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Autore: SaBrInA_97    22/11/2013    0 recensioni
"Ci stanno distruggendo Harry! Stanno rovinando tutto quello che abbiamo!"
...
"L'unica cosa giusta in tutto questo siamo io e te"
...
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Gli mancava terribilmente.
Erano a 10 passi di distanza.
Tra loro solo un corridoio e una porta.
Così poco per dire che erano lontani, così tanto per dire di essere vicini.
Una moquette rossa stinta e una porta di legno pesante.
Harry seduto sul letto guardava la porta aspettando che qualcosa accadesse, non sapeva esattamente cosa, sperava di vedere due occhi azzurri sbucare dallo spiraglio della porta e dire: “Haz, non riesco a dormire”.
Ma non sarebbe successo, lui lo sapeva, Louis non avrebbe mai fatto una cosa così tanto eclatante, non avrebbe mai preso una posizione tanto importante.
Harry tormentava un lembo del lenzuolo che gli copriva appena le caviglie, pensava, pensava troppo, era sempre stato quello il suo problema. Pensava alle fans, alle urla, alla musica, a sua madre che se fosse stata con lui gli avrebbe detto che lei ci sarebbe stata e di andare a dormire, ma pensava soprattutto a Louis, a loro due, a quello che erano e che non sarebbero stati.
Non sarebbero mai stati una coppia normale, ci sarebbe sempre stato qualcuno o qualcosa tra le loro mani, tra i loro corpi, tra il loro amore. E ogni volta pensava che avrebbe fatto finire tutto, pensava che non se lo meritava lui un amore del genere, lui voleva amare sempre, non ad intermittenza, non solo di notte, voleva amare tanto fino a scoppiare e non doverlo nascondere, non doversi nascondersi dietro i cocci del suo cuore.
Il suo sguardo si spostò. Lasciò perdere la porta e si guardò le mani, i polsi, percorse i propri avambracci coperti di china nera ed è stato guardando il veliero, il lucchetto e soprattutto le cose che poteva e che non poteva fare che si rese conto che quei tatuaggi da soli non avevano senso, che un veliero senza bussola non può andare da nessuna parte, che un lucchetto senza chiave non si apre e che la cosa che voleva fare si poteva fare, non era tanto strana, non era sbagliata.
Così si alzò, posò i piedi nudi sulla moquette sporca di ketchup con addosso la t-shirt del Leeds Festival 2011 e dei pantaloni della tuta grigi.
Sospira, forse troppo forte visto che Niall sbuffa e si rigira nel letto accanto al suo.
Apre la porta e guarda quella dall’altra parte del corridoio.
10 passi. Solo 10. Inizia a camminare, fa i primi lentamente ma poi aumenta, falcate più lunghe e passi più veloci. 6 passi. 5 passi. Poi corre. 3, 2, 1.
Si ferma e bussa.
Neanche due secondi dopo la porta si apre di poco.
Un ciuffo castano e un sorriso tirato.
“Hei” dice Louis sussurrando.
“Ci hai messo poco”, Harry lo dice mettendosi le mani in tasca, accennando un sorriso, uno di quelli bastardi che Louis conosce fin troppo bene.
“Piantala!”
“Mi fai entrare?” gli occhi brillano.
“Non mi sembra il caso, sai che non si può”
“Nella mia lista delle cose da non fare non c’è parlare con la persona che amo” dice indicando con la testa il braccio sinistro.
“Sono stanco Harry” si lascia scivolare lungo il muro e si siede a terra, con la porta tenuta semiaperta solo dalla catenella: “Tanto stanco”.
Harry fa lo stesso.
“Eleanor ti ha fatto stancare troppo?”
Louis fece finta di niente roteando leggermente gli occhi.
“Sono stanco di tutto! Di non poter fare quello che voglio, di non …” Harry interruppe la frase e lo guardò in quegli specchi azzurri.
“E tu cosa vorresti fare?”
Louis lo fissò e Harry giurò di aver visto gli occhi brillare e tra i luccichii scorse una nota di tristezza.
“Non fare finta di non saperlo, Harold”
Scoppiarono in una breve risata, una risata che sapeva di ricordi, di momenti passati sul divano a guardare la TV, al corpo di Louis su quello di Harry, ai giorni in cui Eleanor non c’era, quando i muri della loro casa erano pieni di foto, di ricordi, di storie che solo loro avevano vissuto, sapeva semplicemente di giorni felici.
