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Autore: Aleline    23/11/2013    3 recensioni
Può un semplice umano legarsi a una creatura tanto potente? Beh, nessuno ha detto che è impossibile.
Mi dicevano che ero una pazza nel seguire questa passione, si parla di cavalli, esseri possenti e mistici, creature che hanno segnato il mio passato, il mio presente e il mio futuro.
Genere: Generale, Sentimentale, Sportivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Molte furono le difficoltà superare e molte furono le gare perse, ma devo dire che molti furono anche i momenti di orgoglio e gioia, vittorie che ancora adesso stanno attaccate nella mente.
Ma, tutte le cose belle finiscono, in un modo o nell'altro. Mia madre cominciò ben presto ad avere problemi economici, non aveva nessun appoggio, mio padre non mi ha acettata fin da piccola, lui voleva un maschio... e una ragazza come me, ovviamente non ne era all'altezza, così dal giorno in cui sono nata lui è sparito, sembrava lo avesse mangiato il terreno, non si è fatto più vivo.
Dovetti vendere Algebra, esatto, quel cavallo che mi ha segnato un passaggio nel cuore, doveva allontanarsi da me. Lo vendetti al mio migliore amico, Mirko, dove sta tutt'ora, ma fa sempre difficoltà a montarlo.
Mi sembra ieri, il giorno in cui l'ho venduto andai nel suo box, la targhetta con scritto "Algebra" era appesa a un filo, un filo così debole che pareva spezzarsi e infrangersi come il ghiaccio, in tante piccole particelle chiamate ricordi.
 
 
Il 14 giugno 2013 si aprii un nuovo maneggio, ero euforica all'idea di scoprire nuove persone con la mia stessa passione, gente a cui potevo parlare liberamente dell'equitazione. 
Questo nuovo maneggio si chiamava Lucky Ranch, e lì conobbi Emanuela, ovvero Manu, una donna molto simpatica, era incaricata specialmente dei cavalli, forse lei è la prima con cui ho avuto più confidenza e colei con cui ho fatto più amicizia.
 
Ogni giorno, mi svegliavo pigramente verso le 13-14, mangiavo qualcosa e poi montavo sulla bici dirigendomi vivacemente nel nuovo maneggio, dove venivo accolta da Manu e stavo li fino alle 20-21. Era un maneggio della monta Americana ed è lì che cambiai monta, avevo trovato la perfezione dei maneggi, un clima socievole e simpatico, pieno di gente che sa il fatto suo, a dir poco eccezionale!.
Nella mia prima lezione fui seguita da Manu, ed ero in sella a Okie Chex Smart oppure S.J. una bellissa Quarter palomina. Ma tutte le altre lezioni le affrontai con Raffaele, o Lele, sempre in sella a PlayBoy.
Dire che quel istruttore è fantastico è dir poco, potrei definirlo come "l'uomo che mi ha messo sulla sella americana" in un'ora di lezione mi insegnava molto e devo ringraziarlo per questo, devo ringraziarlo di avermi sopportato quando non riuscivo a fare delle cose che erano semplicissime, come passare nello spazio molto ristretto dei conetti, grazie di avermi messo un pò sulla giusta strada, anche se ho ancora un'infinità di imperfezioni.
 
Quando una lezione magari non era andata al massimo mi sembrava di deludere Lele lo so che lo facevo, ma quando cominciava a dirmi "Brava oggi hai lavorato bene." Mi sentivo come Dio disceso in terra, ritornavo a casa e lo raccontavo a mia madre, spesso anche molte volte, senza rendermene conto, ero così felice quando riuscivo a strappare un "Brava" da Lele, mi sentivo realizzata.
 
Ho sempre avuto un timore reverenziale verso di lui, ogni volta che c'era tacevo mettendomi in disparte, per paura di dare fastidio. Ormai quel maneggio era diventata la mia seconda famiglia.
In tutta l'estate sono mancata solo una settimana, e mi sono sentita malissimo quando l'ho fatto, mi mancava qualcosa, era diventata una droga.
Dire che avevo tanti amici dell'età compresa tra i tredici e i diciotto e dire davvero molto, a dir la verità non avevo nessuno. Solo Manu, Lele, Marta che solo nell'ultimo periodo ci feci amicizia, anche verso di lei avevo timore reverenziale, ma appena conosciuta un pò scoprii che è una persona a dir poco scatenata, il sorriso ce l'ha sulle labbra in ogni istante, forse ero io che non volevo avvicinarmi a lei per paura di essere di troppo, ma mi sono solo sbagliata, anche molto. Poi a volte incontravo sempre Emiliano di cui so davvero poco e lo vidi sempre più di rado negli ultimi giorni.
 
