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Autore: Notteinfinita    24/11/2013    6 recensioni
Hermione adorava ciò che era:una babbana, una Grifondoro e, a diciassette anni, anche una giovane donna. In alcuni giorni del mese, però, proprio questa ultima caratteristica non le era proprio congeniale. [...]
Mentre s'incamminava per il corridoio, sfortuna volle che anche Malfoy si trovasse a passare di lì. [...]
«Hey, Granger, che aria sbattuta!» l'apostrofò. «Già di solito non sei una gran bellezza ma oggi fai concorrenza ai fantasmi di Hogwarts. Cos'è, ti mancano i tuoi amichetti?»
Hermione lo squadrò da capo a piedi quindi, dopo avergli lanciato un'occhiata obliqua, atta a metterlo in guardia sul suo nervosismo, proseguì per la sua strada.
Peccato che fatti neanche dieci passi, il mix di notti insonni per lo studio, stress pre-esami e ciclo avessero la meglio e la ragazza si accasciasse a terra priva di sensi.
*****
Se volete sapere cosa succede non vi resta che leggere!
PS:È una cosa uscita di getto...non linciatemi!
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger | Coppie: Draco/Hermione
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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NDA:La storia è ambientata durante il settimo anno di scuola di Hermione, dopo la fine della guerra. Naturalmente Ron e Harry sono al corso per Auror.

 

Un giorno, per caso

 

Hermione adorava ciò che era:una babbana, una Grifondoro e, a diciassette anni, anche una giovane donna. In alcuni giorni del mese, però, proprio questa ultima caratteristica non le era molto congeniale.

Con occhi spenti e viso pallido, la ragazza si trascinò fuori dal bagno per andare a seguire la sua ultima lezione ad Hogwarts. Fra due giorni sarebbero iniziati gli esami per conseguire i M.A.G.O.

Mentre s'incamminava per il corridoio, sfortuna volle che anche Malfoy si trovasse a passare di lì.

Ormai erano maturati, avevano affrontato una guerra e le testimonianze del Trio Miracoli aveva salvato la famiglia Malfoy da Azkaban quindi non si affatturavano più per i corridoi ma ciò non impediva a Draco di lanciarle qualche battuta quando poteva.

«Hey, Granger, che aria sbattuta!» l'apostrofò. «Già di solito non sei una gran bellezza ma oggi fai concorrenza ai fantasmi di Hogwarts. Cos'è, ti mancano i tuoi amichetti?»

Hermione lo squadrò da capo a piedi quindi, dopo avergli lanciato un'occhiata obliqua, atta a metterlo in guardia sul suo nervosismo, proseguì per la sua strada.

Peccato che fatti neanche dieci passi, il mix di notti insonni per lo studio, stress pre-esami e ciclo avessero la meglio e la ragazza si accasciasse a terra priva di sensi.

Agendo d'istinto, Draco le si avvicinò e le sollevò le spalle da terra.

«Granger, che ti prende?» le chiese, dandole un buffetto sul viso.

Vedendo che non dava segni di ripresa, iniziò a preoccuparsi. Immagini di lui che veniva accusato di averla aggredita iniziarono a susseguirsi nella sua mente. Dopo un' attimo d'indecisione, si disse che non poteva lasciala lì, di certo l'avrebbe accusato di mancato soccorso ma, d'altro canto, non era neanche il caso che lo vedessero mentre la portava in infermeria, qualcuno avrebbe potuto insinuare che fosse stato lui a colpirla.

Dopo aver rimpicciolito la ragazza la ripose nella tasca e, facendo attenzione che nessuno lo vedesse, si recò da Madama Chips.

Appena entrato in infermeria, restituì le normali dimensioni ad Hermione, l'adagiò su uno dei letti e, dopo aver chiamato l'infermiera, corse via.

 

Qualche ora dopo la ragazza si risvegliò, perfettamente rinvigorita grazie alle pozioni che le avevano somministrato.

Confusa su come fosse giunta lì, chiamò l'infermiera.

«Mi scusi, chi mi ha portato qui?» le chiese.

