Serie TV > Hélène e i suoi amici
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Autore: Magica Emy    22/11/2013    1 recensioni
Già, il mio Cri Cri adorato odia i cambiamenti, lo hanno sempre spaventato un po’, e poi…si, devo ammetterlo, adoro quella sua aria da cucciolo smarrito mentre si aggira per casa chiedendosi cosa abbia fatto di male per meritarsi tutto questo…il solito esagerato. Ma che posso farci? È fatto così, ed è anche per questo che sono pazza di lui...
Seguito di "Une nouvelle vie"
Genere: Introspettivo, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Accidenti, che giornata! Sono sfinita, è già un miracolo che sia riuscita ad arrivare al letto senza addormentarmi sul pavimento. Mi sistemo meglio sotto le coperte, lasciandomi andare a un lungo sospiro soddisfatto non appena la mia testa tocca finalmente il cuscino, e proprio in quel momento vedo Christian uscire dal bagno. Noto con una certa sorpresa che indossa solo i suoi boxer, e non posso fare a meno di chiedermi se non abbia freddo con solo quelli addosso. Bè, intendiamoci, non è che mi dispiaccia vedermelo girare per la stanza mezzo nudo, anzi, lo trovo uno spettacolo molto stimolante, ma…cavolo, stasera fa un freddo cane! La temperatura sembra essere scesa di un paio di gradi, possibile che il suo fisico non risenta affatto di questo improvviso cambiamento? Voglio dire, io sto congelando, e non appena scosta le coperte per venire a sistemarsi vicino a me rabbrividisco per l’ennesima volta mentre lo vedo guardarmi di sottecchi e ridere sotto i baffi, come se la cosa lo divertisse. Gli lancio un’occhiata indispettita e lo sento avvicinarsi di più, senza smettere di sorridere. Il familiare aroma del bagnoschiuma che usa abitualmente mi investe all’improvviso, procurandomi uno strano, piacevole calore che attraversando lentamente il mio corpo mi porta a fremere fra le sue braccia. Sento le sue mani prendere a massaggiarmi le spalle con vigore, mentre le sue labbra sfiorano più volte le mie.

- La mia sexy mogliettina ha freddo – considera, strizzandomi l’occhio giocosamente – vediamo un po’ cosa si può fare per scaldarla.

Torna a baciarmi ma stavolta con più passione, indugiando a lungo sulla mia bocca e iniziando la sua lenta esplorazione, fino a farmi mancare il respiro mentre sento le sue mani afferrarmi la nuca con decisione per costringermi a piegare la testa e approfondire così il bacio, lasciandomi confusa e un po’ stordita.

- Wow, quanta energia! Si può sapere da dove la prendi? A quest’ora, poi!

Sentenzio piacevolmente colpita dall’imprevedibilità di quel gesto, ma ho appena il tempo di riprendere fiato che le sue labbra sono di nuovo sulle mie e lui si sposta su di me, schiacciandomi sotto il suo peso e riprendendo la sua dolce, instancabile tortura, facendomi gemere piano quando scende a stuzzicarmi lentamente il collo. Lo sento premere con le anche e mi accorgo che la sua eccitazione è piuttosto evidente, ma io…credo di non riuscire a seguirlo stasera. La stanchezza si sta facendo sentire già da un pezzo, inoltre non mi sento molto bene. Ho una strana pesantezza alla testa, credo di stare covando l’influenza. Cerco così di sciogliermi dal suo abbraccio, puntandogli entrambe le mani sul petto e costringendolo ad allontanarsi da me, quel tanto che basta per riprendere a respirare. Mi guarda con aria interrogativa e io sospiro scuotendo la testa, affranta.

- Amore no, meglio se ci fermiamo. Non mi sento troppo bene, stasera.

