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Autore: Gretel85    24/11/2013    9 recensioni
Mentre rimpiccioliva e perdeva, almeno nell'aspetto, la sua natura umana, Shampoo ebbe la certezza che in quel momento il suo cuore si fosse fermato. Sotto la pioggia, il suo sguardo felino si inumidì di lacrime. Vedere lui che con pazienza, preoccupazione e rabbia le dava le spalle e, raccolto da terra quell'essere odioso di Akane, l'aveva stretta a sé e portata dentro casa, era stata un'immagine troppo forte per lei. Non si meritava questo.
Abbandonando vestiti e ombrello nel giardino dei Tendo, la piccola gattina rosa saltò oltre il muro e corse via, facendo a se stessa una piccola, grande promessa.
Non sarebbe successo mai più.
Genere: Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akane Tendo, Ranma Saotome, Shan-pu, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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A hundred days have made me older
Since the last time that I saw your pretty face
A thousand lies have made me colder
And I don't think I can look at this the same

But all the miles that separate

Disappear now when I'm dreaming of your face

I'm here without you, baby
But you're still with me in my dreams


And tonight it's only you and me.

(3 Doors Down – Here without you)

 

Ranma rimase qualche secondo imbambolato, fissando al buio la sagoma accanto a lui. Shampoo si era addormentata all'istante, riuscendo a malapena a sussurrare qualche incomprensibile parola in cinese. Spostando lo sguardo sulla sua tazza di tè, ancora mezza piena e fumante, senti le mani tremargli per il freddo e non solo.

Era stato ingannato.

Per qualche motivo a lui ancora non particolarmente chiaro, da quando era arrivato al villaggio gli era stato servito un intruglio che lo facesse dormire. Un tè evidentemente diverso da quello che Shampoo aveva solitamente riservato a se stessa. Tranne quella sera.

L'angosciante timore di non avere più alcuna certezza al mondo non gli fece però perdere lucidità. Iniziando a sospettare di tutto e di tutti, si ricordò che a breve Obaba sarebbe rientrata. Non era proprio il caso di farsi trovare ancora in piedi e con Shampoo in quello stato. Il cuore e la mente ancora in subbuglio si affrettò a rientrare.

*Scopa...paletta...tazza.* Ordinandosi meccanicamente cosa fare, passò i primi dieci minuti a recuperare e prontamente nascondere i cocci della tazza di Shampoo. La ragazza intanto continuava a dormire profondamente in veranda; seduta in maniera evidentemente scomposta, russava leggermente. *Alla faccia della delicatezza femminile!* Sorrise amaramente Ranma fra sé e sé, nonostante non ci fosse nulla da ridere in quel momento. Soprattutto per lui.

Sistemata la questione in cucina, riuscì fuori e, afferrata la consorte di peso, la portò velocemente in camera da letto. Sperava che nessuno l'avesse visto e soprattutto che Obaba, al suo rientro, non si accorgesse di nulla.

Non dovette attendere molto. Aveva da poco spento la luce e raggiunto il letto, quando sentì la vecchia saltellare con il suo bastone in cucina e poco dopo dirigersi verso la sua stanza.

*Bene...* Sospirò di sollievo. Ora aveva tutto il tempo necessario per pensare a quel che gli era appena successo, fare mente locale ed escogitare un piano per estorcere la verità alla sua -non tanto più adorabile- mogliettina.

Ma prima che iniziasse a fare qualsiasi ragionamento si ricordò di un piccolo particolare.

Non aveva tutta la notte a disposizione. *Accidenti!* D'istinto si girò verso il grosso orologio a pendolo appeso al muro. *Le dieci. Ho sicuramente ancora un po' di tempo prima che Chao arrivi.*

Già, il piccolo Chao. Ranma ci mise qualche secondo a realizzare il motivo per cui quella sera era rimasto sveglio. E no, non si trattava del mistero della donna che piange, o almeno non solo di quello. Di scatto si alzò a sedere, i begli occhi spalancati per lo stupore di non esserci arrivato prima. Dopo aver bevuto il tè di Shampoo e non essersi minimamente addormentato come le sere precedenti, il discorso che Chao gli aveva fatto nella radura sul tè delle amazzoni dal potere altamente rilassante e via dicendo, non aveva più molto senso. Era ormai evidente anche a lui che il tè che fino a quel momento aveva bevuto ogni notte fosse una droga per farlo dormire.

Che il suo allievo lo sapesse? E se sì, quante altre cose sapeva di lui?