«Non ci crederà ma è stato il signor Malfoy.»

«Malfoy?» ripeté la ragazza, incredula.

«Bé, si vede che siete cresciuti.» commentò la donna.

«Oppure temeva che venisse punito se avessero creduto che mi avesse aggredito.» ribatté Hermione, scettica.

«Può anche darsi.» suppose la donna, sorridendo appena.

«Ma che ore sono?» chiese Hermione, vedendo le lampade accese.

«Le diciannove.» rispose la donna, tranquillamente.

Non lo avesse mai fatto, appena la ragazza si rese conto di aver perso l'ultima lezione della sua vita svenne di nuovo e stavolta fu un po' più difficile farla riprendere.

 

Due giorni dopo quello spiacevole incidente (giorni che la ragazza trascorse chiusa in camera a studiare), iniziarono gli esami.

Appena giunta in classe, Hermione notò Malfoy all'altro capo della stanza e si ripromise di ringraziarlo alla prima occasione.

Il primo esame era quello di Trasfigurazione e, come era prevedibile, i primi due studenti a finirlo furono Granger e Malfoy.

Appena uscita dalla classe, approfittando dell'assenza di altri studenti, Hermione si avvicinò al ragazzo.

«Malfoy, posso parlarti?» chiese la ragazza, un po' agitata all'idea di avere una conversazione civile con lui.

«Che vuoi?» ribatté lui, freddo come al solito.

«Volevo ringraziarti per l'altro giorno, per avermi portato in infermeria.» spiegò.

«Non hai nulla di cui ringraziarmi, l'ho fatto solo per evitare di essere punito e di far togliere ingiustamente punti alla mia Casa.» precisò.

La ragazza sentì il nervosismo aumentare ma cercò di mantenersi calma.

«Lo immaginavo.» commentò « Ma ci tenevo a ringraziarti lo stesso.»

«Cos'è, adesso per ringraziarmi mi offrirai un gelato?» la schernì lui.

«Non ci avevo pensato, ma, visto che sei stato tu a proporlo, ok. Ci vediamo tra due domeniche alle diciotto e trenta all'uscita babbana del Paiolo Magico.» annunciò la ragazza per poi correre via salutandolo con la mano.

Nel corso delle due settimane che seguirono i due ragazzi non ebbero più occasione di rimanere da soli e, poiché l'ultimo giorno di esami all'uscita Hermione venne prelevata da Harry e Ron in vena di festeggiamenti, Draco non ebbe alcuna occasione per dire alla ragazza che la sua era un'idea folle.

Certo, avrebbe potuto inviarle un gufo però sentiva che era qualcosa che doveva dirle in faccia.

Cullato da quell'idea, Draco decise di recarsi all'appuntamento solo per dirle che lui non sarebbe andato da nessuna parte con lei.

Dopo vari tentennamenti, decise d'indossare dei pantaloni neri dal taglio sartoriale ma non eccessivamente eleganti e una camicia verde come lo stemma della sua Casa di cui lasciò slacciati i primi due bottoni.

Dandosi del pazzo, si recò al Paiolo Magico e, dopo alcune titubanze, attraversò il muro che lo condusse per la prima volta nella sua vita nella Londra babbana.

Incerto sul da farsi, si guardò intorno, si appoggiò al muro dell'edificio e guardò l'orologio: erano le diciotto e venticinque.

Decise che avrebbe atteso al massimo dieci minuti, giusto perché ci teneva troppo a vedere la faccia di lei quando le avesse detto che se ne poteva tornare a casa.

Nei quasi dieci minuti che seguirono, Draco sentì posarsi su di se lo sguardo di diverse ragazze ma anche di molte donne e, con un sorriso soddisfatto, dovette ammettere con se stesso che, almeno in fatto di uomini, le babbane avevano gusto.

«Scusami per il ritardo, non riuscivo a trovare un taxi!» esclamò una voce alle sue spalle, quasi allo scadere dei dieci minuti da lui concordati.

