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Autore: Laylath    24/11/2013    1 recensioni
Una raccolta di ventuno voci, una per ogni lettera dell'alfabeto, relative al mondo militare di Amestris.
Grazie all'aiuto del nostro team preferito, e al "Manuale del perfetto soldato" faremo un percorso alla scoperta dell'esercito.
Le scene sono di diverso genere: drammatico, comico, serio etc etc.
Genere: Generale, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Team Mustang
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Military memories'
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O come “Ordine”

Uno dei primissimi e fondamentali doveri del soldato è quello di obbedire agli ordini del proprio superiore. Esso deve dimostrare piena fiducia nei confronti di chi lo comanda.
Un soldato è prima di tutto obbediente.

 
 

Breda quella sera non tornò a casa come al solito.
Dopo aver preso congedo da Havoc si diresse verso i dormitori, fino alla stanza dove stava Fury.
Bussò discretamente ed entrò; il ragazzo era sdraiato di fianco nel letto, con ancora la maggior parte della divisa addosso: solo la giacca era posata sullo schienale della sedia e gli stivali giacevano sul pavimento.
“Ciao, piccoletto, come va?”
“Sottotenente – salutò il ragazzo, con sorpresa, iniziando ad alzarsi in piedi, ma venendo subito bloccato da un gesto del rosso – va tutto bene, grazie. Posso aiutarla?”
Breda si sedette nel letto, accanto al giovane che nel frattempo si era messo a gambe incrociate e lo fissava con curiosità. Gli accarezzò i capelli corvini come era solito fare; ma questa volta fu un gesto carico tenerezza e preoccupazione.
Non era passata nemmeno una settimana da quando quel ragazzo aveva ucciso per la prima volta: una brutta storia, un errore di calcolo che sarebbe potuto costargli la vita dato che si era trovato isolato dal resto della squadra, durante la sua prima missione, con un assassino da tenere a bada. Ne era uscito fisicamente indenne, ma con una ferita nell’anima che l’avrebbe turbato per sempre: una cosa praticamente inevitabile per un soldato… ma per Fury era successo troppo presto.
E se tutti se ne sentivano responsabili, Breda sentiva maggiormente questa colpa perché il ragazzo era in coppia con lui: le circostanze li avevano obbligati a separarsi.
“A dire il vero vorrei parlare con te… - iniziò l’uomo e subito vide gli occhi scuri del giovane incupirsi – stai tranquillo, non voglio discutere di quella cosa.
Fury si rilassò leggermente: l’uccisione la doveva elaborare da solo, come era giusto. Loro gli erano stati vicini la prima sera, quando era necessario che si sfogasse, quando non poteva essere lasciato solo. Ma per il resto era un percorso che ciascun soldato faceva come meglio riteneva e Fury sicuramente non sarebbe stato da meno.
“Vorrei discutere con te a proposito dell’obbedire ad un ordine.”
“Ordine…” mormorò il giovane.
Fury, spara! E’ un ordine!
La voce del colonnello sembrò rimbombare nella stanza: erano tutti in collegamento radio quando era successo il fatto e tutti avevano sentito il pianto del giovane soldato quando si era trovato a dover sparare a quell’uomo che altrimenti l’avrebbe ucciso. Aveva esitato, aveva singhiozzato che lui non poteva ed era stato solo l’ordine secco del colonnello che l’aveva scosso da quello stato di crisi facendogli sparare.
“Sì, obbedire ad un ordine come hai fatto tu la settimana scorsa.”
“Se si riferisce alla mia esitazione… io credo di aver già…”
“No, ragazzo, non mi riferisco al tuo caso: volevo farti un discorso più ampio, riguardo agli ordini che ti troverai ad eseguire nel corso degli anni.”
“Signore?”
