1.UN SOLO LUOGO
Con lo sguardo perso nel vuoto guardava fuori della finestra, distratta
come sempre da mille pensieri e da mille preoccupazioni. Ogni tanto si
portava la mano sulla pancia, che ormai era diventata tonda e soda, e
come se il piccolo esserino che portava dentro di sé potesse
sentire la sua tensione, appena lei posava anche solo un polpastrello,
lui dava qualche piccolo colpetto, per rassicurarla con la sua
presenza. Lei allora sorrideva divertita e per un attimo dimenticava
tutto.
Ormai era quasi un’ora che quel tenero rito proseguiva, quando,
toccandosi ancora una volta il grembo, assieme al simpatico calcetto
sentì stringere le sue mani da altre grandi, forti e affusolate.
Poi un lieve bacio le sfiorò una guancia donandole un piacevole
tepore.
Si sentì nel posto più sicuro del mondo dentro
l’abbraccio che ora la cingeva e grazie a questa sensazione
capì di poter smettere di trattenersi: gli occhi le si
riempirono di lacrime e iniziò a piangere silenziosamente.
Non sapeva dare una spiegazione a quel suo gesto, forse era
l’ansia o la paura per quanto le stava accadendo, allora
intrecciò più strettamente le dita attorno a quelle di
lui e capì. Non erano né l’ansia né la
paura, erano la gioia immensa che stava provando e l’amore da cui
si sentiva profondamente circondata ogni giorno.
- Rose non ti dà tregua vero? Ehi streghetta, fai la brava nella pancia della tua mamma e non farle male! – .
Un altro calcio colpì le dita intrecciate sul pancione.
- Secondo te cosa vuol dire? È un sì ho capito oppure un faccio quello che voglio io! - .
- Se ha preso almeno un pochino da te sarà sicuramente un faccio
quello che voglio io! Solo tua figlia potrebbe essere forte e testarda
quasi quanto te - .
Lei lo guardò dapprima corrucciata, ma di fronte
all’espressione di sfida e saccenteria che lui aveva assunto non
potè fare a meno di ridere di tutto cuore.
Quando ebbe finito fissò i suoi occhi in quelli blu cielo di
lui, sospirò e posò il viso nell’incavo del suo
collo in cerca di un maggiore contatto corporeo. Ora non riusciva
davvero più a pensare a nulla. I suoi pensieri avevano lasciato
totalmente il posto a una miriade di sensazioni piacevoli che provava
in ogni sua parte.
Chi la stava accogliendo adorava tutto questo: solo a lui mostrava la
sua parte fragile, quella piena di paure e dubbi, solo a lui si apriva
completamente e solo a lui chiedeva conforto, dimostrandogli una totale
e piena fiducia. Lo faceva sentire la persona più importante al
mondo. Doveva dirglielo.
E così, mentre sentiva il suo corpo diventare elettricità
al contatto con lui, due parole la riportarono alla realtà. Si
era avvicinato al suo orecchio e le aveva sussurato un flebile - Ti amo
Hermione - .
Aprì di scatto gli occhi, desiderosa di tornare a guardare
quelli del suo Ron: non voleva perdere neanche la più piccola
sfumatura che sapeva li colorava quando le diceva quelle parole e lei
gli rispondeva allo stesso identico modo.
Un timido pensiero ritornò ad affacciarsi nella sua mente
sgombra: neanche l’incantesimo più potente del mondo
avrebbe mai potuto creare per lei un luogo in cui avrebbe preferito
trovarsi.