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Autore: KleineJAlien    24/11/2013    5 recensioni
Quell'omicidio divenne la cosa più orribile e vergognosa mai successa a Chester, e dintorni.
Ormai tra le mura della scuola e in tutti il resto della città non si parlava d’altro e nonostante non vennero mai rese pubbliche le ricostruzioni della vicenda, tutti sapevano bene che gli unici colpevoli della morte di Amanda erano i due ragazzi, la loro scomparsa inoltre, un paio di settimane dopo l’accaduto, alimentò ancora di più le certezze.
Nessuno li vide più.
Secondo alcuni erano stati spediti direttamente in un carcere minorile/centro di rieducazione a Londra.
Secondo altri avevano cambiato stato per sfuggire alla giustizia, o addirittura qualcuno credeva abitassero ancora a Chester ma che rimanessero chiusi in casa.
Erano tutti ipotesi molto estreme e chiacchiere cattive ma nessuno conosceva la verità se non le loro famiglie molto riservate.
Tre anni dopo nessuno aveva dimenticato, forse solo un po’ accatastato la paura di possibili assassini a spasso, fino al loro ritorno.
Trailer: https://www.youtube.com/watch?v=_rBJimQLFtY
Genere: Generale, Sentimentale, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Liam Payne, Louis Tomlinson, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CITY NEWS
 
Chester. Amanda  ̷ ̷  una studentessa del primo anno alla scuola superiore, è stata uccisa nella notte tra sabato e domenica in una via secondaria nel centro città.
La morte pare sia stata causata da un profondo taglio alla gola.
Non si sa ancora chi sia il responsabile di tale gesto, gli unici indagati per adesso sono i due amici della ragazza trovati sul posto all’arrivo della polizia in stato confusionale.
Pare fossero a cena insieme nel ristorante lì vicino, per passare una tranquilla serata.
 
Chester.  Le indagini vanno avanti tra prove e le testimonianze di molte persone che si sono fatte avanti.
È stata confermata la presenza dei tre ragazzi quella sera tra le 20.30 e le 23.00 nel ristorante.
Un gruppo di persone afferma di aver visto Amanda verso le 23.30 con uno dei due ragazzi in prossimità del vicolo in cui poi è stata uccisa.
Una coppia presente nel locale invece dice di aver visto l’altro ragazzo rientrare, prendere qualcosa dal tavolo sul quale erano seduti poco prima e riuscire, tutto con una certa fretta.
Per adesso non possiamo dire ancora con certezza come siano andate realmente le cose.
 
Quel fatto divenne subito la cosa più orribile e vergognosa mai successa a Chester, e dintorni.
Ormai tra le mura della scuola e in tutti il resto della città non si parlava d’altro e nonostante non vennero mai rese pubbliche le ricostruzioni della vicenda, tutti sapevano bene che gli unici colpevoli della morte di Amanda erano i due ragazzi, la loro scomparsa inoltre, un paio di settimane dopo l’accaduto, alimentò ancora di più le certezze.
Nessuno li vide più.
Secondo alcuni erano stati spediti direttamente in un carcere minorile/centro di rieducazione a Londra.
Secondo altri avevano cambiato stato per sfuggire alla giustizia, o addirittura qualcuno credeva abitassero ancora a Chester ma che rimanessero chiusi in casa.
Erano tutte ipotesi molto estreme e chiacchiere cattive ma nessuno conosceva la verità se non le loro famiglie molto riservate.
Tre anni dopo nessuno aveva dimenticato, forse solo un po’ accatastato la paura di possibili assassini a spasso.
 
