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Autore: PikkolaZoe95    30/04/2008    1 recensioni
Sarga è il punto chiave del piano del malefico elfo Gradiunvar per fare schiave le razze degli umani e dei draghi. Trova un'unica soluzione. Ma sarà doloroso metterla in atto...
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Era notte. La luna piena si rifletteva sulla superficie del lago Onandir. Una ragazza sedeva sopra uno scoglio e scrutava la volta stellata, i capelli corvini sciolti sulle spalle, scossi lievemente dalla brezza serale. “Come posso capire qual'è la cosa giusta?”, si chiedeva la ragazza. Dietro di lei apparve un drago nero, le cui squame riflettevano la luce della luna . La coda, ricoperta dai grossi aculei ossei sferzò l'aria. Contemporaneamente la grossa testa che guardava il cielo si rivolse verso la ragazza. «Cosa ti affligge, Sarga, in una notte così bella?». La voce profonda e cristallina fece sussultare Sarga, che si voltò verso la dragonessa. Delia era unita a lei dall'antico legame che vincolava le loro razze: uomini e draghi avevano sempre collaborato tra loro, ed erano legati da una magia potente, che stabiliva che ogni drago era unito ad un uomo. Pochi giorni dopo la schiusa il drago sapeva dove andare per trovare il bimbo a cui era destinato a legarsi. Ma Sarga e Delia erano vincolate da un rapporto più profondo: erano state messe al mondo lo stesso giorno, e le loro madri erano unite dall'antica magia. Delia, appena uscita dal suo uovo aveva subito chiesto di Sarga e l'aveva addirittura vista nascere. Queste coincidenze erano rare, ed era certo che il bambino sarebbe stato dotato di poteri soprannaturali. «Delia, amica mia, da me dipende il destino della mia razza e della tua. Io devo scegliere. Devo fare la cosa giusta. Aiutami...». Sarga la guardò con aria di supplica. La giovane dragonessa la fissò con i suoi occhi di zaffiro e le sussurrò sagge parole: «Io non posso aiutarti a decidere. Questa è la tua vita e la tua decisione. Ma so che dentro di te hai già la risposta.». Una grossa lacrima scese sulla guancia di Sarga. «È così difficile scegliere...». Ripensò tristemente al giorno prima, quando aveva scoperto di essere parte del piano di Gradiunvar di rendere schiavi gli uomini e i draghi. Desiderò non averlo mai fatto. Aveva sentito l'elfo malvagio spiegare ad un suo generale il proprio piano: «Appena Sarga avrà raggiunto l’apice del potere, cioè tra pochi giorni, le imporrò una scelta: la sua schiavitù o i suoi poteri e la sua vita. In qualsiasi caso vincerò: se accetterà di fare tutto quello che io vorrò, diventeranno tutti schiavi di noi elfi. Altrimenti mi prenderò i suoi poteri e la ucciderò. E finalmente domineremo!». Il generale aveva chiesto allora: «Come farete a costringere una ragazza potente come lei ad ubbidirvi?». Gradiunvar rise, ma senza nessuna allegria. «Naturalmente cattureremo qualcuno per ricattala.». Sarga non aveva voluto sentire altro: era corsa via senza meta finché non era arrivata al lago Onandir. Era lì da allora. Trovava ingiusto che gli elfi si sentissero superiori agli uomini. Solo perché erano una razza magica per natura, non significava che dovevano dominare sulle altre. La parità di diritti era un'ottima situazione ed era per lei insensato cambiarla. Cominciò a pensare ad una soluzione: "Potrei nascondermi, ma mi troverebbe e ucciderebbe chiunque sia disposto ad aiutarmi. Non posso rischiare." Sarga si concentrò e allungò la mano verso l'acqua. Un pugno di liquido si separò dalla superficie e si avvicinò al suo palmo, assumendo la forma di una sfera perfetta. La ragazza la osservò. Si stupì di quanto fosse semplice e allo stesso tempo perfetta, e soprattutto di quanta poca fatica le ci era voluta per crearla e per farle tenere quella forma. "I miei poteri stanno aumentando. Ho pochissimo tempo! Come devo fare?" Delia le si accucciò affianco e si addormentò. Sarga l'accarezzò e continuò a pensare: "Potrei rinunciare ai miei poteri, ma non so come fare e non ho il tempo di imparare. Quando mi serve ho sempre poco tempo." Continuò a pensare e i minuti divennero ore. Mille soluzioni le affollavano la mente, ma niente sembrava convincerla abbastanza. La sfera che prima aveva creato galleggiava ancora vicino alla sua mano, senza che lei facesse alcuna fatica per tenerla. Si fece coraggio e prese la sua decisione. «L'unica soluzione è non dargli questa possibilità.», disse con voce decisa. Il cuore le batté forte e lei si senti triste e rassegnata. "Devo farlo." pensò, ancora più decisa. Chiuse il pugno e la sfera d'acqua si ruppe, tornando al suo stato naturale e bagnandole le mano. Delia, che intanto si era svegliata e la guardava, sbadigliò e le chiese: «Come pensi di fare, Sarga?». Penso per un attimo a Ruqur. Il suo ragazzo. Il suo fidanzato ufficiale. Da un mese oramai tutti sapevano che tra i due c'era di