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Autore: Adelita    22/11/2013    0 recensioni
Una vita tranquilla, serena, scandita da ritmi regolari, poi qualcosa sconvolge quel precario equilibrio, tutto cambia.
Credi di esser forte, ti corazzi di cinismo, ma il destino riserva tante sorprese non sempre belle.
Tuo malgrado, cambi, talvolta sei più forte, talvolta più debole.
Di quello che eri nulla esiste più, solo l'apparenza.
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Una vita tranquilla, serena, scandita da ritmi regolari, poi qualcosa sconvolge quel precario equilibrio, tutto cambia.

Credi di esser forte, ti corazzi di cinismo, ma il destino riserva tante sorprese non sempre belle.

Tuo malgrado, cambi, talvolta sei più forte, talvolta più debole.

Di quello che eri nulla esiste più, solo l'apparenza.

 

 

Capitolo 1

 

 

"Si pronto? Qui è il centro estetico, sono Laura in cosa posso esserle utile? Un appuntamento? Si certo, vedo la disponibilità, attenda un minuto, grazie."
"Emilia, ci sta una cliente a telefono chiede per un trattamento al viso, tu sei disponibile alle 15, la inserisco?"

Le rispondo "Certamente!"

Ecco, telefonate del genere sono di routine al mio centro estetico, una struttura che ho creato dal nulla con coraggio, avendo solo tanta passione per il mio lavoro, tanta abnegazione,

ma pochi soldi e senza un socio o un amica o uomo mio che potesse sostenermi nei momenti difficili. Ma ne sono fiera!

Cinque ambienti lavorativi, ogni cabina ha il suo lettino, una cabina doppia, (due lettini) per esigenze specifiche della cliente che preferisce la compagnia dell'amica, della figlia o del marito, e si lavora su due persone in contemporanea, il mio ufficio dove accolgo il o la cliente nuova dell'ambiente, per instaurare un rapporto più confidenziale, entrando in sintonia con loro.

Il mio lavoro è fondato sulla fiducia e si acquisisce col tempo, ma per avere dei risultati immediati ho bisogno che si fidino subito di me, non posso aspettare il tempo, devo dimostrare da subito la mia esperienza, la mia professionalità, entrare nella loro sfera.

E' così che mi sono distinta dalla massa dei colleghi e colleghe, io ho sempre una marcia in più. La chicca di avere ogni cabina a tema: ambiente etnico dove si pratica depilazione, sia elettro che cere, ambiente in stile orientale, per i massaggi energetici e rilassanti; in stile giungla la cabina maschile, con aromaterapia al sandalo; ambiente fresco e floreale nella cabina per trattamenti al viso, ambiente in acciaio, vetro, quasi spaziale per la cabina con macchinari ultra moderni al servizio del dimagrimento e modellamento.

Una vera sciccheria. Non è grande, ma funzionale, corridoio centrale e le cabine sono tre a destra e due a sinistra, sempre a sinistra è il terzo ambiente, il mio ufficio, anche esso in stile, ma classico/liberty. Il ricevimento è all'inizio del corridoio, fa angolo e crea una sorta di curva, così da creare una area riservata e non visibile da chi può essere di passaggio o entrare solo per una informazione.

Ma troppo spesso non avere un compagno con il quale confrontarsi mi pesa.

Dieci anni fa, avevo appena 28 anni, mi sono separata da mio marito, pochi anni di matrimonio e già eravamo caduti nell'apatia, nello sconforto.

La mancanza di figli aveva segnato la fine del nostro amore. La grande passione che ci aveva uniti, si era disgregata mese dopo mese.

Ogni volta che credevamo di aspettare un figlio, ogni volta la delusione era più grande. Ci si incolpava silenziosamente, i muri si innalzavano tra noi, fino al giorno in cui decidemmo di rivolgerci ad uno specialista. Erano passati già circa 3 anni dal nostro matrimonio.

Il Professore ci fu consigliato da amici di Max, a detta di costoro era un luminare nel campo della fecondazione assistita, dei problemi di fecondazione e cose del genere.

Era un martedì e avevo appuntamento nella clinica dove il Professore esercitava interventi e faceva studio.