Si girò, pronto per la sua frase ad affetto ma ciò che vide fece sparire ogni suo proposito. Di fronte a lui stava Hermione Granger ma non quella che conosceva lui, la ligia scolaretta di Hogwarts. La ragazza indossava un grazioso abito che le arrivava poco sopra il ginocchio, allacciato al collo che metteva in evidenza le forme senza stringere. Ai piedi delle decolletè color petrolio, in tinta con il vestito. Era leggermente truccata e i capelli, di solito ribelli, erano stati disciplinati in un grazioso chignon basso.

«Stavo per andarmene.» annunciò il ragazzo, tentanto di riprendere il suo self-controll.

«Davvero, mi dispiace. Dai, andiamo!» lo incoraggiò, porgendogli la mano.

«Perché dovrei seguirti tra i babbani?» chiese Draco, facendo un passo indietro.

«L'ho fatto per te.» ribatté la ragazza, risentita. «Nel mondo magico siamo troppo noti, entro domani saremmo su tutte le prime pagine. Qui, al massimo, potremmo incontrare un mio vicino di casa.»

«E va bene.» concesse Draco accostandosi a lei e dimenticando tutti i propositi di tornare a casa. «Ma solo perché finalmente porti un colore decente.»

«Stai cercando di farmi un complimento per il vestito?» chiese Hermione, stupita.

«No, semplicemente ti facevo notare la superiorità del verde rispetto al rosso.» spiegò, ghignando.

Hermione scosse la testa, rassegnata e si avviò verso la strada principale.

«Dove andiamo?» chiese Draco, guardandosi intorno, inquieto.

«Dobbiamo prendere un taxi per arrivare alla gelateria. Stammi vicino e andrà tutto bene.» disse la ragazza.

Fermato il mezzo, i due salirono. Lungo la strada, Draco osservava ogni cosa, incuriosito e spaventato.

Giunti a destinazione, Hermione fece cenno al ragazzo di seguirla.

Mentre entravano nella gelateria un ragazzo lanciò una lunga occhiata alle gambe di Hermione. Infastidito, Draco le si fece più vicino e lanciò un'occhiata raggelante al ragazzo.

La ragazza, accortasi dell'avvicinamento del Serpeverde, lo guardò, perplessa.

«Qualcosa non va?» gli chiese.

«Nulla.» rispose il ragazzo, arrossendo leggermente e scostandosi da lei.

«Non preoccuparti, qui è come da Fortebraccio, solo che si paga in sterline e non c'è il gusto “Tutti i gusti+1”» spiegò, equivocando l'atteggiamento del ragazzo.

Armati di cono, vaniglia e cioccolato per lei, menta e mela verde per lui ( e dopo che la commessa aveva lasciato gli occhi sul sedere di Draco), i due si sedettero in uno dei tavolini posti davanti alla gelateria.

«Ancora nessun trauma irreversibile da contatto con i babbani?» chiese Hermione, schernendolo.

Draco era già sul punto di insultarla quando, vedendola sorridere, dimenticò quello che voleva dirle e si limitò a scuotere la testa, sorridendo a sua volta.

«Bè, sono ancora vivo.» concesse, infine, guardando con sospetto il cono e assaggiandolo con cautela.

Hermione represse a stento una risata e si concentrò sul suo gelato, senza però staccare gli occhi dal bizzarro spettacolo di Draco Mlafoy seduto in una gelateria babbana.

«Cosa farai, adesso che hai finito la scuola?» chiese lei, dopo un po'.

«Hey, non ti sembra di esserti presa troppa confidenza?» l'ammonì lui.

Immediatamente lo sguardo della ragazza si fece serio.

«Hai ragione, scusami.» rispose freddamente mentre si alzava, dopo aver finito il gelato.

Vedendo la sua reazione, Draco si pentì di ciò che aveva detto ma non trovò nulla da ribattere.

«Seguimi, ti porto in un parco dove potrai Smaterializzarti senza problemi.» disse iniziando a camminare nella direzione da cui erano venuti.

