E
mi attacco alle stelle
Che
altrimenti si cade
E
poi abbasso il volume di questo silenzio
Che
fa stare bene
E
mi sa che sei quella che fa luce pian piano
Chissà
come ci vedi, chissà come ridi
Di
quello che siamo
«Ci
credi ai sogni, principessa?»
Tsunade
lo guardò attenta da una fessura di stoffa, assottigliando appena gli occhi
color miele, resi ancor più stanchi dalle occhiaie che le scavavano il viso
giovane.
«I
sogni solo per i bambini, Jiraya».
Commentò
infine, sprezzante, e l’aria calda espirata dalle labbra rosse gli solleticò il
naso, ancora incredibilmente vicino al volto di Tsunade; era strano che lei gli
concedesse la sua presenza anche dopo il sesso.
Forse si sente più sola del solito
stanotte, ragionò silenzioso, mentre con lo sguardo percorreva
il viso adombrato nascosto sotto le lenzuola del suo futon, da cui usciva
qualche ciocca color grano.
«Allora
dovremmo tornare bambini».
Tsunade
sospirò e il ginocchio tiepido di lei toccò la sua gamba, scottandolo con quel
semplice movimento obbligato per rannicchiarsi su se stessa.
«Siamo
ormai jounin, Jiraya, non genin stupidi e infantili
che credono di poter salvare il mondo!»
Quel
mezzo-grido isterico non era riuscito ad ingannarlo. Aveva sentito la disperazione, in quella voce.
Ancora
una volta, capì che erano cresciuti troppo in fretta, senza riuscire ad
affezionarsi davvero ad un sogno,
andato perduto chissà dove nella realtà (crudele)
della vita, lasciandoli senza substrato, deboli, ad ancorarsi al nulla.
La
bocca di Jiraya si tese in un sorriso, un po’ amaro un po’ spavaldo.
«Se
non noi, chi lo salverà questo schifo?» ritorse quasi ridendo, aspro e rauco.
«Certo che però da solo non combinerei nulla. Vuoi aiutarmi e diventare la mia
amante supereroina, principessa?»
Tsunade
storse la bella bocca piena, e si girò su se stessa, dandogli le spalle.
«Tu
sei pazzo!»
La
mano di Jiraya andò a sfiorare la spalla di lei, facendola sussultare,
vistosamente sorpresa.
«E
tu sei così fredda…»
Sterile.
«Jiraya…»
Un
suono tra il singhiozzo e la minaccia sfuggì dalle labbra di Tsunade quando le
baciò la scapola destra, rimasta esposta ai suoi occhi per via della forza di
gravità che aveva portato i lunghi capelli biondi verso il basso, riversandoli
come un’onda sulla stoffa bianca di cotone.
Jiraya
ignorò sia la supplica che la minaccia, e risalì audace con le labbra sino al
collo di lei, portando le ciocche chiare dietro l’orecchio destro.
«Questa
notte per me ha la consistenza di un sogno…»
«Perché
mi dici così?»
Jiraya
sorrise contro la sua pelle, vagamente dispiaciuto di farle male.
«Perché
so che non accadrà mai più di sentirti così vicina a me, principessa».
La
testa di lei si mosse e – torcendo il collo e abbassando un po’ la spalla, come
per sdraiasi supina – gli occhi di Tsunade tornarono a guardarlo fisso,
offuscati e misteriosi. Erano talmente vicini, in quel momento, che Jiraya
poteva osservare le piccole rughe della fronte corrugata e i punti neri sul
piccolo naso, vicino alla sua bocca.
«Come
lo hai scoperto?»
Jiraya
le accarezzò distrattamente un sopracciglio chiaro con il pollice.
«Della
tua partenza? Ho usato la mia influenza su Shizune…»
sentendola irrigidirsi, aggiunse: «Ho usato la retorica, tranquilla».
Il
petto di lei si gonfiò in un sospiro silenzioso.
«E… non mi dici nulla?» domandò incerta.
Jiraya
sorrise.
«Che
dovrei dirti? Non andare? Sarebbe inutile, sei testarda come un mulo!»
«Non
sono l’unica qui, mi pare» lo riprese lei, stizzita, cadendo finalmente supina
sul materasso, lasciandosi inerme contro il suo braccio. «Non sei arrabbiato?»
Sapeva
cosa stesse pensando, quella stupida. Si sentiva in colpa perché lo aveva usato
in quei due mesi per dimenticare Dan, per lasciarlo solo in quel villaggio che
nessuno dei due era convinto, in quel momento, di amare sinceramente, troppo
addolorati dall’ennesima perdita: quella del loro compagno di squadra,
Orochimaru.
Piccola, fragile principessa, dov’è
finita la tua forza?
«Non
sono arrabbiato».
«Davvero?»
Un
sussurro fragile come il cristallo, ma la sorpresa era vibrante e rischiava di
rompere quell’equilibrio precario.
«Sì;
non fraintendermi, non voglio che tu vada via, ma… va
bene anche così. A me bastano i miei sogni».
Le
sopracciglia di Tsunade si crucciarono, mostrando perplessità.
«Non
sapevo avessi sogni, Jiraya. Non più».
Le
sorrise. «Diciamo che ho cambiato filosofia di vita. Altrimenti sarebbe tutto
troppo vuoto e privo di senso, non credi anche tu?»
Lei
non gli rispose, ma chiuse gli occhi e cominciò ad respirare un po’ più
celermente, come se le mancasse il fiato.
Jiraya
le baciò il naso, e per una manciata di secondi non avvertì più il fiato – che
sapeva di sakè – contro le narici.
