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Autore: Sherit Maatkara    30/04/2008    3 recensioni
"Erano passati un paio d'anni o forse più... ne aveva perso il conto. Nei suoi ricordi era come se fosse stato ieri."
Genere: Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Per favore, recensite! Non posso continuare ad aggiornare se non conosco il vostro parere su questa fan fiction! Comunque eccovi il nuovo capitolo di "All I left" (Per l'ennesima volta ringrazio tutti quelli che mi hanno recensito e aggiunto tra i preferiti... vi ringrazio XD) Chapter seven:

Sun rises again

 

Non fu l'allarme ripetuto e penetrante del cellulare a svegliarlo l'indomani da un sonno senza sogni, ma la voce squillante di Shannon che, appena aperta la porta della sua camera d'albergo, gridò:  «Sveglia, bell'addormentato! C'è un sacco di cose da fare oggi!«

Jared aprì gli occhi, sbattendo ripetutamente le palpebre per abituare le pupille alla forte luce solare che entrava dalla finestra. Sbadigliò portandosi una mano davanti alla bocca. «Che... che diavolo ci fai tu in camera mia?»

Shannon non lo guardò neppure, si diresse verso il frigo bar nell'altra stanza. «Ho fregato il passepourtout dalle tasche di una cameriera... », disse, scrollando le spalle, come se per lui fosse una cosa del tutto naturale.

Jared balzò a sedere, completamente sveglio. «COSA

Il fratello tirò fuori dal frigo una bottiglia di birra e, ridendo, si voltò verso di lui. «Rilassati! Stavo solo scherzando! Mi sono fatto dare le chiavi alla reception... non ti svegliavi

Jared si portò una mano sul volto, stropicciandosi gli occhi ancora insonnoliti. « Bevi birra di mattina?»

Shannon mandò giù un sorso della bevanda, poi alzò la bottiglia quasi in segno di salute. «Ehi, ragazzo... io sono sveglio da parecchio, me lo posso anche permettere!», commentò.

«Ma... che ore sono?» Jared si voltò verso il comodino, aspettandosi di vedere il cellulare con lo schermo rivolto verso di lui. Ma il mobile era vuoto. «Dove diavolo è il mio cellulare....

Qualcosa lo colpì al petto e gli cadde in grembo.

Jared si voltò e vide che Shannon gli aveva lanciato il suo telefonino.

«L'hai dimenticato in auto, ieri sera», spiegò il batterista. «Temevo l'avessi fatto di nuovo... »

Il cantante abbassò lo sguardo. Tutto gli tornò alla mente. Sia quanto era successo l'anno prima, sia quanto era successo la sera prima. Per un attimo aveva creduto, aveva sperato fosse solo un sogno, uno dei film in cui aveva recitato. No. Era l'amara e dura realtà che tornava. “La fotografia!” Già, la polaroid che aveva trovato la sera prima! Istintivamente si portò le mani sul petto, nel punto in cui si trovava la tasca del giubbotto, ma si accorse di non avere nient'altro che una maglia a maniche corte addosso. Sospirò e prese tra le mani il cellulare.  «Grazie, Shan...»

Shannon bevve un altro sorso di birra e prese il blocchetto di fogli che aveva portato in camera e abbandonato ai piedi del cantante, quindi scrollò le spalle.  Figurati«, disse. «Dai, alzati... hai un sacco di cose da fare oggi, è la seconda e ultima data  in questa città. »

Jared spostò le coperte di lato e si alzò, dirigendosi verso il bagno la cui porta si apriva accanto al letto. Lasciò scorrere l'acqua dal rubinetto del lavandino e, dopo averne raccolta un po' con le mani giunte a coppa, se la passò sul volto. Il freddo  per un attimo gli intorpidì la pelle, ma servì per svegliarlo definitivamente. Abbassò le mani e si fermò a guardare la propria immagine riflessa sullo specchio: era strano vedersi senza alcun trucco che sottolineasse pesantemente i suoi occhi, vedersi con i capelli che cadevano scompigliati sulla fronte. Se li sistemò con qualche movimento delle mani, poi tornò in camera dove Shannon era ancora seduto sul suo letto.

