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Autore: mikeychan    23/11/2013    0 recensioni
Quando i MiB ingaggiano le Tartarughe Ninja...
Vecchia storia pubblicata anche altrove!
Genere: Angst, Sovrannaturale, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Donatello Hamato, Leonardo Hamato, Michelangelo Hamato, Raphael Hamato/ Raffaello
Note: AU, OOC, Otherverse | Avvertimenti: nessuno
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Il furgone nero guida sulle strade di New York, cambiando più volte direzione. A bordo, i due uomini in nero, sorvegliano gli ostaggi, alias le tartarughe.
-Allora, dimmi un po’, K…- dice l’uomo più giovane, James Edwards, alias l’Agente J: -Ma cosa ne dobbiamo fare di queste tartarughe troppo cresciute?- senza spostare l’attenzione dalla strada.
-Sono, in realtà, alieni Gaspa, venuti dalla Costellazione di Andromeda, per una cospirazione contro la Terra. Per fortuna, li abbiamo intercettati e alla base li sottoporremo a vari esami- spiega atono K, senza sorridere.
-Tu hai sempre la risposta pronta, vero?- chiede ironizzando J: -Io continuo a dire che questi alieni sembrano tartarughe, ma contento tu…-.

504 Battery Drive, quartier generale dei Mib: -Siamo arrivati! Prendi la Bolla di Stasi e portiamo questi alieni Gaspa nella sala dell’analizzatore genetico!- esclama K, scendendo dal furgone, entrando in un ascensore di metallo, che anziché scendere, sono le pareti interne a muoversi.
Ecco che, con uno sbuffo, si aprono due aperture: la prima che racchiude la seconda, come fosse una Matrioska: -Ehi, J! Caccia grossa, eh?- ironizza un MiB seduto comodamente su una sedia, mentre due grossi estrattori girano dinanzi e dietro di lui.
-Sì; vediamo un po’ che piani hanno in mente!- risponde l’agente J, seguendo un serissimo K che entra in un’immensa stanza dalle pareti in vetro, dove moltissimi agenti MiB, si occupano di analizzare ogni scalo di alieni provenienti da altri pianeti, stando attenti a non farsi sfuggire potenziali alieni che usano la Terra come porto franco per i loro subdoli progetti di conquista.
Ci sono molti alieni che mostrano i loro bagagli, cibi e anche brutte facce: alcuni di questi sono perfino irascibili, causa del tempo trascorso in una metropolitana intergalattica.
I due MiB entrano in una stanza dalle pareti completamente in metallo; una macchina collegata a quattro capsule di vetro infrangibile, un pavimento rivestito di acciaio e titanio, impossibile da scalfire, luce soffusa verdastra.
-Ehi K, guarda!- chiama impressionato J: -Che cazzo di armi hanno?- continua con un’espressione “insolita”!
-Credo siano delle armi dall’alto potenziale distruttivo; mettile nell’analizzatore: cerchiamo di vederci chiaro!- risponde fluido K, senza mostrare impressioni soggettive, essendo abituato a queste cose.
J fa come ordinato dal socio; con un apposito magnete, installato all’interno delle capsule, dove le tartarughe giacciono addormentate, egli priva loro delle katana, sai, nunchaku e bo, isolandole in un’altra cabina, molto più piccola, bassa ma larga, che con un raggio verde, le scannerizza.
Dopo qualche secondo, ecco i risultati: -Ehi, K! Queste armi sono terrestri!- informa basito J, guardando il suo amico, che inarca un sopracciglio.
-Terrestri?- ripete sottoforma di domanda, notando che i suoi “ospiti” stanno riprendendo i sensi.
Il primo a svegliarsi con un gran mal di testa è Leonardo: -D… Dove sono…?- mormora, sorreggendosi il capo, mentre i suoi occhi color rame ricadono sui due MiB.
Costatando di essere prigioniero in una cabina senza possibilità di uscita e soprattutto senz’armi con cui lottare, Leonardo s’infuria e molla dei potenti pugni sul freddo vetro: -FATEMI USCIRE!- grida, mostrando il suo lato feroce.
-Altra cosa strana: parla correttamente la nostra lingua!- mormora J, mettendosi a braccia conserte e gambe divaricate, per osservare con la testa leggermente inclinata, quella tartaruga così umana.
-Tienilo d’occhio. Io farò una ricerca nel database di tutte le razze aliene che abbiamo avuto in custodia- e detto questo, l’agente K esce dalla stanza, mentre la porta si richiude con uno sbuffo, congiungendo una metà di una porta spessa di acciaio.