La risata finì e lo sguardo di Louis si incastrò in quello di Harry facendo uno dei suoi soliti errori: ci si perse in quel verde.
E si ricordò di come, il primo giorno in cui si videro, si portò tatuati nella mente quei pozzi smeraldo, di come non riuscì a dimenticarseli.
Harry fece passare la mano nell’apertura che divideva lui e Louis e con la punta delle dita toccò quelle piccole e fredde del maggiore che adesso, perso in chissà quali pensieri, guardava dritto davanti a lui.
Dire che il cuore di Louis batteva forte era altamente riduttivo e dire quello che l’istinto gli diceva di fare non era adatto a un pubblico minorenne, ma quando le dita sottili di Harry sfiorarono appena le sue la magia si interruppe.
E nella sua mente si fecero spazio Eleanor, il loro successo, quello che avrebbero perso se la loro storia fosse venuta fuori ma soprattutto si rese conto che se Harry non si fosse allontanato da quello che erano stati avrebbe dovuto farlo lui.
E così fece.
Sottrasse la mano dal suo tocco e si alzò velocemente, Harry lo guardò stranito, non capiva o non voleva capire.
Louis non lo guardò nemmeno quando, quasi sussurrando disse: “Ora devi andare, Eleanor si potrebbe svegliare…”
Harry non disse nulla, si alzò e lo fissò.
Faceva male, tanto da sentirsi stupido, tanto da sentirsi in colpa. Era appena stato rifiutato e non riusciva ad accettarlo, non perché si credesse irresistibile ma perché sperava che Louis lo amasse almeno la metà di quanto lo amava Harry, evidentemente non era così.
E’ che è difficile amare come ama Harry, lui ama sempre più forte, lui potrebbe morire di troppo amore, perché bhe quando Harry ama qualcuno lo fa per sempre. Guardare quegli occhi fu straziante per Louis ma dovette farlo, perché quando guardava i suoi occhi guardava la sua anima.
Harry si girò e fece qualche passo verso la sua camera ma Louis non aveva finito.
“Haz?”
Il riccio si girò, le mani nelle tasche e il cuore spezzato per il rifiuto.
“Si?”
“Sai che lo faccio per te vero? Sai che sto cercando di farti avere il meglio?” la voce di Louis tremò leggermente.
“Sei tu il meglio per me Lou! Perché non riesci a capirlo?” alzò leggermente la voce non perché volesse urlare ma per farsi sentire dai suoi stessi pensieri.
“Innamorati di qualcun altro Harry, ti prego!” era la disperazione che parlava, non Louis, ma in quell’ultimo periodo era il sentimento principale insieme alla paura.
La paura di rovinare tutto, di far soffrire Harry per un amore che non avrebbe avuto futuro.
“Non mi puoi chiedere di dimenticare 3 anni di noi!”
“Non ti sto chiedendo questo! Ti chiedo di mettere da parte tutto quello che ci lega. Metti da parte i ricordi e cercati qualcuno con cui non ti debba nascondere” gli occhi ora erano così lucidi da specchiarsi dentro e anche se si era promesso di non piangere sapeva che se avrebbero continuato non ce l’avrebbe fatta.
“Così li facciamo vincere Louis! Facciamo vincere la Syco, la Modest! e pure Simon!”
“Harry ci stiamo distruggendo da soli come fai a non rendertene conto? Ci stanno schiacciando come insetti, stanno rovinando tutto quello che abbiamo. Io non ci riesco, non sono più disposto a tutto questo” pianse, pianse le lacrime più amare della sua vita, sapevano di sconfitta.
Lasciò chiudere la porta della sua stanza e si inginocchiò su quella moquette lurida, la testa tra le mani, le lacrime sul viso e i singhiozzi che gli morivano in gola per non fare troppo rumore.
Un lieve rumore di passi ovattati dal tessuto arrivò alle orecchie di Louis che, tra le lacrime, vide davanti a sé le ginocchia di Harry coperte dal tessuto grigio dei suoi pantaloni. Pregò che se ne andasse, che si girasse correndo nella sua camera e che non uscisse più perché sapeva che se Harry lo avesse toccato, se gli avesse detto quanto erano belli e perfetti insieme si sarebbe ritrovato a dire che potevano superare tutto,che il loro amore era più forte di qualunque cosa.
