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Autore: Harlequeen    24/11/2013    1 recensioni
Un liceo, il basket, l'amore.
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"-Chi è?
Le chiese. Karin sbarrò gli occhi e poi li alzò verso il cielo.
-Ti prego perdonala, non sa quello che dice.
Poi si voltò nuovamente verso Mizuki e le spiegò con foga:
-Quello è Sendoh! Sendoh Akira! E’ al secondo anno e gioca nella squadra di basket del nostro liceo. Pronto?! Non dirmi che non l’hai mai sentito nominare, è famosissimo!
Mizuki si mise il dito indice sul mento, pensierosa. Poi disse:
-Veramente… no. Mai sentito."
Genere: Romantico, Sentimentale, Sportivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akira Sendoh, Hiroaki Koshino, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Era iniziato il torneo per le qualificazioni ai nazionali di basket e lo stesso giorno della partita Kaynan vs. Shohoku si sarebbe svolta pure l’altra gara molto importante: Ryonan vs.Takezato.
Mizuki era agitatissima e non vedeva l’ora di vedere il suo ragazzo scendere in campo. Ogni volta le faceva provare grandi emozioni ed era sicura che soprattutto in queste gare avrebbe dato il massimo. Sapeva che si divertiva moltissimo a giocare ed era molto felice per lui.
Quel giorno la palestra era completamente satura di spettatori, seduti sugli spalti non c’erano solamente gli studenti delle due scuole che si sarebbero affrontate sul parquet, ma anche diversi giornalisti pronti a stupirsi ed emozionarsi per quello sport meraviglioso, ma soprattutto per quei giocatori eccezionali.
Prima dell’inizio della gara Mizuki non si era incontrata con Akira, ne era andata a salutarlo in palestra perché non voleva disturbarlo o deconcentrarlo. Non era stata una sua richiesta specifica, ma semplicemente aveva deciso lei di non distrarlo ulteriormente con la sua presenza, sapeva che aveva bisogno di concentrazione prima di una partita e quelle che stavano disputando adesso erano più importanti rispetto quelle del campionato regolare.
Ciò che vide durante la gara fu fantastico. Akira era davvero la stella del Ryonan, ma non solo perché faceva moltissimi canestri, era un ottimo giocatore in qualsiasi ruolo. Faceva degli assist perfetti e ad un certo punto, verso la metà del primo tempo, ne fece uno a Koshino che segnò a canestro in pochi secondi e portò il risultato a 31-8.  
Poi Sendoh riprese subito in mano la palla ed incoraggiò la squadra, come suo solito.
-Allora, andiamo?
Gli spalti si infervorarono e tutti gli spettatori cominciarono a tifare per la squadra favorita:
-Ryonan! Ryonan! RYONAN!
Ovviamente anche Mizuki e Karin si unirono al coro, ridendo e battendo le mani.
A metà del secondo tempo il risultato era di 100 a 54 e giocatori come Sendoh e Uozumi erano stati messi in panchina. Ormai la partita era vinta perciò l’allenatore aveva deciso di non far affaticare troppo i suoi migliori giocatori nel secondo tempo. Aveva deciso che li avrebbe messi in campo solo alla fine preferendo far giocare anche gli altri che comunque erano molto bravi. Pure Koshino Jr., infatti, ebbe la sua occasione di entrare in partita e fare canestro.
Quell’incontro, però, serviva anche e soprattutto per dar spettacolo alla scuola, perciò quando il tempo rimasto era arrivato a circa 50 secondi alla fine, l’allenatore del Ryonan fece la sua mossa e rimise in campo sia il capitano che la stella del liceo, urlando a squarciagola:
-Avanti!! Andate a dargli il colpo di grazia!!
Ed un ulteriore boato scoppiò nella palestra.
-Vaaaaiiiii Akiraaaaa!
Urlò Mizuki, anche lei presa dalla foga. Era contenta che il suo ragazzo potesse ancora divertirsi e dare spettacolo. Dopo l’ultimo canestro il basketman lanciò un bacio verso gli spalti e la ragazza lo salutò con la mano.
Quando l’incontro finì gli applausi per i giocatori durarono qualche minuto, se li erano proprio meritati concludendo la partita con un risultato in tripla cifra.
