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Autore: anonymous_prongs    23/11/2013    1 recensioni
"Il Controllo permetteva di esercitare il proprio potere su ogni cosa. Mi dissero che esistevano degli esseri, dei demoni. Ogni persona ne possiede tre. Se non si manifestano, sono innocui. Se si manifestano, si diventa come noi. Dei Controllori. Mi spiegarono che non eravamo più umani, ma delle forme di vita influenzate dal potere dei tre demoni. Il nostro compito era far sì che tutto rimanesse in equilibrio nel mondo degli umani. Ma qualcosa andò storto."
Genere: Science-fiction, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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  • Allora, vuoi raccontarmi un po’ com’è la storia?
  • Non sono sicuro che riusciresti a capire.
  • Mettimi alla prova.
  • Tutto cominciò un giorno, tanto tempo fa.
  • Ma hai solo otto anni, sei ancora un bambino.
  • Certo che lo sono, ma lo sono da molto tempo. Ma non interrompermi per favore, se vuoi sapere com’è andata.
  • Scusami.
  • Quel giorno incontrai una signora, era strana, non come la mamma e le altre donne adulte che conoscevo … Lei aveva del fumo nero intorno.
  • Fumo nero?
  • Sì, tanto, lo spargeva ovunque, per i parchi per le strade, in paese … Ma nessuno si accorgeva di niente.
  • E tu cos’hai fatto?
  • Le ho detto di fermarsi.
  • E lei cos’ha fatto?
  • … Mi ha guardato. Fino a quel momento non l’aveva fatto. Sembrava sorpresa che mi stessi rivolgendo a lei. Mi ha fatto paura. Aveva gli occhi rossi e sottili. Si è avvicinata velocissima, come trasportata dal vento, gridando. Gridava in modo spaventoso, era un rumore terribile. Ho strillato anch’io e mi sono preso le orecchie fra le mani, poi mi sono accasciato a terra. Tanta gente si era avvicinata e io urlavo di farla smettere, ma loro non capivano. Non riuscivano a vederla. Credevano che fossi diventato pazzo. Poi è arrivato un uomo che non avevo mai visto prima, si è voltato verso la donna e le ha ordinato di andarsene. Lei ha smesso, ha guardato l’uomo e si avvicinava a lui con movimenti strani, la lingua come quella di un serpente fuori dalla bocca, ma il signore ha gridato di andare via e lei finalmente è sparita. Io ho smesso di strillare, tutta la gente ci guardava in modo strano, ma l’uomo non ha dato spiegazioni e mi ha preso per mano, mi ha aiutato ad alzarmi e ci siamo incamminati per una strada.
  • Cos’ha detto l’uomo, poi?
  • Ha detto che esistevano cose che non possiamo spiegarci. E che non tutti sono in grado di vedere. Mi ha detto che ero speciale, come lui. Quella donna che avevamo visto prima era cattiva, diceva. Perché c’è una persona cattiva che ognuno di noi riesce a vedere.
  • Diversa da persona a persona?
  • Sì. Infatti era questo ciò che l’aveva lasciato perplesso: che io riuscissi a vedere la sua. Perché tutti ce l’abbiamo. Ma solo chi vede davvero la può guardare.
  • Vedere davvero?
  • Sì. Mi ha detto che non era una cosa facile. Ci sono delle persone che insegnano come fare a quelli speciali come noi. Ma lui era rimasto colpito perché io non ero mai andato da nessun di loro.
  • Era la prima volta che vedevi la donna?
  • La prima. Però avevo già visto altre persone che la gente normale non vedeva.
  • Come altre persone?
  • Non tutte cattive. Lui era rimasto sorpreso, e mi ha detto infatti che non ci sono solo quelle malvagie, ma anche quelle buone. Disse che mi avrebbe portato da quella gente che insegnava come vedere davvero. Poi mi ha chiesto se avevo genitori. E io gli ho detto di no. Mia mamma era morta pochi giorni prima. Non avevo nessun parente, tranne uno zio sempre ubriaco che mi aveva preso quando mamma se n’era andata, non avrebbe notato neanche che non c’ero più.
  • E quindi sei andato con l’uomo.
  • Sì. Con me era molto gentile. Ma poi quando arrivammo da quella gente, conobbi tante persone strane. Non credo che fossero tutte buone. Alcune erano molte cattive, penso. Scoprii che l’uomo si chiamava Chromes. Un nome buffo. Però mi difese sempre dagli altri. Mi volevano sottoporre a degli esperimenti, lui non lo permise. Mi feci anche un amico, Ranuil. Era un anno più grande di me. Anche se lì in realtà non contava quanti anni avessi, perché il tempo non scorreva mai. Mi stavano addestrando. Dovevo fare diversi esercizi con la mente. Mi insegnarono anche a combattere e difendermi, “il corpo deve essere sano per ospitare una mente sana” dicevano sempre. Diventai molto intelligente e potente in poco tempo. Ero quasi una minaccia, per molti. Mi rivelarono alcuni segreti che ho giurato di non divulgare mai, quindi non te li posso dire.
  • Capisco.