Avrebbero mentito a loro stessi ancora una volta e tutto sarebbe ricominciato da capo.
Harry si piegò su Louis, gli sollevò il mento con l’indice e gli asciugò le lacrime.
“Louis William Tomlinson io ti amo e credo ti amerò per sempre. E per quanto odi i discorsi strappalacrime credo che tu sia la cosa più bella della mia vita. So che ci stai provando, a sistemare le cose intendo, ma non c’è niente da sistemare. L’unica cosa giusta in tutto questo siamo io e te!” gli accarezzò i capelli con tutta la dolcezza di questo mondo.
“Harry …” era difficile parlare senza scoppiare di nuovo a piangere “io non amo lei, odio i suoi frappuccini da Starbuck’s e quei capelli così comuni” fece una pausa, respirò profondamente “amo te, amo le tue tisane alle erbe e i tuoi ricci così essenzialmente tuoi e odio mentire, stringere la sua mano e sorridere come se fosse la cosa più bella del mondo!!”
Harry capì che da lì a poco sarebbe di nuovo scoppiato a piangere così lo abbracciò continuandogli ad accarezzare i capelli che sapevano tanto di casa.
“Lo so, lo so” disse sussurandogli all’orecchio destro.
Louis si era dimenticato come fosse rilassante e rassicurante essere stretti tra le sue braccia, come anche in mezzo a un corridoio di un hotel di bassa qualità lo facesse sentire nel posto giusto al momento giusto.
Si era dimenticato l’odore pungente del suo shampoo ai frutti di bosco che gli arrivava fin dentro al cervello quando appoggiava la testa nell’incavo del suo collo, in quella matassa di ricci informi.
Si disse di essersi dimenticato fin troppe cose, persino di come, in una situazione del genere, il maggiore tra i due sembrasse Harry invece che Louis.
I loro corpi si staccarono di qualche centimetro, l’aria era tesa e si poteva sentire benissimo tutto l’amore che c’era appena stato in quell’abbraccio.
Si guardarono per secondi che sembrarono interminabili. Occhi negli occhi. Blu nel verde e colline nel mare.
Harry aveva le labbra schiuse in un debole ma rassicurante sorriso mentre Louis, con gli occhi ancora lucidi, si mordeva il labbro inferiore in attesa di qualcosa.
“E ora baciami idiota”
Quelle parole uscirono dalla bocca di Harry con una facilità incredibile, non si rese nemmeno conto di averle dette ma sapeva il perché.
Gli erano venute in mente pensando a quel gioco stupido che avevano fatto durante una delle prove ad X-Factor, Louis aveva perso ed Harry, per farsi perdonare, gli aveva detto di baciarlo. A quei tempi avevano fatto finta, si erano lanciati uno addosso all’altro tanto per far ridere la gente.
E adesso a distanza di quasi tre anni faceva strano pensare a come la situazione tra loro fosse cambiata, a come i baci finti o dati per scherzo siano diventati baci passionali e pieni di amore. A come una semplice frase potesse rappresentare un percorso così importante in una coppia.
Nell’udire quelle parole gli occhi di Louis presero vita propria e i ricordi di un Harry sedicenne e di se stesso diciannovenne gli riempirono il cuore di gioia e sorrise, sorrise con gli occhi, con il cuore e con l’anima.
Lasciò in pace il suo labbro, ormai rosso, e si aggrappò al colletto della T-shirt di Harry, quella del Leeds Festival, quella della loro prima volta, ci si aggrappò con tutte le sue forze, come un uomo fa con la vita in punto di morte.
E fece combaciare le sue labbra sottili e umide dalle lacrime con quelle carnose e sempre rosse di Harry, all’inizio fu solo un tocco leggero, quasi impercettibile, ma le mani di Harry tra i capelli di Louis chiedevano di più, come sempre. Harry non aveva intenzione di accontentarsi di così poco e Louis non sapeva resistergli, così lo lasciò fare, le loro lingue si incontrarono e fu come se non si fossero mai separate.
E lì, in ginocchio in mezzo a un corridoio, decisero di regalarsi una notte in più, decisero di convincersi ancora una volta di potercela fare, si rinchiusero nel loro mondo fatto solo di verità. Si alzarono continuando a baciarsi, a marchiarsi con morsi e succhiotti, Harry percorreva con le sue mani tutto il corpo di Louis, andando dalla schiena al collo, dall’addome alle clavicole.