Sendoh ovviamente si era risparmiato, non mostrando ancora quello di cui era capace al massimo del suo potenziale, ma si era comunque divertito un sacco. Poi le due squadre si salutarono e i giocatori si diressero nei rispettivi spogliatoi.
Le due ragazze aspettarono che la marea umana uscisse dalla palestra per potersi dirigere verso le porte d’uscita con calma e tranquillità perché comunque avrebbero dovuto aspettare i relativi fidanzati e amici.
Quando poi la squadra finalmente le raggiunse, Akira si diresse subito da Mizuki e la prese in braccio sollevandola in aria. Lei, mentre il basketman ancora la reggeva, si abbassò sul suo viso e gli diede un bacio. Poi gli sorrise e gli disse:
-Ti sei trattenuto oggi in partita, eh?
Lui per tutta risposta le fece l’occhiolino e poi la rimise a terra. Lei continuò:
-Sono comunque felice che tu ti sia divertito a giocare.
-Tantissimo.
Le rispose lui, sorridendole a sua volta.
Poi si sentirono chiamare da Hiroaki, che ormai era uscito dalla palestra e stava dando la mano a Karin:
-Ehi, Akira! Che fate voi? Venite a vedere il Kainan giocare contro lo Shohoku?!?
Il ragazzo si voltò verso Mizuki e le chiese:
-Che dici, ti va?
-So che tu ci tieni molto ad andare a vederli, no? Allora andiamo! E poi gioca la scimmietta, come potrei perdermela?
Nel sentire quelle parole il volto di Sendoh assunse un’espressione un po’ cupa e la ragazza se ne accorse immediatamente, quindi gli spiegò:
-Intendevo Sakuragi! Non Nobunaga. Oh adoro quando sei geloso, tenerone!
E per tutta risposta Sendoh la guardò male, ovviamente per finta e lei scherzosamente gli fece una linguaccia.
 
Arrivati al palazzetto rimasero tutti piacevolmente sorpresi del risultato.
-45 a 47?
Disse Sendoh.
-Akagi non c’è..?!
Si stupì invece Uozumi.
Poi, senza staccare gli occhi dal parquet, assistettero ad un’azione grandiosa: mancavano 20 secondi alla fine del primo tempo ed una matricola dello Shohoku, Kaede Rukawa, stava riuscendo a tener testa da solo a tutta la squadra avversaria; con un’azione fenomenale era riuscito a passare oltre Maki, il capitano del Kainan, e segnare un canestro spettacolare.
Tutto il palazzetto urlava il suo nome e Mizuki vide per la prima volta un’espressione stupita sul viso di Sendoh. Mai una volta il suo ragazzo era stato cosi stupefatto dalla giocata di una semplice matricola del primo anno, per di più di una squadra che fino a qualche tempo prima nessuno prendeva in seria considerazione.
-Che…!?
Disse lui, senza riuscire a finire la frase.
Poi il primo tempo terminò e la squadra del Ryonan riuscì a sedersi sulla gradinate, potendo finalmente distrarsi un attimo dal campo di gioco. Si stava prospettando una partita davvero interessante.
Mizuki si sedette vicino ad Akira, che le aveva tenuto un posto accanto a sé, ma per tutto il restante tempo della partita si rivolse solo a Karin, perché i giocatori del Ryonan erano troppo intenti ad osservare le mosse dei loro avversari. Sendoh era seduto con le mani giunte su cui aveva appoggiato il mento mentre i gomiti erano posati sulle ginocchia, molto concentrato ed interessato, ma anche i suoi compagni e l’allenatore non erano da meno.
Ad un certo punto il mister disse:
-Hanno fatto andare Maki su di giri, se non prendono provvedimenti in fretta sarà troppo tardi.
-Non è possibile marcarlo uno contro uno, e se la difesa non chiude in mezzo, sfonderanno centralmente!
Rispose Uozumi, ma poi intervenne Sendoh:
-Sembra che abbiano dato delle indicazioni dalla panchina…
E così fu perché lo Shohoku cambiò immediatamente modo di giocare, raddoppiando la marcatura verso Maki e stupendo così tutti gli altri.