Camminarono alcuni minuti affiancati, in silenzio. Ad un tratto, Hermione inciampò e perse l'equilibrio. Istintivamente, Draco le afferrò il braccio e la trasse a sé. Hermione si trovò così attaccata al torace del ragazzo, immersa nel suo profumo.

Imbarazzati, i due si staccarono con un balzo.

«Allora è per lui che mi hai rifiutato!» esclamò una voce vicino a loro.

Quando si girarono videro un ragazzo, circa venti centimetri più alto di Draco, con ribelli capelli ricci e neri, dallo sguardo cupo e dall'atteggiamento per nulla amichevole.

«Derek, smettila, hai frainteso tutto!» urlò Hermione, portandosi davanti a Draco.

«Oh bene, è anche un rammollito che si fa difendere da una donna.» lo schernì.

A sentirsi dire quelle parole, Draco andò su tutte le furie. Con uno strattone scansò Hermione e si pose davanti al ragazzo.

«Io sono Draco Malfoy e non ho bisogno che lei mi difenda!» esclamò, mentre la sua mano destra andava alla tasca della giacca in cui aveva conservato la bacchetta.

«Non puoi usare la magia con lui.» gli sussurrò Hermione, notando il suo gesto.

«Hai anche un nome stupido.» lo stuzzicò il ragazzo.

«Nessuno può permettersi di deridere il mio nome.» sibilò Draco, assottigliando lo sguardo.

Prima che Hermione avesse tempo di fare alcunché, Derek si avventò su Draco e i due iniziarono a picchiarsi.

Nonostante Draco si battesse meglio di quanto la ragazza avesse immaginato, era chiaro che stesse per avere la peggio, l'altro era più grosso di lui e più allenato a picchiare.

Avendo cura di non farsi notare da nessuno, Hermione estrasse la bacchetta dalla borsa e lanciò un Confundus su Derek. Draco approfittò della momentanea distrazione dell'avversario per sferrargli un gancio che lo stese.

Mentre Derek si chiedeva ancora come avesse fatto quel moscerino a metterlo ko, Hermione afferrò Draco e si allontanò velocemente da lì.

«Come stai?» chiese Hermione, qualche minuto dopo, fermandosi.

«Non c'era bisogno di Confonderlo, me la sarei cavata benissimo da solo!» ribatté Draco, stizzito, tirando via la mano da quella di Hermione.

«Ti avrebbe fatto a pezzi! Non solo è più grosso di te ma fa anche parte di una squadra di rugby!» urlò Hermione.

Prendendo un bel respiro la ragazza cercò di calmarsi e diede un'occhiata alle condizioni di Draco.

«Hai bisogno di una sistemata.» affermò, osservando il labbro spaccato e lo zigomo tumefatto e facendogli cenno di seguirla.

Dopo aver camminato per alcuni minuti, Hermione aprì un cancello e si avviò per il vialetto di una graziosa villetta a due piani.

«Entra, siamo a casa mia.» disse Hermione, aprendo la porta.

Anche se molto titubante, Draco entrò, guardandosi intorno, un po' intimorito.

«Accomodati sul divano, io vado a prendere il Dittamo.» disse ancora, indicandogli il salotto e togliendosi, nel contempo, le scarpe.

Mentre il Serpeverde continuava a studiare l'ambiente, Hermione tornò con il medicamento e s'inginocchiò davanti a Draco.

«Cosa vuoi fare?» chiese, tirandosi indietro.

«Voglio solo curarti.» spiegò la ragazza. «Cercherò di non farti male, dai, non fare il bambino. Anzi, facciamo così, se ti comporti bene ti do un biscotto.» lo incitò.

«Hey, bambino a chi!» esclamò Draco, piegandosi in avanti e portando il viso a pochi millimetri da quello della ragazza.

Per un attimo sembrò che il tempo si fosse fermato, i due rimasero immobili a guardarsi negli occhi. Per la prima volta più vicini di quanto fossero mai stati.

Per la prima volta Hermione non trovò nulla da dire e, per la prima volta, non fu di certo “lurida Mezzosangue” quel che pensò Draco, guardandola.

Ad un tratto, il ragazzo annullò la distanza che li separava ed Hermione poté sentire le labbra di Draco premute sulle sue.