Allora abitavo con Max in un appartamento non molto grande, comodo a suo dire per la vicinanza al suo posto di lavoro, ma molto distante dal centro di Napoli.

Ci impiegammo più di un'ora per raggiungere la clinica Villa Del Sole, a via Manzoni.

Prendemmo la tangenziale, uscita Vomero, a destra proseguimmo per via Cilea, e scendemmo per il Corso Europa, per poi risalire fino alla clinica.

Guardavo attraverso il finestrino dell'auto le vetrine illuminate, lo scintillio delle luci che addobbavano gli ingressi dei negozi, le stelle argentate che penzolavano da fili sospesi messi in alto da un lato all'altro delle strade, così da creare una sorta di grotta luminosa con dondolii di stelle fluorescenti. L'aria del Natale ormai prossimo si respirava ovunque, ma non nel mio cuore.

Restai in clinica per alcuni giorni, dovevano stabilire il mio “caso”.

Fui sottoposta a mille analisi, tante visite, tanti colloqui, tanta umiliazione....: ero sterile!

Non si sa da cosa sia provenuto, ne da quando lo fossi. Il mio grembo era un cimitero, anche se fossi riuscita con una ovulazione guidata, era molto probabile che il mio utero lo avrebbe respinto.

Potevamo tentare, ma dovevamo essere preparati all'eventualità di dover essere sottoposta a vari innesti, dolorosi e costosi.

Fu proprio cosi che il Professore disse: Signora mi spiace, il suo ventre è un cimitero.

Quella parola rimbombò nella mia mente, nelle mie orecchie per mesi, anni.

Lui, Max mio marito, fu gentile, all'inizio, comprensivo, dolce. Capiva il mio dolore.

Ricordo in maniera nitida l'espressione di Max, nel momento in cui il Professore ci comunicò i risultati. Il suo viso abbronzato, lui di pelle olivastra bastava un'ora all'aperto per avere una deliziosa abbronzatura che lo rendeva ancora più affascinante, i lunghi capelli nocciola che usava

tenere legati a coda, gli occhi a mandorla di un verde scuro, facevano capolino sotto le lunghe ciglia nere, un naso diritto marcato, le labbra carnose, gli zigomi alti, un ovale perfetto.

Si decisamente Max era il mio tipo, me ne innamorai subito.

E ora, quell'espressione, quel dolore negli occhi, non mi sembravamo neanche più verdi.

Era colpa mia, ero causa di quel gran dolore.

Le sue mascelle si serrarono, il sorriso iniziale mutò in un ghigno.

Sentii distintamente che digrignò i denti. Quei splendidi e candidi denti dal dolcissimo sorriso, mi sembrarono quelli di una fiera prima dell'attacco. Si, era anche tanta rabbia!

Il viso contratto in una smorfia dal dolore allo stupore, gli occhi colmi di lacrime.

Non ci stava più nulla di sensuale in lui, quasi non lo riconoscevo. Li seduto sulla poltrona, accanto alla mia, davanti alla scrivania del Professore, in quello studio che sembrava più il museo del Louvre, con quei tappeti che odoravano di stoffa consunta, le poltrone in cuoio che emanavano il classico odore di scarpe nuove, i libri posizionati alle spalle del Professore, lì in bella vista sugli scaffali della libreria, alternati da statuine in porcellana, in ceramica, grandi e piccole, ma tutte di fattezza fabergè. Un grande lampadario al centro della stanza, era spento, illuminava lo studio una lampada situata nell'angolo destro della scrivania.

Il Professore scendeva nei dettagli delle mie analisi e io mi perdevo nelle sue parole,

in quei termini talvolta chiari, talvolta incomprensibili e stavo là sprofondata nella poltrona, accanto a Max che invece era seduto sul bordo della sua poltrona, sembrava quasi solo appoggiato, le gambe col ginocchio ad angolo retto, come sembravano magre le sue gambe,

lo osservavo, studiavo ogni sua emozione, poi guardavo la lampada a quattro tubi in rame e ottone che si intrecciavano e reggevano alla sommità un piatto ovale, grande, bianco opaco, dal quale usciva un largo fascio di luce che schiariva più di mezza stanza. Buttai il capo all'indietro e

contai i pendoli di vetro sfaccettato del grande lampadario.