Anche Mizuki era interessata a quei discorsi perché in quel modo poteva imparare ancor più cose sul basket. Ormai era diventata abbastanza esperta, ma mai come un giocatore o addirittura come un allenatore.
Poi venne fischiato un time-out per lo Shohoku e fu nuovamente l’allenatore del Ryonan a parlare ai suoi ragazzi:
-Anzai è stato obbligato a prendere un minuto di sospensione. Ma per lo Shohoku questo è palesemente un ritmo di gioco troppo elevato, non hanno più forze.
-Non direi… ne è rimasto ancora uno che ha energie da vendere…
Disse Sendoh. Mizuki si girò verso di lui e lo guardò con aria interrogativa, allora il basketman gli fece un cenno verso la panchina della squadra protagonista dei loro commenti. Un unico giocatore era seduto scomposto e sorseggiava una bibita senza avere il fiatone come gli altri: Sakuragi.
La ragazza allora si rigirò verso Akira e gli sorrise, aveva capito a chi si stava riferendo e lui ricambiò, poi si concentrò nuovamente sul campo.
Quando il time-out finì e la gara ricominciò, Sakuragi aveva già iniziato a dare in escandescenze, nessuno ormai poteva fermarlo. Sembrava una macchina da guerra.
Poi Uozumi parlò:
-Però, avete visto come si muove Sakuragi…!! Era quello che dicevi tu, Sendoh?
-Già. Nonostante siano trascorsi tre quarti della gara, i suoi movimenti sono come quelli di inizio partita. È la sua resistenza illimitata a costituire una minaccia.
Ed in effetti Sakuragi era un vero carro armato. Il palazzetto ora aveva cominciato a gridare il suo nome. Un passo avanti davvero eccezionale per quel ragazzo che aveva iniziato a giocare a basket solo da pochi mesi.
Anche Karin e Mizuki osservavano la partita con molto interesse, nessuno riusciva più a staccare gli occhi dal campo. Una ragazza dello Shohoku si era addirittura messa a piangere. Una partita così intensa da parte di quella squadra non si era mia vista, la loro determinazione e forza a voler vincere metteva i brividi.
Poi tutto finì, con un punteggio di 88 a 90. Aveva vinto il Kainan per soli due punti.
Era triste vedere Sakuragi piangere, ma gli spettatori provavano solo un decimo delle emozioni che aveva provato lui in campo fino a quel momento. Anche Mizuki era triste perché aveva tifato per loro, aveva sperato in una vittoria di quel ragazzo dalla testa rossa e dei suoi compagni, ma purtroppo ci erano solo arrivati vicino senza riuscire ad afferrarla.
Poi la ragazza si sentì prendere una mano e si volse verso Sendoh. La stava osservando con uno sguardo dolce e Mizuki gli fece un piccolo sorriso. Nessuno in quel momento aveva voglia di parlare tranne i giocatori e i tifosi del Kainan che continuavano ad urlare e festeggiare.
Poi lei guardò un’ultima volta verso il campo ed incrociò lo sguardo di un particolare ragazzo, Kyota Nobunaga. Lui sorrise mentre lei, facendo finta di non averlo visto, si girò verso Akira e gli diede un bacio sulla guancia.
-Andiamo?
Gli chiese.
-Certo.
Rispose lui.
Poi salutarono i compagni di squadra e si avviarono verso le porte d’uscita del palazzetto.
Una volta fuori Mizuki chiese all’improvviso:
-Cosa ti va di fare? Ho ancora un po’ di tempo prima di dover tornare a casa.
E Sendoh le rispose, dopo averci pensato un attimo:
-Ti va di fare una passeggiata? Vorrei portarti in un posto…
-Ok, andiamo!
E così si incamminarono per il quartiere, tenendosi per mano.
Chiacchierarono di molte cose, ma un argomento che non toccarono mai fu quello della partita appena terminata. Mizuki non sapeva cosa dire e probabilmente Akira non voleva parlarne, preferiva ripassare mentalmente quello che aveva visto o magari farlo con i compagni di squadra e il mister.
