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Autore: sunrise_1000    22/11/2013    1 recensioni
Ogni cellula nel corpo mi urlava : pericolo, scappa!
Il cuore iniziò a pompare più velocemente e nella mia mente regnavano le immagini di questa notte e dell'altra. Il brutto presentimento che mi ero portata a presso per tutto questo tempo era fortissimo e sembrava che mi volesse uccidere da un momento all'altro.
Erano quei 3 la mia paura, il mio timore ma … siamo seri, perché dovrei aver paura di loro? Cosa posso farmi in fondo?
Il forte tuono che sentimmo non mi rassicurò per niente.
Il ragazzo biondo sembrò notare la mia paura e mi sorrise misterioso, iniziando a studiarmi.
Genere: Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alec, Demetri, Nuovo personaggio, Volturi
Note: What if? | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Più libri/film
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Ero in biblioteca ad aspettare che Elena arrivasse per studiare.

Nell'attesa io avevo dato una letta al libro di chimica e visto che avevo una “memoria fotografica” avevo memorizzato il paragrafo, dovevo solo ripetere. E poi ho ascoltato la lezione perciò aveva già assimilato.

Io non sono come i miei coetanei, almeno per me è così.

Io da piccola ero una bambina prodigio.

Ad un anno parlavo perfettamente l'italiano, a tre ho iniziato a leggere e a cinque anni sapevo suonare due strumenti. “ La piccola Mozart” mi chiamavano perché inventavo anche qualche melodia ma non che fosse di certo paragonabile alle prime opere di Mozart.

Sempre a cinque anni sono andata alle scuole elementari, ho fatto la Primina ed anche lì io ero un passo avanti a tutti. Leggevo benissimo, anche l'inglese e la matematica per me non erano difficili. Così ho fatto meno anni alle elementari ed a dieci anni sono andata alle medie. Lì è stato molto difficile ambientarsi, visto che io ero la più piccola di tutti e questi mi vedevano come una bambinetta.

Ma ero sempre riuscita a fronteggiare tutti. A quel tempo avevo un carattere aperto e solare perciò non era stato così complicato tranne per bulletti che c'erano sempre. Alcuni se la prendevano con me (quelli più stronzetti) ma io riuscivo sempre ad deviarli dal loro intento di ferirmi : usavo sempre la testa e riuscivo ad azzittirli facendoli fare la figura degli idioti. Invece altri non mi facevano niente perché io, fin da quando ero una neonata, ero sempre stata di una “bellezza travolgente”, almeno così mi definivano: lineamenti dolci, bellissimi occhi neri brillanti, carnagione chiara e capelli mossi dello stesso colore degli occhi. Sembravo una specie di Biancaneve. Perciò era difficile prendersela con la bambina che sembra un angelo.

Dopo aver fatto un anno di liceo mi hanno offerto una borsa di studio per la prestigiosa università di Cambridge e non solo, ma io ho scelto quest'ultima.

Adesso sono qui e mi trovo molto bene però a volte mi ritrovo che la gente mi odi. Per alcuni sembro una persona che si vanta o che fa la sapientina ma io non sono così. Sono buona come il pane, non mi permetterei di offendere nessuno o di guardare gli altri con modo di superiorità.

Ma vedo che qualcuno mi invidia e questa mi causava la perdita delle amicizie, commenti meschini della gente e l'isolamento.

Ed io ci resto malissimo.

Ma per fortuna io ho Elena. Lei ha delle origine italiane e questo mi faceva piacere : anche io sono italiana e quando vuoi parlare di cose private in un bar o in qualche posto pubblico, parlare la mia madre lingua è sempre gratificante, così nessuno ci può capire. Lei la parla sempre con un accento inglese ma a me fa comunque piacere parlare in italiano con lei.

Erano le 4.10 p.m. Ma dove si era cacciata? Forse era impegnata a dare ripetizioni ma almeno poteva avvertire. Controllai il telefono : nessun messaggio ne chiamate perse.

