scherzo, vero? Ditemi che è uno scherzo».
«Izzy, leggi il regolamento», ordinò Alec in tono perentorio.
La sorella puntò i suoi occhi scuri sui lati del tabellone e cominciò a leggere ad alta voce: «A
voi viaggiatori: non cominciate questo gioco se non avete intenzione di
finire perché, solo quando una pedina avrà raggiunto il
centro del tabellone, le conseguenze spaventose da esso scaturite
spariranno. I numeri doppi tirano due volte e attenzione: se il gioco
cercherete in ingannare, i vostri più grandi incubi si
potrebbero avverare».
«Magnifico»,
commentò Jace. «Non avresti neanche dovuto prenderli in
mano quei dadi, adesso… », ma un rumore lo costrinse a
lasciare la frase a metà e voltarsi di scatto.
«Che cosa è stato?».
Il
cuore batteva forte nel petto di Clary, quasi volesse uscire dalla
gabbia toracica e, quando vide un’immensa ombra passare sul
pavimento, si sentì gelare il sangue nelle vene.
Poco a poco, una figura massiccia si stagliò proprio davanti ai loro occhi e tutti i presenti rimasero raggelati.
Malfoy
trattenne a stento uno strillo, così come anche Ron, mentre
Hermione, sul punto di svenire, si portò una mano alla bocca e
impallidì di colpo.
A
pochi metri da loro, i ragazzi si trovarono una grande bestia grigia
con la pelle che sembrava decisamente spessa per essere lacerata da una
semplice arma. Sul naso aveva un grosso corno che prometteva solo guai
per chiunque si fosse avvicinato e, quando Jace ed Alec fecero per
sfilare una spada angelica dalla loro cintura, Hermione parlò.
«Fermi!
Fermi. Questo è un Erumpent. È una bestia molto
pericolosa, ma se non viene provocata in alcun modo, da sola non
attacca. Ha una pelle troppo spessa per essere ferito con dei normali
incantesimi, perciò io non tirerei fuori delle armi, a meno che
non abbia in progetto di fare una fine molto molto brutta. Dentro il
suo corno c’è veleno e secondo me la cosa migliore
è andarcene di qui alla svelta».
«Hermione, ma sei matta? Hai intenzione di lasciare qui questa cosa?».
«Nessuno
mai entra qui; questo è il bagno di Mirtilla Malcontenta e se
noi non lo provochiamo, lui non ci attaccherà, ma dobbiamo
finire questo gioco e non lo possiamo fare qui, altrimenti finiremo per
svegliare tutto il castello, o magari finiremo ammazzati noi. Dunque,
io propongo di spostarci in un luogo in cui non attireremo
l’attenzione».
«Tipo?», s’intromise Isabelle.
«La Foresta Proibita», intervenne Harry.
«Io lì non ci torno!».
«Ron,
Harry ha ragione. Dobbiamo finire a tutti i costi questa partita e se
c’è il pericolo che dal gioco escano creature simili, la
Foreste Proibita è il luogo ideale! È uno spazio aperto,
ci darebbe almeno delle possibilità di fuga, ma tu te lo
immagini se quell’affare cominciasse a correre per i corridoi di
Hogwarts? Non possiamo restare qui».
Alla fine, il rosso parve convincersi.
«D’accordo allora, andiamo».
«Fate strada voi», prese parola Jace.
Così,
Harry si mise a capo del gruppo e, il più silenziosamente
possibile, i ragazzi si fecero strada lungo i corridoi.
[…]
Per
evitare incontri indesiderati durante il percorso fino alla Foresta
Proibita, Harry tirò fuori la Mappa del Malandrino, guidando
così tutti gli altri attraverso passaggi deserti del castello.
Il
ragazzo ormai era rassegnato: lui non avrebbe mai avuto un anno
tranquillo, ad Hogwarts, ma nonostante tutto quella situazione era
forse ancor più assurda di tutto il resto.
Chi aveva potuto inventare un gioco dal quale scaturissero certe mostruosità con il solo scopo di ucciderti?
Harry scosse la testa per allontanare quei pensieri e tornò a concentrarsi sulla Mappa.
Jace
era al suo fianco, entrambe le sue mani erano occupate, la destra da
una sottile arma che non aveva mai visto, che lo Shadowhunter aveva
chiamato “spada angelica”. L’altra invece, da un
frammento della stessa sostanza dell’arma che però
illuminava il corridoio: una stregaluce.
