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Autore: _Connie    24/11/2013    3 recensioni
There's a boy who fogs his world and now he's getting lazy
There's no motivation and frustration makes him crazy
He makes a plan to take a stand but always ends up sitting
Someone help him up or he's gonna end up quitting.

«Si sentivano un po’ come del vetro rotto, caduto per terra. Poi, un giorno, Rufy entra nelle loro vite senza preavviso, come un vero e proprio ciclone, e in qualche modo raccoglie da terra quei frammenti, li rimette insieme, li salva dall’oblio in cui erano caduti senza chiedere nulla in cambio. Lui è fatto così.»
[...]In quel momento, Zoro si rese improvvisamente conto di essere appena stato raccolto da terra.
Zoro/Sanji, AU,INCOMPLETA
Genere: Angst, Generale, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Mugiwara, Roronoa Zoro, Sanji, Z | Coppie: Franky/Nico Robin, Rufy/Nami, Sanji/Zoro
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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{ Capitolo 10: Cooks, Snobs And Punks }
 
Zoro posò finalmente a terra il peso con cui si stava allenando da una buona mezz’ora, si asciugò il sudore con un asciugamano – rischiando di farsi abbassare definitivamente la cresta, già fiacca di suo – e rientrò nel club.
Ormai era passata una settimana da quando lui e sua madre si erano riappacificati, ma doveva ammettere che si sentiva tuttora sollevato: non solo perché ciò aveva evitato a entrambi di soffrire ulteriormente e di avere rimpianti, ma soprattutto perché non avrebbe dovuto più sorbirsi l’eccessiva preoccupazione dei suoi amici. Quando quel giorno era tornato al club, infatti, gli altri si erano immediatamente fiondati da lui – facendogli quasi venire un colpo – e lo avevano tartassato di domande. Gli ci volle un bel po’ per farli calmare dato che, con tutto il casino che facevano, ogni volta che finiva di spiegare cosa era successo quel pomeriggio, c’era sempre qualcuno che non aveva sentito o non aveva capito bene ed era costretto a ripetere tutto daccapo, manco fosse il cavalluccio rosso di Bellavista*.
In ogni caso, oramai era tutta acqua passata. Da quel giorno non aveva più rivisto sua madre, ma era più che sicuro che se la stesse passando benissimo – finalmente si era decisa a diventare indipendente, dopotutto. Inoltre non desiderava affatto vederla: le aveva promesso che il giorno in cui sarebbe tornato da lei sarebbe già diventato il miglior spadaccino del mondo, e lui era il tipo che manteneva le proprie promesse a qualsiasi costo.
Sì, ma come fare senza un soldo? Non avrebbe mai potuto intraprendere un viaggio nelle sue attuali condizioni finanziare.
Era fottuto.
 
Scuotendo il capo nel tentativo di scacciare quei pensieri dalla sua testa, Zoro si diresse verso la cucina. Aveva una voglia matta di una bella birra.
Nel club regnava una calma che Zoro definì quasi irreale, conoscendo i soliti frequentatori del posto: Usopp e Franky erano seduti intorno a uno dei tavolini da poker e giocavano con Chopper, Nami e Robin stavano sfogliando una della tante riviste di moda ammucchiate sulla cassapanca al loro fianco, mentre Brook stava cambiando le corde del suo violino. L’unico che sembrava avere un’aria afflitta era Rufy, steso a pancia all’aria proprio davanti alla porta della cucina. Ogni tanto borbottava un «Sanji, cibo», a cui seguivano i rumorosi brontolii del suo stomaco.
Nami sbuffò. «Rufy, piantala. Se hai così tanta fame, esci e va’ in un ristorante o che so io.»
«Ma Nami, come cucina Sanji non lo fa nessuno!»
«Sono d’accordo, però resta il fatto che Sanji non è qui, quindi smettila di lamentarti – e non fare il bambinone!» sbraitò, vedendo il suo ragazzo gonfiare le guance in modo infantile.
Usopp si portò una mano a sorreggere il mento, con fare pensieroso. «Ora che ci penso, non si fa vedere da un bel po’. Sicuri che non gli sia successo niente?»
«Io non mi preoccuperei troppo: in fondo non è la prima volta che sparisce per qualche giorno» puntualizzò Franky. «Vedrai che tornerà come fa sempre.»
«E non ci darà la minima spiegazione, come fa sempre» aggiunse Robin.
«Yohoho! In fondo ogni uomo ha i suoi segreti!»
«Sì, però così finisce solo per farci preoccupare.»
Zoro scavalcò Rufy ed andò dritto verso il frigorifero della cucina, dal quale estrasse la sua agognata birra fredda. Chiunque avrebbe potuto dire, vedendolo, che quel discorso non gli interessasse minimamente, ma in realtà Zoro stava riflettendo seriamente sulla situazione venutasi a creare. Il cuoco era un tipo piuttosto schivo e non amava parlare di sé agli altri, e la cosa lo aveva sempre fatto insospettire. Certo, lui era l’ultima persona al mondo che potesse biasimarlo per una cosa del genere, ma i modi di fare di quel damerino certe volte gli sembravano… artificiosi, ecco. Come se volesse nascondere qualcosa.
Ma tutto questo, ovviamente, gli altri non l’avevano minimamente notato.
 «Secondo me dovremmo andare a casa sua per controllare come se la passa» propose Nami. «Queste sparizioni mi puzzano un po’.»
Rufy ridacchiò. «Nah, vedrai che starà benissimo. Però mi piacerebbe andare a casa sua!»
«Di’ piuttosto che vuoi andarci perché così puoi farti preparare qualcosa da mangiare» sbuffò Usopp. «Comunque io sono d’accordo con Nami. Che dite, ci andiamo?»
A quella domanda risposero tutti affermativamente, annuendo all’unisono. Persino Zoro lo fece: voleva proprio sapere cosa stesse nascondendo quell’idiota di un cuoco.
«Ok, allora andiamo!» gridò Rufy, come se quella fosse per lui una qualche specie di avventura. «Chopper, vieni con noi?»
Di tutta risposta il gatto sbadigliò annoiato e saltò sul divano, accoccolandosi su se stesso e iniziando beatamente a ronfare.
 