*L'ho bevuto spesso anche io! Sì, certo, come no?* Scimmiottò nel buio le infantili movenze del suo allievo, compiacendosi della sua perfetta imitazione.

*Forse Chao voleva semplicemente che non dormissi stanotte per farmi capire di essere stato ingannato...* Sbuffò gesticolando. *Ma tu dimmi se devo persino sentirmi grato nei confronti di un ragazzino!* Gli scocciava ammetterlo, ma la sua ipotesi era altamente plausibile.

 

Tornato serio, si girò a fissare Shampoo. *Guarda come dorme...* Improvvisamente si sentì stupido. Al posto di sua moglie c'era stato lui fino al giorno prima. Si coprì il volto con le mani, reprimendo un ringhio gutturale poco rassicurante, quasi a voler nascondere il sentimento di rabbia e frustrazione che nel giro di pochi secondi lo aveva nuovamente pervaso. Strinse forte i pugni contro la fronte e dovette compiere un certo sforzo per trattenersi, non saltare addosso alla donna accanto a lui e tentare di farla tornare in sé.

Avrebbe voluto chiederle, capire, costringerla subito ad ammettere la verità, ma per esperienza personale sapeva che, in quello stato, non ci sarebbe stato alcun verso di ottenere nulla da lei.

Impaziente, non aveva però intenzione di aspettare fino al giorno dopo e rimanere con le mani in mano.

Chao faceva proprio al caso suo quella notte; lo avrebbe costretto a raccontare tutto quel che sapeva.

Sollevando a ogni sbuffo la folta frangia, rimase per svariati minuti così, seduto a gambe incrociate sul letto, le braccia conserte, fissando l'orologio a pendolo.

*Ancora?* Ebbe modo di pensare quando l'apparecchio inizio a battere le dieci e mezza.

Un tocco, poi due e poi la fine.

Il terzo rintocco gli entrò direttamente nel cervello e come se un ordigno fosse appena esploso accanto a lui, per qualche secondo Ranma ebbe l'impressione di aver perso vista e udito. Un dolore acuto e insopportabile gli attraversò le tempie e lo fece ricadere pesantemente sul letto. Un fischio perforante e insistente sembrava produrre un eco infinito in quella che una volta era stata la sua povera testa. Con le mani afferrò la nuca, che qualcuno stava evidentemente tentanto di aprire con un apriscatole, e, piegato in ginocchio, si ritrovò a mordere il cuscino con forza inumana, pur di reprimere un urlo di dolore tanto disperato che avrebbe probabilmente risvegliato l'intero continente asiatico.

 

* * *

 

-E quindi Ranma non è l'unico di voi ad essere caduto nelle sorgenti maledette di Jusenkyo?- Chiese sempre più divertito Chao rivolgendosi al connazionale con gli occhiali, mentre, a capo della piccola compagnia, che nella più totale oscurità lo seguiva da ormai tre ore, si dirigeva a passo spedito verso le mura del villaggio amazzone.

Mousse annuì per l'ennesima volta, reprimendo l'istinto animale che era in lui di beccare in testa a quel ragazzino troppo curioso e cercando di resistere alla tentazione di fare altrettanto con le mani di Ryoga. L'eterno disperso, a quell'innocente domanda, era letteralmente trasalito stringendo forte il folto piumaggio del cinese che da qualche minuto teneva in braccio.

Il povero Mousse, non proprio famoso per la sua vista, non era riuscito ad evitare una profonda pozza nel bosco, finendoci dentro con tutte le vesti. La trasformazione era stata istantanea e le domande di quel ficcanaso dodicenne altrettanto inevitabili.

Ryoga rimase in silenzio, osservando il cielo limpido e privo di nuvole sopra di loro. Sospirò di sollievo. *Non dovrebbe piovere...*

Ma qualcos'altro lo preoccupava ora. Non erano nemmeno arrivati al villaggio e già avevano un problema. Per quanto Mousse fosse un'abile papera, così trasformato costituiva una difesa in meno. Perché non ci avevano pensato prima? Forse portarsi un thermos di acqua calda sarebbe stato opportuno.

Le due ragazze, rimaste leggermente indietro, apparivano più spensierate dei ragazzi.

Certo, Ukyo non aveva ancora digerito completamente l'idea di dover lasciare andare Akane da sola a recuperare il suo Ran-chan, ma le parole che Wu le aveva riservato la sera prima l'avevano convinta a ricoprire quel ruolo di fiera e utile combattente che, a suo dire, le calzava a pennello.

