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Autore: Aika Morgan    01/05/2008    11 recensioni
- Non dovevamo farlo!- dico, avvolgendomi nel lenzuolo azzurro. Stiamo un po’ stretti nel suo letto ad una piazza, ma il calore delle sue braccia compensa la scomodità di quella posizione.
- Perché?- mi chiede Dario, quasi non conoscesse la risposta. Mi passa una mano fra i capelli e mi bacia delicatamente una guancia.
- Perché è Alice la tua ragazza… Dovresti essere con lei adesso!
- Tu sei la mia migliore amica!- replica, insofferente nel sentire quel nome- Ed è da tanto tempo che non ci vediamo…
- Non mi sembra certo una buona scusa per finire a letto insieme…- replico seccamente- E non sono certo stata io a sparire nel nulla dopo essermi fidanzata!
- Lo so, mi dispiace, ma lei… Occupa tutti i miei giorni e tutti i miei pensieri!- Non si scusa per es­sere sparito, non lo fa adesso né lo farà più tardi, non è nel suo carattere.
Il sole pomeridiano penetra dalle tende appena scostate della sua stanza, inondando la stanza di caldi riflessi dorati. Mentre va in cucina a preparare del caffè, penso a quant’è passato dall’ultima volta che ci siamo visti. Circa sette mesi, sette mesi nei quali mi sono ripromessa di non cercarlo e non farmi cercare, sapevo che aveva rotto i contatti con tutti, ma mi faceva ugualmente male non sentirlo più ogni giorno. Mesi prima, dopo l’ennesima telefonata a vuoto avevo deciso di arrendermi, anche se pensavo spesso a lui, era inutile impedire ai miei pensieri di accogliere il ricordo delle giornate passate insieme.
  Breve one-shot, che in un certo senso rappresenta un "what if?" della mia vita. L'unica precisazione che ci tengo a fare è che NON si tratta di una storia d'amore, nonostante possa sembrarlo. Grazie a chi leggerà e recensirà ^^ PS spero di non aver sbagliato di nuovo con la presentazione, sono una frana .-.
Genere: Triste, Malinconico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'C'era una volta l'het'
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Illusione

- Non dovevamo farlo!- dico, avvolgendomi nel lenzuolo azzurro. Stiamo un po’ stretti nel suo letto ad una piazza, ma il calore delle sue braccia compensa la scomodità di quella posizione.

- Perché?- mi chiede Dario, quasi non conoscesse la risposta. Mi passa una mano fra i capelli e mi bacia delicatamente una guancia.

- Perché è Alice la tua ragazza… Dovresti essere con lei adesso!

- Tu sei la mia migliore amica!- replica, insofferente nel sentire quel nome- Ed è da tanto tempo che non ci vediamo…

- Non mi sembra certo una buona scusa per finire a letto insieme…- replico seccamente- E non sono certo stata io a sparire nel nulla dopo essermi fidanzata!

- Lo so, mi dispiace, ma lei… Occupa tutti i miei giorni e tutti i miei pensieri!- Non si scusa per essere sparito, non lo fa adesso né lo farà più tardi, non è nel suo carattere.

Il sole pomeridiano penetra dalle tende appena scostate della sua stanza, inondando la stanza di caldi riflessi dorati. Mentre va in cucina a preparare del caffè, penso a quant’è passato dall’ultima volta che ci siamo visti. Circa sette mesi, sette mesi nei quali mi sono ripromessa di non cercarlo e non farmi cercare, sapevo che aveva rotto i contatti con tutti, ma mi faceva ugualmente male non sentirlo più ogni giorno. Mesi prima, dopo l’ennesima telefonata a vuoto avevo deciso di arrendermi, anche se pensavo spesso a lui, era inutile impedire ai miei pensieri di accogliere il ricordo delle giornate passate insieme.

˜

Dopo tanto silenzio, quel giorno si era fatto risentire, proprio mentre cercavo di mettermi a studiare, il suo messaggio mi aveva colto di sorpresa, mi chiedeva di vederci a casa sua per bere qualcosa, visto che aveva bisogno di parlare con qualcuno.

“Non devo andarci!” avevo pensato subito, pur sapendo che avrei cambiato idea nel giro di dieci minuti. Ero rimasta a fissare lo schermo del cellulare alla ricerca di una buona scusa per evitarlo, ma nessuna mi pareva accettabile o quantomeno plausibile. Alla fine avevo deciso di andare, provare a trattarlo con freddezza, anche se non era nel mio carattere, sarebbe stato un ottimo modo per vendicarmi di tutti quei mesi di silenzio, inoltre non avevo alcuna voglia di studiare.