«Sei
un bambino dai capelli bianchi».
Pur
essendo ferma, quella era la voce di un fantasma sull’orlo del limbo.
E Jiraya
si era ripromesso di prenderle la mano e mostrarle la via del ritorno
dall’aldilà prima che diventasse del tutto incorporea (e irraggiungibile).
Quando
il respiro tornò regolare e calmo (quando
lei fu riuscita ad incanalare tutto il dolore, estraniando temporaneamente i
ricordi e concentrarsi sul presente), Tsunade lo interrogò, ironica. «E a
che sogni ti aggrappi, grande eroe?»
Stavolta
fu Jiraya a rimanere senza fiato, preso in contropiede.
Si
allontanò leggermente da lei e si buttò sul futon a pancia in su, fissando
apatico il soffitto bianco del suo appartamento in affitto.
Seguì
i movimenti di lei con i sensi: il fruscio delle lenzuola e la lieve pressione
sul materasso accanto a lui, dove probabilmente Tsunade aveva puntellato il
gomito destro, appoggiando sul palmo il viso concentrato solo su di lui, e lui
soltanto.
Per
una volta, non doveva condividerla con nessun altro, né con Dan né con
Orochimaru né le vittime che non era riuscita a salvare.
Solo lui.
«…sei certa di volerlo sapere, principessa?»
Sei certa di avere la certezza che ti
amo e che sogno di non fallire con te?
Tsunade
gli si sedette a cavalcioni e gli prese il viso tra le mani forti – da cui
aveva avuto pugni, schiaffi e qualche graffio occasionale – e portò la sua
bocca disperatamente contro le labbra tumide, cancellando ogni possibile
risposta.
A
Jiraya venne da ridere, ma la sua bocca era troppo occupata a rispondere con la
stessa intensità all’assalto di Tsunade, e poi in quel momento non era il caso
di interrompere quel piacevole silenzio, carico di parole non dette, ma di un
attaccamento che – anche se non se lo potevano permettere – esisteva tra loro.
Ma
che Tsunade non accettava.
E
mi attacco alle stelle, tiro un po’ a indovinare
Mi
predico un presente in cui non c’è niente
Se
non respirare
E
se proprio sei quella, fatti almeno guardare
Non
sai quanto ci manchi, non tornano i conti
A
doverti guardare
E
mi attacco alla luce di questa notte
E
salto, e salto, ma rimango lì
La porta dei sogni, Luciano Ligabue
*^*^*
Ammetto
con tranquillità che non mi aspettavo questo risultato! Ò.ò
Non
che la fanfic non mi piacesse, anzi, nata per puro svago in un’oretta
ascoltando questa canzone… e buttata giù, di getto,
appena una rilettura, ancora nelle orecchie le dolci note malinconiche di
questa che è una delle canzoni di Liga che più mi piace, anche se molto lenta,
perfino una specie di ninna nanna… è stato un caso
che io, guardando per vedere se ci fossero i risultati del concorso NaruSaku abbia voluto sbirciare il concorso MADE IN ITALY e
– vedendo che la fic combaciava con i criteri – ho
voluto mandarla senza nessuna pretesa al concorso. E cosa vedo? Addirittura Terza. (intendiamoci: dopo aver letto la
fic di Hipatya, sapevo già
che non avevo chance contro di lei. E leggetela, quella fic,
perché è davvero qualcosa di… uhm, non so nemmeno
come descriverla! Sa di sogno, ma è amara. Qualcosa che di sicuro vale la pena
di leggere, nonostante l’accenno HinaNaru! Ma se è HinaNaru, si può leggere! XD)
Alte
note? Nulla, solo spero che vi sia piaciuta almeno un po’. Jiraya e Tsunade
sono così poco presenti nel fandom… e un po’ ne
soffro, è vero. Certo soffro di più l’astinenza da NaruSaku
XD, ma questi due mi sono sempre piaciuti, e senza rendermene conto questa che
doveva essere una drabble è divenuta one-shot, come se le parole si scrivessero
da sole…
Ringrazio
dal più profondo del cuore la celerissima Vale,
promotrice del concorso, sia per l’originalità e la libertà con cui era
impostato, sia per i suoi “super-poteri” da giudice very speedy XD, sia, soprattutto, per il
podio a me assegnato.
È
il secondo concorso a cui arrivo terza, ed è il primo concorso sul Forum di
EFP. Ne sono davvero onorata. *inchino*
In
ultimo, ma non ultimo, mi congratulo ugualmente con tutte le partecipanti e in
particolare con coloro che io, dal gradino più basso del podio, saluto con un
sorriso: la cara Hipatya – o Tya, ormai, per me XD Hai visto che avevo azzeccato
qualcosa? Anche se io avevo previsto un possibilissimo primo posto… - e ladykiki, la
vincitrice.
Leggerò
sicuramente le storie, statene certe! ^^
E… a
voi, che vi siete addentrati qui… grazie per aver
letto questa shot. Se vorrete – e ve lo consiglio –
fatelo con la canzone di sottofondo, credo amplifichi l’emozione nella fanfic
che ho cercato di trasmettere. Sperando, un poco, di esservi riuscita! ;)
Ah,
naturalmente, sarei felice (mooolto a dire il vero
XD) di avere la vostra opinione a proposito… orsù,
una recensione non fa assolutamente male, anzi, stimola! Per cui cliccate qui
in basso e mi scrivete qualcosina? ;)
Bye,
Kaho
P.S.
– E con questo, aspetto i risultati di un concorso in meno…
yay! *_*