Il passo pesante come il suo cuore, Akane avanzava con maggiore lentezza. Nel pugno sinistro il sacchetto che Wu le aveva consegnato poche ore prima, sulla soglia di casa.

 

-Andrà tutto bene, vedrai. Mi raccomando usa questo incenso non appena ne avrai occasione, è fondamentale, così come il fatto che lui sia sveglio in quel momento, capito, bambina?- Le aveva raccomandato al momento di salutarsi. Un'ultima carezza, lieve e piena d'affetto, aveva commosso la piccola Tendo. -Ora andate, sono certa che ci rivedremo presto.- Pochi passi dopo, Akane aveva sentito l'umidità della notte avvolgerla, nel momento in cui Wu aveva chiuso la porta di casa, abbandonando lei e i suoi amici all'oscurità più totale. Ma era giusto così, ora toccava a lei. Dopo tanto allenamento, incoraggiamenti e belle parole, era giunto il momento di giocarsi il tutto per tutto.

 

-Sei preoccupata, Akane?- La piccola e ancora scarsamente marcata voce di Chao la fece trasalire. Non si era nemmeno accorta che il simpatico e quanto mai provvidenziale allievo di Ranma l'aveva raggiunta e camminava ora accanto a lei.

-Un po'...- Ammise senza vergogna. -Spero tanto che Ranma abbia colto e non abbia bevuto quello schifo stasera, anche se non ne sono tanto sicura, sai? A volte è proprio un testone senza speranza...-

Chao sorrise. Quella ragazza era davvero simpatica e carina; il suo maestro era proprio un ragazzo fortunato. -Stai tranquilla. Tu lo conosci bene e sicuramente hai ragione; è per questo che mi sono inventato la storia di questo spirito, sono certo di aver risvegliato la sua curiosità.- Di certo Chao non poteva immaginare che il suo maestro fosse andato molto oltre il semplice rifiutarsi di bere il tè di Shampoo.

-Avrà fatto di tutto per rimanere sveglio stanotte e aspettarmi, o meglio, aspettare te...- Il solito sorrisetto comparve sul suo volto. Nella sua ingenuità non riusciva a non sentirsi fiero del ruolo che stava rivestendo in questa storia: un salvatore di innamorati.

Akane arrossì, ma non ebbe né il tempo né la forza di replicare.

-Shhh! Fate silenzio ora, ci siamo!- Chao richiamò il resto del gruppo che intanto aveva continuato a parlottare o, a seconda dei casi, a starnazzare tutto il tempo.

-E ora come faremo a entrare?- Bisbigliò Ryoga adeguandosi immediatamente al monito di Chao e fissando le alte e invalicabili mura del villaggio.

-Venite qui!- E quattro uomini e una papera si accucciarono dietro a un cespuglio.

-Allora.- Riprese Chao con fare cospiratorio, atteggiandosi a colui che tutto sa. In fondo lì era di casa. -Innanzi tutto voi non dovete entrare. Già sarà rischioso per me portare Akane fino all'abitazione di Cologne, ma altri tre individui passerebbero ancor meno inosservati. Vedete quella porticina? È un'entrata secondaria che ogni giorno io e il mio maestro...-

A sentire il modo in cui Chao continuava a rivolgersi con tanto rispetto a quel mezzo-uomo di Ranma a Ryoga scappò un risolino. Ma il gelido sguardo di tutti lo bloccò immediatamente. Serio si schiarì la voce. -Ehm, scusa. Dicevi?- Chao riabbassò lo sguardo per concentrarsi meglio.

-Che io e il mio maestro usiamo quella porticina ogni giorno per andarci ad allenare nella radura qui dietro. Voi ci aspetterete lì, è chiaro? Se le amazzoni attaccano lo fanno sempre fuori le mura, non all'interno del loro villaggio. Amano gli attacchi a sorpresa e sanno bene come muoversi e nascondersi in questi boschi. Dobbiamo fare attenzione.-

Ukyo rabbrividì. Lei, così leale e palese nei suoi attacchi, temeva moltissimo quelli a sorpresa. Odiava l'idea di essere spiata di nascosto e il fatto che fosse notte non aiutava.

