Anime & Manga > Katekyo Hitman Reborn
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Autore: Lil_chan    22/11/2013    3 recensioni
Sotto la pioggia battente, una sigaretta ormai spenta tra le labbra, uno sguardo che avrebbe incenerito anche i sassi, le mani frementi.
Primo tentativo di scrivere una storia sentimentale e malinconica sul passato di Gokudera.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Hayato Gokudera, Takeshi Yamamoto, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ed eccoci qua, il nostro ultimo appuntamento per questa fan fiction.
Mamma mia che emozione! E che tristezza… devo dire però che mi sono divertita, tanto, a scrivere e a farvi leggere questa piccola storia.
Ho scritto tutto quello che mi sentivo di affrontare, anche se brevemente, e dall’affetto che avete dimostrato dovrebbe essere uscita una cosuccia anche abbastanza decente.
Ci sono due cose che ho evitato di proposito di fare e una sicuramente l’avrete notata: parlo del nome del padre di Gokudera e Bianchi. Non avergli dato un nome ha assunto il significato della volontà di Gokudera di dimenticare quella parte del suo passato. Non so se mi sono spiegata bene… diciamo che il nome avrebbe reso più reali i ricordi che lui voleva dimenticare.
La seconda è invece più sottile: il significato dei titoli dei singoli capitoli. Forse avrei dovuto scriverlo volta per volta, ma ho preferito vederli tutti assieme. Usando le parole della mia adorabile beta tutti insieme formano una specie di climax che parte da un semplice rannuvolarsi fino ad arrivare a una tempesta vera e propria (Cap. 1,2,3: Nuvole, Preludio di Tempesta e Uragano). Per quanto riguarda i cap 4 e 5 rispecchiano la condizione di Gokudera e cioè il controllo mentale che gli impedisce l’autocontrollo e che lo fa vagare nel buio (Notte Oscura) e i momenti di lucidità che arrivano improvvisi in questa cortina oscura che è la sua mente (Pioggia di Meteore). Il cap 6 (Alba silente) è la rinascita simboleggiata appunto da un nuovo giorno che sorge e con esso nuove forze e nuove convinzioni, mentre il cap 7 (Alfa e Omega) è un riferimento alle stelle del Tanabata e alla lontananza tra i nostri due Guardiani. Per questo capitolo che devo dire? “Gravità” parla da solo: l’attrazione che c’è non solo tra i nostri cari Vongola, ma tra loro e Tsuna, come un puzzle che si completa incastrando tra loro i vari Guardiani. Non dimentichiamo le loro affinità!
Ma quanto ho scritto! Ragazzi vi lascio più che volentieri. Buona lettura!
 
P.S. immancabile ringraziamento alla mia adorata beta.
P.P.S. ringraziamenti e risposte ai commenti alla fine.

 


 
Valigie: okay. Documenti: pronti. Giacca: sul letto. Agitazione: presente da una settimana più o meno.
Gokudera indugiò a proposito della foto sulla scrivania, indeciso se portarla con sé o meno. La sollevò e togliendola dalla semplice cornice la mise in un libro che andò a finire nel suo bagaglio a mano. Diede un’ultima occhiata in giro per controllare di non aver dimenticato nulla e una volta sicuro finì di vestirsi per il viaggio. Finalmente sarebbe potuto ritornare. Finalmente. Dopo tre mesi avrebbe potuto lasciare l’Italia e rivedere il Decimo, i Guardiani, Haru Kyoko, effettivamente non lo avrebbe ammesso nemmeno sotto tortura, ma gli erano mancati.
- Hayato sei pronto? Dino ti aspetta all’aeroporto. -
Bianchi fece capolino dal corridoio rimanendo sulla porta. Guardava il fratello di spalle recuperare le sue cose e tentare faticosamente di trascinarle fuori. Era cresciuto parecchio e non solo fisicamente, lo si poteva notare chiaramente dai suoi occhi: non più tempesta interiore, ma forza pronta a proteggere e combattere. Ridacchiò e mossa a pietà dagli inutili tentativi, lo aiutò a trasportare i troppi bagagli.

