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Autore: vivereneilibri    24/11/2013    8 recensioni
Due gocce d'acqua, fatta eccezione per i capelli e per gli occhi.
Si poteva dire che uno assomigliasse ad un angelo delle tenebre e l'altro ad un angelo bianco.
Genere: Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Crack Pairing | Personaggi: Altri, Justin Bieber, Nuovo personaggio
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Un'immensa distesa di prato mi circondava, ero un puntino nero sdraiato fra tantissimi fiori. Chiusi gli occhi e respirai profondamente tra i mille profumi che emanavano.

Il cielo era dipinto di azzurro e qualche nuvola sparsa qua e là lo rendeva - dal mio punto di vista – un mondo di fantasia. Mi girai di lato e con un grande sorriso pensieroso, iniziai a giocherellare con i petali di una margherita, stando ben attenta a non staccarli. I miei pensieri avevano come sottofondo il delicato canto di un uccello e il fruscio del vento che faceva ondeggiare dolcemente tutti i fiori del prato.

Mi alzai lentamente ed iniziai a sistemarmi le trecce da cui spuntavano piccoli ciuffi che ricadevano in un boccolo. Il sole era accecante, ma allo stesso tempo gradevole.

Portai una mano sul berretto che portavo sopra il capo e lo abbassai leggermente, giusto per coprire gli occhi dai raggi. Sbattei più volte le palpebre e notai - in lontananza – una figura completamente bianca, proprio sotto un albero. Strizzai gli occhi ed iniziai a correre verso di lei.

Le trecce, che poco tempo prima avevo sistemato, stavano ondeggiando disordinate tra il vento che mi permetteva di sentire meno caldo.

Dopo cinque minuti di corsa, la distanza che ci divideva era davvero pochissima. Inclinai il capo ed iniziai a osservare il ragazzo che avevo proprio davanti gli occhi. Lui rivolgeva la sua attenzione verso le montagne, senza badare alla mia presenza.

Lo sfiorai delicatamente e un brivido mi corse lungo la spina dorsale. Chiusi istintivamente gli occhi.

Non appena li riaprii qualcosa era cambiato, qualcosa che fece accellerare il mio battito di colpo: gli abiti del ragazzo erano cambiati, insieme alla sua pettinatura, era tutto più... terrificante. Impossibile che si fosse cambiato in pochi secondi.

In un batter d'occhio iniziai a sentirmi ancora più debole di quanto non lo fossi già, iniziai a tremare e spalancai gli occhi. Un tuono rimbombò di colpo. Alzai gli occhi e mi accorsi che, non solo il ragazzo era cambiato velocemente, ma anche il cielo: era ricoperto da grandi nuvole nere. Mi guardai intorno in cerca di riparo, ma non trovai nulla. Sentii le goccioline di pioggia cadere sopra il mio berretto sempre più forte, e il ragazzo era ancora lì, completamente immobile, a pochi centimentri di distanza da me.

Improvvisamente un tuono colpì due rami di un albero alla mia sinistra e cominciò a incendiarsi, prolungando il fuoco a poco a poco su tutta la distesa di erba. Iniziai a correre inseguita dalle fiamme che si diramavano bruciando l'erba e i fiori che più mi piacevano. Inciampai e caddi a terra. Cercai più volte di rialzarmi ma c'era qualcosa che me lo impediva, qualcosa come un'incantesimo, e mentre mi sforzavo di tornare in piedi, le fiamme mi circondavano avvicinandosi sempre di più.



Improvvisamente sentii la pressione di una mano che mi scuoteva lentamente, come se volesse svegliarmi senza procurarmi fastidio. Sussultai e alzai la testa dal lettino di Jennifer mentre mi stropicciavo gli occhi. Non appena la mia schiena tornò dritta, scrocchiò e mi morsi il labbro per non mugolare.

«Mi scusi se l'ho svegliata, ma non sembrava stesse sognando qualcosa di bello.» disse qualcuno alla mia sinistra. Mi voltai scoprendo il volto di una giovane infermiera che mi rivolgeva uno sguardo preoccupato. Aveva dei lunghi capelli biondi raccolti in una leggera coda di cavallo che le ricadevamo accuratamente dietro la schiena. Gli occhi erano scuri, quasi neri, e portava un rossetto rosso acceso.

La donna strofinò la sua mano contro la mia schiena. «Sta bene?»

La sua voce mi rassicurava, come se fosse fatta apposta per aiutare le persone. Le sorrisi dolcemente e rivolsi uno sguardo veloce a Jennifer. Dormiva beatamente con i suoi lunghi capelli biondi sparpagliati sul solito cuscino bianco dell'ospedale.

