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Autore: yellowloid    23/11/2013    1 recensioni
[MinaMana con accenni MuneSaku -sì, avete capito bene!- | headcanon vari | rating verde]
Che dire, li sto shippando troppo. ♥
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Perché quell’uomo così anonimo era stato ucciso? Che rapporto aveva con l’assassino? Per quale scopo il colpevole aveva compiuto un gesto del genere? E qual era l’arma del delitto? Queste erano le domande a cui Minaho adorava rispondere, o semplicemente gli piaceva pensare di essere un grande detective coinvolto in un caso di omicidio.
Più che altro, qualche volta capitava che non trovasse i pantaloni, che la torta preparata il giorno prima da Sakura sparisse misteriosamente, oppure che Manabe, il suo Manabe, lo ignorasse senza scrupoli e, apparentemente, senza motivo.

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Oh god. Recensite, neh. Ci si vede dentro. c:
Genere: Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Ibuki Munemasa, Manabe Jinichirou, Minaho Kazuto, Nozaki Sakura
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Al centro dell’attenzione.~

 

Minaho era uno di quei tipi di persone a cui piaceva essere sempre al centro dell’attenzione. Ma non per la sua bellezza, per la sua parlantina coinvolgente o per altro, no; a lui piaceva attirare la gente per dimostrare la sua intelligenza in fatto di deduzioni: trovava fantastico avere gli occhi di tutti i presenti nel luogo del delitto puntati su di sé, mentre attendevano la soluzione del caso.

Perché quell’uomo così anonimo era stato ucciso? Che rapporto aveva con l’assassino? Per quale scopo il colpevole aveva compiuto un gesto del genere? E qual era l’arma del delitto? Queste erano le domande a cui Minaho adorava rispondere, o semplicemente gli piaceva pensare di essere un grande detective coinvolto in un caso di omicidio.

Più che altro, qualche volta capitava che non trovasse i pantaloni, che la torta preparata il giorno prima da Sakura sparisse misteriosamente, oppure che Manabe, il suo Manabe, lo ignorasse senza scrupoli e, apparentemente, senza motivo.

Che aveva, da ignorare? Minaho non era così sgradevole alla vista, anzi, era un bel ragazzo. Soprattutto per Jinichirou, che a sua volta era un bel ragazzo. Il detective non staccava mai gli occhi dal ragazzo con gli occhiali. E allora perché lo ignorava? A periodi capitava che Manabe non gli rivolgesse la parola per giorni. Kazuto non capiva quel suo comportamento da offeso. Lui doveva guardarlo, avrebbe risolto qualunque caso, anche il più difficile, se ci fosse stato il viola ad osservarlo!

 

In quanto a sé stesso, Jinichirou non aveva molto da dire. Era un genio, i suoi calcoli erano sempre esatti. O almeno ci sperava.

Al contrario del suo compagno, lui odiava essere al centro dell’attenzione. Ovviamente gli piaceva  essere invidiato da tutti per la sua intelligenza, ma odiava avere tutti gli occhi puntati addosso. A scuola, quando veniva interrogato, tutti lo osservavano. E questo lo faceva innervosire e non poco; una volta era così arrabbiato che aveva perso la sua normale aria tranquilla e concentrata e aveva dato di matto davanti a tutti i suoi compagni di classe. Compreso Minaho.

Manabe si era alzato dalla sedia sulla quale stava seduto e aveva urlato a tutti un sonoro ‘Smettetela di guardarmi!’, per poi mostrarsi per bene nel suo magnifico colorito fucsia, che faceva pendant coi suoi capelli violetti.

Ovviamente Kazuto era subito scoppiato a ridere e l’aveva preso in giro per giorni. Era così carino, il suo Jin-chan paonazzo e con gli occhi lucidi, durante l’interrogazione. Il professore l’aveva guardato malissimo.