Uno dei cavalli che amavo più al mondo fu PlayBoy, un paint horse di dieci anni, con due pezzi di cielo al posto degli occhi.
Non so cosa ci trovavo di bello in lui, aveva problemi nel camminare ed era testardo, ma era il cavallo perfetto che ti insegnava tutto.
Lo tiravo fuori un'ora prima della lezione, lo strigliavo, poi facevo a lui delle graziose trecce, a dirla tutta, le trecce normali non gli stavano per niente bene, dava l'aria da sfigato poi con i suoi movimenti maldestri a causa dello scarso allenamento inciampava sempre e questo aumentava l'aspetto da stupido.
Decisi di fare un patto con lui, io mi impegnavo nella sua estetica e nel suo allenamento, lui invece si impegnava nell'eseguire gli esercizi senza farmi dannare.
Sembrava mi avesse ascoltato. Ogni giorno io facevo nuove trecce mentre pensavo a nuovi esercizi, mentre lui era tranquillo e buono.
Affrontavo una dura preparazione, cominciammo ad allenarci ai conetti come primo esercizio, poi a mano a mano che diventavamo più bravi costruivo veri a propri percorsi.
Ogni giorno si vedevano i cambiamenti, le fasce muscolari donavano un corpo massiccio e resistente, ore intense di solo trotto perfezionarono quel movimento e a furia di back e redini corte il suo collo formava un dolce arco.
 
Era diventato un principe. Il mio principe dagli occhi azzurri.
 
Devo ammetterlo, lui è il cavallo che mi ha fatto impegnare di più, spesso nelle lezioni quando provavo una cosa e non ci riuscivo dopo migliaia di tentativi mi passavo la mano sulla faccia, cercando di nascondere la voglia di scoppiare a piangere dalla rabbia e ci riuscivo sempre a trattenermi, almeno... Lele non mi ha mai beccata.
 
Ma nonostante tutto non riuscivo ad arrabbiarmi a tal punto di lasciar perdere quel cavallo.
 
Eppure mi dicevano "Lascia quel robetto, ne uscirai solo pazza!" Ma non lo abbandonai mai e i risultati si vedevano ogni giorno, mi sentivo come realizzata, potrei dire che quel cavallo era cambiato solo grazie a me, anzi a noi, se non ci fosse stata la passione, l'amore e l'impegno eravamo ancora lì a provare inutilmente di capirci.
La mia estate fu passata interamente tra i cavalli, dire che imparavo tanto è dire poco! Mi divertivo un casino ad aiutare, preparare un cavallo per una lezione, mentre Manu magari ripuliva un box e Lele seguiva una lezione, mi sentivo parte di qualcosa.
 
 A volte vorrei ritornare indietro a guardarmi tutti gli errori, chiedere scusa a Play per tutte le giornate in cui giustamente si ribellava alle redini corte o ai back, impazziva completamente ritornava a essere puledro, allora io lo spronavo al galoppo fino a quando le gambe tremavano e non aveva la minima forza di ritornare neanche nel box, lo lasciavo riposare a mal appena dieci minuti e poi continuavamo a lavorare nonostante lui fosse stanco morto.
Scusami angelo se ti ho trattato male puntando alla perfezione, senza rendermi conto che ce l'avevo proprio sotto i miei occhi, la montavo ogni giorno, cercando di tirare fuori quello spirito selvaggio ma allo stesso tempo docile e leggiadro. Ma tu non hai preso in considerazione questo, magari qualche volta mi punivi anche te facendomi incavolare, ma non c'era giorno che tu non mi facessi scendere dalla sella senza l'elemento più bello che una ragazza possa indossare: il sorriso.
 
La mia vita era confusa, come tanti pezzettini di carta rotti vicino a un ventilatore accesso, un pò sparsi qua e là, ma quando sto con lui, tutto sembra avere un senso, come se qualcuno avesse raccolto i pezzi di carta spegnendo il ventilatore.
DIAMINE, QUANTO SONO INNAMORATA.
 
Quanto sono innamorata di lui. PlayBoy.

Continuo.


Ecco alcune Foto di PlayBoy raccolte in un collage 


Angolo Scrittrice
Ho ritardato nel pubblicare questo capitolo per mancanza di ispirazione, spero vi sia piaciuto, se avete consigli, ovviamente recensite!!!
Baci Clara.
Ho tardato un p

 
   
 
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