Prima di suonare alla porta di casa sua avevo tirato un profondo sospiro, preparando qualche battuta necessaria a rompere il ghiaccio, ma non ce ne fu bisogno, sapeva già lui come distrarmi: mi aveva mostrato qualche suo nuovo disegno, sapendo quanto mi piacessero, poi ci eravamo seduti sul divano del soggiorno a guardare la tv, sembrava che quei sette mesi non fossero mai trascorsi.

- E Alice come sta?- gli avevo chiesto, dopo essermi alzata e avergli voltato le spalle per non guardarlo negli occhi.

- Possibile che tutti dobbiate chiedermi di lei?- aveva sorriso amaramente- Sta benissimo, tranquilla!

Mi ero girata a guardarlo, quella sua risposta mi aveva colpito, fissai i suoi occhi verdi e, quasi senza parole, ci capivamo con uno sguardo ormai, gli avevo chiesto cosa ci fosse che non andasse.

- La amo, ma a volte è infantile e assillante! Ieri sera abbiamo litigato per questo… Sono stato al pub e non c’era campo per il telefonino… Mi ha tartassato di chiamate, credeva che fossi con un’altra…

- Ha sedici anni, è normale che sia preoccupata di perderti…- avevo risposto- Insomma hai ventidue anni, la differenza di età si percepisce…

- Prendi le sue difese?

- No, però… Forse potresti rassicurarla, ecco tutto…- avevo detto semplicemente, voltandomi poi ad esaminare la pila di dvd che aveva in libreria.

- E tu? Stai ancora con Luca?- mi aveva chiesto lui per cambiare discorso.

- No, ci siamo lasciati due mesi fa… E non cambiare discorso, perché non telefoni ad Alice e la inviti fuori per chiarire tutto?

- Non ne ho voglia… Pensavo di lasciarla… Credo di non essere più innamorato come prima!

Il suo bel viso era corrucciato, avevo sempre pensato che fosse un bel ragazzo, anche se troppo solitario, con il suo fisico avrebbe potuto avere chiunque, era capitato che donne più grandi gli facessero la corte scambiandolo per un trentenne, alla fine lui aveva scelto Alice, che l’aveva marcato stretto per diversi mesi, in cui lui aveva sempre giurato di non volerla, ecco perché c’ero rimasta male quando mi aveva detto, dopo aver tergiversato parecchio per la verità, che si erano messi insieme.

- Oh…- avevo risposto semplicemente, senza sapere cosa dire.

- Guarda, questo film è fighissimo, se vuoi posso prestartelo!- aveva cambiato discorso, avvicinandosi a me e prendendo un dvd dallo scaffale. Le nostre mani si erano sfiorate e ci eravamo fissati a lungo negli occhi. Mi aveva prima sfiorato il collo con le labbra e poi mi aveva baciata. Dopo qualche minuto eravamo nella sua stanza, distesi sul suo letto, a fare l’amore senza un esatto perché.

˜

- Quanto ci vuole ancora?- chiedo, iniziando a rivestirmi. Non so nemmeno io come mi sento, forse non riesco a capire cosa sia successo esattamente, come se avessi rimosso tutti i ricordi successivi al nostro sfiorarsi di mani, vedo tutto così confuso…

- Solo qualche minuto!- risponde dalla cucina. Indosso solo la maglietta e lo raggiungo nell’altra stanza. Lui indosso ha solo i jeans, è a petto nudo e ha un fisico stupendo, del quale non mi ero mai accorta prima di quel pomeriggio. Gli accarezzo la nuca e la bacio, mettendomi in punta di piedi.

Improvvisamente qualcuno suona al citofono.

- Rispondi tu, per favore?- mi chiede con un sorriso.

Annuisco e vado a rispondere.

- Chi è?

- Amore, sono io… Puoi scendere? Ho voglia di vederti subito!

- Alice… Sono Arianna, aspetta, lo chiamo subito!

Torno nuovamente in cucina, mentre Dario versa il caffè in due tazze.

- E’ Alice…- dico semplicemente. Lui resta qualche attimo in silenzio, mi fissa senza alcuna espressione, va nella sua stanza a prendere la maglietta poi, senza tornare in cucina, va a rispondere al citofono:

- Amore, prendo le chiavi della macchina e andiamo a fare un giro, d’accordo? Devo farmi perdonare per ieri sera!

Fisso la caffettiera sul tavolo, impassibile, aspetto che torni a salutarmi, ma non succede. Dieci, venti, trenta secondi. Un minuto, cinque minuti, no, non verrà. Mi dirigo in camera sua, scivolo sotto il piumone del suo letto, iniziando a piangere silenziosamente. E penso che forse era meglio rimanere a casa a studiare.

   
 
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