Sussurro cercando di giustificarmi ma, a giudicare da ciò che sta facendo alla mia camicia da notte, sembra che non abbia ascoltato una sola parola di quello che ho detto. Slaccia infatti velocemente i primi due bottoni, facendomela scivolare lungo le spalle e percorrendo la mia pelle nuda con una scia di baci roventi che mi fanno sussultare per la sorpresa, mentre sento le sue mani scendere a farsi strada sotto la stoffa sottile, raggiungendo in fretta l’orlo dei miei slip per provare ad abbassarli. I suoi movimenti si fanno sempre più frenetici, quasi furiosi oserei dire e questo comincia a infastidirmi un po’, facendomi sentire a disagio.

- Christian…ti prego, ho detto che non mi va…

Mi lamento, cercando ancora una volta di spingerlo via ma lui, più veloce mi afferra per i polsi, bloccandoli con forza sopra la mia testa mentre si sistema tra le mie gambe e con la mano libera tenta di nuovo di liberarmi degli slip, ignorando completamente le mie continue proteste.

- Christian lasciami, mi fai male! Ma…che ti prende? Smettila immediatamente!

Esclamo, riuscendo dopo vari tentativi a liberarmi della sua presa e spingendolo via con decisione prima che, con gli occhi fiammeggianti e una furia quasi animalesca mi si getti di nuovo addosso, spaventandomi e bloccandomi col proprio corpo mentre torna a baciarmi con violenza. Sento che il cuore comincia a battermi all’impazzata e a quel punto, presa dalla disperazione comincio a lottare, picchiando sulle sue braccia con tutte le mie forze per costringerlo a lasciarmi andare ma lui, di nuovo, sembra intenzionato a non mollare la presa. I suoi movimenti si fanno sempre più veloci, le sue mani si muovono su di me e senza che riesca a controllarle, premendo e spingendo con forza sulla mia pelle finchè le sue dita lacerano la stoffa, finendo per strapparla irrimediabilmente e farmi sussultare.

- Adesso basta, stai lontano da me! Si può sapere che diavolo ti è preso, che cosa ti sei messo in testa?

Grido al limite della sopportazione, dimenticandomi completamente che in questo modo potrei svegliare i bambini e mollandogli un violento ceffone in pieno viso mentre si mette a sedere di scatto, allontanandosi improvvisamente da me e continuando a scuotere la testa con aria confusa, quasi come se solo in quel momento fosse tornato in sé.

- Oh Dio, mi dispiace, io…non so cosa mi sia preso…

Balbetta con voce tremante, ma non voglio nemmeno starlo a sentire. Le sue patetiche giustificazioni non mi interessano. Cerco così di ricompormi come meglio posso, facendo uno sforzo tremendo per ricacciare indietro le lacrime e tornando poi sotto le coperte, voltandogli le spalle e tentando con scarsi risultati di placare i battiti impazziti del mio cuore. Lo sento avvicinarsi piano e mi irrigidisco istintivamente, pensando che non riuscirei a sopportare una parola di più. Non c’è alcuna giustificazione per quello che ha tentato di fare, non si era mai comportato così prima d’ora, ma…non mi interessa. Non ho la forza di pensarci adesso, sono stanca, in più la testa mi fa così male che mi sembra quasi che stia per esplodere.

- Johanna – riprende a voce bassa – tesoro, mi dispiace. Mi dispiace tanto, e ti giuro che una cosa del genere non accadrà mai più. Io…io non so nemmeno perché l’ho fatto, e non…

- Sei ubriaco, per caso?

Lo interrompo improvvisamente. Nonostante non abbia voglia di parlare sento che quelle parole vengono fuori prima ancora che possa rendermene conto, e che non riesco a fare a meno di sentirmi…umiliata, e ferita da ciò che è appena successo. Perché lo ha fatto, cosa sperava di ottenere?

- Che cosa? No!

Risponde, forse un po’ troppo in fretta, e d’un tratto so che non posso continuare a fingere di ignorarlo. Mi deve una spiegazione, e me la deve adesso.