  • Quando fui abbastanza forte, mi fecero apprendere la Somma Arte: il Controllo. Sulle persone, sugli oggetti, sulle menti, sugli agenti naturali, sulla vita e sulla morte stessi. Il Controllo permetteva di esercitare il proprio potere su ogni cosa. Mi dissero che esistevano degli esseri, dei demoni, ogni persona ne ha tre. Se non si manifestano, sono innocui. Se si manifestano, si diventa come noi. Dei Controllori. Mi spiegarono che non eravamo più umani, ma delle forme di vita influenzate dal potere dei tre demoni. Il nostro compito era far sì che tutto rimanesse in equilibrio nel mondo degli umani. Non era difficile. Ma qualcosa andò storto: alcuni umani, anche loro diventati Controllori, non avevano rispettato le leggi e avevano causato delle distorsioni nell’equilibrio, divenendo gli Incontrollori; il loro scopo era far cadere l’Universo nel caos. A loro dovevamo opporci. Ognuno di loro corrispondeva ad uno dei nostri, un alterego simile a lui, e con lui si sarebbe dovuto confrontare prima o poi; i loro demoni entravano in contatto, e i demoni di un Controllore, a parte lui, potevano essere visti solo dal suo alterego Incontrollore, e viceversa. C’era un problema però: io non ce l’avevo un alterego. E potevo vedere i demoni di tutti gli altri. dissero che ero colui che stavano aspettando. Avrei riequilibrato e posto fine alla guerra fra le due organizzazioni.
  • Un compito non da poco.
  • Tu ora non mi credi, neanch’io ci credevo. Non saprei dire quanto tempo rimasi con loro. Anni, decenni, forse secoli. Poi, non so cosa successe. Gli Incontrollori ci attaccarono, Chromes morì. Non ero mai stato così male. Fummo costretti a ritirarci. Io e Ranuil scappammo e vagammo per l’Indefinito, così si chiama il posto in cui stanno Controllori e Incontrollori, c’è anche la Verità, quella che voi umani non riuscite a vedere. È un posto molto più grande del mondo, ma più piccolo del Sistema Solare. Non ci saremmo potuti nascondere a lungo. Fortunatamente furono i Controllori a trovarci per primi. Il capo degli Incontrollori, il Nonchiamato, non cosa ci avrebbe fatto se ci avesse presi.
  • Cosa faceste allora?
  • Tornammo al Controllo, la nostra sede. Eravamo diminuiti. Senza Chromes niente era più lo stesso.
  • Gli volevi molto bene.
  • Sì. Poi un giorno, gli Incontrollori entrarono al Controllo. I due schieramenti al completo. Ci scontrammo. L’ordine contro il caos, demoni contro demoni. Ognuno lottava col suo alterego, io non sapevo cosa fare e aiutavo gli altri. Rimanemmo in pochissimi, da tutte e due le parti. Poche decine, dalle centinaia che eravamo. Ranuil morì. Non so cosa successe poi. Ricordo solo che tutto sembrò diverso, non avevo mai sentito così tanto potere in me, così incontenibile, così insopportabile. Il Nonchiamato mi stava per attaccare, ma io fui più veloce. Ci fu un’esplosione e l’ultima cosa che ricordo è un fascio di luce bianca che si propagava ovunque, gli altri che morivano, amici e nemici.
  • Cosa successe inseguito?
  • Non lo so. Avevo perso coscienza. Quando riaprii gli occhi ero accasciato ad un angolo della città di Roma, stava piovendo. La gente camminava svelta, indaffarata, parlava al telefono, nessuno si fermava a prestarmi attenzione, forse pensando che fossi un mendicante. Prima i diventare Controllore ero francese, ma al Controllo ci avevano insegnato tutte le lingue parlate dagli uomini, in particolare l’inglese, la lingua più parlata, e l’italiano, essendo la diretta evoluzione del latino. Anche su questo e sul greco insistettero molto. Comunque, conosco italiano egregiamente, la lingua non costituiva un problema. Però non riuscivo ad alzarmi, ero debolissimo. Non ero in grado neanche di parlare. A malapena tenevo gli occhi aperti. Sentivo di aver perso tutto il mio potere. Quando una signora si avvicinò, dovevano essere passate ore dal mio risveglio. Mi chiese dove fossero i miei genitori. Vedendo che non rispondevo, mi domandò se avessi dei genitori e io scossi piano la testa. Allora mi prese in braccio. Ho l’aspetto di un bambino di otto anni e sono molto magro, non fu un problema per la signora trasportarmi fino alla cosiddetta “casa famiglia”, il nuovo nome degli orfanotrofi. Tentai di spiegare che non potevo andarci, ma ero troppo debole. Mi curarono, tornai in forze, ma non recuperai mai i miei poteri. Inoltre pian piano crescevo, mi stavo alzando, anche il mio volto cambiava. Appena ne fui in grado, provai a spiegare la mia situazione, ma nessuno mi credé. Pensarono che fossi pazzo. Per questo ora mi trovo da te. Anche tu credi che io sia matto, vero, psichiatra? So che lo sembro, ma io devo tornare al Controllo, o l’equilibrio di questo mondo si spezzerà.
  • Sei sicuro di quello che dici, Julien?
  • Ne sono sicuro.
  • Allora, temo di non poterti aiutare.        
  • Lo so. – il bambino sorrise tristemente, mentre una porta si apriva cigolando
  • Julien? Vieni, dove sei finito? – sentì chiamarlo una voce femminile
  • Questa è la signora della “casa famiglia” che mi ha accompagnato qui. Devo andare – disse il bambino allo psichiatra, poi alzando il tono di voce si rivolse alla donna fuori dalla stanza – Eccomi Annamaria. Ora che ci ho parlato, torniamo indietro, vero?
  • Ma Julien, cosa dici? Il nostro turno è adesso! Sbrigati, o ci passeranno davanti – rispose di Annamaria, entrando: - Che cosa ci fai in questa camera da solo?
Il bambino socchiuse la bocca e si voltò velocemente verso lo psichiatra. L’uomo gli sorrise tranquillo e sussurrò, prima di sparire: - Buona fortuna, piccolo Controllore.
 
  
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