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Autore: Pozzione Polisucco    24/11/2013    3 recensioni
Lei: Valerie, due occhi azzurri, azzurri come il cielo infinito in un pomeriggio d’estate, azzurri coma la meraviglia fatta carne, azzurri come il mare più puro, azzurri come il cristallo più lucido.
Lui: Metthew, due occhi verdi, profondi, sensuali, ammalianti, brillanti, luccicanti, seducenti.
Lei: Lingua tagliente, una dura, con problemi in famiglia.
Lui: Lingua tagliente, uno duro, si prende ciò che vuole.
Riuscirà ad avere anche lei?
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Cross-over | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Scolastico
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“Val, alza quel culo che ti ritrovi è vieni subito in cucina” urlò una voce a me, -purtroppo-  familiare, mio fratello dall’altra parte della porta, bussando continuamente tenendo un certo ritmo, a me fastidioso.
“No.n. Rom.per.mi. il cazzo” mugugnai ad alta voce scandendo bene ogni parola, per poi nascondermi sotto al cuscino cercando di tornare a dormire.
“Muoviti Rompipalle” urlò, iniziando a bussare ripetutamente alla porta.
Sbuffai rassegnata. Perché? Sono in vacanza, perché non posso svegliarmi quando voglio?
Alzai il busto, per osservare l’ora che segnava  sulla sveglia, poggiata sul comodino. Sbarrai gli occhi incredula, segnava le 7.40. Sbarrai gli occhi. Perché, una persona deve essere svegliata a quest’ora del mattino? Perché? Perché sveglia ME, a quest’ora? Che ho fatto di male? Odio essere svegliata prima di mezzogiorno, già devo svegliarmi per andare a scuola, ma non lo ammetto nei giorni festivi.
“Ti sei addormentata un’altra volta?” urlò il biondo, nuovamente.
“Torn William Miller” strillai il suo intero nome alzandomi dal letto controvoglia. “Prima o poi ti uccido, lo giuro” dissi aprendo la porta ritrovandomelo davanti che sorrideva divertito, a petto nudo con dei pantaloncini con lo sguardo assonnato.
“Dai muoviti, quella moretta cui dovrebbe essere la tua amica, ha deciso di andare in spiaggia, sono tutti a fare colazione, mancate solo tu è Matt” spiega, suscitando in me l’istinto omicidio verso la mia amica. “Lo svegli te, io ho troppa fame” disse, sparendo giù per le scale, lasciandomi perplessa.
Cosa? IO, Valerie Miller dovrei svegliare Walter? Dovrei entrare nella sua camera, dovrei svegliarlo, e sé è sua abitudine dormire in boxer? Oddio, gli sarei saltata addosso e non saprei se riuscire a fermarmi. Dopo aver fatto, un paio di respiri profondi, mi avvicinai alla camera di Matt distante due camere dalla mia. Bussai, duo o tre volte senza nessuna risposta. Sbuffai, ed entrai, la finestra aperta ove entravano i pochi raggi di sole che cadevano su un corpo con solo dei boxer.
Oddio! Ormoni? A cuccia.
Chiusi la porta e mi avvicinai lentamente dalla parte destra del letto.
“Walter” lo chiamai. “Matthew Walter” lo chiamai con tono più duro, senza risultato.
Poggiai una mano sulla schiena, spingendolo piano.
“Alzati, dai” sbuffai.
Cavolo è peggio di me! Stavo per ripetere il gesto, quando mi ritrovai distesa su di lui, che aveva ancora gli occhi chiusi. Osservai i suoi lineamenti, soffermandomi sulle sue labbra, erano perfette, erano fatte essere baciate. Erano già passati due giorni da quella scommessa, ed erano due giorni di provocazioni continue, era impossibile resistergli.
“Buongiorno Honey” bisbigliò ancora assonnato, sorridendomi. Aveva iniziato a chiamarmi in questo modo, per non so quale arcaico motivo, è la cosa mi piaceva.
“Buongiorno Walter” dissi lasciandogli un bacio sul mento, uno sulla guancia destra, e uno nella sinistra, uno sulla fronte, e uno sul naso. Anche se le sue labbra richiamavano le mie, avevo un buon autocontrollo, posai le miei labbra sulle sue lasciandogli un bacio a stampo.  Le sue labbra calde, umide mi scatenavano una lotta di ormoni, approfondendo il bacio. Senza staccarmi dalle sue labbra che iniziarono a muoversi in sincronia, mi sistemai meglio portandomi a cavalcioni. Mi strinse più stretto a lui e infilai una mano fra le ciocche dei suoi capelli che tanto mi piacevano, un movimento che lo fece ansimare contro le mie labbra.  Men di un secondo mi ritrovai sotto di lui, le nostre labbra di nutrivano, la sua mano afferrò improvvisamente la mia coscia, -facendomi gemere di dolore- sollevando leggermente la mia gamba ciò mi fece reagire, allacciando le gambe intorno al suo bacino, permettendogli di premere i nostri corpi ancora più vicini così da poter sentire i muscoli del suo torace con la mia pelle coperta da una maglia usata come pigiama. A quel contatto non potei far altro che gemere, il suo corpo era stretto al mio, facendo sfiorare i nostri bacini. Ci staccammo qualche istante, i miei occhi si aprirono trovando davanti ciò che doveva essere una delle cose più sexy che avessi mai visto. Lo sguardo di Walter, due occhi verdi chiuse in due fessure, che mi fissavano e le sue labbra socchiuse.