Il batterista appoggiò la bottiglia di birra per terra. «Oh, bene, Jay! Ci sei?»., esclamò battendo le mani l'una contro l'altra, simulando un'allegria che non provava. Doveva tenere alto il morale del fratello, dato che quello era un giorno molto triste per lui. Sfogliò il  blocchetto che aveva in mano. «Allora... il programma di oggi: fra un quarto d'ora arriveranno i truccatori... sono andati un po' in escandescenza prima quando non ti hanno visto e ci hanno truccato borbottando per tutto il tempo.»  Sorrise, indicando la matita nera che già gli contornava gli occhi.

«Perchè diavolo non mi hai svegliato, allora?«, borbottò Jared nel frattempo direttosi verso l'armadio.

Shannon scrollò le spalle. «Non volevo svegliarti... non hai dormito che poche ore questa notte e oggi devi dare il massimo al concerto, non puoi permetterti di farci fare brutte figure...» Un momento di silenzio, nel quale Jared scosse la testa con un sorriso: suo fratello non cambiava mai!

«Comunque...»,, riprese il batterista. «Tra un quarto d'ora hai i truccatori. Tra mezz'ora abbiamo la prima intervista tutti insieme con giornali locali, nazionali, televisione. La solita routine, insomma. Questo c'impegnerà tutta la mattinata, fino a mezzogiorno e mezzo dove siamo attesi nel ristorante dell'albergo per un pranzo con il sindaco della città che...»

« Ehiehiehiehi, frena, frena!» Jared, che aveva tirato fuori dall'armadio maglia e pantaloni rigorosamente neri, interruppe il fratello che parlava in modo molto veloce. «Perché mi stai dicendo il programma tu? Dov'è Emma?»

« Ha avuto un piccolo contrattempo con dei giornalisti»,, rispose Shannon, ridacchiando. « Come al solito, ha ringhiato loro contro quando hanno detto di voler anticipare le interviste, dovessi vedere che scene! Ah, inoltre anche lei è andata in escandescenza quando non ti ha visto.... »

Jared s'infilò la maglia. « Ma lei va in escandescenza anche quando mi vede, Shan!», ridacchiò.

«Già!», concordò il batterista. «Dunque, stavo dicendo.... ah, a mezzogiorno pranzo con il sindaco che si vuole congratulare per aver scelto questa città come sede del concerto e per aver portato un po' di turismo in più, ecc. ecc. ecc... Lo sai come sono i politici, non smettono mai di parlare. Poi, alle tre massimo dobbiamo sgusciare via allo stadio, dove dobbiamo controllare che tutto sia a posto e fare le prove generali come al solito. E alle sei.... il concerto! E Matt, come al solito, ci ha augurato buona fortuna e ti raccomanda di non sbagliare a dire il nome della città, com'è già successo...»

Jared s'infilò i pantaloni e le scarpe, poi si diresse verso il cappotto nero che la sera precedente aveva abbandonato sull'attaccapanni. «Già... Tomo continua a prendermi per il culo per questo... », ridacchiò. Allungò le mani verso il cappotto, ma si bloccò.

La fotografia.

No, non poteva prendere quel cappotto, non dopo aver fallito miseramente per la seconda volta.

Tornò verso l'armadio e prese un altro giubbotto, questa volta grigio, e lo indossò. «Insomma, abbiamo parecchia roba da fare oggi, eh?» Cercò di apparire felice, ma dal suo tono trasparì la tristezza che provava.

Shannon si alzò in piedi e gli andò incontro. « Jay, te la senti di affrontare i giornalisti, il pranzo, le prove... il concerto? »

Jared si sistemò le maniche del cappotto e sospirò, tenendo il capo chino. « No, Shannon... non me la sento» Dopo un attimo, però, alzò lo sguardo. «Ma devo farlo. E' il mio lavoro. »

«Jared...», fece per chiamarlo il fratello, ma l'altro esibì un sorriso forzato.

«Forza, andiamo», esclamò il cantante,  quindi aprì la porta e uscì.

 

  
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