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Autore: Francine    24/11/2013    5 recensioni
Frammenti di vita quotidiana, sparsi nello spazio e nel tempo, all'ombra del Grande Tempio di Athena.
(Personaggi serie classica e Lost Canvas)
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Caleidoscopio'
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#9 - Tele-Romanza

Prompt: Telefonata
Titolo: Tele-Romanza
Autore: Francine
Fandom: Saint Seiya – Serie Classica
Personaggi: Miho – Erii – Pegasus Seiya
Genere: Commedia
Rating: Verde
Avvertimenti:  Sono una carogna, io…
Lunghezza: (conteggio parole e numero pagine) 2220/4
Eventuali note dell’autore (o alla fine se contengono spoiler):  Partecipa alla Challenge Slice of Life 
 


 
 A man falls in love through his eyes, a woman through her ears.
Woodrow Wyatt



Le ragazze sono fiori in boccio che ondeggiano sul ciglio dell’eternità. 

L’ha scritto lei, ieri sera, di suo pugno, con una penna verde sulle pagine del suo diario dalla copertina rossa. Non quello con il lucchetto che le ha regalato padre Ranmaru a Natale, che tiene nel terzo cassetto della scrivania, ma quello vero, che nasconde in bella vista tra i quaderni di giapponese e i libri di algebra.
Miho sa che Akira e Tatsuya sbirciano tra le sue cose. Gliel’ha detto Erii il mese scorso, quando ha trovato Makoto nel corridoio a fare da palo davanti la porta della sua stanza, e così, a mali estremi, estremi rimedi.

I sentimenti di una ragazza sono questioni serie. Personali. Delicate. Specie se la ragazza crede nell'Uomo Ideale - per gli amici LUI - e lo cerca in quelle storie d’amore che divora nel segreto e nella solitudine della propria stanzetta, la sera, prima di spegnere la luce ed abbandonarsi a romantici sogni in rosa.
Sogni in cui Lui - che nei romanzi ha nomi che suonano esotici come James, Richard, Edward, Andrew, Terence - è l’Uomo Perfetto. Non il Principe Azzurro in sella al suo cavallo bianco, no - Miho detesta i romanzi a sfondo storico - ma un uomo sicuro di sé, bello e ricco e fiero e dalla volontà indomabile che, a seconda dei casi, riesce a conquistare l’eroina della storia (Seduzione senza Inganni); apre il suo cuore indurito da una brutta delusione alla sua anima gemella (Dimmi di sì); la sposa con una cerimonia intima e romantica sulla spiaggia, al chiar di luna, con le onde e le stelle come damigelle d’onore (Quando torna l’Onda); le garantisce un E vissero felici e contenti molto più accattivante e concreto di quello promesso nelle favole (La rivincita del Conte).

Il fatto che Lui abbia gli occhi dolci e scuri di Seiya - e la sua voce, i suoi capelli, il suo sorriso - è un puro caso. Una coincidenza. Un viso dovrà pure avercelo questo Lui, giusto? E allora perché non dargli quello del suo più caro amico nonché amore impossibile? Sognare non costa niente e non fa male a nessuno. E poi nei sogni non rischia certo di apparire quella strega con la sua aria da prima della classe e l’arrabbiatura facile. 

E pensare che gliene diceva di tutti i colori. 

Miho sospira. Ripone Magia Greca assieme agli altri volumi nella scatola che nasconde sotto al letto, si lega i capelli in una coda di cavallo, ed allaccia il grembiule. C’è la colazione da preparare e poi via, a scuola. Forse dovrebbe lasciar andare Seiya alla sua vita e voltare pagina. Trovarsi un ragazzo vero, in carne e ossa, perché un Santo di Athena avrà sempre e solo Athena come primo pensiero. Tutto il resto, passerà in secondo piano. Con tutta la buona volontà possibile. Vedi Erii e Hyoga. E a lei, di essere la seconda scelta ancora una volta proprio non va.
Voglio un fidanzato. Uno vero, si dice prendendo i quaderni per metterli nella borsa. Ed è in quel momento che Erii bussa alla porta e si affaccia oltre il legno bianco dicendole: «Miho? Ti vogliono al telefono!», con un’espressione sorpresa. Ha il viso arrossato e gli occhi spalancati.

«E chi è?»
«Non ci crederai mai!!», ed Erii la guida - la trascina - verso il telefono rosa, quello che si trova nel corridoio tra l’ufficio di padre Ranmaru e il salotto. Sembrerebbe una tranquilla e normale giornata di Febbraio, una come tante altre all’Orfanotrofio Star Child. I bambini stanno aspettando la colazione nel refettorio, il loro allegro baccano in sottofondo. Fuori c’è un bel sole che buca un cielo così azzurro e terso come solo l’inverno sa regalare e riscalda i pupazzi di neve che resistono stoici in giardino. Ma allora perché Erii sta boccheggiando come un pesce, l’aria curiosa ed impaziente?