Era così bello osservarlo che non mi accorsi che aveva incollato di nuovo le sue labbra sulle mie, all’istante si chiusero al contatto, rispondendo immediatamente al bacio che pian piano diventava sempre più dolce. Senti le mani del moro trovare i bordi della maglia, facendole scivolare lentamente sotto il tessuto per sentire la mia pelle. Iniziò a farmi il solletico all’improvviso facendomi distaccare dalle sue labbra, facendomi ridere.
“S.met smettila” ansimai, continuando a ridere, cercando di togliere le mani del moro dalla maglietta, che rideva divertito al mio fianco.
“Perché dovrei?” domando con voce roca, continuando a farmi il solletico sotto la maglietta.
“Basta, ti … ti.. ti pre .. ti prego” gridai cercando di liberarmi dalla sua presa.
 “Come desidera” disse ridacchiando continuando a farmi il solletico sui fianchi.
Tipico. Mai fidarsi.
Mi alzai sul gomito vero di lui, per poi fulminarlo con lo sguardo dopo di che mi alzai in piedi sul letto prendendo il cuscino.
“Non ci provare Miller” ordinò lui guardandomi spaventato.
Ridacchiai per poi buttarmi letteralmente addosso a lui prendendolo a cuscinate in faccia. Iniziai a ridere come una matta osservando le espressioni che faceva ad ogni colpo che riceveva.  Continuammo a ridere come dei matti, eravamo proprio dei bambini pur avendo 17 e 18 anni, persi l’equilibrio all’ennesimo cuscinata che mi dette, cadetti su di lui, e continuammo a ridere. 
“Su, alzati Miller, non sei poi così tanto leggera” disse accennando una risata, prendendomi in giro.
Gli tiro un cazzotto sulla spalla, facendolo gemere di dolore, gli lascia due baci sulle labbra e mi alzai da lui.
“Dai andiamo a fare colazione” dissi aprendo la porta, seguito da lui che si massaggiava ancora dolorante la spalla. “Fatto male, cucciolotto?” scherzai, ridacchiando.
Non ebbi il tempo di iniziare a scendere le scale che mi senti prendere per i fianchi, e mi trovai sulle sue spalle come sacco di patate.
“Mettimi giù Walter” urlai tra le risate, mentre mi stringevo a lui annusando il suo profumo da uomo che tanto adoravo. Ridacchiò, ma non mi diede ascolto.
Entrando in cucina dove sentii delle risatine divertite di coloro che dovrebbero essere i miei amici. Quando sentii il pavimento freddo sotto ai miei capii che Walter si era deciso a mettermi giù, dove vidi una Desiree assonnata appoggiata con un gomito sul tavolo e con il mento appoggiato mentre mangiucchiava e inzuppava un biscotto nel latte, senza alzare lo sguardo nemmeno un secondo, rivolsi lo sguardo al biondo davanti a lei è capii, un Oliver a petto nudo sedeva tranquillo sorseggiando il suo latte, lasciando in tanto in tanto occhiate a quella sorella cretina che mi ritrovavo. Una Verity appoggiata con la schiena sullo schienale della sedia che era allontanata di qualche centimetro dal tavolo che inzuppava una brioche nel latte sporcandosi tutta. Che bambina la mia amica.
“Buongiorno bella gente” dissi sorridendo, lasciando un bacio sulla guancia di Very, che mi sorrise, uno sulla guancia di mia sorella che fece un sorriso tirato e un bacio sonoro sulla guancia del biondo che rise divertito.
“Di buon umore, mia umile amica?” scherzò lui, riempiendosi di nuovo la tazza di latte. Senza volere alzai lo sguardo, è vidi l’orologio cui le lancette segnavano le sei e quaranta.
Ridacchiai. “Ragazzi quell’orologio va cambiato!” annunciai, prendendo una tazza di latte per poi sedermi vicino al moro che si stropicciava gli occhi ancora assonnato, portandomi poi le gambe in grembo.
“Perché mai?” domandò Vary, mettendosi seduta educatamente.
“Torn è venuto a svegliarmi alle 7.40, il tempo non torna indietro” dissi con tono ovvio, gustandomi un saporito biscotto al cacao, con gesti poco castri sotto lo sguardo del moro.
“Val sono le ora le sette, non vengo qui con la mia famiglia da due anni, mi ero dimenticata di dirvi che le sveglie erano messe con un ora avanti” mi spiegò Val, facendomi spalancare gli occhi.
“Perché cavolo mi avete svegliata a quest’ora? Voi sapete che odio essere svegliata presto quando non ho scuola” urlai rivolgendomi a mio sorella e a mio fratello, sentendo la risatina del moro, che lo fulminai con gli occhi. 
“Dai Val, siamo in vacanza divertiamoci, andiamo al mare rimaniamo li tutto il giorno e poi torniamo a casa e puoi dormire quanto vuoi” Mai svegliare Valery Miller a questa tarda notte. Mai.
“Ci divertiremo, dai” cercò d’incoraggiarmi Val.
Abbassai lo sguardo. “Non vengo in spiaggia” mormorai, tornando alla mia tazza di latte.
“Cosa? Mica ti vergogni di metterti il costume? Vale hai un fisico da far invidia” sbottò Vary.
Vergogna del mio fisico no, ma vergogna di tutti i lividi e cicatrici che avevo si, mio fratello non sapeva dei miei lividi, non sapeva che il ex ragazzo mi picchiava senza timore di farmi male.
“Ho le mie cose” mentii, tenendo sempre lo sguardo basso.
“Non dire cazzate, ti sono venute una settimana fa” disse mio fratello.
Perché mio fratello doveva sapere cose nemmeno io ricordavo fra poco?! Perché?
“Ok, vengo. Ma il bagno non lo faccio” annunciai senza alzare lo sguardo, sentendone uno fisso su di me, l’alzai di poco e incrociai due occhi verdi fissarmi, come se avesse capito che qualcosa non andava.
“Beh, è già un passo avanti” disse mia sorella. Senti Torn ribattere ma lo interruppe. “Se non vuole fare il bagno non lo farò, non puoi costringerla Torn
Lei sapeva.