- Per fortuna è un aereo privato, altrimenti avresti dovuto rimandare la partenza. -

- Zitta e aiutami. Non sei per niente divertente. -

Finalmente riuscirono ad arrivare all’ingresso dove la macchina li attendeva.
- Sei sicura di non voler venire adesso? - Domandò il ragazzo mentre l’autista caricava i bagagli.
- Sono sicura, non ti preoccupare, - lo abbracciò di slancio, sorprendendolo – sei cresciuto, te la caverai benissimo anche senza di me. -
L’argenteo rimase perplesso. Ripensò a quelle parole durante tutto il viaggio. Era davvero cresciuto? Effettivamente si sentiva cambiato. Erano successe tante, troppe, cose che lo avevano condizionato nel bene e nel male.
A partire da quel giorno di pioggia, alla notte in ospedale e anche tutto il lavoro fatto in quel periodo lontano dal Giappone. 
Poi per la prima volta aveva avuto un padre, anche se a pezzi.
- Ehi, Gokudera ci siamo quasi. Dovremmo prepararci. -
Dino lo guardava sorridendo allegro e la cosa non gli piaceva affatto. Soprattutto perché quel sorriso nascondeva, ma neanche tanto, una certa malizia probabilmente dovuta – solo probabilmente - al fatto che la dolce Bianchi si era premurata di raccontare al biondo della notte tra lui e… cioè quando… non era successo assolutamente nulla però…
“Sorella, ma cucirti la bocca, mai?”
Pensò prendendo il completo e andando a cambiarsi esasperato. Fece con tutta calma e quando tornò erano già visibili le coste del Giappone.
Si lasciò sfuggire un verso di stupore, di emozione, di non sapeva nemmeno lui cosa. Sapeva solo che era tornato, finalmente.
Cercò di mantenersi più calmo possibile, ma sentiva ormai quell’aereo sempre più stretto e soffocante , piccolo e angusto.
Il suo nervosismo e l’impazienza erano comunque tangibili, cosa che fece sghignazzare ancora di più il Cavallone. I suoi occhi brillavano scrutando le case e i palazzi sempre più vicini e infine la pista d’atterraggio. Avvertì un brivido lungo la schiena non appena sentì il carrello poggiare al suolo, qualcosa di caldo espandersi nel petto.
Anche in macchina guardava con interesse le strade familiari di Namimori, riconoscendo luoghi e locali e vie "Passando qui si va alla scuola media, di qua al ristorante, li invece abitavo prima". Svoltarono in una viuzza e uscirono dalla cittadina, davanti a loro il quartier generale dei Vongola.
 

Passo dopo passo, ci si avvicinava sempre di più. Nella sala gli ignari non si aspettavano il suo arrivo e la cosa lo divertiva parecchio. Il rumore dei passi rimbombava nel corridoio deserto, affrettati dall’emozione. Ancora pochi metri ed ecco la porta cercata. Abbassò la maniglia e lentamente aprì la porta, un sorriso allegro sul volto.
- Scusate il ritardo, ci sono stati problemi con l’aereo. -
Vide uno a uno i ragazzi alzarsi e venirgli incontro per salutarlo, Tsuna per primo lo abbracciò salutandolo.

