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Autore: Stronza Perfetta    22/11/2013    0 recensioni
..Ora, ora che era finito tutto e tutto quello che era successo l'aveva lasciato alle spalle poteva dire che quella guerra l'aveva vinta. Quella ragazza sempre triste e depressa era seppellita, per sempre e ora davanti a lei le si proponeva solo un lungo cammino per la felicità.
Genere: Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Raccolta | Avvertimenti: Violenza
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Era li seduta da più di mezz’ora. Si guardava le mani, quelle mani che finalmente erano riuscite ad avere la loro vendetta, che erano state in grado di ripagare l’odio ricevuto in quegli anni, che si erano macchiate del sangue del “nemico” e ora non erano più quelle mani candide che tutti conoscevano. «Bay, vieni un attimo» le disse il preside con voce cupa. Si alzò dalla cassapanca di legno massiccio e orgogliosamente si diresse verso la presidenza. Aveva una camminata sicura e lo sguardo fisso davanti a sé. La mente sgombra e un sorriso sulle labbra. Percorse un solo un pezzettino di quel lungo corridoio, dalle lampadine a luce calda e le pareti di un verde scuro. Arrivata davanti alla presidenza, aprì lentamente la porta per poi ritrovarsi davanti a sé il preside e i suoi genitori accanto. La stanza era piuttosto cupa, con scaffali pieni di documenti e libri scolastici, in mezzo alla stanza sedeva una scrivania con una poltrona imponente dallo schienale alto e i braccioli larghi, color verde scuro; poi dall’altra parte della scrivania erano rivolte due poltrone per gli “ospiti”. Sua mamma che si asciugava il naso con un tovagliolo di stoffa e suo padre, dall’aria dispiaciuta che le passava la mano sulla schiena. Indifferentemente si accomodò sulla poltrona e accavallò le gambe in segno di attesa. Il preside si accomodò di fronte a lei. Ora li separava solo quella scrivania di legno massiccio, piena di foglietti e biro e altri oggettini accomodati con cura. Sospirò. «Allora Bay sai perché ti ho chiamata qui? » Iniziò lentamente con voce pacata. «Certo che lo so» rispose la ragazza alzando gli occhi al cielo. «Ora dimmi, visto che lo sai, dacci una spiegazione delle tue azioni..» “ Ma perché lei è così scemo? Non si capisce?” Pensò Bay e riprese a parlare. «Beh.. Io non l’avrei fatto, davvero, non l’avrei mai picchiato se…» Ora lei iniziava ad agitarsi, sapeva che era un duro colpo per i suoi, insomma la loro brava figliola che aggredisce un suo compagno, non era da lei. Di sicuro loro avrebbero pensato che fosse indemoniata e poi chissà che decisioni drastiche avrebbero preso. Una delle peggiori delle ipotesi era che la mandassero in un istituto correzionale, perché un comportamento del genere, anche se era successo solo una volta, era insostenibile per loro, troppo stress, li avrebbe mandati in crisi e magari sarebbero diventati schizzofrenici. Un’altra ipotesi era che non l’avrebbero lasciata uscire per tutta l’estate o chissà che altro. I suoi la fissarono, scioccati e il preside iniziò a tamburellare le dita sulla scrivania in attesa che proseguisse. Ma Bay non riusciva e non voleva spiegare proprio niente. Cosa c’era così d’importante da spiegare? Davvero non capivano le motivazioni delle sue azioni? Perché lei non si sentiva in colpa per ciò che aveva fatto? Sentiva la tensione salire e tutti che stavano aspettanbdo che proseguisse, il preside che si era alzato e ora era affacciato alla finestra, suo padre che camminava avanti e in dietro con le braccia conserte al petto, per la stanza e sua madre che le si era seduta vicino. “Merda” le venne da pensare. Fatto stà che in quel preciso momento tutti da lei si aspettavano una risposta o chissà quale discorso. Ma dalla sua bocca non uscì nemmeno una parola.  
  
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