Il tutto durò un attimo perché, con un mugolio di sofferenza, Draco dovette staccarsi da lei e ricordarsi del labbro ferito.

Istintivamente, Hermione si leccò le labbra e, con esse, la piccola goccia di sangue che la ferita del ragazzo vi aveva lasciato.

Draco, intanto, la fissava, quasi ipnotizzato.

Si sentiva come stordito, aveva appena baciato Hermione Granger e gli era piaciuto.

Arrossendo, stupita e confusa da ciò che era appena successo, la ragazza distolse lo sguardo e, preso un batuffolo di cotone imbevuto di Dittamo, pulì velocemente il labbro del ragazzo quindi, alzatasi, sparì in cucina per riemergere, poco dopo, con in mano un cookies al cioccolato.

«Il tuo premio. Li ho fatti stamattina.» disse, a mo' di spiegazione.

Draco prese il biscotto, pensando a cosa potesse dire per uscire dall'imbarazzo in cui erano piombati.

«Li hai cucinati perché avevi già deciso di portami a casa tua?» chiese, scrutando il biscotto da tutti i lati.

«Al dire il vero, volevo mangiarli stasera mentre guardavo il mio film preferito.» spiegò «Anzi, a ben pensarci, c'è un personaggio che ti somiglia.»

«Nessuno può somigliarmi!» ribatté il ragazzo, ergendosi altezzoso.

«Oddio, c'è Mr. Darcy nel mio salotto!» esclamò la ragazza, guardandolo e portando una mano alla bocca per reprimere le risate.

«Mister chi?» chiese Draco, confuso.

«Oh, lascia stare, è il personaggio del film.» rispose la ragazza.

«Sarò impazzito ma, va bene, accetto il tuo invito a cena.» affermò sedendosi nuovamente sul divano e dando un morso risoluto al cookie.

«Invito a cena?» chiese lei, sconvolta.

«Mi hai paragonato a questo Mister Coso e adesso voglio vedere chi è!» esclamò Draco.

Hermione boccheggiò, esterrefatta.

«Dici sul serio?» chiese, incredula. «Tu vuoi vedere un film. Una cosa babbana?» domando, per essere certa di aver capito.

«Va bé, lasciamo stare. Dimmi dove posso Smaterializzarmi.» disse Draco, innervosito dal tono stupito di lei, per poi alzarsi e avviarsi alla porta dandosi mentalmente dello stupido.

«Dai fermati, ordino la cena!» gridò lei, correndogli dietro.

«Lascia stare. Era un'idea stupida.» ribatté il ragazzo proseguendo verso la porta d'ingresso.«E poi non mi sembra il caso di farmi trovare qui dai tuoi genitori.»

«Loro sono ad un seminario, torneranno domani mattina.» spiegò, arrossendo all'improvviso pensiero di loro due soli a casa per tutta la notte. «Resta.»

«Solo per vedere qui è questo tizio che, tu dici, mi somiglia.» concesse.

Hermione gli fece uno dei suoi sorrisi disarmanti e corse in salotto seguita da un Draco un po' stupito all'idea della serata che si accingeva a passare.

Giunto in salotto vide la ragazza inginocchiata davanti al camino intenta ad usare la polvere volante. Quando ebbe finito di parlare col suo interlocutore, Hermione sfilò la testa dal camino e si scrollò di dosso la polvere.

«Per evitarti ulteriori traumi ho ordinato la cena al Paiolo Magico.» annunciò.

«Perché non mi hai fatto venire con la Metropolvere?» chiese Draco, incuriosito.

«Non so, pensavo sarebbe stato troppo strano vederti piombare nel salotto di casa mia.» spiegò la ragazza, mentre liberava dai soprammobili il tavolinetto basso posto al centro della stanza, tra due divani.

In quel momento una piccola elfa domestica sbucò dal camino portando un enorme cestino.

«Buonasera, signorina Granger, ecco la sua ordinazione!» disse, sorridendo alla ragazza e dando una fuggevole occhiata a Draco per poi imbandire velocemente il tavolo con sandwich, succo di zucca, Burrobirre e zuccotti di zucca.