Si muoveva? O la mia testa girava? Un ronzio nelle orecchie e non compresi più nulla.

Svenni.

Quando mi ripresi e aprii gli occhi il viso del Professore era chino su di me, sentivo l'odore del suo camice bianco, della sua brillantina, visto così da vicino era più vecchio, notai le sue rughe e alcuni peli che gli uscivano dalle narici. Mi rialzai, ero stata adagiata sul lettino medico.

Era stato il mio Max a soccorrermi. Si era allarmato.

Il Professore ci rassicurò, era normale avere una reazione da shock, tutto sommato, non avevo urlato, ne pianto, facile che il sistema simpatico e parasimpatico facessero a pugni, facendomi svenire.

Ma da quel momento così complice e dolente tra me e Max nulla fu più uguale a quei primi entusiasmanti anni della nostra unione.

Il nostro rapporto si trasformò pian piano in un sopportarci a vicenda.

Fu ovvio che anche quel barlume di affetto finisse. La decisione di separarci avvenne spontanea, anelata da entrambi.

Andammo dall'avvocato come fosse una gita in campagna.

Il Matrimonio finì.

 

 

 

 

"Scusa Laura ti spiace fare un paio di caffè?"

"Figurati, vado subito....vi porto anche dell'acqua?"

"Grazie sei un tesoro."

Offrire il caffè dalle nostre parti è un rito, un modo per dare il benvenuto, anzi se una cliente lo chiede prima che noi lo offriamo, è quasi un rimprovero!

Come a sottolineare che non l'abbiamo accolta con il dovuto garbo.

Tutto il centro sud e in particolare Napoli e dintorni, il caffè si prende a tutte le ore, e non è quello lungo e trasparente, bensì stretto e nero.

E adesso il caffè era importante.

La mia cliente era venuta al centro in uno stato ansioso, aveva chiesto di parlare un attimo con me in privato.

Un caffè avrebbe aperto meglio la conversazione, specie se seguito dalla sigaretta, cancerogena, tossica, sconsigliata, ma a me gradita.

Cosa voleva dirmi? Speriamo non si tratti di voler chiedere credito! E' già successo e ahimè non sono stata capace di rifiutare, e spesso ho perso sia i soldi che la cliente.

Non vorrei che succedesse con MariaAnna è una bella persona, così dolce così educata.

No, di sicuro non sarà per un credito.

Di cosa vorrà parlarmi?

La guardo bere il suo caffè, le tremano le mani, la tazzina traballa tra le dita, i suoi occhi neri guardano il fondo del piattino che regge con l'altra mano anch'essa insicura.

Appoggia la tazzina nel piattino e si libera le mani poggiandolo sul vassoio. Cerca nervosamente nella borsetta l'accendino, le porgo il mio acceso e lo avvicino alla sigaretta che le pende dalle labbra truccate perfettamente di rosso acceso, noto che il colore le dona, lei è così bruna, il viso roseo e con lunghi e ricci capelli neri corvino. Sembra una gitana.

Fa una boccata, lascia uscire a nuvola il fumo dalle labbra, quasi sognante,

"Ecco" mi dico, "Ora parla."

"Scusami, so che sei impegnata, stai lavorando, ma so che tu sei una buona consigliera, hai un vissuto sofferto, ti sei fatta da sola, io ti stimo tanto, non so con chi confidarmi, io mi fido di te...."

Ok penso, ha solo bisogno di sfogarsi, non si tratta di soldi, questo è chiaro.

"Tranquilla tesoro, il mio appuntamento era con te, sono qui, lo sai a me puoi dire tutto!

Come posso aiutarti?"

Speriamo non la prenda per le lunghe.

Che palle! Mica mi pagano per ascoltarle!

Ah cosa non si deve fare per campare!

"Sai, ne sono sicura, lui mi tradisce!"

Beh? Penso, perché non lo aveva capito ancora?

"Come fai a dire una cosa simile, come fai ad esserne certa?"