- È fantastico che tu sia venuto Dino-nii! -

Anche Yamamoto, riprendendosi dallo stupore, si unì agli altri. Sul suo viso si vedeva chiaramente, anche se minima, una traccia di delusione: ci aveva sperato, nonostante tutto.
- Calma, calma. Prima di iniziare, Yamamoto mi andresti a prendere la borsa dalla macchina? Ho dei documenti da consegnarvi da parte di… del Nono. -
Le espressioni sui volti dei capi-famiglia erano pressoché identiche: ghigni di pura perfidia.
Il moro annuì titubante e uscì, sospirando chiudendosi la porta alle spalle. Prese sigarette e accendino dalla portandone una alle labbra. Non fece a tempo ad accenderla che lo vide. Poggiato al cofano della macchina, giacca e cravatta impeccabili, capelli raccolti in un codino basso che gli dava l’aria da ribelle così in contrasto con l’abito scuro, fumava tranquillo come se non avesse visto l’altro arrivare.
- Come al solito non ti sei messo la cravatta. Idiota. -
Quel suono, il suono della sua voce, mandò letteralmente in tilt il suo cuore.
- E poi da quand’è che fumi? - Chiese notando cosa teneva tra le mani.
Gokudera non attese risposta, che tra l’altro lo spadaccino non sembrava intenzionato a dargli, e si avvicinò, buttando la sigaretta consumata a terra per poi spegnerla. Si fermò a pochi centimetri, gli occhi incatenati da una qualche forza magnetica. Notò solo di sfuggita Yamamoto liberarsi di ciò che aveva in mano, ma sentì chiaramente il corpo stretto tra le sue braccia e le labbra prese d’assalto dalle gemelle. Fu un bacio irruento e mozzò il fiato a entrambi. Si separarono dopo quella che parve un’eternità, senza lasciarsi andare, l’argenteo era prigioniero del compagno.
- È tutta colpa tua. Solo e soltanto colpa tua. -
- Che diavolo ti prende?-
L’italiano lo allontanò per guardarlo in faccia: era serio e pareva anche molto preoccupato.
- Le espressioni seriose non ti si addicono, idiota. Lasciale a me. -
Il dinamitardo lo baciò di slancio liberandosi improvvisamente, sorprendendo Yamamoto e facendolo sbilanciare all’indietro. Separandosi, si trovarono fronte contro fronte. Sorridevano entrambi, stretti l’uno all’altro e senza la minima intenzione di lasciarsi.
- Te l’ho detto. È tutta colpa tua. Da quando ci siamo separati in Italia sono diventato strano. Ho iniziato a fumare! Anche se credo che… non ne avrò più bisogno. -
- Non dare a me la colpa per la tua stupidità! - Disse indignato l’argenteo scatenando le risa del moro.
Yamamoto accarezzava il viso di Gokudera, sorrideva dolcemente e ogni tanto lo baciava ora sulla guancia, ora sulla fronte, sulle labbra sul naso, ovunque potesse arrivare. Miracolosamente, il Guardiano della Tempresta si prestava a quelle attenzioni senza troppa riluttanza e anzi, ricambiando.
 

Nel frattempo, all’interno della sala riunioni..
- Dino-nii hai sistemato tutto? -
- Certo! Se hai l computer ci possiamo collegare alla telecamera e vedere cosa fanno. -
- Perfetto! -
- No! Guarda! Guarda! Non credevo Gokudera arrivasse a prendere l’iniziativa. -
- E io non immaginavo che Yamamoto potesse essere così passionale… -
- Era ora! Sono felice per loro. -
- Già, ma, accidenti! Se ne vanno. -
 

I due Guardiani si allontanarono dal quartier generale. La città non era distante, percorsero un breve tratto e si trovarono subito in città.
Presero tutte le strade secondarie, allungando di molto il tragitto. Gokudera camminava davanti al moro con un’espressione indecifrabile in volto che con tutta calma gli si affiancò, stringendo forte la sua mano. L’argenteo evitò costantemente di guardare in faccia l’altro, imbarazzato.
- Sei un idiota. - Sussurrò, ma abbastanza forte da farsi comunque sentire. Strinse più forte la presa non degnando più il compagno di una parola; finalmente arrivarono a casa dello spadaccino.
Ritrovarsi nella camera di Yamamoto diede all’italiano una strana sensazione mista tra dejà vu e imbarazzo: l’ultima volta che ci era stato era scappato nel cuore della notte.
Il Guardiano della Pioggia lo guardava seduto vicino alla scrivania, l’italiano tirò fuori il pacchetto di sigarette e dopo avergli fatto una smorfia ne accese una aprendo solo dopo la finestra, giusto per dargli fastidio lasciando che l’odore del fumo rimanesse nella stanza.
Sentiva gli occhi dell’altro bruciargli addosso, provocandogli i brividi lungo la schiena. Gokudera aspirò l’ultimo tiro e si sedette sul letto, invitando poi l’altro a raggiungerlo. Schiena al muro, Yamamoto si trovò la testa dell’argenteo poggiata alla spalla, passò un braccio attorno alla sua vita attirandolo di più a se.
- Ho come l’impressione che a forza di stare con me, tu stia diventando quasi, come dire, tenero. -  Lo prese in giro, beccandosi un pungo al fianco.
- Scusa, scusa. Stavo solo scherzando. -
Il silenzio tra loro era un fondamentale che non poteva essere messo da parte. In questi momenti sapevano meglio di chiunque altro che quello che davvero importava non erano parole vuote, ma una mano amica che ti stesse vicino e che sapesse ascoltare. Adesso però era giunto il momento di mettere tutte le carte in tavola.
- Questo posto non è cambiato per niente. -