I
quattro Cacciatori non si sentivano nemmeno mentre camminavano, mentre
gli studenti di Hogwarts, sembravano produrre un frastuono assordante
in quel silenzio sepolcrale, nonostante cercassero di essere il
più silenzioso possibile.
Quando giunsero all’aperto, il freddo sferzò i loro volti ed Harry, come tutti gli altri, s’irrigidì.
Nessuno aveva messo in conto una “gita al parco”.
Gli
otto si fecero strada nell’ampio spazio aperto, oltrepassarono la
capanna di Hagrid e cominciarono ad addentrarsi nel folto della foresta.
Il
freddo era davvero pungente, penetrava fin dentro le ossa di Harry
quasi volesse congelarlo lì dove si trovava. Tutto, quella
notte, stava andando dannatamente male.
Quando il gruppo fu sufficientemente nascosto dalla vegetazione della foresta, il ragazzo decise di fermarsi.
«Eccoci. Direi che qui può andare».
Si
voltò a guardare i suoi compagni d’avventura, o
meglio… di disavventura e notò che tutti loro erano
pallidi e intirizziti dal freddo.
Poi, Clary si mise una mano in tasca e ne estrasse qualcosa.
«Questo è uno stilo», spiegò non appena notò che il ragazzo la stava osservando.
«Lo usiamo per disegnare le rune sul nostro corpo, in battaglia».
Detto
questo, la ragazza cominciò a tracciare delle linee decise sulla
pelle scoperta del corpo di Jace, il quale rimase immobile fino a
quando lei non ebbe completato. Alec ed Isabelle stavano facendo la stessa cosa tra di loro.
«Questa
è una semplice runa contro il freddo. Ma di solito usiamo quelle
per la forza, per la velocità e tante altre ancora. Penso sia il
caso di fare un “servizio completo”, a questo punto».
Jace
annuì e poi Harry, alle sue spalle, udì Ron lamentarsi:
«Non è che potreste farla anche a noi quelle per il
freddo?».
Clary accennò ad un sorriso.
«Mi dispiace, ma voi rimarreste uccisi; le rune sono troppo potenti per chi non è uno Shadowhunter».
Il rosso impallidì.
«Oh, allora credo che ne farò a meno».
Stranamente, pensò Harry; Malfoy non si era più lamentato da quando erano usciti dal castello.
Quando
i quattro Shadowhunters ebbero terminato, si disposero tutti in
cerchio, sedendosi per terra e piazzando il gioco al centro, sul
terreno gelato.
«Ragazzi,
ma se questo è il gioco di cui Magnus parlava… non
credete che sarebbe meglio andare a chiamarlo? Insomma… potrebbe
esserci d’aiuto, dopotutto lui è vecchio, potrebbe sapere
molte più cose di noi», propose Clary ad un certo punto.
«Forse non è una cattiva idea», concordò Isabelle.
«Va bene. Allora Alec, tu vai a chiamare Magnus, noi intanto… continuiamo la partita», sentenziò Jace.
«No, non esiste. Siamo parabatai. O aspettate il mio ritorno, oppure qualcun altro dovrà andare a chiamare Magnus».
«Oh, d’accordo, ci vado io, ma vedete di non farvi ammazzare, nel frattempo».
Detto
questo, Isabelle si tracciò velocemente una runa
dell’invisibilità sull’avambraccio sinistro e corse
via in fretta, ripercorrendo la strada inversa.
«Ok. Dunque… chi vuole tirare adesso?».
«Sicuri che non dovremmo aspettare Isabelle? Insomma… lei è brava».
«Sì, Clary, ma prima iniziamo, prima finiamo».
«D’accordo, allora tiro io».
Harry notò l’occhiata combattuta che Jace le lanciò mentre lei stendeva una mano per afferrare i dadi.
Quel
ragazzo poteva fare il duro finché voleva, ma era perfettamente
visibile quanto ci tenesse a Clary e quanto si preoccupasse per lei.
A quel punto, la rossa afferrò i dadi e prese un respiro profondo.
Dopodiché,
con un movimento fluido, lanciò i due oggetti sul tabellone e
subito, un’altra pedina scattò e si mosse di undici
caselle.
Sul cerchio verde questa volta comparve un simbolo, un simbolo che Harry non aveva mai visto.