-Va bene.- Annuì Ryoga, subito seguito da Mousse. -Akane, mi raccomando, fai attenzione.- *Saotome, tu fai sì che non le capiti niente o ti giuro sul mio onore che sei un uomo morto.*

-Gr..grazie, Ryoga.- Gli sorrise di rimando la piccola Tendo, lievemente sorpresa e rincuorata dall'incoraggiamento dell'amico.

-Ok, andiamo, Akane. È ora.- L'afferrò per mano Chao.

Un ultimo sguardo ai suoi amici e attraversata la piccola porta di legno, si ritrovò a fare i suoi primi passi nel luogo in quel momento a lei più avverso e temibile del mondo.

 

* * *

 

Rannicchiato in un angolo del letto, quello più freddo e lontano dalla sua consorte ormai ampiamente nel mondo dei sogni, Ranma tremava e sudava l'anima per non cedere al dolore e impazzire definitivamente. Le dita quasi conficcate nella carne, strette a tenere ferma quella testa che, pulsante, gli girava da morire, quasi stesse per scoppiare da un momento all'altro. Se fosse sopravvissuto, giurò, non lo avrebbe mai raccontato a nessuno, ma in quella situazione, nel silenzio e nella solitudine che regnava nella sua stanza, nonché nella sua vita, si sentì libero di non farsi troppi problemi.

E pianse.

Lacrime amare e di sincero tormento rigarono il suo visto. Quello che la sua mente e il suo corpo stavano provando in quel momento era un vero e proprio stillicidio. Insopportabile per chiunque non fosse come lui, abituato a sopportare in silenzio estenuanti prove fisiche. Ma anche Ranma non era più tanto sicuro di riuscire ad andare avanti in quel modo. Ma che accidenti gli stava prendendo? Per un momento invidiò la ragazza accanto a lui. Forse avrebbe fatto meglio a bere l'altro tè e, volente o nolente, a svegliarsi direttamente il mattino successivo. Fino a quel momento almeno aveva sempre dormito tranquillamente e sognato...

Ranma sgranò gli occhi nel buio. Al pensiero dell'oggetto dei suoi sogni dovette soffocare un altro urlo nel cuscino, rannicchiando maggiormente le ginocchia al petto. Un scossa lancinante attraversò il suo corpo, già fortemente provato.

Un altro minuto così e certamente avrebbe perso i sensi.

 

Ma poi e improvvisamente la crisi finì. Così come era iniziata.

 

Aggrappandosi al lenzuolo, Ranma dovette farsi coraggio prima di stendere una per volta le gambe e tentare, partendo dagli addominali, di rilassare il suo corpo, sdraiandosi a rallentatore in posizione supina. Gli occhi ancora chiusi, respirava affannosamente. C'era qualcosa di diverso. Non solo perché la testa gli doleva sempre di meno. Ad un occhio esterno sembrava stesse dormendo. Ma Ranma era ben sveglio e più che mai lucido. Era solo una questione di coraggio e a lui ne servì moltissimo quando decise di aprire gli occhi e guardare in faccia la realtà.

 

Fu come essere inondati da una fonte di luce.

Sua madre, suo padre, la scuola, gli amici...gli occhi fissi al soffitto, gli sembrava di guardare un film, ma quella era la sua vita, il suo passato.

Quello era lui.

I combattimenti, Jusenkyo, la maledizione, il suo luogo preferito: il tetto di casa Tendo.

E poi lei...

Quasi fosse la sua pietanza preferita, la conservò per ultima, per gustarne meglio ogni ricordo, ogni istante.

*Queste sono le mie tre figlie...scegli pure quella che più ti piace, sarà la tua fidanzata.*

-Akane.- Sussurrò nel buio quel nome che tanto a lungo aveva cercato di ricordare.

*Sei un maniaco, un depravato, non ti sopporto, non mi piaci neanche un po'...*

*Il sentimento è reciproco bellezza, addio...*

Come un folle scoppiò a ridere da solo, al ricordo del loro primo incontro.

*Ma davvero le ho detto questo?* Il suo bel sorriso si allargò ancora di più.

Ma se il dolore era passato e finalmente era tornato in possesso dei suoi ricordi, per quale diavolo di motivo i suoi occhi non smettevano di lacrimare?

 

* * *

 

Accucciati dietro ad un altro cespuglio, questa volta a pochi metri dall'abitazione di Obaba, Akane e Chao rimasero immobili ad aspettare che Ranma desse un qualche cenno di vita. Era già il quarto sasso che tirava contro la persiana, ma la finestra della camera da letto del suo maestro non accennava ad aprirsi.