Poi, d'un tratto sentii dei passi che si stanno avvicinando frettolosamente.

Non ci misi tanto a capire che era Elena. I suoi lunghi capelli biondi erano molto scompigliati, forse era andata fuori e le solite ondate di vento l'avevano spettinata. I suoi occhi marroni mi stavano cercando e dopo pochi secondi mi vide e si precipito di corsa verso me.

Elena a volte mi sembrava una bambina. Non per la sua figura piccola e minuta, ma perché gli piaceva sempre correre.

Si sedette davanti a me con il fiatone per la corsa. Stranamente qui in biblioteca, almeno in quest'area, non cera anima viva, così nessuno si poteva lamentare per il suo baccano.

<< Scusami Clarissa. Sono andata fuori dal college per comprare qualcosa di importante, scusa se ho tardato >>.

<< Non ti preoccupare, niente di grave >> .

<< Allora... BUON COMPLEANNO! Lì ti ho comprato un meraviglioso regalo che avevo adocchiato da tempo. Va bé, non è che è di estrema bellezza però … >>. Iniziò a frugare nella borsa.

<< Elena … ecco … io … >>.

<< Sshh … tieni >>. Aveva una bustina in mano argentata.

<< Elena ascolta … >> cercai di spiegare....

<< Zitta e apri! >> mi ordinò brusca.

Mi avrebbe costretta con la forza se non l'avessi aperta, così la persi e l'aprì.

Dentro c'era un braccialetto di perline dorate con il simbolo dell'infinito incastrato di diamanti, naturalmente era finto ma mi piacque tantissimo.

<< Questo non è un bracciale comprato a caso per farti un regalo. Questo vuol dire che noi due saremo amiche per sempre e niente ci dividerà. Anche io ce uguale al tuo solo che è argentato. Allora ti piace? Spero che per te non sia una cosa stupida, tu sei molto strana in fatto di regali. Per me è molto importante la nostra amicizia perciò … >> si blocco vedendomi gli occhi gonfi.

<< Grazie mille Elena. Mi hai fatto il regalo più bello del mondo! >> mi alzai e l'abbracciai. Era una cosa fata con il cuore, come potevo non commuovermi? Al giorno d'oggi tutti pensano solo a se stessi.

<< Non piangere, se no fai piangere anche me! Comunque non è vero, i tuoi ti faranno dei regali ancora più belli. Siete ricchi infondo >>.

Sciolsi l'abbraccio << Elena, lo sai. Mia madre è morta quando mi ha messa al mondo e non considero la mia matrigna una madre : è una donna spregevole. Mio padre non lo vedo quasi mai e …. credo che comunque non mi riconosca più visto che viaggia sempre per lavoro >>.

<< Quando hai visto l'ultima volta tuo padre? >> mi chiese curiosa.

<< Un anno e mezzo fa, quando sono andata qui a Cambridge. Non l'ho mai telefonato visto che lui non ha mai telefonato me … >> dissi cercando di rimanere tranquilla.

<< Oh. Mi dispiace … >> non sapeva cosa dire.

Da quando sono nata mio padre non è stato sempre con me. Quando è morta mia mamma aveva deciso di stare da solo. La donna che si occupava di me mi ha cresciuto come una madre : la signora Sofia. Lei comunicava sempre con mio padre, specialmente quando ho iniziato a diventare una “genietta”.

Tata Sofia mi faceva sempre ascoltare musica classica finché un giorno gli avevo chiesto se potevo suonare il violino. Viso che sapevo già leggere decise che forse riuscivo a suonarlo perciò mi portò un violino e mi insegnò qualcosa. Il violino che mi aveva dato era il suo di quando era una ragazza giovane, poi col tempo smise di suonarlo ma si ricordava ancora bene come si suonasse.

Dopo il violino iniziai con il piano. Da piccoli è difficile suonarlo, perché si ha le mani troppo piccole ma comunque ce la feci ed iniziai ad appassionarmi alla musica.