- Cosa ti aspettavi? Sono passati solamente tre mesi. -

L’argenteo lo guardò torvo, imbronciato – E’ un’eternità invece. Pensa a ciò che è successo a noi. Io ho vissuto in Italia, mio padre mi ha riconosciuto, Bianchi sta per essere riconosciuta, il Decimo sta per prendere il posto del Nono, e poi, papan è morto. -
Yamamoto lo strinse forte a se accarezzandogli la schiena.
- Quando mio padre si è svegliato mi ha riconosciuto. – Cominciò Gokudera - Per la prima volta mi ha chiamato con il mio nome e mi ha sorriso. Era un lapsus temporaneo, ma anche se per poco sono stato Hayato per lui. – Si lasciò sfuggire un piccolo sorriso al ricordo di quando, appena sveglio, gli aveva stretto il braccio e lo aveva chiamato. Aveva visto per la prima volta nei suoi occhi un fuoco che non aveva mai visto prima.
- Poi è morto. È successo una mattina, all’improvviso. Sapevamo di non poterlo evitare, ma è stato comunque strano. Da subito io e Bianchi ci siamo addossati completamente la responsabilità di mandare avanti la Famiglia, abbiamo lavorato giorno e notte per sistemare tutti i casini che aveva fatto. È stato divertente vedere i suoi scagnozzi spaventati a morte da noi due. - Risero entrambi, piano.
- Fare il capo non è stato per niente facile. Non facevamo che pensare al Giappone, al Decimo e a Reborn. Sentivo che lasciati soli avreste combinato dei veri disastri, ma ve la siete cavata bene a quello che dicono. -
Yamamoto rise ancora.
- Sì. Ce la siamo cavata benissimo tra riunioni dimezzate, Lambo che faceva il diavolo a quattro perché voleva vederti, Reborn che ci faceva lavorare come schiavi tutti i giorni… devo continuare? È stato un incubo! - Disse improvvisamente serio –soprattutto perché tu non c’eri-
Lo spadaccino adorava far arrossire l’argenteo. Il suo volto imporporato e imbronciato era una visione dolcissima di cui si sarebbe beato in eterno.
Sorridendo di nuovo gli accarezzò le labbra, gli occhi sfuggenti del Guardiano che non volevano saperne di guardarlo. Si avvicinò piano, sfiorandogli il viso portandosi sempre più vicino.
- Mi sei mancato, Hayato. -
Fu un bacio dolce e violento allo stesso tempo. C’era tutto quello che in quei mesi di lontananza non si erano detti e anche molto di più. Perché per loro era sempre stato così: le parole erano superflue, ciò che contava erano i fatti. Gokudera per una frazione di secondo parve trattenere la felicità. Iniziò invece a sbraitare arrabbiato, tempestando di pugni e urla il ragazzo ottenendo come unico risultato quello di farlo ridere. I sorrisi di entrambi non accennavano a volersi spegnere, una nuova volontà era nata nei cuori dei due Guardiani, una volontà che volevano rispettare a tutti i costi. Mentre cadevano distesi sul letto nella mente di entrambi riecheggiava il ricordo di una promessa, la stessa che si erano fatti prima in quella camera e di nuovo in Italia.
 
