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Autore: Gabbo Massidda    24/11/2013    0 recensioni
Caro John
Non ho il coraggio di dirti tutto questo a voce, perciò ti scrivo queste poche righe.
Ormai è da un po' che ci conosciamo e mi sono resa conto di una cosa: ti amo.
Non è una parola detta così alla leggera, è l'espressione massima dei miei sentimenti nei tuoi confronti.
Non c'è giorno in cui io non pensi a te, non c'è notte in cui non ti sogni. Quando leggerai questa lettera probabilmente verrai preso da sgomento, comprensibile. Però questa è la verità, non so dirti come, non so dirti quando è successo, ma è successo. Mi sono perdutamente innamorata di te. Con la speranza che il nostro rapporto non subisca alcun tipo di rottura.
Genere: Commedia, Demenziale, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Casa di Chassidy - Festa di John L'aria era carica di elettricità e di attesa. Tutti aspettavano che arrivasse John, il festeggiato. In tutto erano sette: Alec, Sam, Verity, Chassidy, Jack, Trevor e Nikki. Tutti chiacchieravano e ridevano, tutti tranne Jack. Era l'unico che si sforzava di essere felice, mentre agli altri veniva spontaneo e naturale. In realtà era felice, nel profondo del suo cuore, ma non riusciva a dimostrarlo. Il suo stato d'animo non era dei migliori, si era dichiarato a John qualche settimana prima e da allora le cose tra di loro non andavano molto bene. Più che altro aveva risolto la questione con un classico restiamo amici, ma la loro non era esattamente quella che si poteva definire un'amicizia. Inoltre c'era da considerare il fatto che anche Nikki volesse John ma lui di questo ne era completamente all'oscuro. Gli unici a saperlo erano Verity e Jack, i quali lo avevano capito dai comportamenti di Nikki nei confronti di John. Inoltre qualche settimana prima avevano trovato una lettera in cui diceva di amarlo ma che non aveva il coraggio di diglierlo a voce. L'avevano trovata per caso: Nikki aveva chiesto a Jack se poteva portarle lo zainetto che aveva sbadatamente lasciato a casa sua. Verity era a casa di Jack per stilare una relazione per il prof di fisica. Jack andò in camera per prendere lo zainetto ed una sottile busta da lettera color crema svivolò fuori da una tasca semiaperta, sul retro c'era scritto "per John". Jack l'aveva raccolta e con faccia perplessa l'aveva portata in cucina dove lui e l'amica erano intenti a studiare. Posò lo zaino a terra senza staccare gli occhi dalla piccola busta - «cos'è?» - chiese Verity - «non lo so, è scivolata dalla tasca dello zaino di Nikki». «Dici che è il caso di metterla a posto?» Jack la rigirò fra le mani e fece vedere a Verity la scritta sul retro. «O cazzo!» «L'apriamo?» Verity non rispose subito, era chiaramente combattuta tra il suo elevato senso del rispetto della privacy e l'eestrema, quasi patologica, curiosità. La seconda prese il sopravvento cosicché prese la lettera dalle mani dell'amico e, con molta delicatezza, l'aprì. Caro John Non ho il coraggio di dirti tutto questo a voce, perciò ti scrivo queste poche righe. Ormai è da un po' che ci conosciamo e mi sono resa conto di una cosa: ti amo. Non è una parola detta così alla leggera, è l'espressione massima dei miei sentimenti nei tuoi confronti. Non c'è giorno in cui io non pensi a te, non c'è notte in cui non ti sogni. Quando leggerai questa lettera probabilmente verrai preso da sgomento, comprensibile. Però questa è la verità, non so dirti come, non so dirti quando è successo, ma è successo. Mi sono perdutamente innamorata di te. Con la speranza che il nostro rapporto non subisca alcun tipo di rottura. Nikki «Scherza vero?» - sbraitò allibita Verity - «sembra una raccomandata, non una lettera d'amore. Probabilmente verrai preso da sgomento, ma è scema per caso?». «Verity adesso calmati!» - esclamò Jack. Aveva gli occhi rossi. «Calmati un cazzo. Ascoltami bene, tu stasera stesso vai e dici a John cosa provi per lui, chiaro?» «Ma sei impazzita? Non posso farlo» «Mio caro, puoi farlo eccome!». La sera stessa Jack chiese a John se si potessero incontrare per un caffè. Fu lì, in una caffetteria del centro, che Jack, col cuore in mano ed il volto rigato di lacrime, disse a John - «ti amo, inutile nascondertelo» - e si sciolse definitivamente in un pianto liberatorio. John per un attimo rimase scioccato, quasi incredulo. Poi tirò un sospiro rassegnato e disse - «mi dispiace, non posso ricambiare» - e