Si mossero velocemente, con la voglia di amarsi, ancora e forte.
Entrarono nella prima porta accessibile alle 2 di notte e si ritrovarono in una piccola stanza adibita a lavanderia: lenzuola e cuscini candidi appoggiati ovunque.
Si baciarono a lungo ridendo e sospirando tra un tocco e l’altro, Harry prese Louis dal sedere, sollevandolo e il maggiore incrociò le gambe attorno alla sua schiena, lo posò su una lavatrice adiacente il muro e Louis tra i respiri affannosi e il piacere che Harry gli provocava lasciandogli baci umidi lungo il petto ormai spoglio della maglietta, si lasciò sfuggire: “La cosa si sta facendo interessante!”
Harry sorrise sulle labbra di Louis e gli tolse i pantaloni a scacchi del pigiama, poi arrivò con la bocca all’elastico dei boxer e ci giocò con i denti facendo eccitare il maggiore smisuratamente.
Poi tolse anche quelli, liberando l’erezione di Louis.
Si toccarono come se fosse la loro ultima occasione, come se la Terra dovesse distruggersi da un momento all’altro e quando Louis entrò in Harry, lì in quella lavanderia fu come fare combaciare due pezzi di puzzle.
Perché il posto di Louis era con Harry, su Harry, in Harry, il suo posto era vicino a quel riccio con gli occhi lucenti e gli anelli d’acciaio alle dita.
Ed Harry in quello stesso momento si rese conto che il meglio era davvero quello stronzo di Louis Tomlinson, quel ragazzo che lo amava e lo odiava allo stesso tempo, che lo odiava perché lo amava troppo.
E tra i gemiti e i nomi urlati dal piacere quella sera entrambi capirono che sarebbe sempre stato così: si sarebbero amati, odiati e poi amati più forte di prima. Avrebbero passato una sera sul divano abbracciati e quella dopo a piangere perché non ce la facevano più.
Quella sera si amarono come non avevano mai fatto, si amarono senza parlare, senza distogliere lo sguardo l’uno dall’altro e quando esausti e sudati si sdraiarono su un lenzuolo caduto per terra Harry si accoccolò sul petto di Louis e disse: “Ci ameremo sempre vero?”
“Mi sa di si, piccolo” Louis lo disse con una punta di ironia baciandogli la testa.
“Domani tornerà tutto normale … di nuovo la tua mano intrecciata alla sua …”
Louis fece alzare di testa di Harry per poterlo guardare negli occhi e stringendogli la mano sussurrò: “Non importa se domani uscirò con lei, se la bacerò, se dirò a tutti che la amo, io amo te! E ogni volta che la bacio penso a te e alle tue labbra perché così fa meno male. Quando tutto questo sarà finito io e te ci riprenderemo la nostra casa e faremo tante altre foto da appendere ai muri, compreremo un cane e lo porteremo fuori camminando per Hyde Park mano nella mano. Berremo thè a tutte le ore e ci baceremo in ogni posto, nei ristoranti, nei negozi e ovunque tu vorrai!”
“Davvero?” Harry aveva gli occhi lucidi e nella sua mente si disegnava tutto quello che Louis aveva appena detto.
“Davvero” esclamò il maggiore con sicurezza, poi gli baciò la fronte, il naso e infine le labbra.
Si assaporarono per diversi secondi. Harry rimise il volto sul petto di Louis e chiudendo gli occhi disse: “Comunque l’ultima notte al mondo io la passerei con te!”
Il maggiore sorrise, accarezzò per l’ultima volta il viso di Harry e si addormentò. Quella notte sognò un parco, un cane e due ragazzi che si tenevano per mano, sognò tutto quello per cui stava lottando.

Spazio autrice :)
Ma ciao ragazze c: è da una vita che non pubblico ma mi sono resa conto che le fanfictione het non fanno per me. Come potete vedere mi sono data al Larry e la cosa me piase tanto lol
Questi due cretini mi fanno emozionare come nessun altro e riesco a scrivere ormai solo su di loro :3
Spero vi piaccia, è la prima OS che pubblico su di loro e se riuscirà a soddisfarvi ne metterò moooolte altre **
Un bacio a tutte e recensite, leggete, fate tutto quello che volete. 

-Esse-
 
  
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