Dopo qualche tempo arrivarono in un piccolo parco recintato e il ragazzo vi entrò, sempre tenendo per mano Mizuki che cercava di stargli al passo visto che l’altro aveva leggermente accelerato ed inoltre aveva le gambe ben più lunghe delle sue.
Si fermarono dopo qualche istante, ai margini di un campetto da basket vuoto con un canestro non proprio nelle condizioni migliori, si vedeva che era stato usato moltissimo, quasi consumato.
-Come mai siamo qui? Che posto è?
Gli chiese lei, molto interessata e con un’espressione interrogativa sul viso.
-Qui è dove ho iniziato ad allenarmi da piccolo e dove ogni tanto mi alleno ancora.
-Davvero? Che bella cosa. Quindi è qui che hai imparato a giocare a basket!
Nel frattempo lui aveva preso dalla sua sacca un pallone e aveva cominciato a paleggiare. Il pavimento non era più perfettamente liscio come un tempo, ormai era attraversato da alcune crepe, ma nessuno se ne preoccupava, era una cosa che non pesava. L’unica cosa importante era giocare a basket, ovunque ed in qualsiasi modo.
Poi Akira tirò la palla a canestro, totalizzando ben tre punti. Mizuki sorrise e poi raccolse la palla. Si concentrò, prese bene la mira e tirò.
Il pallone rimbalzò sul cerchio di metallo, ma poi cadde fuori.
-Aaaahh, fortuna che non faccio parte di nessuna squadra, ahah!
Disse rivolta a lui con una smorfia. Per tutta risposta Sendoh si mise a ridere e le si avvicinò. Raccolse il pallone e si mise dietro di lei, le mise la palla tra le mani tenute tra le sue e le fece fare i giusti movimenti; poi tirarono insieme e la palla stavolta finì dentro il canestro.
-Siiii!
Mizuki si mise ad esultare per finta, come se grazie a quel canestro avesse vinto la partita, così fece ridere Akira che nel frattempo scuoteva la testa. Poi lo abbracciò ed alzò la testa per guardarlo in viso, era molto più alto di lei che in confronto sembrava una ragazzina.
Anche lui le sorrise e l’abbracciò a sua volta.
-Sai, in questo momento sono proprio felice.
-Anche io.
Rispose lui a sua volta.
Poi si strinsero nell’abbraccio ancor di più. Dopo qualche istante lei si staccò e, sempre guardandolo dritto negli occhi, gli chiese:
-Cos’è che ti impensierisce?
Lui le sorrise e scosse la testa.
-Come hai fatto a capirlo?
-Credo ti conoscerti abbastanza bene ora…
Poi lui si voltò e andò a sedersi su una panchina proprio di fronte al campetto da basket, sotto un bellissimo e grandissimo albero.
Lei lo seguì e gli si sedette accanto, in silenzio, aspettando che fosse lui a ricominciare a parlare. Se aveva voglia di confidarsi con lei l’avrebbe fatto, non voleva sforzarlo e fargli fare cose che invece magari preferiva non fare.
-Stavo pensando alla nostra prossima partita. Contro il Kainan. Non sono preoccupato, anzi, non vedo l’ora di giocare contro di loro, però… Però… Boh.
E poi rimase in silenzio. Mizuki per tutta risposta, preferendo non usare le parole in una situazione del genere, gli prese una mano e glie la strinse.
Lui allora, dopo quel gesto, si girò verso di lei e vide che gli stava sorridendo calorosamente. Era uno di quei sorrisi sinceri ed allegri, quei sorrisi che non potevano significare altro se non “andrà tutto bene”. E, infatti, fu proprio quello che lei gli disse:
-Andrà tutto bene.
Lui le sorrise rincuorato e le mise un braccio intorno alle spalle abbracciandola e ringraziandola per il suo sostegno. Lei aveva davvero capito quello che provava per il basket e quello che a lui più piaceva era che Mizuki fosse felice per quello che lui sentiva e viveva giocando. In quel momento Sendoh fremeva in attesa della partita contro il Kainan, il suo cuore scalpitava. Ma non solo per il basket. Anche per quella ragazza che ora era seduta lì accanto a lui. Era davvero felice.
Rimasero su quella panchina ancora per qualche tempo, finché la ragazza non dovette tornare a casa, di corsa.
  
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