A Natale venne mio padre decise di venirmi a trovare. A quel tempo avevo 5 anni e non lo avevo mai visto ma ero comunque felice di abbracciarlo e anche lui era contento. Da lì iniziammo a passare molto tempo insieme e io approfittavo sempre di suonarli qualche pezzo e qualcosa fatto da me.

Lui si meravigliò del mio talento così prese la decisione di portarmi da un insegnate privato per farmi imparare meglio, voleva che la sua piccola musicista diventasse la più brava di tutte.

Da lì papà iniziò a trovarmi più spesso e a volte mi portava insieme a lui a lavoro in qualche altro paese.

Però tutto finì dopo aver compiuto dieci anni. Lui non si ripresentò più.

Quando vinsi uno dei tanti premi delle gare in cui partecipavo, rivenne per i festeggiamenti portandosi la sua nuova compagna che per me era del tutto sconosciuta. Si chiamava Jennica ed era originaria della Russia, era una donna alta biondissima che si comportava come se fosse la padrona di casa, con il suo atteggiamento elegante e antipatico. La odiavo. Mi parlava in modo freddo così lo dissi a papà ma lui mi rispose che era frutto della mia testa perché ero un po' gelosa della sua nuova compagna.

Poi, senza che mio padre me ne avesse parlato, si sposarono ma in non volevo venire alla cerimonia. Mio padre, per quel gesto ci rimase malissimo ma non me ne importò. Non volevo quella come matrigna.

Da lì iniziai a cambiare molto. La mia felicità, allegria e solarità scomparvero all'improvviso. Iniziai a sentirmi sempre più sola, come se a nessuno importasse di me. Mi vedevo molto diversa da gli altri, mi sentivo una specie di genietta pazza che non riuscirà mai a avere degli amici normali.

Ero caduta in depressione. La signora Sofia si spaventò molto e ne parlò con mio padre. Decisero di portarmi da psicologi ma non cambiò assolutamente niente. Mi sentivo un enorme peso in testa che i farmaci non riuscivano a curare.

Poi, quel giorno di marzo, ancora me lo ricordo, il 3 ed era di venerdì, successe qualcosa che mai avevo pensato che succedesse.

Forse quando ero piccola e credevo alle fate pensavo che potesse succedere: mi ero svegliata alle tre di notte per un incubo strano e mi sentivo la testa che faceva più male del solito. Volevo piangere ma non ci riuscivo, perciò per non pensarci mi concentrai su un oggetto. Era la lampada del comodino e questa misteriosamente iniziò a muoversi in aria. Io spaventata urlai e quella immediatamente cadde rompendosi. Era un fenomeno paranormale, una cosa mai vista prima, non sapevo come spiegarmelo. Io credo fortemente alla scienza e questa cosa era del tutto … soprannaturale.

Dopo un po di tempo capii che ero io a farla muovere e provai ad usare questo mio dono. Iniziai a divertirmi perché era qualcosa di fantastico ma allo stesso tempo misterioso. A volte non riuscivo a controllarlo, specialmente quando sono arrabbiata o stressata. Questo potere non mi aiutò molto con l'autostima, perché adesso avevo la prova che era una specie di mostro. Però quando lo usavo mi sentivo quell'enorme peso in testa farsi sempre meno marcato, mi faceva un po' più tranquillizzare. Non dissi a nessuno di questo mio potere, non volevo che prendessero per matta, aliena o qualcosa del genere. Mi sentii il mondo contro di me ma questa sensazione non mi fece del tutto male. Per continuare a tenerla segreta dovevo impegnarmi seriamente e piano piano qualcosa in me era nato: la forza di combattere.

<< Clarissa.. CLARISSA!!! >>. Elena mi stava urlando spazientita

Mi ripresi di colpo e come effetto domino un libro cadde da una libreria vicino a noi. << Elena cosa ti urli? Siamo in biblioteca! >>.