«Umh, si. Ho soltanto fatto un brutto sogno.» rabbrividii pensando ai due ragazzi e alle fiamme che mi stavano raggiungendo, in quel momento ringraziai mentalmente l'infermiera per avermi svegliata.

La donna sfilò degli occhiali dalla tasca del camice da lavoro, e se li appoggiò sul naso. Erano dello stesso colore del rossetto, cosa che lo fece risaltare ancora di più. «Beh, se ti può far sentire meglio, sono soltanto dei sogni.» si aggiustò gli occhiali. «E per la maggior parte delle volte tutto ciò che accade in essi, non può accadere nella realtà.»

Annuii lentamente. «Giusto.»

La donna fece per uscire dalla porta ma si bloccò di colpo, girandosi. Diede un'occhiatina prima a me, e poi a Jennifer. «Sei la sua migliore amica?» mi chiese mentre poggiava le mani sui fianchi.

«Si.» mi alzai dalla sedia sistemandomi buffamente il maglione. Non appena ricordai a chi apparteneva, i miei occhi balzarono sul suo lettino. Dal suo volto sembrava rilassato e i capelli spettinati lo rendevano - ai miei occhi – molto tenero. Le lenzuola erano tirate verso la sua mano, che teneva proprio sotto il mento, e le labbra erano incurvate in un sorriso. Mi sentii avvampare e rivolsi lo sguardo verso l'infermiera, che mi guardava divertita.

«Se vuoi che la tua migliore amica mangi qualcosa di commestibile, ti consiglio di andare a prenderle un cornetto al bar.» la donna mi fece l'occhiolino e uscì definitivamente dalla stanza.

Mi lasciai cadere su una sedia e poggiai le dita sulle tempie, massaggiandole. In quella situazione avrei voluto continuare a leggere il libro sugli angeli, ma non appena poggiai le mani su di esso, mi ricordai di ciò che mi aveva consigliato l'infermiera pochi secondi prima. Scossi il capo e uscii a passo veloce. Il corrodoio era principalmente vuoto, ma dalle stanze si potevano sentire le chiacchiere dei pazienti che parlavano con i famigliari.

Presi l'ascensore e non ebbi il coraggio di girarmi verso le specchio, sapevo già di non essere uno bello spettacolo. Iniziai a giocherellare con un braccialetto mentre aspettavo di arrivare al piano terra, e non appena le porte si aprirono mi precipitai verso l'uscita dell'ospedale.

L'aria fredda del mattino mi fece rabbrividire e portai istintivamente le mani nelle tasche. Il bar più vicino si trovava dall'altra parte della strada, perciò mi toccava attraversare. Fortunatamente le strade erano completamente vuote, forse a causa dell'orario.

Una volta arrivata di fronte al bar mi fermai pochi minuti per osservarlo. Apparentemente poteva sembrare una piccola casa di montagna, ma se si guardavano i minimi particolari si poteva capire con semplicità di cosa trattava. In alto, spostata leggermente verso sinistra, c'era un'insegna con su scritto ''Edward's Bar''. Tutte le lettere si illuminavano di rosso tranne le ultime due, probabimente fulminate.

Mi guardai intorno ed entrai spingendo la porta.

«Buongiorno.» dissi quasi in un sussurro.

Il dentro era decisamente più accogliente rispetto a come appariva al di fuori e si poteva sentire il calore che emanava il camino nell'angolo della stanza. Mi appoggiai con i gomiti sul bancone del bar, aspettando di essere notata da qualcuno.

Da una porta uscì un ragazzo che si posizionò dietro il bancone, sembrava quasi sorpreso di vedermi, come se era improbabile che qualcuno vennisse a quell'ora. Aveva i capelli neri scompigliati verso sinistra, grandi occhi verdi e una spruzzatina di lentiggini.

Mi rivolse un sorriso. «Allora?»

«Umh, sì, due cornetti e un caffè.»

Il ragazzo si voltò per preparare il caffè. «Alla tua destra ci sono i cornetti, puoi prenderli.»

Annuii e allungai la mano per prenderne due, uno con la cioccolata e l'altro con la crema. Presi una bustina e ce li infilai dentro, appoggiandoli sopra il bancone.

«Come ti chiami?» mi chiese mentre mi porgeva la tazzina con il caffè. La presi stando bene attenta a non farla cadere e ne bevvi un sorso.

«Kayla.» gli sorrisi. «E tu?»

Il ragazzo si passò una mano fra i capelli dandomi una vista perfetta dei suoi occhi. «Daniel.» rispose mentre le sue guance si tingevano leggermente di rosso. «Cosa ci fa una ragazza come te in giro alle 6 e mezza del mattino?»

«Vengo dall'ospedale.» risposi posando la tazzina ormai vuota sul bancone.