-Non capisco...-Mormorò Chao, leggermente affranto. -Ero certo che avrebbe fatto di tutto pur di non addormentarsi stanotte.-

-Può darsi che non abbia sentito.- Provò a insistere Akane. -Se gli avevi detto che avresti bussato, possiamo tentare di avvicinarci ancora di più e farlo; sono certa che funzionerà.- Gli sorrise nel buio fiduciosa.

-Akane, non lo so... già è tanto essere arrivati fin qui senza aver incontrato anima viva. Ma se ora ci spostiamo sotto la finestra, saremo completamente visibili e vulnerabili.-

-È un rischio che voglio correre, Chao. Non sono venuta qui per tornare a casa a mani vuote, mi capisci?- Lo guardò con un'aria tanto seria che Chao ne ebbe ammirazione. Più la conosceva e più si convinceva del fatto che lei e il suo maestro fossero perfetti per stare insieme, tanto erano simili in determinate situazioni.

-Va bene, andiamo, ma fai piano!- Le sussurrò il ragazzino, fintamente scocciato.

Veloci e acquattate, due ombre si spostarono come fulmini nella notte.

Due secondi dopo Chao fece il suo primo tentativo, bussando lievemente. In fondo quella era pur sempre anche la camera di Shampoo e francamente voleva evitare di trovarsi il terribile sguardo della cinese sopra la sua testa.

Un secondo tentativo, un secondo buco nell'acqua.

-Riprova!- Gli urlò bisbigliando Akane.

-È inutile, Akane, mi dispiace, evidentemente ho fallito, va bene? È troppo pericoloso rimanere qui, dobbiamo andare ora. Riproveremo domani!- La prese per mano come per trascinarla con sé.

-Assolutamente no! Non ci penso nemmeno, Chao.- Akane si alzò in piedi, avendo notato che una delle due persiane sporgeva lievemente. -Domani voglio essere lontana da qui e Ranma sarà con me, che gli piaccia oppure no! Io entro!-

-Che cosa? Ma sei impazzita, per caso? Non pensarci nemmeno, Akane!-

-E invece sì, Chao. La finestra è aperta e io saprò cavarmela, vedrai. Tu torna alla radura con gli altri e aspettami lì!-

-A...Aspetta, Akane! E se Shampoo si sveglia?-

Il sopracciglio di Akane si inarcò sensibilmente.

-Pensi davvero che dopo tutto quel che ho dovuto passare, abbia paura di quella “ruba fidanzati con l'inganno”?- Sorrise rassicurante. -Stai tranquillo, andrà tutto bene.-

Due secondi dopo era sparita dentro, come il peggiore degli scassinatori.

 

Il povero Chao si trovò a fissare il buio da solo. Era perplesso e preoccupato. Aveva fiducia in Akane, ma cosa diamine avrebbe raccontato ora ai suoi amici?

 

Accucciata sotto il davanzale, Akane rimase qualche secondo immobile, cercando di abituare la vista al buio di quella stanza. Poteva percepire nettamente la presenza di lui. E non solo quella.

*Bleah...che disgustoso profumo di rose e vaniglia.*

 

* * *

 

Sentendo un mano più pesante dell'altra, Ranma si ritrovò a fissare il sottile anello di metallo pregiato che gli circondava l'anulare sinistro, con aria seria e lievemente preoccupata, come se solo in quel momento si fosse reso conto di essere un uomo sposato e, in particolare, di esserlo con Shampoo.

*Chissà come l'ha presa lei e chissà dov'è ora...* Si domandò nuovamente rendendosi pienamente conto che non solo i suoi sogni ricorrenti avevano ora finalmente una spiegazione, ma anche che Akane ed i suoi amici erano venuti a cercarlo qualche giorno prima.

*È venuta fin qui per me...* Pensò emozionato, non senza chiedersi il perché di quella assai strana visita. Gli eventi che lo avevano portato dal Giappone alla Cina ancora non gli erano particolarmente chiari; come avesse perso la memoria ancora di meno.

E avrebbe potuto continuare a interrogarsi per ore, se questo comportava, almeno parzialmente, pensare anche a lei, ma un leggero e improvviso fruscio alle sue spalle lo immobilizzò all'istante.

*Chao!* Pensò subito. *Mi ero quasi dimenticato di lui.* Sorrise di nuovo, all'ironia delle sue parole. *Strano, gli avevo detto di bussare alla finestra*. Ma il fatto di essere stato impegnato negli ultimi minuti a non svenire per il dolore, rendeva plausibile il non essersi accorto del suo arrivo.