<< Lo so ma era come se ti fossi addormentata con gli occhi aperti >>.

Si giro verso il libro difronte al tavolo.

<< Com'è caduto questo? >> chiese confusa.

<< No … stavo solo pensando. Ehm ... sarà stato messo male >>.

Ecco, uno dei momenti in cui perdo il controllo del mio potere paranormale. Cerco di tenere l'ansia al freno ma è sempre molto difficile. Nemmeno Elena sa del mio potere, non voglio farla preoccupare o scioccare. È meglio che non sappia niente, anche se a volte è difficile tenere un segreto, specialmente se è tuo.

<< Comunque >> dissi per cambiare il discorso << Elena, ti ringrazio ma ti volevo dire che domani faccio sedici anni, non oggi >>.

Nel suo volto comparve una maschera di orrore.

<< Ho no! Ti ho portato sfortuna! >>. Mi prese la mano e mi porto fuori dalla biblioteca << Presto, dobbiamo cerare qualcosa anti – jella. Prendiamo un quadrifoglio, zoccolo di un cavallo e un peperoncino, anche se qui al Londra non si trovano facilmente come portafortuna. Non siamo mica a Napoli! >>.

Risi : << Tranquilla Elena. Non credo a queste cose e poi la jella non esiste >>.

<< Scusa se sono molto superstiziosa e ti voglio salvare >> disse acidamente.

Continuai a ridere finché un amico di Elena gli aveva rimediato un quadrifoglio. Si sarà sicuramente spaventato vedendo la sua espressione per me buffissima.

<< Kevin è irlandese, ne è pieno di queste cose, meno male >> disse sollevata mentre stavamo in corridoio.

Alzai gli occhi al cielo.

<< Ok, allora dimmi : secondo te cosa di faranno i tuoi famigliari per compleanno, perché qualcosa ti faranno sicuramente? Organizzeranno una festa? >> mi chiese speranzosa.

<< Non lo so. La signora Sofia qualcosa fatto da lei. Mio padre non so neanche se se lo è ricordato. Jannica sicuramente niente, come sempre. Comunque io non festeggio il mio compleanno, per me non è importante festeggiare ogni anno il giorno in cui sono nata. Per ciò niente festa >>.

Elena mi guardò accigliata ma poi mi sorrise.

<< Quando fai così sei strana ma mi piaci troppo. Sei diversa da me e da gli altri, dal tuo comportamento sembra che hai superato la mezza età. Sei unica Clarissa >> e si mise a ridere.

<< Hey, io non sono sempre una noia, so anche come divertirmi … oh … aspetta >> mi ricordai all'istante << Non hai studiato e abbiamo lasciato le borse. Dobbiamo andare subito i biblioteca >> dissi preoccupata.

Elena mi guardò e si mise a ridere << Vedi, comunque avevo già studiato, mamma >> mi disse ridendo.

<< Ah si? Scappa Elena prima che ti prenda! >>.

Iniziai a correre inseguendola per il giardino, peccato che lei è più veloce di me.

Sono veramente fortunata ad avere una amica come Elena. Mi da sempre il sorriso anche quando sono triste. Grazie a lei mi sono ripresa completamente dalla mia depressione. Il primo giorno di college ero spaventata a morte, visto che avevo paura che qualcuno scoprisse il mio potere. Poi ho incontrato Elena e siamo diventate subito amiche. Con lei mi sento felice ma non del tutto come quando era piccola, ma lei, devo dire, che mi ha aiutato molto. Le amiche sono anche questo, no?




Angolo Autrice 
Ciao a tutti! Spero che vi sia piaciuto il capitolo e mi farebbe piacere se mi lasciasse qualche recensione. Sono accettate tutti i tipi di critiche e se avessi sbagliato a scrivere qualcosa vi prego di informarmi, è la mia prima ff ! 
Alla prossima! :)

 

 

  
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