 “Ti aspetterò.
Sarò lì per te, sarò lì con te, sarò accanto a te.
Sarò ciò di cui avrai bisogno, tutto quello che vorrai.
Anche se ci volessero giorni, mesi o anni.
Anche se fossimo lontani pianeti e galassie intere.
Ti aspetterò. E sarà per sempre.”
 
- Per sempre? -
- Sì. Per sempre. -
- Chiamo il mio trafficante d'armi. –
 
 
 
 
Reby-chan sono contenta che lettere iniziali ti siano piaciute. Come al solito Gokudera è Gokudera: incapace come al solito di dimostrare un qualsivoglia sentimento senza scatenare un putiferio, ma in realtà maturato a tal punto da riuscire a tenere finalmente un confronto con Yamamoto. Per questo capitolo me lo sono immaginato scorbutico come al solito, consapevole di se e di quello che prova e senza paura di mostrarlo. Lo avrete senz’altro notato dal fatto che si volesse nascondere da Dino, che con il suo caro moretto si sia lasciato andare e che poi lo abbia tranquillamente preso a pugni ahah.
Eeeeeeeee… no! Era il nostro caro Dino che assieme a Tsuna prepara una bella imboscata al nostro Takeshi (Mi sono divertita da matti a scrivere il loro siparietto). Per quanto riguarda il suo vizietto tranquilli! Ora che Gokudera è tornato, non ne avrà più bisogno.
Ed è arrivato il momento anche per Tsuna eh già… ma per sapere di lui leggete infondo hihi.
Grazie mille! Attendo il tuo commento anche per questo capitolo. A presto. :)
 
Kyoite Ahah grazie per l’adorabile! Si, il nostro è un rapporto di reciproco incoraggiamento con uso di violenza ahahah.
Come al solito hai centrato il punto. Anche se come hai visto e come ho detto a Reby-chan, Gokudera di persona finalmente decide di prendere in mano tutta quella situazione. Non mi stancherò mai di dirlo: con un alleluia è maturato! E poi… hai capito perfettamente tutto quello che volevo dire! È troppo difficile risponderti. Il fatto che Yamamoto inizi a fumare per colmare la mancanza che sente del suo Hayato e lo stesso italiano che per lettera si dimostra così confusionario perché ancora non sa come affrontare i suoi sentimenti.
Aspetto con ansia un tuo commento! Saluti.
 P.S. Ja, ja. Yamamoto che fuma è davver un’immagine che ti lascia col fiato sospeso ahah. :) 
 
Musa 07 *gonfia il petto* Prima di tutto, grazie: quel “sensei” è stato davvero… waw. Sono… waw. Cioè, non merito tanto. Secondo: grazie per il commento, mi ha fatto tanto piacere. Spero che anche questo capitolo ti piaccia, mi raccomando fammi sapere cosa ne pensi! :) 
 
Reine_DePoitiers Ciao, grazie mille per aver commentato anche questo capitolo. Inutile dirti che mi ha fatto molto piacere leggere quello che hai scritto :)Spero che la mia idea ti sia piaciuta e spero che queste ultime parti riescano a risolvere i dubbi che magari ti sono rimasti. Fammi sapere mi raccomando! Grazie! ;)
 
Ho deciso di fare un piccolissimo capitolo sulla cerimonia di Tsuna quindi… a giovedì prossimo gente (Che visto l’andazzo delle ultime settimane diventerà venerdì, credo)! Qui inserisco l'angolino dell'autrice: ciao a tutti! Mi scuso perché anche stavolta è colpa mia se abbiamo pubblicato oggi. >w Io continuo a ripetere che amo questa storia e amo il sostegno che state dando a mia sorella. Per rispondere al commento di Kyote poi, sì, il nostro è un rapporto di reciproca violenza <3 ahaha! Ci amiamo tanto :) Passo e chiudo e ci vediamo al prossimo! Un abbraccio. Aihara. 
E questo sarà davvero il capitolo conclusivo di questa piccola serie.
A presto minna-san!

 
   
 
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