J guarda ancora quel Leo che ricambia l’attenzione con uno sguardo di fuoco: -Dove sono? Dove sono i miei fratelli? Il mio maestro? La mia casa?!- mitraglia velocissimo, continuando a mollare pugni e anche ginocchiate fulminee: -RISPONDI!- grida, nonostante la sua voce risulti essere appena percettibile, causa delle pareti della cabina che isolano la voce.
-Certo che ne hai di forza, per continuare a gridare!- ride J, gettando uno sguardo sulle altre tre tartarughe, addormentate, sedute sulla base della capsula.
-Sono i tuoi amichetti?- chiede, indicandole con il pollice.
-Fammi uscire!- ringhia un Leo al limite della sopportazione: per una volta si sta lasciando guidare dall’impulsività, come farebbe Raphael, il re della rabbia: -Sì, sono i miei fratelli! Che cosa gli avete fatto?!-.
-Calmati bello!- esclama ora nervosetto J: -Guarda che stanno solo nel mondo dei sogni!-.
-E il maestro Splinter? Dov’è?! Se esco da qui ti ritroverai ad essere uno spezzatino da servire a cena!- grida così forte il leader, che il messaggio arriva forte e chiaro fuori dalla spessa cabina, facendo arrabbiare sul serio J, che avvicinato il viso al vetro, fissa quegli occhi mutanti con superiorità.
-Ora stammi a sentire, brutto figlio di puttana! O la smetti di agitarti come un alieno maniaco del caffè o ti sparo dove ti fa più male!- ringhia, mostrando una piccola pistola nera, che costringe il blu a sorbirsi le parolacce, anche se determinati termini non li comprende.
-Bene, a quanto pare capisci quando è il momento di chiudere la bocca!- continua l’agente, riponendo l’arma sotto la giacca.
Il povero Leonardo si lasca scivolare il guscio contro la parete liscia della sua “prigione”, mentre lo sconforto lo prende e gli occhi si gonfiano di lacrime. La testa si affonda nelle braccia che cingono anche in parte le ginocchia, mentre il corpo trema a causa della rabbia che scorre in tutto il corpo.
In quel preciso momento, anche il giovane Donatello Hamato si risveglia, con un braccio dolorante; si rialza a fatica, perdendo più volte l’equilibrio, poi notando di essere bloccato in una piccola capsula di vetro, cerca di uscirne, costatando che c’è anche Leonardo.
-Leo!- esclama felice, anche se tutto comincia a ristringersi; la tartaruga muta l’espressione felice del volto in una di paura: i suoi occhi si sgranano come la bocca, il corpo trema, egli si stringe le braccia e si rannicchia a pallina, gridando come in preda alle sue parole più grandi.
-Donatello!- grida Leonardo, scattando in piedi, battendo le mani contro il vetro, per attirare la sua attenzione: -Guardami!-.
Il viola si limita a girare il capo: la claustrofobia l’ha completamente paralizzato. 
In quell’istante, la porta d’acciaio della camera si riapre nuovamente: -Che succede, J?- chiede sorreggendo una piccola cartellina nera, contenente alcune schede interessanti su specifiche razze aliene: -Ah, almeno due su quattro si sono ripresi!-.
-Queste quattro tartarughe sono fratelli; quello con la maschera viola ha seri problemi: sembra terrorizzato, come avesse la claustrofobia!- spiega J, indicando un Donatello spaurito come un piccolo pulcino nel freddo mondo.
-Falli uscire- ordina K, sorreggendo un tubicino di metallo, con l’estremità tondeggiante e un fascio rosso: -Con il neuralizzatore non ricorderanno nulla. Non sono alieni!- spiega, maneggiando lo stesso aggeggio che ha cancellato la memoria di Splinter, ignaro.
-Come? Li devo far uscire?- ribatte stupito J, mentre sbuffa, girando lo sguardo: -Va beh, tanto mi facevano pena: se tu vedevi come gridava questo rettile con la fascia azzurra! Aspetta un secondo! Non sembra anche a te che questi tizi hanno un abbigliamento come quei samurai nei film?- esclama.
-SIAMO NINJA! HAI CAPITO?!- grida nuovamente Leonardo, prendendo a spallate la capsula: -Bastardi!-.