“Ci saranno ordini che per quanto sgradevoli andranno fatti, lo capisci. E’ quello che ci insegnano in Accademia, no? Un bravo soldato deve prima di tutto obbedire.”
“Farò del mio meglio e…”
Le parole furono bloccate da Breda che gli passò alcuni fogli. Il ragazzo li prese in mano e si sistemò meglio gli occhiali, fissando il suo superiore per ricevere una spiegazione.
“E’ la mia scheda: dall’Accademia in poi… vorrei che tu dessi un’occhiata al dicembre 1907.”
Fury annuì e cercò quel particolare dettaglio: Breda lo vide sgranare gli occhi e sorrise.
“Signore – balbettò il giovane sconvolto – c’è scritto che lei si è reso colpevole di insubordinazione.”
“E’ un dettaglio che sanno in pochi: Havoc, i miei ex compagni di plotone, il colonnello… e ora lo sai tu.”
“Ma… ma che è successo?”
“Era piena guerra civile, - iniziò lui scrollando le spalle – ed ero di servizio nelle campagne dell’Est per combattere la guerriglia: tempi duri… fame, privazioni, un inverno particolarmente rigido. Sta di fatto che anche molti civili si erano uniti ad una banda di questi rivoltosi. Venni mandato insieme al mio plotone nel mio paese natale ed il mio capitano, per convincere la gente a denunciare chiunque facesse parte dei banditi, decise di fare rappresaglia: tre persone estratte a sorte ogni giorno e fucilate.”
“Ma… ma è terribile! Non è giusto!”
“Certo che non è giusto, ma in periodo di guerra una simile pratica è consentita.”
“E lei… lei ha preso parte a quelle fucilazioni?” Fury lo guardava incredulo.
“Non ci fu nessuna fucilazione: il giorno stesso in cui il capitano dava l’annuncio alla popolazione gli puntai la pistola alla testa e lo feci imprigionare.”
“Oh signore! – gli occhi del giovane erano sgranati per la sorpresa – Allora è questa la sua insubordinazione?”
“E’ questa. Sinceramente, Fury: un gesto come quello poteva costare a me e ai miei ragazzi la corte marziale e il plotone d’esecuzione. Non dimenticare che il capitano che servivo stava compiendo un’azione che aveva tutto il diritto di fare. Fu solo grazie al buon senso del capitano dei rinforzi che ci raggiunsero che il mio gesto fu considerato meritevole e non da condanna.”
“Scommetto che era il capitano della Squadra Falco! E’ vero che lei ed il sottotenente Havoc eravate le punte di diamante di quel corpo?”
“E’ vero, - annuì Breda, accarezzandogli i capelli – ma non è questo il punto di cui volevo parlarti. Fury, tu hai avuto una grande fortuna: stai sotto il comando di un uomo che merita fiducia e rispetto e che non ti darà mai un ordine come quello che avevo ricevuto io anni prima. Mi auguro con tutto il cuore che continuerà ad essere sempre così, ma ascoltami bene… non smettere mai di pensare con la tua testa: è vero che ci insegnano ad obbedire, ma non dev’essere obbedienza cieca, capito? Sei un cucciolo intelligente, pieno di buon senso e maturità: se capisci che in un ordine che ricevi c’è qualcosa di sbagliato valuta bene la situazione e agisci di conseguenza…. Puoi promettermelo?”
“Certo, signore: lo prometto.” annuì lui con serietà.
“Bravo… ma stai tranquillo. In fondo ci saremo sempre noi a darti una mano, no?” sogghignò Breda.
“Signore…”
“Sì?”
“Poi la banda di ribelli l’avete sgominata lo stesso, vero? Senza alcun bisogno della rappresaglia!”
La mano di Breda si irrigidì sui capelli dritti e neri.
“Sì, è stata sgominata…” sussurrò, scendendo con la mano sul collo del ragazzo ed inducendolo a poggiarsi sulla sua spalla.
Non disse altro e Fury intuì che era meglio non proseguire oltre.
Non poteva sapere che non c’era stata nessuna vittoria in quella battaglia contro la propria gente.
Contro il mio stesso fratello…

  
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