Quando, dopo aver bussato il campanello almeno un paio di volte, la signora Blackleg aprì finalmente loro la porta, nessuno fu sorpreso di vederla sobbalzare dalla sorpresa. In fondo non era cosa da tutti i giorni ritrovarsi davanti casa propria una banda di ragazzi a dir poco strambi e per di più completamente sconosciuti.
«P-posso esservi d’aiuto?» chiese loro nel modo più gentile possibile, cercando inutilmente di dissimulare il proprio nervosismo. Era una donna sulla quarantina, piuttosto alta e snella, con capelli lunghi e biondi e gli occhi d’un bellissimo color verde smeraldo. Zoro, però, più che prestare attenzione alla donna che le era di fronte, era occupato a guardarsi intorno.
La casa dei Blackleg era una piccola villa: l’edificio a due piani era chiaramente di recente costruzione e il giardino anteriore era perfettamente curato, esattamente come tutti gli altri giardini del quartiere; inoltre, Zoro notò che nel garage aperto erano parcheggiate due costosissime BMW. Proprio come aveva sempre pensato, la famiglia del cuoco era ricca da far schifo.
«Siamo amici di Sanji e siamo venuti a fargli visita» le rispose Nami, sorridendo cordialmente. «Lui è in casa?»
La donna strabuzzò gli occhi, quasi non riuscisse a credere alle proprie orecchie.  «Voi siete amici di Sanji? Davvero?» D’un tratto tutta la sua cordialità era sparita.
«Beh, sì. È in casa?» ripeté Nami, iniziando – come gli altri – a trovare la signora Blackleg decisamente irritante.
Lei assunse un tono glaciale. «Mi dispiace, ma Sanji non-»
«Mamma! Aspetta un momento!»
Sanji, che si era messo a correre per la strada come un forsennato, apparve improvvisamente davanti a loro e si parò di fronte a sua madre, nel tentativo di non farle cacciar via in malo modo i suoi amici.
«Oh, eccoti qua, tesoro» cinguettò quella, in un tono così melenso e falso che fece venire a Zoro i brividi. «Sei andato a trovare gli Smiths, vero? Ah, la loro figlia è davvero una cara ragazza. Pensa che l’altro giorno è stata proprio lei a suggermi di acquistare quella favolosa Luis Vuitton di pelle!»
Gli altri stavano seriamente iniziando a incazzarsi: quella donna aveva tutte le intenzioni di ignorare completamente la loro esistenza, manco fossero degli zerbini, continuando a sparare a raffica nomi di marche costosissime o di famiglie altolocate, proprio a dire “smammate, questo non è luogo per voi pezzenti”.
«Sì, Jasmine è davvero una ragazza favolosa, ma non mi sembra il caso di trattare così i miei amici, mamma.»
L’altra assunse un’espressione offesa. «Ma che stai dicendo, tesoro? Io stavo semplicemente dicendo loro che eri uscito, ecco tutto.»
E ti sei anche messa a squadrarci con i raggi X, pensò Zoro.
Sanji sbuffò, irritandosi anche lui. «Entra in casa, non preoccuparti. Vengo subito.»
La donna parve esitare un momento, ma alla fine diede ascolto al figlio e rientrò – non prima di aver lanciato un’ultima occhiataccia a tutti loro.
Sanji sospirò, rassegnato. «Pensa troppo all’apparenza» disse, rivolto più a se stesso che altro. Si voltò poi verso i suoi compagni, inarcando un sopracciglio. «Si può sapere voi che ci fate qua?»
«Volevamo vedere come stavi e-»
«Nami-swan! Robin-chwan! Sono così felice di vedervi!»
Ecco, e ti pareva. Usopp non aveva manco finito di parlare, che quell’idiota subito si era fiondato ai piedi delle ragazze, tutto adorante come un perfetto schiavetto. Quando faceva così lo faceva incazzare a bestia.