Capitava che durante il periodo dell’anno in cui quel fatto era accaduto, a Manabe tornasse la voglia di strangolare Minaho con tutte le sue forze, come gli era venuta quando il coetaneo aveva iniziato a prenderlo in giro.

Così Jinichirou iniziava ad ignorarlo, anche per più giorni. Non gli importava un granché se pel di carota si arrabbiava, in fondo lo perdonava sempre. E il viola era un tipo vendicativo, per questo non gli importava: voleva far pagare al suo ragazzo quell’ ‘isterico’ che gli aveva detto appena usciti da scuola, quel famoso giorno in cui aveva fatto la peggiore figuraccia della sua vita davanti a tutti i suoi compagni di classe.

Purtroppo non sapeva che Minaho ci soffriva. Non gli piaceva che il viola lo ignorasse così spudoratamente, non lo sopportava quando faceva così. Invece Manabe non sopportava quando Kazuto faceva il geloso, ed era proprio quel che stava facendo in quel momento.

Il viola era seduto su una poltrona, nel soggiorno del loro appartamento, un attico a Tokyo. Ibuki stava seduto sul divano con Sakura accoccolata al petto, mentre guardavano insieme un film d’azione. Jinichirou stava leggendo un libro interessante sulla programmazione dei computer. Gli piacevano molto, i computer.

Minaho lo fissava ad occhi sgranati, artigliando le unghie ai braccioli della poltrona sulla quale stava seduto, di fronte a quella del fidanzato. Gli occhi verdi del detective riflettevano la luce prodotta dalla televisione accesa. Per il resto, tutto buio.

-Neeeh, ma alla fine lei muore?- chiese Sakura, riferendosi alla protagonista femminile del film.

-Cosa ne so. Seguiamo il film per scoprirlo, Sakura.- rispose mezzo intontito Munemasa, mentre alternava le occhiate allo schermo a quelle sulle mani della sua ragazza poggiate sul suo petto.

-Shhhh.- sibilò Minaho all’improvviso, tanto che i due lo guardarono male per lo spavento. -Sto elaborando una soluzione, vedete? Fate silenzio e lasciatemi riflettere, grazie.-.

Ovviamente tutti in quella stanza sapevano che Kazuto stava cercando di trovare un perché all’apatia che Manabe mostrava nei suoi confronti da almeno una settimana. Sembrava starsi letteralmente spremendo le meningi, senza però trovare una soluzione al problema che lo tormentava.

Il colpevole del misfatto, Jinichirou, sorrideva da dietro le pagine del libro d’informatica. Chissà se Minaho ricordava quell’orrendo giorno. E chissà se ricordava che Manabe aveva pianto tanto per quelle sue prese in giro.

Il suo sorriso si spense lentamente, al solo pensiero delle lacrime che aveva versato per quell’idiota di un detective.

Quel giorno di due anni prima i due non erano ancora fidanzati, anche se entrambi erano ricambiati. Mentre piangeva in bagno a casa sua, il giovane Manabe di due anni prima aveva pensato di non essere adatto ad uno come Minaho, e forse era per quello che lo prendeva tanto in giro per quel suo momento di rabbia. Magari Kazuto lo vedeva solo come uno sfigato secchione da sfottere, sebbene anche lui fosse abbastanza secchione.

Jinichirou ricordava di aver versato tutte le lacrime che aveva, quel giorno. Si sentiva inadatto, brutto e odiato da tutti e da Minaho; e la colpa era tutta del ragazzo dai capelli arancioni. Le stranezze della vita… aveva pensato. Come posso amarlo così tanto quando lui nemmeno mi considera?

Pensava che la sua vita facesse schifo, che lui stesso facesse schifo. Eppure qualche giorno dopo il suo caro Kazuto si era avvicinato e l’aveva abbracciato, sorridendo tristemente e scusandosi per le prese in giro. Probabilmente aveva intuito che Manabe c’era rimasto male.