"E' tanto che lo vedevo distratto, ogni cosa di cui gli parlavo sembrava attento ad ascoltarmi,

ma spesso mi accorgevo che i suoi pensieri erano altrove, pensavo fossero preoccupazioni di lavoro, lo giustificavo. Che stupida! Di sicuro invece pensava a lei!"

Ok ora è nella fase in cui parla da sola, si tortura, poi si ricorderà che ci sono io ad ascoltare.

Aspetto.

"Il cellulare gli squillava negli orari più assurdi, ma la sua solerzia nel rispondere, nel parlare agitandosi, mi diceva che era un cliente, gli credevo. Cretina sono stata cretina."

Fa una pausa, una boccata di fumo. Riprende.

"Spesso nel sonno si agitava, si svegliava, si alzava andava al piano inferiore in cucina, pensavo andasse a bere, una cattiva digestione....Chissà quante volte invece le telefonava, forse sentiva la sua mancanza...Come ho fatto a non vedere ciò che invece era palese!!!

Fiducia? Amore? O solo pigrizia? Certezza nel mio rapporto con lui? Il fatto che fosse mio marito mi dava sicurezza? O forse come lui mi accusa “Non lo amavo” Perciò non vedevo."

Adesso mi fa davvero tanta tenerezza, mi sembra una bambina che si chiede quanto è stata cattiva, e se babbo Natale le porterà i doni quest'anno o non li merita.

"Questa storia va avanti da due anni, ormai ne sono certa e poi lui non lo nega!

Sono disperata!!"

Devo aspettare ancora un minutino, ora di sicuro piange, poi le offro un sorso d'acqua e potrò parlarle.

MariaAnna va via, sorride è serena, sono riuscita a darle fiducia in se stessa.

E' carica per affrontare il secondo tempo. Tornerà domani per un massaggio rilassante, potrò dire ancora qualcosa per far luce in lei. Non posso prendere decisioni per la vita altrui, ma posso far vedere i vari lati delle faccende, quando si è tristi o arrabbiati, non si è lucidi, io sto al di fuori è semplice per me.

Magari fosse stato altrettanto semplice affrontare il discorso "adozione" con Max.

Ma aveva ragione lui, non ci stava più amore tra noi, con quale animo e con quale diritto prenderci un bambino e avere la presunzione di saperlo crescere con amore se non ce n'era più neanche tra noi.

Forse era una scusa, lui voleva un figlio SUO e io non potevo darglielo.

Domani MariaAnna torna, dovrò parlarle in modo duro o lei soccomberà e so cosa significa.

"Emilia scusa, è venuto il cliente delle 16,15, Clara è impegnata in un manicure e io sto in cabina orientale, te ne occupi tu?"

"Si certo tanto deve fare una sauna e uno scrub, non farà il massaggio, lo ha specificato a telefono." Laura è una ottima collaboratrice, Clara una brava operaia, ma a volte ci vorrebbe una altra persona a lavorare, anche se sto sempre in attivo in prima persona.

Assumere è difficile, trovare gente valida è sempre più un impresa ardua.

Ci penserò prima o poi.

Vado da Bruno, il cliente che deve fare lo scrub e la sauna, cabina giungla.

 

 

MariaAnna è in anticipo sull'appuntamento, sono ancora impegnata, mi spiace ma dovrà attendere un poco, le faccio offrire del caffè e ne prendo volentieri anch'io, ieri è stato un giorno pesante, ma la sera a casa è stata ancora più cupa.

Rientrare nel mio appartamento per me è sempre un grande piacere, la sensazione di pace, di tranquillità mi rasserena. E poi Il mio Gennarino che scodinzola gioioso, aspetta me per uscire, per farsi carezzare, la sua gioia nel vedermi rientrare è un motivo in più per sbrigarmi la sera a chiudere in orario.

Ieri e stanotte non sentivo serenità, ero agitata nervosa, sarà stata la telefonata di Max ad agitarmi?

Intanto ho dormito poco e male.

"Ciao MariaAnna, vieni accomodati la cabina è pronta, spogliati, l'accappatoio è sul lettino vengo subito da te, ti hanno offerto il caffè?"