Il ragazzo annuì come se si fosse pentito di aver formulato quella domanda. «Sono € 3.50 »

Presi i cornetti, frugai nelle tasche e tirai fuori le monete.

Daniel si morse il labbro e mi diede lo scontrino. «Grazie mille.»

Diedi un'occhiatina fuori dalla finestra e notai che il vento si era alzato di più. Tirai fuori un cappello e lo misi mentre sentivo il peso del suo sguardo. Abbottonai il ciubbotto e annuii soddisfatta. «Devo andare, ciao Daniel.»

«Ci si vede in giro.» disse il ragazzo.

Mi diressi verso la porta, ma prima di uscire definitivamente, mi voltai verso quel ragazzo, Daniel, e le parole uscirono da sé. «Preferisco chiedertelo. Devo tirare o spingere? Mi sbaglio sempre, ovunque.» dissi mentre mi sentivo avvampare.

Dalla bocca del ragazzo fuoriuscì una piccola risata. «Devi tirare, bella.»

Sobbalzai e salutandolo con la mano, uscii dal bar.


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Dalla schiena del ragazzo spuntavano le grandi ali nere degli angeli delle tenembre, le sue invece, erano bianche e portava apposta un giacca bucata sulle schiena per lasciarle fuoriuscire.

Lui le sorrise ancora una volta mentre le posava la mano sotto il mento. - Guardami – sospirò - C'è qualcosa, ma non vuoi dirmelo, me lo sento. -

Eileen rivolse un secondo sguardo verso la ragazza che le era stata affidata. Ray stava continuando dipingere, ignara della loro presenza. Avrebbe voluto parlarle, come si parla tra amiche, ma tutto ciò non era realmente possibile. Ray non poteva vederla e lei doveva rimanere all'oscuro, doveva agire di nascosto per aiutarla, tutto qui.

Tornò nuovamente a guardare l'angelo delle tenembre, quell'angelo che amava più di se stessa e che evidentemente stava aspettando una sua risposta.

- No, ti sbagli. Non ho nulla. - gli rispose senza riuscire a trattenere lo sguardo fisso nei suoi occhi. Luke la stava ancora guardando con uno dei suoi sguardi provocatori. Forse non le credeva? Probabile.

- Non ti credo. - le disse il ragazzo spostandosi leggermente i capelli verso destra.

Eileen scosse il capo. Non poteva dirgli nulla di tutto ciò che provava, doveva tenerlo per sé, ma in questo caso per sempre.

Il braccialetto che contornava il polso del ragazzo di illuminò e a poco a poco divenne nero, segno che toccava a lui.

- Luke. - lo richiamò. - É il tuo turno.- disse indicando il suo bracciale.

Il ragazzo seguì l'indice della ragazza e annuì deciso. Chiuse gli occhi portando in avanti il braccio sinistro. Pronunciò alcune parole e sul palmo iniziò a formarsi una nube grigia che tendeva a diventare nera.

Luke sorrise divertito e fra la nuvola iniziarono a formarsi dei lampi. Con un gesto veloce la lanciò verso Ray che tutto d'un tratto scoppiò a piangere. Questo era il compito di quell'oggetto, ovvero far raffiorare nella mente della ragazza un ricordo brutto, che la spingeva a piangere.

- Quando fai quella cosa – disse muovendo le mani come pochi secondi prima aveva fatto lui. - Potresti evitare di sorridere? -

Si, amava Luke ma i modi di fare degli angeli delle tenembre non le faceva impazzire.

Il ragazzo scoppiò a ridere. - Fa parte dell'incantesimo. - spiegò con convinzione. - Niente sorriso, niente lampi. -

Eileen roteo gli occhi e si alzò velocemente mentre si sistemava la gonna. - Ora scusami, ma tocca a me. -

A quel punto sbattè le sue ali bianche e volò lentamente verso Ray che piangeva bagnando il dipinto che pochi minuti prima stava completando. Eileen le si accostò verso di lei e le diede un abbraccio.

Lo stato d'animo della ragazza cambio velocemente e iniziò ad asciugarsi le lacrime con un fazzolettino mentre Eileen tornava a sedersi sulla sedia accanto a Luke. Ray sorrise buttando il fazzolettino e riprese tranquillamente a disegnare.



Chiusi il libro e mi girai verso destra per guardare l'orologio che segnava precisamente le 9:03. Jennifer stava ancora dormendo, mentre Justin non era nel suo letto, e neanche nella stanza.

Sospirai e mentre riposavo i libro, sentii il cellulare che stava vibrando. Lo estrassi dalla tasca e risposi.


«Pronto? Mamma?»

«Come è andata questa notte? Hai dormito? E Jennifer?»

«Si si, abbiamo dormito entrambe.»