«Grazie mille, Nelly, sei stata velocissima!» esclamò la ragazza. «Quanto ti devo?»

«La salvatrice del Mondo Magico avrà sempre credito illimitato presso il Paiolo Magico!» recitò l'esserino, imitando la voce del padrone del locale.

«Non posso accettare!» protestò la ragazza ma la piccola elfa si limitò a sorridere e a lanciarsi nel camino.

«Che scoop, la fondatrice del C.r.e.p.a. sfrutta un elfo!» esclamò il ragazzo, ghignando.

«Nelly è un elfa libera, l'ho fatta assumere io al Paiolo Magico.» spiegò.

«Allora lo ha fatto per un debito di riconoscenza nei tuoi confronti.»

«A dire il vero, da quando è finita la guerra queste scene sono piuttosto comuni.» confessò, a disagio.

«Dovresti esserne contenta.»

«Non sempre la popolarità è piacevole. Se incontro un amico e lo saluto posso essere certa che il giorno dopo sul giornale verrà riportata la notizia che ho un nuovo ragazzo.» spiegò.«E poi il vero eroe è Harry.»

Draco storse le labbra, per nulla convinto.

«Meglio pensare alla cena.» propose la ragazza. «Ho scelto cose che possono essere mangiate con le mani, così potremo rilassarci sui divani mentre guardiamo il film.»

La faccia perplessa del ragazzo le fece intuire che, nonostante avesse accettato, in realtà non avesse la più pallida idea di cosa fosse un film.

«Ok, forse è meglio che prima ti spieghi qualcosa sui film.» propose.

Draco avrebbe voluto protestare ma si rese conto che forse era meglio avere qualche informazione per evitare brutte figure.

«Hai presente le foto magiche? I film sono come tante foto magiche viste tutte di seguito in cui degli attori recitano una storia. A differenza delle foto, però, puoi sentire anche le parole e poi, invece di un album, per vederli si usa quella scatola nera che vedi lì di fronte a te e che si chiama televisore.»

«Finite le spiegazioni inutili?» chiese Draco, sedendosi sul divano e cercando di mantenere il suo atteggiamento di superiorità.

Hermione scrollò le spalle e si avvicinò al videoregistratore, inserì la cassetta e si sdraiò sull'altro divano, avendo cura di abbassare l'orlo della gonna.

«Pronto?» chiese col telecomando in mano e aria di sfida.

«Certo!» affermò sicuro Draco, anche se non aveva idea di cosa aspettarsi davvero.

Continuando a guardarlo di sottecchi, fece partire il film e represse a stento un sorriso nel vederlo sussultare all'apparire delle prime immagini.

Continuarono a guardare il film in silenzio, mangiando, finché non si giunse alla famosa scena del ballo e all'apparizione dell'atteso Mr. Darcy.

Appena ebbe compreso a chi Hermione lo avesse paragonato lo sguardo di Draco saettò in direzione della ragazza.

«E così quello somiglierebbe a me!» protestò, indignato.

«Ricco, egocentrico, snobba chi non ritiene degno di lui...» elencò la ragazza, ridacchiando.

«Non gli somiglio affatto!» ribatté.

«Invece si!» si oppose la ragazza, lanciandogli uno dei cuscini del divano e non trattenendo più le risate alla faccia scioccata del bel Serpeverde.

«Come ti permetti!» urlò lui saltando giù dal divano e afferrando il cuscino che lei le aveva lanciato.

D'istinto la ragazza afferrò un' altro dei cuscini e si lanciò a terra per schivarlo.

In breve si ritrovarono a terra impegnati in una battaglia all'ultimo sangue a suon di cuscinate finché, ad un tratto, Hermione non lo bloccò per poi iniziare a ridere senza sosta.

Quando, finalmente, smise di ridere si ritrovò Draco, praticamente a cavalcioni su di lei, che la osservava, perplesso.