La casa era deserta.
Anche quella mattina si era alzata svegliata da una delle sue canzoni preferite e nella casa regnava il silenzio.
La madre non era nella sua camera, anzi il letto era intatto, sul divano non c’era neanche il segno del suo passaggio e in cucina era come aveva lasciato lei la notte precedente prima di andare a letto.
Mancavano anche le chiavi nel piattino in ceramica decorata all’ingresso, il che confermava che a casa non c’era.
Chissà dov’era questa volta.
Era ancora in ufficio a terminare “la valanga” di lavoro che diceva sempre di avere?
O era partita improvvisamente in un altro paese per un incarico importante senza trovare il tempo di lasciarle neanche un messaggio sul cellulare? In fondo era già capitato, di cosa si preoccupava?
Ormai c’era abituata.
Da quando il padre aveva chiesto il divorzio trasferendosi a Londra e facendosi una nuova famiglia, Avery aveva dovuto imparare a cavarsela molto da sola.
La scuola dove andava le piaceva e pensava che lasciare la madre da sola non sarebbe stato bello, perciò decise di rimanere a Chester.
Poi conobbe anche un ragazzo e quella città le piacque ancora di più fino a quando non si lasciarono e quella a rimanere sola fu lei.
La madre lavorava sempre, giorno e notte e spesso compiva viaggi davvero molto lunghi.
Con il passare del tempo il loro rapporto divenne sempre più complicato e diminuirono le volte che anche solo si salutavano.
Con il passare del tempo rimpianse di non esser andata con il padre che tanto amava che aveva una nuova famiglia meravigliosa con un figliastro, e invidiò la possibilità di suo fratello maggiore Max che era partito a concludere gli studi all’università di Bristol.
Li sentiva spesso ma non era come averli vicini e non sempre poteva lasciare la scuola durante l’anno per raggiungerli.
Sbuffando prese una brioche dallo scaffale e mentre masticava svogliatamente salì fino al bagno per prepararsi per andare a scuola.
Anche l’abbigliamento negli ultimi anni era cambiato. Non le importava più curarsi di cosa si metteva.
Indossava sempre i suoi jeans stretti e i caldi maglioni sformati che nonostante nascondessero la sua costituzione magra, la riparavano comodamente dal freddo inglese in inverno, e poi alternava le sneakers ai suoi scarponcini.
Tanto per chi doveva farsi carina se nessuno da quando si era lasciata le rivolgeva la parola o la notava più?
Prima di uscire di casa sciolse la sua folta chioma mossa color mogano che aveva ereditato dalla madre e stese un po’ di burocacao per proteggere le labbra screpolate.
Non si truccava quasi mai. Non aveva ancora trovato un modo per delineare meglio le sue pupille verdi scuro.
Il tragitto fino alla scuola fu solitario e rilassante come sempre.
Adorava in un certo senso la sua solitudine, soprattutto quando prendeva i mezzi per spostarsi e poteva indossare le auricolari e immergersi completamente nella musica, vedere le altre persone chiacchierare animatamente e non sentirle.
Non era lo stesso invece quando metteva piede all’interno dell’edificio scolastico.
In quei casi sentiva un forte peso gravare sul suo stomaco e diventava immediatamente più ansiosa. E non per lo studio…
Come sempre andò dritta al suo armadietto senza togliersi ancora le auricolari dalle orecchie.
Tanto nessuno avrebbe tentato di salutarla o viceversa, poteva stare certa che nessuno si sarebbe offeso se fosse passata dritta.
Anzi offeso no, ma si sarebbe annoiato nel vederla passare dritta senza che lui, una persona in particolare, non avesse fatto niente per infastidirla.
Infatti come ormai capitava quasi tutti i giorni, Avery ebbe solamente il tempo di chiudere il suo armadietto che voltandosi trovò alle sue spalle un alto ragazzo con i capelli mori leggermente spettinati, gli occhi celesti e un sorrisetto ad incurvargli le labbra.
Presa alla sprovvista lei sussultò e fece anche cadere un libro a terra.
-Hey Avery- la salutò il ragazzo staccandole le cuffie e sfiorandole così la guancia con le nocche.