Improvvisamente in vena di scherzi, Ranma decise di far finta di dormire. Voleva divertirsi un po' alle spalle del suo allievo e, nel momento in cui si fosse avvicinato troppo a lui, mettergli paura. Una sciocchezza, niente di più. Eppure...

*Accidenti...dorme sul serio...*

Eppure più attendeva che il ragazzino si avvicinasse, più qualcosa non gli tornava. Chao non aveva mai avuto un passo leggiadro. Va bene che lui era un maestro molto in gamba, ma di certo non lo aveva istruito così bene in una settimana da essere riuscito a fargli annullare, quasi del tutto, la sua presenza. Anche ad occhi chiusi Ranma Saotome sapeva percepire certe differenze.

La figura nel buio si avvicinò sempre di più, fino al punto di inginocchiarsi accanto a lui.

Ranma non sapeva cosa fare. Ma fu quando sentì una mano accarezzargli dolcemente il viso che ogni dubbio venne fugato.

*Non dovevi dormire...stupido!* Il cuore di Akane ebbe un sussulto.

*Ora basta!* E afferrando la mano che, ancora sulla sua guancia, era divenuta improvvisamente bollente, Ranma si alzò di scatto a sedere sul letto, attirando il bel viso che aveva di fronte, a un palmo dal suo; la mano ancora libera, stretta intorno alla sua bocca per evitarle di urlare.

-Chi sei? Cosa vuoi? Ho capito subito che non eri Chao, cosa credi?- Parlò chiaramente, ma non a voce alta.

Obaba dormiva da un pezzo, ma era meglio non rischiare.

-Uhmmmmpf!- Si lamentò la bocca sotto la sua mano.

-Eh? Ah! Scusa! Io ti lascio, ma tu non strillare, capito?- E per estorcere tale promessa e guardare meglio negli occhi chi aveva davanti a sé, trascinò il viso sconosciuto ancora più vicino al suo. Solo la sua stessa mano, ancora salda sulle labbra altrui, li separava. -Hai capito?-

Un raggio di luna, infiltratosi tra le fessure della persiana, illuminò lievemente le due figure.

In quello stesso istante Ranma realizzò due cose.

Quanto sottile fosse il polso che le sue dita ancora stringevano, e quando profondi, caldi e conosciuti fossero i due occhi che lo fissavano. Come paralizzato da tale visione, iniziò a staccare debolmente la mano dal viso di lei, assaporandone, con il palmo della mano, il respiro, caldo e affannato, quasi quanto il suo.

-Ciao Ranma...- Sorrideva, ne era sicuro.

-Akane...- Ancora un soffio e nessuna distanza li avrebbe mai più separati.

A sentirlo pronunciare il suo nome, la vista le si annebbiò per l'emozione. Non credeva sarebbe più capitato.

Rendendosi conto di stringere ancora con forza eccessiva il braccio di Akane, Ranma mollò immediatamente la presa, portando in un gesto istintivo la mano sul volto di lei e accarezzando una guancia con il pollice. No, non era un sogno. Lei era lì, davanti a lui.

-Ti sei ricordato tutto?- Era una domanda stupida e inutile, ma Akane ancora non poteva crederci e poi se lui non levava subito la mano dal suo viso, rischiava di rimanerci per davvero.

Ranma annuì, evidentemente felice.

-Ma tu cosa ci fai qui in Cina? Qui in camera mia?- Un altro bisbiglio, quasi a fior di labbra.

-Stupido...sono venuta per portarti a casa...- Gli sorrise lei con tenerezza, quasi fosse una cosa ovvia.

Ma la replica di Ranma non fu proprio quella sperata. Abbassando lo sguardo e separandosi da lei, ricadde pesantemente sul cuscino. Quella morsa di ferro intorno al cuore sembrò richiamarlo al luogo cui ora apparteneva, come fosse un guinzaglio.

-Io...non posso, Akane.- Balbettò con tanta frustrazione e poca convinzione che Akane ne ebbe quasi pena, ma si aspettava quella reazione.

-Akane...- Ancora un sospiro. Voleva spiegarle. -Probabilmente Shampoo mi ha mentito o ha fatto qualcosa che non doveva e ancora devo scoprirlo, ma l'ho sposata, le ho promesso di rimanere e per quanto non sappia dirti esattamente bene perché lo abbia fatto, io...- Abbassò lo sguardo, in un'espressione che solitamente avrebbe fatto impazzire la piccola Tendo. Di tenerezza o di rabbia.