«Perfetto, verso che ora torni?»

«Non lo so con precisione, ti faccio sapere.»

«Okay, ciao tesoro.»

«Ciao mamma.»


Riattaccai e infilai il telefono nella tasca. Proprio in quel momento la porta della stanza si spalancò rivelando Justin, con le stampelle. Dalla sua espressione facciale si poteva capire che fosse sorpreso di vedermi.

«Oh, ciao Kayla.» disse mentre si posava lentamente sul letto. Mi avvicinai verso di lui, insicura. «Ciao, come stai?»

Justin sorrise. «Calcolando che stavo passeggiando con mio fratello per il corridoio e lui mi ha lasciando praticamente da solo mentre rimorchiava, si, alla grande.» si passò una mano fra i capelli mentre le sue guance si coloravano lentamente di rosso. «Per fortuna portavo con me le stampelle.»

«E adesso dov'è?» iniziai ad innervosirmi. Jason non era per niente gentile con suo fratello, per quanto avevo sentito e visto io.

«Con un infermiera, a rimorchiare.» fece roteare gli occhi e poco dopo si posarono sulla maglia che indossavo. Ricordai improvvisamente che era stato lui a prestarmela quella notte ed avvampai. Lui si inumidì le labbra e rivolse nuovamente lo sguardo verso i miei occhi.

«Oh, scusami, ho scordato di ridartela.» dissi indicando la maglia.

Era la verità, mi sentivo così comoda da pensare che fosse mia e me ne ero completamente dimenticata. Quella notte avevo dormito pochissimo, ma malgrado la posizione scomoda, non mi ero lamentata di nessun dolore.

Justin scosse il capo mentre mi rivolgeva un tenero sorriso. «Non c'è problema, puoi tenerla.» disse mentre si aggiustava gli occhiali sul naso. «T-ti sta bene.»

Sobbalzai. «Grazie, veramente.»

Dopo la mia risposta aprì lentamente la bocca, ma non riuscì a pronunciare nessuna parola poiché dalla porta della stanza entrò Jason. Il ragazzo era vestito completamente di nero e se ne stava con un gomito poggiato sulla porta. Dopo svariati secondi riuscii a capire che il soggetto che stava fissando ero io. Tutto ciò che uscì dalla mia bocca fu un misero 'ciao', detto quasi in un sussurro.

«Wow, che felicità.» disse Jason mentre si avvicinava sicuro verso di noi.

Mi alzai di colpo sorridendo ad entrambi ed mi sedetti sul letto di Jennifer che nel frattempo si era svegliata. Le portai i capelli dietro le orecchie mentre si stiracchiava lentamente.

«Buongiorno.» le sussurrai dolcemente. Lei mi sorrise di rimando e si sistemò il cuscino che probabilmente le dava fastidio.

«Jennifer, devo andare.» mi alzai e allungai la mano verso una sedia per prendere il mio libro. «Tornerò a trovarti domani dopo la scuola se riesco a finire in tempo tutti i compiti, okay?»

Lei annuì alzando il pollice. «Okay, ci vediamo. Ti voglio bene.»

Era chiaro che non fosse del tutto sveglia, ma sapevo che ciò che aveva detto era realmente vero.

«Ti voglio bene anche io.»

La salutai scuotendo la mano e mi voltai verso Justin e Jason. «Ciao Justin.» gli sorrisi. «Ciao Jason.»

Uscii velocemente dalla stanza mentre sentivo i due che mi rispondevano quasi urlando.

Mi sistemai le trecce e presi l'ascensore. Il telefono vibrò di colpo.


Da: Jennifer

Piccola domandina veloce: Cosa ne pensi dei gemelli Bieber? Xoxo.


Cosa ne pensavo? Oh, era semplice: uno era l'opposto dell'altro, ed evidentemente la cosa non piaceva a nessuno dei due.



Okay, inanzitutto mi scuso per l'enorme ritardo di un mese, circa.

Il problema è che dopo la scuola vado sempre da mia

nonna per aiutarla visto che si è operata da poco, e la sera

torno verso le 18:30 tipo. In poche ore devo studiare

e finire tutti i compiti del giorno dopo e chiaramente non ho

molto tempo da dedicare alla fanfiction e al computer.

Scusatemi cwc.

Anyway...

Ecco il terzo capitolo e devo dire che non mi piace per niente.

È corto, noioso e non ho neanche avuto il tempo di rileggerlo. Spero almeno

che a voi piaccia, anche se ne dubito.

Se volete, lasciatemi qualche recensione ;) mi farebbe molto piacere!

Un abbraccio, Giulia.


P.s: Grazie a tutte le persone che hanno recensito o messo nelle seguite/preferite/ricordate la mia storia. <3

  
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