«Non ce l'ho fatta più, la scena era troppo buffa.» spiegò, asciugandosi le lacrime con un dito. «Io che faccio la guerra dei cuscini con Draco Malfoy!»

Il ragazzo sorrise a sua volta non potendo fare a meno di pensare a quanto fosse carina con i capelli scompigliati, le guance arrossate e le labbra socchiuse in un sorriso.

Incapace di resistere oltre, si chinò su di lei per baciarla ma la sentì interporre un braccio tra loro e respingerlo.

«Perché?» chiese la ragazza.

Draco, al sentire quella domanda, si trovò alquanto spiazzato; di norma le ragazze non gli chiedevano perché le stesse baciando.

Confuso, si mise a sedere di fianco a lei.

«Mi andava.» spiegò, semplicemente, guadagnandosi un'occhiata perplessa da parte di lei.

«È strano, ma sono stato bene con te. Per una volta sono stato semplicemente me stesso; non il figlio di Lucius Malfoy, l'erede dei Malfoy e dei Black, semplicemente Draco.» disse ancora. «Non è che nella Burrobirra c'era del Veritaserum?» le chiese, stupito dalla sua stessa sincerità.

«No, nessuna pozione.» lo tranquillizzò. «Anche per me è stato strano, ma in maniera piacevole. Senza contare la sorpresa nel vederti battere alla babbana!»

«Quando per compagni d'infanzia ti ritrovi due come Tiger e Goyle non puoi fare giochi particolarmente intellettuali!» esclamò, ridendo, per poi tornare serio al pensiero del triste destino subito dal suo amico.

«Mi dispiace, a volte non ci si pensa ma anche voi avete perso delle persone care.» disse Hermione, dolente.

Draco fece un gesto della mano, per dire di lasciare stare.

Vedendo, però, il suo sguardo triste, Hermione si sporse e lo strinse a sé in un abbraccio consolatore.

Inizialmente lui rimase impietrito, incapace di reagire, ma, pian piano, si rilassò e la strinse a sua volta nascondendo il viso nell'incavo del suo collo, inebriato dal suo profumo.

Quando si staccarono, i loro sguardi s'incrociarono ed Hermione non poté non leggere, negli occhi lui, un bisogno disperato d'affetto. Sapeva che era una situazione assurda, sapeva che dopo sarebbero venute fuori le domande e le perplessità ma decise che quello non era il momento di pensarci. Non potendosi impedire di arrossire, avvicinò il viso a quello di lui lasciando che le loro labbra s'incontrassero.

Non fu come il primo bacio, uno scontrarsi impetuoso di labbra, fu un lento scoprirsi, assaporarsi, conoscersi l'un l'altra lasciando cadere le barriere che i pregiudizi e la guerra avevano eretto.

Con il respiro affannato e i cuori in tumulto, i due si staccarono per poi guardarsi reciprocamente in attesa di qualche recriminazione.

Hermione, anche se rossa d'imbarazzo, gli sorrise piacevolmente sorpresa dagli eventi di quel bizzarro pomeriggio.

«Forse dovremmo finire di vedere il film.» propose Draco per togliersi dall'imbarazzo.

«Hai ragione, vado a prendere i biscotti e lo guardiamo.» rispose Hermione, sgusciando in direzione della cucina.

Tornata, trovò Draco sdraiato sul divano che prima occupava lei.

Preso il telecomando e posato il vassoio di cookies, fece per andarsene ma il ragazzo la trattenne per un polso attirandola a sé e facendola accoccolare tra le sue braccia.

Totalmente frastornata, Hermione riuscì, con qualche difficoltà a riportare la cassetta al punto in cui si erano distratti e premette play anche se sapeva benissimo che non ci avrebbe capito nulla mentre era tra le sue braccia.

Draco, dal canto suo, sperava solo che lei non gli chiedesse il perché del suo gesto, non avrebbe saputo cosa risponderle se non che il suo profumo lo faceva stare bene.

Ci sarebbe stato il momento per le domande e i chiarimenti ma non era quello, quello era il momento di godersi ciò che il caso o il destino quel giorno aveva donato loro.

  
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