«Erii, mi fai paura. È successo qualcosa?», le chiede posando una mano sul microfono dell’apparecchio.
Rispondi. Rispondi!, le intimano gli occhi della collega. E Miho ubbidisce.
«Pronto?»
«Miho-chan? Sei tu?»

Una scarica di adrenalina la investe in pieno, forte come il parafango di un tir e lieve come un cuscino di piume. È una voce calda, sicura e un po’ imbarazzata al tempo stesso. È una voce che sa di mare, cielo, sogni e stelle cadenti. Una voce che lei conosce molto bene. Una voce maschile. La sua.

Le tremano le mani. Quasi non ci crede. «S… sì?»
«Non so se ti ricordi di me», dice l’uomo dall’altra parte del filo. E Miho pensa di voler catturare ogni singola inflessione di quel timbro. Perché è la sua voce. La voce perfetta per Lui: piena e profonda e morbida e calda e… «Sono io, Seiya.»

Le guance s’infiammano, la bocca si spalanca dalla sorpresa e i suoi occhi corrono a cercare quelli di Erii. Pone una mano sul microfono. «È Seiya!», strilla sottovoce, incredula lei stessa. Quanto tempo è passato dall'ultima volta che si sono sentiti? Un mese? Due?

Un anno, quattro mesi, due settimane e tre giorni, le ricorda il suo cervello con precisione svizzera.

Erii annuisce, come a dirle «Sì, lo so. Te l’ho passato io.». Ha le mani davanti alla bocca e il fiato sospeso. Come se fosse al telefono ci fosse lei.
«Ah. Ciao, Seiya. Come va? Certo che mi ricordo di te! Come potrei averti dimenticato?», e Miho vorrebbe mordersi la lingua. Come potrei averti dimenticato?! Ecco quello che succede a leggere i romanzi al mattino, ché poi certe frasi ti restano in testa e rischi di usarle a sproposito. Con il primo che chiama, magari. Un ragazzo alto un metro e settanta, gli occhi dolci e scuri e un sorriso da infarto. E un accento musicale che farebbe sciogliere anche la più rigida delle colonne di ghiaccio (Amore tra i Ghiacci).
«Va tutto bene, grazie», risponde lui, con un coinvolgente sorriso. Perché lui ha sorriso. Deve averlo fatto. Perché Lui sorride sempre. Sempre. Anche quand’è arrabbiato perché le sue azioni sono colate a picco in borsa o il puledro che voleva salvare resterà zoppo. E lei lo sa. «Ti disturbo?», domanda. Glissando con cavalleria sulla sua frase infelice.
«Ma no, figurati. Nessun disturbo.» Erii si avvicina con l’orecchio all’altoparlante. Miho ha bisogno del supporto e dell’aiuto di un’amica, ora che la guarda con aria terrorizzata.

E adesso che gli dico?, si chiede Miho, cercando risposte nell’altra, che le fa cenno di continuare a parlare muovendo le mani.
Vai. Avanti.
 Sì, ma che gli dico?!
«Sono solo stupita.» Credevo che avessi gettato via il mio numero di telefono tempo fa...

«Lo so, non mi sono fatto sentire per un po'. Ho avuto... da fare.» Professoressa non ho fatto i compiti perché dovevo salvare il mondo da una divinità impazzita. A Miho scappa da ridere, ma riesce a trattenersi. «Sai... ti ho chiamato perché dovevo parlarti di una cosa. Ho fatto male?»
«No, no, hai fatto benissimo», trilla lei. Come un fringuello a primavera. Tu dovevi parlarmi? E di che cosa?
«Immagino ti starai chiedendo perché ti abbia chiamata così presto.» In effetti, sì, pensa Miho, grata che lui diriga la conversazione. «Sai… sono in città», aggiunge, come proseguendo con un copione prestabilito. «E volevo chiederti una cosa…»
«Una… cosa?» Il cervello di Miho sta per partire a briglia sciolta sui sentieri così rosa, ma così rosa che più rosa non si può. Dall’altra parte c’è Seiya. Che deve parlare con lei. Che deve chiedere una cosa a lei. Non essere sciocca. Non è un capitolo di Una Rosa per Eulalia. Non è detto che abbia chiamato perché si sia accorto di provare qualcosa per te.
E se fosse così, invece? 
«E… e che cosa?»
«Preferirei non parlarne per telefono, se non ti dispiace», le risponde lui. «Possiamo vederci?»
«A… adesso?»
Miho sta balbettando. Senza freno. «Vuole vedermi. Adesso!», strilla sottovoce ad Erii, la mano sul microfono e il cuore a mille.
«Se fosse possibile, sì. Ma mi rendo conto che forse tu sia impegnata…»