più che amicizia. Quando batté le palpebre se lo immagino in paese, alto e bruno, mentre camminava con una botte sulle spalle, proprio come la prima volta che l'aveva visto. Ricordò i suoi occhi di un castano chiaro mescolato ad una strana tonalità di verde per cui le impazziva. Lo figurò in groppa al drago, Drabesh. Tornò alla realtà con il sorriso sulle labbra. «Puoi farmi un favore?» domandò. «Certo, mia cara.» rispose Delia. «Accompagnami in paese e andiamo a chiamare Ruqur e Drabesh, poi portami in volo su quella rupe lassù. Non chiedermi nulla, perché non ti risponderei.», disse, indicando una roccia poco lontana, che cadeva a precipizio su una strada di campagna. Salì in groppa alla dragonessa e si lasciò portare in paese. Individuarono Drabesh grazie al rosso sfavillante delle sue squame. Sarga scese e fu felice di vederlo. Era un drago molto simpatico. Trovarono Ruqur lì vicino e Sarga gli spiegò brevemente che doveva venire con lei, per poi risalire in groppa a Delia. Non chiese alla dragonessa di partire, ma aspettò che fosse lei stessa a farlo, come aveva sempre fatto. Quando arrivarono in cima alla rupe, lei si rivolse prima al suo ragazzo, Ruqur, e poi ai draghi: «Ruqur, io... mi dispiace, ma come sai ho origliato quella discussione. Ho preso una decisione per risolvere il problema. E dico a te e a Drabesh, così come a Delia che mi dispiace, ma è stato il destino a costringermi, e vi prego di non impedirmelo, perché sarebbe inutile.». Detto questo, abbracciò forte i due draghi, si avvicinò a Ruqur e lo baciò, abbracciandolo forte. Ma sapeva che non sarebbe stato così semplice. Delia ruggì e li separò. «Non avvicinarti a quella rupe per nulla al mondo! Gradiunvar non si azzarderà a toccarti, perché altrimenti gli farò passare le pene dell'Inferno!». La sorpassò con un balzo e le impedì di avvicinarsi al ciglio del burrone. Delia provò a convincerla con l'aiuto di Drabesh ma non servì a nulla. «Tu non capisci! Vi catturerà e vi ucciderà e poi ucciderà anche me!» disse Sarga. Gli occhi si fecero ancora lucidi. «Spostati.» continuò. «Non puoi Sarga! Ci sarà un'altra soluzione!» disse Delia, insicura. «No. Non c'è! Scusami, ma devo farlo.» disse e si concentrò. Una bolla racchiuse i draghi e li spostò. Li rimase intrappolati per impedire loro di muoversi e si avvicinò al bordo della rupe. Vide poche lacrime cadere dalla guancia della dragonessa. “Un drago che piange. Questo passerà alla storia!” pensò con un sorriso forzato. Era raro, se non impossibile, che un drago piangesse. Infatti, essendo così potenti, i draghi erano capaci di sopprimere le emozioni forti. Sarga si avvicinò al bordo della rupe e guardò giù. Esitò. “E' lontano!” pensò impaurita. Ruqur le afferrò il braccio, gli occhi lucidi e la tristezza dipinta sul viso. «Perché?», disse e Sarga replicò, semplicemente: «Perché devo. E non puoi impedirmelo.». La sua voce era sicura, ma rassegnata. «Ma io voglio impedirtelo! Perché ti amo...». La abbracciò forte bagnandole il viso con le sue lacrime. Sarga disse allora: «Ti amo anch'io. E lo farò sempre. Ma ti prego, lasciami stare. Lo faccio per voi!». Provò a liberarsi, ma il ragazzo la strinse più forte. Lo guardò con rabbia, come per fulminarlo con gli occhi, ma lo sguardo dolce che incontrò la addolcì. «Non è sempre tua la responsabilità. Non sei sola! Ti aiuteremo noi.» disse Ruqur, sorridendole. «Non è vero. Sai che non puoi. Sei capace di farmi fare tutto quello che vuoi solo guardandomi, è vero. Ma questa “magia” ha effetto solo su di me.». Sorrise anche lei ora. Delia sembrò sollevata, sperava che Sarga avesse cambiato idea. Lei invece cercò di conservare quel po' di allegria che le aveva riscaldato il cuore per affrontare ciò che l'aspettava. Poi guardò a terra, e il sorriso si spense lentamente. Ruqur fece per avvicinarsi e consolarla, ma lei con l'aiuto della magia lo spinse via e gli impedì di toccarla. Si avvicinò alla rupe tra le suppliche degli amici e, stavolta senza esitare, si buttò. «NO!» urlarono all'unisono Delia, Ruqur e Drabesh, mentre la magia li liberava lentamente, ma non del tutto. Sarga sentì ogni attimo con tutto il suo essere. Il cuore batteva disperato, quasi sapendo che quelli sarebbero stati i suoi ultimi battiti. Il vento le mozzava il respiro e le faceva lacrimare gli occhi. Le orecchie percepivano ogni rumore, dagli urli degli amici al cinguettio degli uccelli. Tutti gli odori le arrivavano chiari e sentiva ogni lacrima che le rigava la guancia, tanto bene da poterle contare. Si chiese tra se e se perché non aveva mai fatto caso a quanto fosse importante la vita e perché solo ora che mancavano pochi attimi alla sua fine se ne accorgeva. Pensò a tutti coloro che conosceva a cui voleva bene e ripeté: «Lo faccio per voi!». Poco dopo sentì l'impatto con la terra battuta. Poi più niente.
  
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