E il giorno stesso gli si era dichiarato, nell’aula di chimica. Il viola ricordava che pel di carota si era inginocchiato a terra mentre facevano un esperimento e di fronte a tutta la classe gli aveva chiesto di essere il suo ragazzo perché lo amava, e tante altre cose belle. I due erano in ultima fila, e tutti si erano girati verso di loro sentendo quelle parole nel silenzio che regnava in classe.

Alcuni compagni erano scoppiati a ridere, altri erano rimasti schifati; intanto Manabe arrossiva sempre più, mentre Minaho gli sorrideva cordialmente, come solo lui sapeva fare, anche non sapendo ancora la risposta alla sua dichiarazione. La cosa che più aveva stupito Jinichirou era il fatto che il ragazzo inginocchiato di fronte a lui continuasse a sorridere, col capo leggermente inclinato di lato e gli occhi chiusi, ignorando gli insulti anche piuttosto pesanti che gli arrivavano dalle bancate più avanti. Come riusciva ad ignorarli senza sentirsi male? Era un mistero per Manabe, ma si trattenne dal chiederglielo istericamente.

Eppure… Anche il quel momento erano entrambi al centro dell’attenzione di tutti.

Il ragazzo dai capelli viola riemerse dai ricordi di quella giornata. O almeno in parte. Il suo cervello stava ancora elaborando la scena in cui lui con tono disinteressato rispondeva a Minaho che sì, voleva fidanzarsi con lui, e gli aveva schioccato un bacio in guancia, per poi tornare goffamente al loro esperimento di chimica. Kazuto l’aveva abbracciato cercando di essere il più delicato possibile, mentre arrossiva anche lui come Manabe. I loro compagni li insultavano ancora.

-Vado in bagno.- disse Jinichirou senza troppa intonazione, alzandosi e poggiando il libro sulla poltrona. Sakura e Ibuki lo guardarono mentre si allontanava, ma ripresero subito a guardare il film. Kazuto lo seguì con lo sguardo fino a quando la porta del bagno in fondo al corridoio si chiuse.

In quel momento il ragazzo dai capelli arancioni esitò. Voleva vedere cosa aveva in mente quel genietto dai capelli viola. Decise così di seguirlo in bagno.

Si alzò lentamente e in modo innaturale dalla poltrona e sotto gli sguardi perplessi dei due innamorati seduti sul divano, mosse qualche passo incerto verso il corridoio che portava al bagno.

 

Forse non avrebbe dovuto ignorarlo per tutti quei giorni, quando si avvicinava la data della sua figuraccia. In fondo, Manabe si era offeso per un semplice ‘isterico’ ricevuto scherzosamente dal proprio migliore amico nonché primo amore; invece, per dichiararsi Minaho aveva dovuto subire tutti quegli insulti da parte dei loro compagni di classe. Ma l’arancione aveva affrontato quelle brutte parole con un sorriso stampato sul volto, mentre il viola si era chiuso in bagno a piangere.

E perché diamine era di nuovo in bagno? Sul punto di piangere come due anni prima, per giunta!

Si tolse gli occhiali, sistemandoli su una mensola; si sciacquò gli occhi, poggiando poi le mani sulla fredda ceramica bianca di cui era fatto il lavandino. Lo specchio sopra quest’ultimo rifletteva la sua pallida immagine: il viso bagnato, gli occhi stanchi e socchiusi.

Lui si era offeso per una parola detta scherzosamente, Kazuto aveva sorriso per gli insulti offensivi che aveva ricevuto. C’era differenza, e anche molta.

Proprio nel momento in cui Manabe realizzava che da quel giorno si era sempre comportato come un emerito idiota, entrò in bagno Minaho; si guardarono per qualche secondo, restando però in silenzio.

Kazuto, davanti alla porta, osservava il suo ragazzo attraverso il riflesso dello specchio. Jinichirou faceva lo stesso. Mentre chiudeva la porta, l’arancione parlò.

-Penso che tu sia offeso con me per qualche motivo. E penso che questo motivo sia la presa in giro di due anni fa.-.