"Si grazie, ma mi sento nervosa e non l'ho preso, solo un succo di ananas che ho gradito.

Sai, la situazione è precipitata, purtroppo non ho fatto come mi avevi consigliata, non ho saputo aspettare, l'ho subito aggredito con mille domande, ora vuole lasciarmi, andare via da casa.

Che devo fare?"

"Aspettami e inizia a prepararti per il massaggio, vengo e ne parliamo."

Lo sapevo, mi fanno parlare, mi chiedono consigli, poi fanno di testa loro e rovinano tutto!

Che cavolo!! Se ormai Sa cosa doveva più chiedere?

Le certezze le aveva: colto in fragrante adulterio telefonico, aveva ascoltato tutta la loro intimità dall'altro telefono, le cose erotiche che si dicevano, lui non ha negato, cosa doveva chiedere che non avesse già capito? Doveva pazientare, non dire di aver ascoltato, prendere tempo, aspettare,

essere lucida. Capire cosa lei stessa volesse dal suo matrimonio in crisi, che finisse? Comprendere e cercare una via di uscita? Ha forzato i tempi.

Ora non è più lei a decidere, sarà lui o dovrà umiliarsi! Che stupida!

"Tesoro stai tranquilla, è normale perdere le staffe in circostanze simili, ormai sei scattata, vediamo cosa si può fare, e dai non piangere, non ti aiuta di certo, fai gli occhi gonfi e diventi brutta. Piuttosto, hai capito “Lei” Chi è? La conosci? Puoi competere?

Scusa la mia indiscrezione e se ti chiedo cose intime, ma non posso consigliarti nessuna strategia se non so alcuni dettagli"

Il massaggio prosegue e anche la conversazione. Ora M.Anna è di nuovo fiduciosa, speriamo bene. Ma che sia un bene per entrambi!

Vorrei che lei fosse più trasgressiva, ha un bell'aspetto secondo me potrebbe competere con chiunque, ma è così perbenista e con quello che ci sta in giro, non so fino a quanto sia un pregio.

L'uomo pur ammirando e rispettando le donne con dei valori antichi, sono terribilmente attratti dalle donne trasgressive, dolci e remissive fuori dal letto e aggressive e spregiudicate nel letto, in ascensore, in cucina, in auto ecc....M.Anna, piccola gitana pudica, ahimè non ammette che l'amore è anche questo, che la routine uccide la passione. Lei pensa che dopo aver avuto due figli il matrimonio è consolidato, e si può essere anche un po' più fratelli che amanti.

Pazza!!!!

L'uomo vuole la sua donna non solo una balia per i suoi figli, o una domestica a tempo pieno. Anche. Ma Lui esige molto ma molto di più. Ed è facile essere ed elargire tutto ciò quando si è amanti, quando non si vive sotto lo stesso tetto, condividendo mille pensieri e preoccupazioni.

Chi sta fuori sa confortare, non deve sorbirsi il nervoso o gli scatti isterici dell'uno o dell'altro che si hanno quando le cose non filano con la scuola dei figli, con il lavoro, con i soldi.

Il maschio vuole la casa in ordine, la camicia stirata, le cose a posto, un sorriso dolce sempre, una donna che porti i soldi a casa e che non pesi su di lui, una mamma attenta, una donna intelligente quando deve sottoporle dei problemi di lavoro, ma che sia stupida se ci sono altri uomini (amici solo suoi ) ad ascoltare. Lui deve brillare, non lei. Inoltre pudica e casta con i parenti, infermiera con sua mamma, e troia esclusivamente a letto. Solo questo. E se deficia in qualcosa....

Lui corre altrove, colpevolizzandola per giunta.

"Io non voglio mollarlo ad un altra donna, solo questo so! Ora non so bene se lo amo, sono troppo offesa, ma non voglio perdere la mia famiglia, non voglio sfasciarla!"

(Ma mica saresti tu a sfasciarla!) Penso.

"Stai tranquilla " Le dico.

" Sii serena, l'importante che ora ti sei calmata e sai cosa vuoi. Procedi quindi e cerca di parlargli, sensibilizzalo, parla di tutto ciò che è stato bello tra voi e che il resto si potrà costruire insieme, basta volerlo in due."