«Che cosa vuol dire?», chiese Hermione.
Ma tutto ciò che Alec rispose, fu: «Niente di buono».
[…]
Quando Jace vide il simbolo demoniaco formarsi all’interno del cerchio s’irrigidì.
«Demoni», disse solo. «Stanno arrivando».
Non ebbe quasi il tempo di finire la frase, che furono accerchiati da una dozzina di demoni Ahiab.
I
grossi corpi da lucertola si muovevano velocemente nella loro direzione
perché, benché fossero ciechi, erano dotati di un olfatto
molto sviluppato.
Simultaneamente,
Jace, Alec e Clary si pararono davanti ai quattro maghi di Hogwarts,
rimasti impietriti sul posto alla vista delle creature.
I
tre Shadowhunters sfoderarono le loro spade angeliche, che cominciarono
a brillare illuminando il piccolo spiazzo della foresta nel quale si
trovavano e si prepararono alla battaglia.
Con
una rapidità di cui solo Jace poteva essere capace, il ragazzo
decapitò immediatamente un demone che stava per balzare verso
Hermione. Il sangue schizzò ovunque e la ragazza gridò.
I
demoni Ahiab avevano una linea di denti seghettati sulla fronte, nel
punto in cui avrebbero dovuto esserci gli occhi e un’altra bocca
sulla parte inferiore del viso con zanne gocciolanti liquido corrosivo
se veniva in contatto con la pelle e una lingua biforcuta.
«Clary,
dietro di te!», gridò Alec un momento prima che un demone
si avventasse sulla ragazza, che ebbe appena il tempo di rotolare per
terra prima che la bestia le fosse addosso.
Jace
avrebbe voluto aiutarla, ma se lo avesse fatto avrebbe lasciato
scoperti i quattro maghi, che da soli non sarebbero durati più
di cinque minuti.
«Reducto!»,
esclamò ad un tratto Hermione, puntando la bacchetta contro uno
dei demoni, che, con sorpresa di tutti, esplose schizzando icore
ovunque.
«Non
sapevo che la vostra magia funzionasse contro i demoni», le disse
Jace mentre teneva a bada altre due di quelle creature rivoltanti.
«Nemmeno io lo sapevo… ».
Hermione sembrava piuttosto sconvolta e sorpresa insieme.
A
quel punto anche Malfoy, Harry e Ron imitarono la strega e, con le
bacchette alla mano, cominciarono a combattere contro i demoni.
Jace stava combattendo contro un altro di quei demoni quando si sentì travolgere da un peso che gli si scaraventava addosso.
Quando
riuscì a districarsi da quell’ammasso di gambe e braccia,
scoprì che si trattava di Clary, che lo aveva buttato per terra
per impedire che uno dei mostri gli trapassasse lo stomaco da parte a
parte con i suoi artigli.
«Stai bene?», gli chiese la ragazza tenendolo per le spalle, ancora sdraiata sopra di lui.
Lui
fece un breve cenno di assenso con il capo e si sollevò
nuovamente portando Clary con sé e posandola nuovamente a terra
con estrema facilità.
Si
guardò intorno: i quattro maghi, piuttosto sconvolti, pallidi e
sudati giravano la testa da ogni parte per controllare che
nessun’altra delle creature li attaccasse, mentre Alec stava
estraendo in quel momento la sua spada angelica dal corpo ormai senza
vita di uno dei demoni.
Fu una voce alle sue spalle a farlo voltare.
«AVETE TIRATO I DADI?! Per Lilith… stupidi Shadowhunters, ci farete ammazzare tutti»
NOTE:
Ciao
a tutti! Mi dispiace per non aver aggiornato ieri come da programma, ma
dovevo studiare per un esame che oggi il professore ha deciso di
rimandare… quanto amore.
Comunque…
il gioco è cominciato… cosa ne dite di questa prima
parte? Spero di non aver deluso le vostre aspettative!
Ah, con le rime faccio schifo, quindi abbiate pietà e io vi prometto che cercherò di farne il meno possibile XD
Vi lascio il link del mio profilo su facebook se qualcuno avesse voglia di aggiungermi tra gli amici; stavo prendendo in considerazione l’idea di creare una pagina dedicata alle mie storie (per adesso ho in corso solo ItD, ma a breve spero di pubblicarne un’ altra) e… beh, voi fatemi sapere!