Alla fine andai in spiaggia, erano tutti in acqua a divertirsi. Ero seduta su un telo con le gambe in grembo osservando il mare. Era in continuo movimento e non sai mai quello che ti regala, e questo mi fa scoprire sempre nuove cose poi è una cosa che insegna a vivere per questo è collegato al mio modo di vivere oggi, credo il mare collegato al vento sia un ulteriore situazione di crescita, nel senso che sono due forze della natura che ti costringono a convivere con lei. Prima di mettermi con quello stronzo di Kay,amavano fare windsurf e la vela, mi regalavano sensazioni uniche, il fato di veleggiare e muoversi col vento è unico al mondo e non si sono sensazioni uguali e paragonabili, in nessun altro sport. Soprattutto nel windsurf si ha un contato puro la natura. Il mare è sentimento, esprime i miei sentimenti, li stimola e li amplifica, è amore, profondo come l’oceano, è passione, ma ora per me è solo paura, terrore. Terrore di tornare al mio vecchio modo di vivere, terrore di mostrarmi in costume davanti alla mia famiglia, ai miei amici, al ragazzo di cui sono attratta. Molto attratta.
Mi alzai di poco la maglia, scoprendo uno dei tanti lividi che avevo, sfiorandolo appena, facendomi gemere di dolore. Potrei sembrare stupida, ti fanno male e le tocchi? Beh, sono una parte della mia vita, mi ricorda tutto il dolore che ho provato in quei momenti.
“Honey” sentii chiamarmi con tono allegro, facendomi alzare lo sguardo, trovandomi Walter con il suo costume rosso tutto bagnato davanti agli occhi, mente faceva schizzare i suoi capelli ovunque. Abbassai immediatamente la maglia, sorridendogli. Il suo sorriso spari meno di due minuti. “Che cavolo è quello?” disse con tono duro puntando un dito sul mio addome ormai coperto dalla maglia.
“Non coprirlo, ho visto tutto. Che cavolo è quello?” ripete puntando il suo sguardo su di me.
“Non è nul…” non finì di rispondere, che mi interruppe.
“Vieni con me” disse soltanto prendendomi per il polso, portandomi verso le cabine.
Mi spinse nella sua cabina. Imprecai quando sbattei la testa contro qualcosa e rischiai di cadere per colpa di una panca.
“Dio, che male!” Mi massaggiai la testa e quando provai a dire qualcos’altro, lui mi zitti premendo una sua mano sulle mie labbra.
“Non cambiare discorso. Voglio subito sapere cosa sono quei segni Miller” disse con tono duro, un tono che non gli avevo mai sentito.
L’unica cosa che mi ripetevo era: “sono nella merda”.

 


SCUSATE SCUSATE SCUSATE SCUSATE PER L'ENORME RITARDO.
La scuola mi ha tenuta abbastanza impegnata, la conessione ogni tanto non andava, e la fantasia andava e veniva.
Ma oggi mi sono messa sotto e ho scritto il 10 capitolo. Spero che vi piaccia ...lo spero tantoo!!
Allora che ne pensate nel capitolo? Vi piace?
Grazie ancora a tutte coloro che l'hanno messe nelle segutie/preferite/ricordate e grazie per tutte le vostre recensioni e grazie per tutte coloro che la visitano. GRAZIE.


Baci _Poli *______*
  
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