- Allora qual è il problema – esplodo, sollevandomi di scatto e voltandomi verso di lui, incrociando il suo sguardo addolorato – che cosa ti succede Christian, perché quello che hai appena avuto è il comportamento di un pazzo squilibrato, di un…

Mi interrompo all’improvviso, sempre più agitata. Non riesco a costringermi a pensare a quella parola, figuriamoci a pronunciarla. Eppure proprio in quel momento un campanello d’allarme, fastidioso e insistente come uno sciame d’api impazzite comincia a suonare nella mia testa, sfociando ben presto in un’amara consapevolezza che fa crollare di colpo tutte le mie certezze, scoprendo una terribile verità che fa più male di un pugno nello stomaco.

- No, non è possibile…dimmi che non è vero…

Dico con un filo di voce sperando di essermi sbagliata, pregando silenziosamente che quello che sto pensando non corrisponda alla realtà. Ma la sua espressione afflitta non lascia dubbi, e io mi sento morire.

- Ti prego, no. Non puoi aver ricominciato con quella roba.

- Io…posso smettere quando voglio…

- Per l’amor di Dio, Christian! Come fai a dire una cosa del genere, come puoi solo pensare di…

- Smettila di agitarti così, è tutto sotto controllo Johanna!

Esclama interrompendomi. Lo fisso, sconcertata, senza riuscire a credere a ciò che ho appena sentito. Pensa sul serio di potermi prendere in giro in questo modo?

- Tutto sotto controllo? Davvero? È per questo che hai appena tentato di violentarmi?

Esclamo senza riuscire a trattenermi, asciugandomi le lacrime con gesti furiosi e indossando in fretta una vestaglia prima di correre al piano di sotto, improvvisamente decisa a mettere tra noi quanta più distanza possibile. Raggiungo velocemente la cucina e lì rimango, immersa nel buio e senza nemmeno preoccuparmi di accendere la luce, prendendomi la testa fra le mani e cercando disperatamente di non mettermi a urlare tutta la mia frustrazione, come invece avrei tanta voglia di fare. Non riesco quasi a respirare, mi sento come se mi avessero dato un colpo in testa. Non è possibile, non ci credo…

La luce si riaccende e, d’un tratto, i suoi passi sono sempre più vicini. Dolorosamente vicini.

- Perché – sussurro, voltandomi verso di lui e cercando il suo sguardo sfuggente – che cosa c’è che non va, qual è il problema? Lo sai che con me puoi parlare di tutto, sai che puoi dirmi qualunque cosa. Siamo una famiglia, ricordi? Io sono tua moglie, e non devi…

- Johanna, va tutto bene.

Mi interrompe prendendomi fra le braccia, e improvvisamente ha un’aria così triste e colpevole che lo lascio fare, senza opporre resistenza.

- Da quanto tempo va avanti tutto questo? Quando hai…cominciato?

Chiedo con un filo di voce, temendo tuttavia la sua risposta.

- Stasera – dice dopo un attimo di esitazione e di nuovo abbassa lo sguardo, incapace di incrociare il mio – prima di venire a casa. È successo solo una volta, devi credermi. È la verità. Dio, mi dispiace così tanto…

Gli scosto i capelli dalla fronte, imperlata di sudore, facendogli una lieve carezza sulla guancia.

- Ascoltami, tu puoi smettere, so che puoi farcela. Non è troppo tardi per uscirne. Lo hai già fatto una volta perciò puoi farlo di nuovo, capito? Devi solo volerlo e andrà tutto bene, tutto si aggiusterà. Io sono qui, e quello che c’è da affrontare lo affronteremo insieme, perciò…per favore, ti scongiuro, promettimi che starai lontano da quella roba. Fallo per me, per noi. Devi promettermelo, Christian!

Mi stringe a sé e io ricambio il suo abbraccio, gettandogli le braccia al collo.

- Te lo prometto.

Mi sussurra, affondando la testa nella mia spalla.

   
 
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