-Sei sicuro che sia una buona idea, K? Hai visto che rabbia che ha?- indica l’agente J, mentre K aziona un pulsante nero, che alza l’estremità più alte delle capsule, permettendo al leader di uscire fuori e afferrare le sue armi, pronto a combattere.
-Ora ci divertiamo!- ringhia ghignando, spiccando un balzo fulmineo, cercando di colpire J, che gli afferra il braccio e lo sbatte conto il muro più volte.
-Lasciaci andare! Non siamo alieni! Non siamo niente!- geme un Leo con la testa in parte sanguinante, per aver sbattuto contro un pizzo abrasivo.
-Vallo a raccontare a tua madre!- impreca J, tenendolo bloccato con il viso contro la parete, senza possibilità di muoversi, mentre gli strattona le armi dalle mani: -K, hai visto? Questo tizio è un pazzo! E ha detto che non è alieno!- continua il MiB.
-Sì, ho sentito e infatti non lo sono: hai mai sentito parlare di mutanti?- ribatte K, avvicinandosi a un Donatello paralizzato dalla paura: -Erano delle semplici tartarughine da acquario e un giorno sono venute in contatto con un liquido mutageno, produzione della TCRI e sono diventate questi che vediamo- spiega.
-TCRI?- riformula interessato J, bloccando con delle manette i polsi di Leo, sbattendolo in terra.
-Sì, alieni atterrati sulla Terra circa undici secoli fa. Sette mesi fa, un nostro agente ha intercettato una navicella spaziale: erano loro. Ci hanno comunicato che stavano ritornando sul loro pianeta- spiega nuovamente K, mentre delle grida mischiate all’allarme, echeggiano fuori dalla stanza dell’analizzatore.
-Tu stai buono qui! E se provi a scappare, questa te la ficco dove sai!- esclama poco dignitosamente J, mostrando alla tartaruga la classica pistoletta nera, correndo poi via con K.

Leonardo, giacente dolorante in terra, guarda a fatica i suoi tre fratelli: Donatello che continua a frignare a causa della claustrofobia, Raphael e Michelangelo ancora svenuti. 
Con grande coraggio, il leader striscia in terra e facendosi leva sulle ginocchia, riesce a malapena a rialzarsi, avvertendo metà viso bagnato e una macchia scarlatta sul pavimento: sangue senza dubbio.
-D… Don…- biascica, camminando piano, a fatica, per via delle gambe che a malapena sostengono il suo corpo.
Probabilmente, deve essere ancora qualche residuo di quegli strani proiettili.
Il viola, alza il capo, mentre negli occhi nocciola si legge un abisso di paura e disperato: -A… Aiuto…- geme a fatica, nascondendosi la testa nelle braccia.
-Don, puoi farcela… La paura dei luoghi chiusi non è reale… Guarda sopra di te… Puoi uscire!- gli spiega calmo il blu, arrivando sino al muro di vetro che li separa.
-N… Non è reale…?- balbetta il viola, rialzando nuovamente la testa: -Leo…-.
Con titubanza, il genio costata con sollievo che la capsula non ha più il coperchio: spicca un balzo e poggia le piante dei piedi in terra, sul freddo pavimento. Per un attimo, il ninja ha un crollo psicologico e Leo gli fa scudo con il suo corpo: gli attutisce la caduta, evitandogli una dolorosa botta di viso.
Nonostante il respiro affannato, il viola riesce ugualmente a comporre una frase: -Leo… perdonami, non c’è l’ho fatta… ho avuto tanta paura…-.
Leonardo sorride e grazie al terzo che con le katana gli affetta le manette, lo abbraccia: -Tranquillo, sei stato in gamba!-.
Liberati anche gli altri, sia Raph sia Mikey, riprendono conoscenza, nonostante un acuto bruciore alle zone colpite da quei micidiali proiettili.
-Che cosa è successo?- mormora il rosso, notando il viso insanguinato del leader, che placa la sua rabbia con un semplice sorriso.
-Sto bene… Mikey, tu come stai? Informa, per poi rivolgersi al minore, con il viso più pallido di un cadavere.
-Sono semplicemente stanco, tutto qui…- mente il giovane, mentre qualcosa di grosso si avvicina, facendo tremare l’intero pavimento.
-Che cos’è?!- ringhia Raphael, rimessosi in piedi con i Sai nei pugni.
-Forse Shredder nella sua Exo-tuta?- esclama debolmente Michelangelo, roteando i nunchaku, nonostante le mani tremanti.