Lei non rispose, si limitò a stringere gli occhi in due fessure pensando ai libri a terra.
-Non vuoi proprio parlarmi? Il gatto ti ha mangiato la lingua?-
-Smettila di fare il coglione Louis. Non ti basta essere già uno stronzo? Non ti sei ancora annoiato di far credere alle persone di essere figo?-
Il moro non accettò quel tono strafottente nei suoi confronti. Nervoso sbatté contro gli armadietti alle spalle di Avery facendola spaventare.
-Non ti conviene fare così. Non voglio diventare cattivo- sussurrò a denti stretti a pochi centimetri dal suo viso.
Avery sapeva che non le avrebbe mai alzato le mani. Era rude la maggior parte delle volte e non sapeva fin dove si sarebbe potuto spingere, ma sapeva che non sarebbe mai arrivato a fargli veramente del male.
Era Louis la causa della sua costante ansia all’interno delle quattro mura scolastiche. Era lui che cercava sempre di evitare.
Sapeva perché Louis la trattava così. Sapeva perché da li a tre anni, lui non la smetteva di infastidirla ed importunarla.
Era con lui che Avery stava insieme durante il primo anno di superiori.
Si erano conosciuti già precedentemente tra i banchi di scuola, andarono subito d’accordo e il loro rapporto migliorò anche perché le loro madri erano buone amiche.
Così vedendosi sempre di più, i due si conobbero bene, iniziarono a piacersi e alla fine si misero insieme.
Le madri erano felici e tutto procedeva.
Louis aveva una certa importanza a scuola perché era riuscito ad entrare nella squadra di basket, aveva anche una certa bellezza, e essendo ancora una matricola manteneva la sua modestia.
Avery invece era sempre stata una ragazza molto sulle sue con una buonissima media scolastica.
Tutto iniziò a cambiare l’anno dopo, subito dopo l’estate.
Il moro era cresciuto notevolmente arrivando ad assomigliare ai ragazzi degli ultimi anni.
Il suo ruolo all’interno della squadra divenne sempre più alto e di conseguenza anche la sua fama. Era collegato.
Però per rimanere tra i migliori doveva sempre trovare nuovi metodi per mettersi in mostra e vantarsi.
Stare con Avery che era comunque una bella ragazza e potersi limitare solamente a baciarla non bastava più.
Lentamente cominciò a fare sempre più pressione per avere di più, più da raccontare agli amici, non perché era il suo cuore a spingerlo.
L’insistenza divenne esagerata e lei iniziò ad avere paura.
Alla fine, fu Avery a lasciarlo.
Ciò lo fece imbestialire, e dal quel momento iniziò a infastidirla anche pesantemente.
Lui era diventato il bastardo numero uno e i voti di Avery calarono mostruosamente, riuscendo per poco a mantenere comunque la sufficienza.
Da quel momento inizio ad odiare ogni singolo componente della squadra perché era colpa loro se era cambiato, era colpa loro se oltre ad aver perso il ragazzo, aveva perso anche il migliore amico, ed era colpa loro se ogni volta era costretta a sopportare tutto.
Da quel momento iniziò ad odiare Louis Tomlinson.
 
 
 
 
 
Spazio Autrice:
Se siete arrivati fino allo spazio autrice vuol dire che la trama vi ha incuriosito e che forse questo primo capitolo non fa poi così tanto schifo.
Questa è una delle tante nuove FF a cui sto lavorando da circa un anno e nonostante io pensi che certi capitoli siano peggio della lista della spesa, e nonostante io sia piena fino al collo di cose da studiare e di verifiche, mi sono stufata di lasciare questa storia tra le pagine della mia agenda e tra le cartelle della mia memoria, così ecco che ho iniziato a pubblicarla.
In teoria dovevo postare domani in vista del nuovo cd ma non essendo sicura i riuscirci ho anticipato di un giorno.
Ho molti capitoli pronti quindi pubblicherò per adesso ogni domenica, poi se riesco sceglierò anche un altro giorno durante la settimana come ho sempre fatto.
Spero che a qualcuno piaccia e spero che siate in molti a seguirla. Fatemi sapere.
Un bacio, Jessica.
   
 
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