successivamente in un messaggio gli scrisse mi piacerebbe se rimanessimo amici. Jack acconsentì senza tanto entusiasmo ma qualche giorno dopo si rese conto che il loro rapporto era cambiato in modo radicale. E cosa ti aspettavi? Si era chiesto più volte. Nikki non sapeva nulla di tutto ciò. E rieccoci alla festa. Qualcuno suonò il campanello e Jack si risvegliò dalla trance in cui era caduto, Chassidy andò ad aprire la porta e Verity gli si sedette accanto. Lo guardò in faccia e gli chiese - «Jack, tutto bene?» - «sì» - rispose in tono secco senza distogliere lo sguardo da davanti a sé. «Coraggio, cosa c'è che non va?» «Niente, ok?» - troncò subito lui - «non mi va di parlarne!». Lei lo guardò per un istante con sguardo ferito per poi assumere un'espressione comprensiva. John fece il suo ingresso nel salone e salutò tutti calorosamente, tranne Jack, con lui si scambiarono un freddo "saluto slang giovanile". «Auguri» - disse jack con voce piatta - «grazie» - rispose John. Chassidy prese quest'ultimo per un braccio e Nikki gli coprì gli occhi con le mani, gesto che fece scoppiare la gelosia nel petto di Jack. John cercò di divincolarsi scherzosamente, ma tutti sapevano che gli piacevano da matti le sorprese. Le due amiche mantennero salda la presa e si diressero in cucina, dove un'elaborata torta a due piani attendeva immobile ed elegante sul piccolo tavolo rotondo. Nikki tolse le mani, nello stesso momento il resto del gruppo entrò nella piccola stanza e gridarono all'unisono «AUGURI». Jack se ne stava in disparte in un angolo, le mani in tasca, gli occhi gonfi e lucidi - «auguri» - disse debolmente e sottovoce. Uscì dalla cucina senza farsi notare. John soffiò sulle due candele (una a forma di uno e l'altra a forma di nove) e abbracciò tutti. Voleva abbracciare anche Jack ma notò che non c'era più - «dov'è Jack» - chiese - «sarà in bagno oppure al telefono» - rispose frettolosa Verity - «vado a chiamarlo» - e uscì dalla stanza. Jack era nel piccolo balcone che dava sull'aperta campagna, si accese una sigaretta e aspirò una lunga boccata. Sentì una voce alle sue spalle che lo chiamava e quasi gli venne un colpo. Si girò e vide Verity sulla porta. «Che fai?» - gli chiese curiosa, l'amico in sollevò la mano che reggeva la sigaretta accesa, quella fu la sua risposta. «Jack» - cominciò lei ma l'amico la interruppe bruscamente - «NO! Non ne ho voglia, lasciami in pace per favore». Buttò via la sigaretta a metà ed entrò in casa. Verity vide una lacrima scivolare sul suo viso. Le si strinse il cuore. Tirò un lungo sospiro ed entrò anche lei. «Ah, eccoti qui Jack» - disse John abbracciandolo forte - «auguri ancora» - disse distaccato Jack e sciolse subito l'abbraccio. Chassidy intonò un "TANTI AUGURI" e tutti presero a cantare. Tutti tranne Jack, il quale applaudì svogliato solo alla fine della canzoncina. Mentre John scartava l'enorme regalo (che consisteva in una foto formato gigante di Helsinki, dato il suo folle amore per la Finlandia) Jack aprì il frigorifero e prese una bottiglia d'acqua, se ne versò un bicchiere poi si mise con le spalle rivolte verso il bancone della cucina, guardando con sguardo assente John che goiva per la foto. Poi tutti si sedettero a tavola ma Jack rimase dov'era. Nikki cominciò a servire la torta. John prese parola - «Ragazzi, un attimo di attenzione per favore. Vorrei comunicarvi una cosa importante». Sedeva capotavola e levava in alto il bicchiere di coca cola come fosse un calice di spumante. «Jack» - disse Trevor - «unisciti a noi» - «arrivo». Spostò una sedia e vi si buttò con noncuranza, mettendo le braccia conserte, come se quello che John avesse da dire non avesse alcuna importanza. «Vorrei ringraziarvi tutti, dal primo all'ultimo presente in questa stanza, perché è proprio grazie a voi se ho capito chi sono veramente e…» - ma per Jack i suoni divennero ovattati e indistinti e il cuore cominciò a battere all'impazzata. Aveva la strana ed inquietante sensazione che sapeva quello che John stava per dire. Ma si perse tutto il discorso. «…anche grazie a Jack» - concluse John. Fu il sentirlo pronunciare il suo nome che fece tornare jack alla realtà. «Eh?» - chiese confuso. Vide Verity che guardava con occhi spalancati John mentre il resto del gruppo aveva gli occhi fissi su di lui. Poi vide Nikki lasciare la stanza in lacrime e dire - «scusatemi, non ce la faccio».
  
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