Dopo che i suoi ormoni si furono dati una calmata – beh, sempre nei limiti di quel dongiovanni patentato –, Sanji assunse finalmente un’espressione seria e si rivolse a tutti loro: «Ragazzi, non c’era bisogno che vi preoccupaste tanto per me, davvero. È solo che ho avuto molto da studiare, per questo non sono potuto venire al club, ultimamente. La settimana prossima dovrei riuscire a farcela, comunque – così potrò tornare a preparare tanti manicaretti per le mie dee! –, quindi non preoccupatevi troppo. Ora però devo proprio scappare: ci vediamo!»
Non ebbero nemmeno il tempo di replicare, che Sanji si era già richiuso la porta di casa alle spalle.
Franky fu il primo a fiatare, dopo un attimo di sbigottimento generale, con un azzeccatissimo e riassuntivo «Ehhh?».
«Ma che gli è preso?» disse Usopp, decisamente accigliato. «Non ci ha fatto dire neanche una parola!»
«Forse la sua adorabilissima madre si sarebbe incazzata per un minuto di ritardo in più, non trovate?» ringhiò Nami, ancora arrabbiata per il trattamento ricevuto.
Robin inclinò la testa di lato, pensierosa. «Io credo che abbia avuto le sue ragioni per comportarsi così: direi di lasciarlo stare e aspettare che ritorni al club di sua iniziativa.»
Rufy, però, non sembrava essere dello stesso parere. Gonfiò le guance e assunse un’espressione corrucciata, iniziando a lamentarsi come un bambino a cui non volessero comprare un giocattolo. «No! Deve tornare subito! Non riuscirò a resistere un’intera settimana senza di lui!»
A quel punto Nami, non trovando modi più efficaci per zittire quel deficiente di fidanzato che si ritrovava, gli mollò un bel pugno dritto sulla capoccia. Inutile dire che da quel momento in poi Rufy rimase buono al suo posto, borbottando ogni tanto un piagnucoloso «Ma che ho fatto?».
Dopo qualche minuto di discussione, comunque, convennero tutti sul fatto di dover lasciar in pace il proprio compagno – che in ogni caso aveva dimostrato di passarsela benissimo – e di tornarsene al club senza indagare più del dovuto.
Mentre si avviavano verso la fermata di autobus più vicina, però, Zoro non era ancora del tutto convinto della situazione. Non aveva proferito parola da quando il cuocastro era rientrato in casa – anzi, si era bellamente tappato le orecchie mettendosi ad ascoltare un po’ di musica  –, preferendo tenere le proprie considerazioni per sé.
Il damerino si era comportato in modo decisamente strano, questo era chiaro anche agli altri; quello che non avevano notato, però, era che il sorriso che cuoco aveva mostrato loro quando aveva spiegato i motivi della sua assenza fosse in qualche modo finto, come se li avesse voluti rassicurare celando però il vero motivo che gli aveva impedito di recarsi al club. E dopo, invece, era rientrato in casa come un razzo non per placare l’ira funesta di sua madre, come aveva ipotizzato Nami, bensì per evitare domande indesiderate.
La cosa gli puzzava. Gli puzzava fin troppo.
 
 
*Chi non sa di cosa stia parlando Zoro, faccia un salto qui. ^^
 
[Angolo dell’autrice]

*si guarda intorno*
*vede solo deserto*

Ehm… quanto tempo è passato? Due mesi?

…Lo so, non avrei dovuto far passare tutto questo tempo. Ma tra scuola e roba varia non ce l’ho proprio fatta, mi dispiace. ;_; Ad ogni modo, meglio tardi che mai!
Spero che il capitolo vi sia piaciuto ^^ Dal prossimo si inizierà finalmente ad avere un po’ di ZoSan, per vostra somma gioia! Beh, più o meno.
Cercherò di pubblicare il prossimo capitolo il prima possibile, lo giuro! E fu così che passò un altro mese.
Eventuali critiche, come sempre, sono ben accette. Alla prossima! :)
  
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