-Qualunque cosa sia, si sta avvicinando… Teniamo pronti, fratelli!- spiega Leonardo, mentre con un sonoro tonfo, la porta si sfonda e un alieno a forma di grossa lumaca, senza guscio dalla pelle molliccia e rosa, priva di occhi, ma con una bocca mostruosa, sembra dare parecchi problemi a J e K.
-Una Big-Babol e due Kinder Pinguì per cena?- chiede Michelangelo, facendo ridere i suoi fratelli, come in qualsiasi condizione pericolosa.
-Io direi per lo più scarafoni e lumaca!- aggiunge Raphael sogghignando.
-Anche se ci hanno fatto del male, dobbiamo aiutarli, ragazzi!- esclama Leonardo, tornato nuovamente serio, mentre la ferita sul viso, provoca un senso di rabbia nei tre fratelli, che scuotono il capo in segno di negazione.
-Perché dovremmo aiutarli?- replica adirato Raphael, avvicinatosi a un Leo per lo più confuso: -Lo leggo nei tuoi occhi, che non vorresti rischiare il guscio per quei due pazzi sboccati!-.
-Lo so che ci hanno fatto passare un brutto quarto d’ora, ragazzi, però…- ribatte il leader, abbassando per un attimo le katana, come volesse arrendersi.
-Però c’entra il Bushido e gli insegnamenti del maestro Splinter, non è vero?- completa un Donatello, tornato il genio di sempre, con tutta la determinazione possibile.
-E’ così…- risponde Leonardo, partendo alla carica.
Corre velocissimo e facendo roteare abilmente le katana nelle sue tre dita, spicca un balzo, colpendo con il manico sulla testa molliccia della specie di lumaca, che parendo fatta di gomma, attutisce senza problema il colpo.
-Ragazzi, gli diamo una mano?- chiede Michelangelo ghignando.
-Tu che cosa dici?- aggiunge un Donatello beffardo, che spicca un salto degno delle Olimpiadi, colpendo con il Bo la schiena molle dell’alieno, sfumando la possibilità di vittoria.
-Ok, è il mio turno! Ma quando questo mostro sarà sistemato, torneremo a casa!- ringhia Raphael, mollando il più potente calcio ninja il piena pancia al mostro, che sputa una sostanza verde, con alte capacità corrosive.
Toltosi miracolosamente dal bersaglio della lumaca, Raphael tira un sospiro di sollievo: quello sputo ha corroso il pavimento, in un fumo giallastro.
-Arriva super Mik!- grida un Michelangelo correndo addirittura sulle mura, evita un colpo di coda del mostro e si lancia in una testata micidiale, mentre uno strillo del mostro, gli spacca la testa, mandando il tilt la sua concentrazione.
-FRATELLO!- gridano le tre tartarughe, mentre J e K, assistito a tutto, li guardano molto sorpresi da tale bravura.
-Stai bene, vero?- chiede preoccupato Donatello, rimuovendo alcuni pesanti scatole di metallo dal suo guscio.
-Ragazzi…- geme Mik, rialzatosi grazie a Leo: -Quel lumacone ha un urlo bestiale! Mi ha spaccato i timpani!-.
-Urlo? Quale urlo?- chiede perplesso Donatello: -Non abbiamo sentito nulla!- continua facendo le spallucce.
-Come non avete sentito nulla?! Ma se quel coso è peggio della vocetta arrogante di Shredder in versione polpo stato troppo al sole?!- esclama furibondo, grattandosi la testa con l’indice, dato che pollice e anulare stringono i nunchaku.
-Per me, hai qualcosa che non va- taglia corto Donatello.
-Fratello, non è una novità!- aggiunge sarcasticamente Raphael.
-Scusate, vogliamo toglierci di qua?- esclama Leonardo, evitando uno sputo micidiale, con una ruota.
-Tanto per fare la rima, ma il mostro, un punto debole c’è l’avrà?- ironizza Michelangelo, pestando volontariamente la coda del lumacone, facendolo crollare miseramente in terra, con un bel tonfo.
-E’ andato a dormire?- chiede perplesso l’arancione, guardando le facce basite dei suoi fratelli, per non parlare di K e J, che ghignano come fossero soddisfatti.
Una squadra di dieci MiB trasporta il mostro con delle corse elastiche elettriche: con un semplice pulsante sull’impugnatura di metallo, esse emettono una scarica elettrica molto potente, in grado di stordire chiunque.