Con sua grande sorpresa, la diretta interessata non reagì né in un modo né nell'altro. In silenzio aveva preso ad armeggiare con qualcosa che Ranma non poteva vedere.

Il ragazzo, ancora dubbioso su come completare il suo discorso, rimase improvvisamente perplesso non sentendo arrivare alcuna reazione di lei.

-Ma che stai facendo?- Si tirò nuovamente su a sedere. Ma era ormai inutile chiedere.

Le sue narici furono pervase da un pungente profumo di legno e bosco.

Chiuse gli occhi per inspirarne meglio l'odore, frastornato dal piacere di sentire, finalmente, ogni peso scivolargli via dal cuore.

 

Quando li riaprì lei era ancora lì, davanti a lui e lo guardava con il sorriso di chi ha appena afferrato la felicità per mano.

Si guardarono per un attimo davvero infinito, ma poi, volente o nolente, Ranma fu costretto ad abbassare lo sguardo, imbarazzarsi ulteriormente, temere per la propria vita e cominciare, come sempre, a gesticolare, quasi fosse posseduto.

-Non è come pensi, Akane, te lo giuro!- Avvinghiata alla sua vita, una sempre dormiente Shampoo, reclamava, almeno in sogno, il ragazzo che tanto faticosamente si era conquistata.

Anche a luce spenta, Akane poté percepire il suo imbarazzo.

Era sempre il solito, era sempre lui.

Il suo Ranma.

Sorrise e tese una mano tremante verso di lui. Gliela avrebbe fatta pagare in un secondo momento.

-Direi che ora possiamo andare, cosa ne pensi? Personalmente è rischioso per me rimanere qui.-

Frastornato dalla dolcezza con cui lei aveva pronunciato l'ultima frase, Ranma avvertì il proprio cuore prendere la rincorsa. Voleva evitare di indugiare oltre e imbarazzarsi ancora di più. Quasi fosse per lui una missione impossibile, fece finta di avere difficoltà a liberarsi dalle spire di sua moglie e poi, afferrata con forza la piccola mano di fronte a lui, guardò Akane negli occhi, ancora un volta.

-Non preoccuparti per lei, non si sveglierà fino a domani. Ha bevuto il tè che era riservato a me...-

Akane rimase di stucco, non si aspettava una mossa del genere. -Ok...credo che dovrai raccontarmi un po' di cose non appena ne avremo modo. Ora andiamo però, va bene?-

-Sì, ma...ecco, in realtà io starei aspettando una persona...- Akane rise sommessamente, guardandolo divertita.

-Ehi, cosa ho detto di tanto divertente ora?-

-Ranma, accidenti, sei proprio un credulone. Non c'è nessuna donna o spirito che piange e si lamenta di notte; Chao e gli altri ci stanno aspettando nella radura, fuori dal villaggio. Appena saremo fuori pericolo, prometto che ti spiegherò ogni cosa. Ora andiamo però, dobbiamo sbrigarci.- E dandogli le spalle fece per avviarsi verso la finestra, trascinandolo con sé.

-Aspetta!-

-E ora cosa c'è?- Si girò di scatto, trovandoselo improvvisamente in piedi davanti a sé, lievemente illuminato dalla luce naturale proveniente dall'esterno.

Capì.

-Fammi almeno vestire, maschiaccio...-

Questa volta la testa girò a lei e non solo per averlo avuto mezzo nudo a un palmo dal suo viso fino a quel momento, ma anche e soprattutto per il sorriso estremamente attraente che aveva accompagnato quella frase. Quell'epiteto poi, solitamente odioso, ora le suonava come un vezzeggiativo e una conferma. Decisamente lui era tornato in sé.

-Sbri...gati.- Fu tutto ciò che Akane riuscì a formulare, volgendo velocemente lo sguardo altrove.

 

Dieci minuti dopo avevano raggiunto e silenziosamente attraversato la porticina in legno che separava il temibile villaggio di guerriere dal resto del mondo. Per tutto il breve tragitto non si erano rivolti neanche una parola. Akane davanti, Ranma dietro, ma per mano, uniti.

Lei era andata a riprenderselo, voleva fargli da guida fino alla fine.

Ranma sorrise al solo pensiero. Eh già, questa volta era stata lei a salvarlo, a correre mille rischi e a intraprendere un lungo viaggio, solo per lui.

