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Autore: Checie    30/04/2008    1 recensioni
Questa è la mia vita, in pochi capitoli. Tutti i fatti e le persone citate sono realmente esistenti o esistiti. Tutti i riferimenti sono puramente voluti. Spero vi piaccia!!!!!!!
Genere: Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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BREVE INTERVENTO PRELETTURA: lo so, lo so che devo stare dietro ad altre due fic, ma questa ce l’ho già praticamente fatta nel computer, sarebbe stato un peccato non approfittarne….il primo capitolo è solo un brevissima introduzione, posterò il primo capitolo quanto prima…fatemi sapere cosa ne pensate!

 

 

 

 

La mia vita è bella e perfetta come una pubblicità del Mulino Bianco, io sembro Tyra Banks (conto in banca compreso), la mia famiglia è quella reale di Windsor e la mia casa è l’ultima opera di un pazzo arredatore tahitiano che si fa pagare in strisce di cocaina. L’unica cosa verosimile è l’ultima dell’elenco, anche se probabilmente l’arredatore viene dalla Brianza e nel taschino ha un santino di Borghezio.
E va bene, e va bene. Punto primo: non sono Tyra Banks. Spiacenti, signori miei, ma non sono nera, statuaria, con una mia linea di biancheria (anche se forse dovrei investire di più sui miei slip sporchi sparsi per la camera) e non sono una top model strapagata.
Punto secondo: la mia vita, ben lungi dal sembrare uno spot Mulino Bianco, sembra più quella di una reclame del Lidl, molto carina e colorata, ma fondamentalmente inutile. Insomma, al Lidl, non ci vado certo per comprare una rasapeli del naso e dell’addome (anche se la signorina dello spot ne sembra così entusiasta), ci vado perché il latte e il detersivo costano meno, e le confezioni sono scritte tutte in tedesco (ottimo esercizio per una che, come me, il tedesco lo studia). Detto questo, sono stata al Lidl una volta sola, e per fortuna i miei si rifiutano di comprare quella roba.
Punto terzo: non appartengo alla famiglia reale di Windsor. E, se devo dirla tutta, ne sono piuttosto felice. Grazie al cielo mia madre non si è fatta maciullare in incidente d’auto insieme ad un milionario arabo (o era egiziano?), non ho una matrigna che sembra una cavalla e mio padre non ha la stessa faccia di un montone pressato. L’unico dispiacere è non avere William come fratello. E poi mia nonna è molto meglio della Regina Elisabetta (forse non ha il suo stesso potere, ma almeno non si mette dei cappellini che sembrano pacchi dono alimentari di Natale. Mia nonna, i pacchi dono alimentari, si limita a mangiarli). Altra cosa: a casa mia l’unica etichetta è quella che sta appiccicata sulla copertina dei libri di scuola e non devo mettermi un completo di Chanel ogni volta che vado dal giornalaio. Anche se, a pensarci bene, forse non mi dispiacerebbe poi molto. Non presenzio ai ricevimenti, non ho tagliato nessun nastro all’infuori di quello adesivo, non indosso stampe scozzesi e la macchina di famiglia è una Scènic blu del 2000, però almeno si guida dalla parte giusta, non frequento Eton, ma il San Benedetto (e scommetto che a Eton non ce l’hanno una Preside come Donna Lucia) e non sono costretta a vedere Tony Blair ogni weekend, cosa che può solo farmi bene.
Obiettivamente sono soddisfatta. Soddisfatta su ogni punto. Soddisfatta di abitare a Montagnana (ok, nessuno la conosce, e la cosa non mi stupisce per nulla), di avere amiche come la Giugi, la Glo, la Chia, la Marti, la Michi eccetera eccetera, di essere a 50 km dal mondo civile e di conoscere più contadini della Confagricoltura. Non siamo tutti Donatella Versace, il mondo è popolato di comuni mortali e posso affermare piena d’orgoglio di appartenere alla categoria. Non è una cosa come l’orgoglio Padano, che è un chiaro esempio di rimbecillimento acuto della società, è più un: “sono quello che sono e non c’è niente di male in questo”. Ehi, anche a me piacerebbe alzarmi la mattina, infilare la divisa di un collegio superprestigioso e parlare per ore di quanto è bella la mia nuova borsa di Balenciaga, ma nella mia scuola la borsa di Balenciaga non ce l’ha nessuno (ma ne conosco due che sbaverebbero per averla) e abbiamo anche altri argomenti di conversazione. Con questo non voglio dire che siamo dei supergeni sempre immersi in discussioni parafilosofiche sui perché e i percome della vita, semplicemente non serve avere il numero di Karl Lagerfeld nell’agenda per essere delle persone che valgono qualcosa.

  
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