-Adesso basta con i giochini!- ringhia Raphael puntando contro la gola di K la lama più lunga del suo Sai: -Diteci chi siete e cosa volete!-.
-Prima, però, vorremmo portarvi con noi!- esclama l’agente K, spostando con l’indice il Sai, mentre Raphael lascia fare, stupito quanto i suoi fratelli.

Tartarughe e umani vanno in una grande sala bianca, dove vi sono circa dieci poltrone bianche a forma di mezzo uovo, con i sedili internamente rivestiti di nero.
-Sedetevi qui e aspettate. Intanto, potete leggervi il manuale della nostra società e anche compilarlo!- prosegue K, chiudendo dentro la stanza le tartarughe che, basite, si siedono, trovando sotto al loro guscio un libro A4, composto da dieci misere pagine.
I due MiB, scrutano attenti i mutanti da un vetro che permette di guardare nella stanza, ma non essere visti.
-Vuoi davvero introdurli nei MiB?- chiede titubante J, mentre guarda i quattro che sembrano a loro agio.
-Guarda e poi chiedi- taglia corto un curioso K.
-E’ assurdo! Non si può scrivere in queste poltrone! Non si trova la posizione giusta!- ringhia Raphael, mentre Michelangelo si distende a pancia in giù sul lucido pavimento bianco, mentre si sorregge la testa con la mano destra.
-Usa l’immaginazione!- ride l’arancione, leggendo distrattamente il manuale.
A Raphael salta un’idea in mente: si alza da quella scomoda poltrona e si appoggia sullo schienale ricurvo, trovando una gran bella posizione.
Leo, invece, si rannicchia nella poltrona, piegando le gambe, creandosi un perfetto leggio!
Don, al contrario, si sposta il tavolino tondeggiante sotto di lui, distendendo le gambe: -A volte, le cose più stupide, sono le più utili!- esclama.
K e J ghignano: quelle tartarughe sanno il fatto loro!
La seconda prova consiste, invece, di sparare con armi laser ai mostri: al buio, però.
-Se riuscirete a sparare i mostri, vi daremo le risposte che volete!- informa loro K, spegnendo la luce.

Brutte sagome di alieni sbucano dappertutto, anche se le tartarughe non sparano affatto: sotto ordine di Michelangelo, esse attendono la creatura più improbabile, cioè una bambina di otto anni con in mano dei libri di fisica quantistica: -Sotto ragazzi! E’ quella bimba il mostro cattivo!- e tutte e quattro sparano un colpo a testa, centrandola.
-Molto bene, ragazzi. Ora, siete ufficialmente dei MiB!- esclama J, assieme a K.
-Dei cosa?- riformula Raphael, inarcando il sopracciglio destro.
-Man in Black: organizzazione segreta che si occupa degli alieni- risponde velocissimo K, aspettandosi una domanda del genere.
-Alieni? Un po’ come Bishop nell’Area 51, nel Nevada?- chiede Donatello, non convinto.
-Più o meno, dipende chi sia questo Bishop- risponde ancora una volta K, facendosi seguire nella stanza a due livelli dove lavorano i MiB.
A tutti e quattro cominciano degli strani esami: vengono cancellati da possibili giornali e archivi top-secreti la loro esistenza e i loro nomi; le loro impronte digitali vengono eliminate con dei raggi molto caldi, si vestono con un solo abito: camicia bianca, giacca nera, come pantalone e scarpe a lacci. 
La corazza sulla schiena rimane all’aria: secondo J, sarebbe stato poco estetico andare in giro con una gobba simile.
-Ma… Ora che siamo MiB, non possiamo più tenere le nostre armi o le maschere?- chiede Michelangelo, non volendo rinunciare certamente ai due oggetti pronunciati.
-In teoria no, ma, sembrate identici senza di essi: per una volta, faremo uno strappo alla regola!- pronuncia K, facendo rallegrare i quattro.
-La vostra missione è semplice: ci sono degli strani alieni che gironzolano in città; trovateli e portateli qui- assegna K, come prima prova.
-Alieni? Trovarli sarà una passeggiata!- esclama Raphael, che cambia idea quando si ritrova in superficie, in pieno giorno, all’ora di punta.
-Come facciamo a capire chi di queste migliaia di persone è un alieno?- chiede già stufo Mik, con occhiali neri sugli occhi.
-Lo capiremo…- dice Leonardo, sentendosi un po’ impacciato in giacca e pantaloni…
  
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