E lui?

*Ranma Saotome, sei un cretino.* Si rimproverò mentalmente in un alquanto insolito momento di autocritica.

-Siamo quasi arrivati alla radura, Ranma.- Ad Akane non sembrava vero di essere riuscita nella sua missione, indubbiamente la più rischiosa ed emozionante della sua vita. Procedeva lentamente, furtiva si guardava intorno a ogni angolo, non voleva rischiare. Pochi metri e avrebbero raggiunto gli altri.

-Aspetta un momento, Akane.- Il ragazzo la trattenne, facendola girare rapidamente verso di lui.

*Oh no...di nuovo...* Ritrovandosi a pochi centimetri da lui, Akane sentì il suo cuore accelerare i battiti in modo quasi inaccettabile.

-Dimmi, Ranma...-

-Ora che siamo ancora soli, io...- Se Ranma fosse imbarazzato come al suo solito o meno, Akane non ebbe modo di capirlo, tanto era impegnata a mantenere un briciolo di autocontrollo. All'improvviso le mancò il fiato, ritrovandosi stretta fra le braccia di lui, la testa poggiata sul suo petto. Il fatto di sentire il cuore di lui battere in modo altrettanto inaccettabile le diede sollievo.

-Grazie...- Appena un sussurro, impacciato, ma carico di sincera gratitudine.

Valeva più di mille parole.

-N...non c'è di che...- Non riuscì a trattenere una lacrima. Lui era lì, l'abbracciava, la stringeva a sé e soprattutto...la ringraziava!

Alzò lo sguardo verso di lui, rivelandogli gli occhi lucidi.

-Ho...Ho detto qualcosa che non va?-

-Hai detto solo “grazie”, scemo! Come puoi aver detto qualcosa che non va?- Rise nervosamente tra le lacrime per la stupidaggine appena detta dal suo fidanzato. Ma Ranma la fissava serio. Akane cercò di giustificarsi.

-No, è solo che...beh, ecco, io....- Dove diavolo erano finiti tutti i pensieri positivi che tanto coraggio le avevano dato quello stesso pomeriggio?

*Lui è mio, vorrei urlarlo al mondo intero, non mi importa più di niente ormai.*

Si, tante belle parole, ma poi? Circondata dalle sue braccia, la sensazione era molto differente. Abbassò lo sguardo, addolcendo il sorriso. Voleva evitare di tremare.

-È solo che sarei davvero molto felice se riuscissimo a tornare a casa. Insieme.- Disse tutto di un fiato, temendo di dimenticare qualche parola.

Un breve momento di silenzio, le fece temere di essere andata oltre.

L'improvvisa mano di lui sotto al mento, di essere già passata a miglior vita.

-Anche io.-

Mai nella sua vita insieme a lui, Akane aveva visto un'espressione simile sul suo volto.

Non era divertito, non era ironico, non era saccente, né tanto meno sbruffone.

Quel che Ranma sfoderava in quel momento era un sorriso dolce. Solo per lei.

E il bello è che più si fissavano, più quel sorriso si stava pericolosamente avvicinando alle sue labbra.

La distanza tra loro era ormai talmente insignificante che Akane percepì distintamente -e per la prima volta nella sua vita- la netta differenza che intercorre tra il panico dettato dalla paura e quello suscitato da un brivido di ben altro genere.

 

-Sono molto delusa, consorte!- Gracchiò una voce proveniente dal centro della radura.

 

Istintivamente i due giovani si separarono, rossi in viso, memori di tutte le volte che in passato ben altri disturbatori li avevano interrotti.

Ma quella era una situazione diversa e quella voce, odiosa e vecchia, non prometteva niente di buono.

Avvicinandosi velocemente, ma con cautela, alla radura, riuscirono a scorgere l'anomala ombra dell'anziana amazzone, arrampicata come sempre sul suo bastone.

 

Obaba era lì. Immobile e minacciosa.

 

E non era sola.

 

* * *

 

Le splendide battute che Ranma e Akane si scambiano la prima volta che si incontrano a casa Tendo non mi appartengono, ma sono tratte dalla prima puntata dell'Anime. Per il resto eccoci qui, finalmente anche il tanto atteso incontro tra i due è avvenuto. Spero vi sia piaciuto e di non aver deluso le vostre aspettative :) Grazie di cuore ancora a tutti voi che leggete e recensite. Siete straordinari e impagabili come sempre .

Gretel.

  
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