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Canzone: Hollywood Undead Bullet
Danza
di sangue e pioggia
Le mie gambe sono penzoloni fuori dal bordo,
Il fondo della bottiglia è il mio unico amico,
Penso
che ti taglio ancora i polsi e me ne sono
andato, andato, andato, andato.
Le mie gambe sono penzoloni fuori dal bordo,
A stomaco pieno di pillole non ha funzionato ancora una volta,
Metterò una pallottola in testa e sono andato, andato,
andato, andato.
Claudias
si portò la bottiglia di birra alle labbra e
bevve il contenuto, un rivolo di liquido dorato le colò
oltre le labbra piene e
sentì la gola bruciare. Si sfilò una scarpa, un
rivolo d’acqua la trascinò fino
alla fogna. Un uomo la colpì al fianco con una gomitata, una
donna le passò
accanto stringendo il manico dell’ombrello, un ombrellino di
un uomo si piegò. I
lunghi capelli neri della giovane le aderivano al viso,
l’acqua gocciolava da
essi, le gocce di pioggia le scendevano lungo il viso pallido e i
vestiti
impregnati d’acqua pesavano. Si tolse anche l’altra
scarpa proseguendo sul
marciapiede, i calzettoni a righe bianchi e neri erano anneriti
dall’acqua
sporca ed erano bucati all’altezza del pollice del piede di
sinistra. Una
ciocca di capelli le finì davanti al viso coprendole un
occhio, il trucco nero
era colato rendendo pesti i suoi occhi, una goccia d’acqua le
finì sul naso e
scivolò fino alle sue labbra ricoperte dal rossetto nero.
Lasciò cadere la bottiglia
vuota, le tempie le pulsavano e le iridi nere erano liquide.
Rischiò di cadere in
avanti e sentì un sapore acido in bocca, socchiuse gli occhi e
allargò le braccia.
Alzò il capo e osservò il cielo grigio rigato
dalle gocce di pioggia, fu colta
da un capogiro e cadde in ginocchio. Si mise carponi, appoggiò
le mani a terra sbattendo gli occhi e i rivoli d'acqua sporca le
inumidirono entrambe le mani, alcuni rigagnoli sfuggirono alla
pressione delle sue dita.
“Guarda
quella drogata…”. “Non si
vergogna?”. “Dove
sono i suoi genitori?”. “ … ritardo…”.
“ … bus…”. “Levati!”. Varie voci
si
confusero in un brusio che coprì il risuonare delle varie
gocce di pioggia su
superfici diverse. Claudias proseguì gattonando,
superò una trentina di gambe
strette in vestiti scuri. Vomitò, le narici le bruciarono
fino a dolerle e la
gola si graffiò. Si spostò a sinistra e
superò il suo rigetto che colò via
trascinato dall’acqua nerastra che scendeva lungo la strada
inclinata. Si
sedette e alzò nuovamente il capo, osservò le
luci gialle, rosse, bluastre e
violette dei cartelloni pubblicitari interattivi diramarsi soffuse sui
grattacieli nerastri. Chinò il capo e il viso le fu coperto
dai lunghi
capelli neri, alcune ciocche le aderivano alla maglietta nera che
indossava, la giacca le si era quasi del tutto sfilata lasciandole le
spalle scoperte e i rivoli d'acqua scendevano all'interno inumidendo la
maglia. Si
osservò i segni bianchi a mezzaluna all’altezza
dei polsi, si tolse il
temperino dalla tasca e lo fece scattare con un rumore metallico. Si
appoggiò
la lama sulla pelle chiara, un rivolo di sangue le scese lungo la pelle
nivea.
Avvertì il dolore e rabbrividì, sorrise e
sentì l’odore d’umidità
pungerle le
narici. Pulì la lama sulla stoffa color ossidiana della
minigonna ricoperta di
borchie, richiuse il coltellino e lo rimise nella tasca della
minigonna.
Appoggiò la mano per terra, la vista si annebbiò
e il sangue si mischiò all’acqua,
i cerchi si allargavano intorno alle gocce. Si strinse la giacca con
l’altra
mano e ne tirò fuori una pistola, aprì il
caricatore e vide che c’erano solo
due proiettili, lo rimise al suo posto, tolse la sicura e la
caricò. Se la mise
in bocca, sentì il sapore metallico, la tirò fuori e se
la puntò al lato del capo
facendola aderire alla capigliatura. Premette il grilletto e si
sentì un click,
la giovane sospirò, rimise la sicura e sistemò
nuovamente la pistola nella
tasca.
“Anche
oggi ho vinto alla roulette russa” si lamentò. Arcuò la schiena,
piegò le ginocchia e le
abbracciò appoggiando il mento su di esse. Si
girò vedendo un uomo avvicinarsi,
lo sconosciuto cercò di metterle la mano sulla spalla, la
ragazza si scostò e
digrignò i denti.
“Fatti
i ca**i tuoi vecchio!” strillò. L’uomo
le porse
l’ombrello mettendoglielo sul caso e sospirò.
“Dio
non ti vorrebbe qui e tua madre starà soffrendo
non sapendo dove sei” disse. La ragazzina scoppiò
a ridere, il braccio ferito
le pulsava, le guance erano accaldate e il fiato si condensava
davanti al
viso.
“Mia
madre ha provato a volare dal tetto di casa mia
quando avevo sei anni, aveva anche il vestito da sposa
perché Dio la
apprezzasse di più. Perché me**a me ne dovrebbe
fregare?” domandò Claudias.
Mostrò il terzo dito, l’uomo davanti a lei
sospirò, si rimise l’ombrello sopra
il capo, si voltò e si allontanò. La giovane si
tastò le tasche della
minigonna, quelle della giacca e ne aprì una
all’altezza del seno sulla sinistra.
Ne uscì un pacchetto, lo aprì e si
rovesciò delle pillole nella mano.
“Vediamo
invece se per voi è la volta buona”
borbottò.
Mise le pillole in bocca e le inghiottì.