Il ragazzo con gli occhiali si voltò verso il suo coetaneo e notò che aveva il viso tirato in un’espressione interrogativa, segno che voleva sapere se la sua deduzione era giusta. E aveva sempre quel mezzo sorriso stampato in faccia…

-E’… E’ vero. E’ tutta colpa tua e delle tue prese in giro, Minaho-kun.- disse con un filo di voce Manabe, guardando il pavimento piastrellato di blu e arrossendo un po’.

-Lo sapevo che avresti preso sul serio tutto quello, ba-ka ♥-. Kazuto si avvicinò pericolosamente al suo ragazzo, che indietreggiò sbattendo contro il lavandino.

-Eppure lo sai che non ti volevo offendere. Spiegami una cosa: perché fai sempre così?~ -.

Manabe esitò. In fondo, non era così tanto arrabbiato con lui perché l’aveva preso in giro due anni prima, per quel momento di rabbia in cui aveva urlato; più che altro, quando Minaho si era dichiarato davanti a tutta la classe, erano stati per interminabili attimi al centro dell’attenzione dei loro compagni. E Manabe odiava quel tipo di situazioni.

Come aggravante c’era il fatto che l’arancione aveva ignorato tutti gli insulti che gli erano stati urlati contro, mentre Jinichirou non sapeva cos’avrebbe fatto al suo posto.

-Quando mi hai fatto quella dichiarazione… Ci hanno tutti guardati, e ti urlavano contro insulti di ogni genere, idiota di un detective!- urlò il viola, imbarazzato. -Hai continuato a sorridere, e tutti ci guardavano, e…-. Non poté finire la frase: le labbra del detective poggiavano su quelle del ragazzo con gli occhiali, in un delicato bacio.

Quando il lieve contatto si interruppe, i due erano l’uno di fronte all’altro e non parlavano. Semplicemente si abbracciarono, mentre Kazuto si scusava.

-Mi dispiace, ma non sono abituato a reagire agli insulti… E ovviamente vale di più il mio amore per te che delle semplici offese. Manabe-kun, sei tu l’isterico, non io.~ -.

E Kazuto non fece in tempo a baciare di nuovo Jinichirou, cosa che voleva fare entro due secondi, che stava per affogare nel lavandino per mano del fidanzato. Neanche avevano fatto pace, e già stavano di nuovo litigando: chissà se Manabe due anni dopo avrebbe continuato ad ignorare Minaho…

Sakura e Ibuki, intenti ad origliare la conversazione da dietro la porta, ne dubitano.

Il peggio è passato.

 

 

Ice cream.

Oooook. Avevo voglia di MinaMana e di MuneSaku, davvero. Li sto amando perché dai, sono troppo shippabili, e allora ho iniziato a scrivere questa fiction. Il tutto si basa su alcuni miei headcanon sperosiscrivacosì, ovvero che Sakura, Ibuki, Minaho e Manabe abitano tutti e quattro insieme in un attico a Tokyo; e poi il fatto che Manabe sia molto attento all’opinione di sé che hanno gli altri, al contrario di Minaho che se ne frega altamente c:

E il tutto è nato molto a caso, e sinceramente non so se sia accettabile una dichiarazione davanti a tutti durante l’ora di chimica, ma che volete farci, io mi invento cose impossibili. :’’D

Per quanto riguarda l’età dei pg in questa fiction, ho pensato di metterli a due anni dalla fine delle medie, anche se Sakura e Ibuki mi sembrano più grandi della terza media, lol. Ma vabbé, in teoria sono tutti andati a studiare al liceo a Tokyo e vivono insieme, ‘sti quattro picci. Quindi la dichiarazione si è svolta in terza media, e loro sono al secondo anno di liceo, quindi hanno sedici anni secondo il sistema giapponese. uwu *ragionamenti e calcoli arrandom aw.*

E nulla, spero che vi piaccia e che mi lasciate un commentino, magari. Ci si vede, chu!

Kis-chan.~

  
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