Illusa! Avrebbe potuto ottenere tutto se solo si stava zitta, ora lui temerà che lei potrebbe usare il suo tradimento per additarlo ogni volta, lui temerà di perdere in autorità, il suo orgoglio ora ribolle. Povera M.Anna. Dovrebbe invece lasciarlo andare e mandare anche i figli con lui.

Se potesse avere il cuore freddo!!!

Quale amante si prenderebbe un uomo senza casa, senza l'auto, con un mantenimento da dare alla moglie e con due figli da servire e trattare con i guanti, pena l'allontanamento dello stesso uomo! Un uomo deriso dagli amici che si sentono più furbi, perché pensano che le loro mogli

non sospettino nulla dei loro tradimenti. Un uomo nervoso, irascibile, tutt'altro che dolce e premuroso, poiché la colpa è anche di questa tipa, l'amante che è stata invadente, e lui ha perso tutto a causa di questa! Perché la colpa non è mai dell'uomo.

Bensì povero caro, di questa o di quell'altra. Mai sua.

M.Anna è più rilassata, un pò per aver parlato del suo cruccio, un pò per il massaggio.

Sembra più saggia, ma anche più vecchia.

Che la cosa l'abbia segnata è evidente.

So cosa farà. Non posso dirle il mio modo di vedere la cosa, non voglio influenzare le sue scelte. La vita è la sua, farà ciò di cui è capace.

Si umilierà, si addosserà colpe che non ha, gli chiederà in nome dei figli di restare con lei.

Gli dirà che è pronta a cambiare, a soddisfare anche le sue fantasie sessuali, se è questo il problema. Non vedrà chi è realmente quell'uomo, non ci saranno veri confronti, ne veri chiarimenti.

Torneranno insieme. Ma nulla cambierà, lui continuerà a tradirla, prima con questa e dopo con un altra.

M.Anna sarà più spregiudicata, ma sarà solo patetica in un ruolo che non è il suo, ottenendo solo che lui la rifiuti per l'ennesima volta.

M.Anna soffrirà, ma sarà felice di avere la sua bella casetta, suo marito accanto nelle feste e la domenica. I suoi figlioli accanto al papà ai colloqui con i professori a scuola. Si convincerà della sua fedeltà, come lo era prima, mentre tutti sapevano, anche io, che era ed è un "galoppino".

"Ci vediamo la settimana prossima, farò un completo, prendo appuntamento alla reception con Laura, va bene Emilia?"

"Certo M.Anna, sarò felice di rivederti, ti metterò a tiro!"

"Poi ti racconto! Ciao Emilia"

"Ciao M.Anna a giovedì."

 

 

"Laura, controlla i miei appuntamenti, dimmi in quale giorno posso assentarmi un paio d'ore, ho delle commissioni da sbrigare"

"Emilia, fino ad ora hai libero dalle 14,30 alle 17 di lunedì prossimo"

"Ok andrà bene, devo fare un paio di telefonate, non farmi disturbare per favore. Grazie Laura."

"Pronto Max, sono io, allora dimmi, hai avuto il risultato? Ne siete certi?"

"Si si certo che mi ha fatto piacere.

Ma certo caro sono contenta che per te IO sia la tua migliore amica! Si ....Si......Ma davvero !!! Oh sono veramente contenta!!! Come dici? Non sento bene, spostati il tuo cellulare perde il segnale. Pronto....Pronto!"

E' caduta la linea ora lo richiamo.

" Max......Si infatti non ti sentivo più. Ok, si si ok. Certo che mi fa piacere se mi tieni informata. Ciao caro e....Congratulazioni!! Ciao ciao si certo, beh poi si vedrà. Ciao e ancora auguri!"

E' incinta. La compagna del mio ex è incinta.

Lui mi chiama, sono la sua migliore amica, mi mette al corrente.

Mi ha chiamato ieri appena hanno fatto il test in casa. Oggi hanno fatto quello sul sangue per essere più certi. Mi ha detto "Non voglio disturbarti mentre lavori, appena ti liberi chiamami, voglio che tu sia la prima a saperlo!"

L'ho chiamato.

 

  
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