Sì, oggi la giornata di Miho è bella densa di appuntamenti. La scuola - e anzi, se non si sbriga non farà mai in tempo - le attività del club di giardinaggio, la spesa per la cena, stirare, rammendare una montagna di calzini, preparare la cena, fare il bucato ed il bagno ai bambini e i compiti. E se le avanzano cinque minuti guardare la puntata di Come Due Stelle Gemelle prima di crollare a letto e leggere un altro capitolo mozzafiato di Magia Greca. Deve sapere come va a finire tra Jade e l'affascinante surfista Niklos, alto, bello e con due occhi azzurri da infarto.

 «Ecco… così su due piedi», risponde. Senza accorgersi di star pronunciando le esatte parole di Daisy in Un Amore Selvaggio.
«Lo immaginavo, Miho-chan. Ma credimi, se non fosse una cosa importante, non ti avrei mai disturbata.»
Miho è senza parole. Sta succedendo davvero?, domandano i suoi occhi a quelli di Erii.
Perché no?, brillano le iridi scure dell’amica.
Perché Miho sa che sarebbe troppo bello. Sarebbe un sogno mozzafiato. Uno di quelli che ti gonfiano la corolla della gonna in un impeto di ventosa felicità.

«Ecco… così su due piedi», ripete. Come un disco a cui si sia inceppata la puntina.
«Miho, parakalò. Scusami. Per favore.» 
«Certo. Certo. È che… », devo ancora dare la colazione ai bambini prima che si ammutinino e sfascino tutto l’edificio, infilarmi la divisa, raccattare il bento e correre a scuola. Ma tu fallo ancora. Parlami in greco.
«Ti ruberò solo pochi minuti. Parola.»
«È davvero così importante?», domanda Miho con la genuinità di chi crede ancora al Principe Azzurro. Un principe senza calzamaglia e cavallo bianco, ma sono gli anni ’80, baby, e anche i Principi Azzurri si adeguano ai tempi.
«Davvero. Mi sento un po’ egoista ad insistere, però… Ho bisogno di te.»
Miho deglutisce a vuoto. E con un coraggio che non credeva di possedere, risponde:«Ci vediamo alle cinque. Dimmi tu dove.»
«All’orfanotrofio, se per te va bene.»
All’orfanotrofio?! Si scambia uno sguardo interdetto con Erii.
A Seiya piacciono i bambini, le rispondono gli occhi dell’amica. Che fa spallucce. Sono strani, questi Santi di Athena. Bellissimi da far venire le vertigini, ma strani. Molto strani.
«Va… va benissimo, figurati. Ma non è che i bambini ti daranno fastidio?»
«No, no. Non ti preoccupare. Sono abituato ad avere a che fare con Kiki.» Lo sente ridere e nel petto le esplode un fuoco d’artificio. «Facciamo alle cinque, allora. Alla spesa penso io.»
La spesa? «Ma…», e Miho impone al suo cervello di lasciare l’immagine di Seiya che, in dolcevita nero e giacca color cammello, riempie un carrello nelle scansie del supermercato all’angolo insieme a lei, e ritornare sulla terra.
«Permettimi di insistere. Ci penso io. Tu dimmi solo quali ingredienti ti servono e…»
Ingredienti? «Ingredienti per cosa?», domanda ingenuamente, con un senso dell'equilibrio molto, molto precario.
«Giusto! Scusami, non te l’ho detto. Che testa! Gli ingredienti per l'omu-rice
«Eh? Di cosa stai parlando, Seiya?» Non di un rendez-vous con tanto di dichiarazione romantica al tramonto, temo, le sussurra l’odiosa vocetta della sua coscienza.
«Dell'omu-rice. È che io tra due settimane sarà S. Valentino.  E siccome alla mia compagna, Shaina hai presente?, le è piaciuto molto l’omu-rice, ho pensato che sarebbe stato carino preparargliene uno come si deve e così…»

Miho ha smesso di ascoltare. Non sa se sia stato peggio sapere che Seiya l’ha cercata per una ricetta - non poteva chiedere alle cuoche di Kido Manor?! - sapere che Seiya ha una compagna - qualcosa che suona di più serio di una innocua fidanzata - o sapere che Seiya non ha intenzione di riservare a lei, quel genere di attenzioni, ma a quella strega dai capelli color verderame.
Ormai hai promesso di aiutarlo, le rammenta la sua coscienza. Come farai?
L'illuminazione giunge improvvisa, mentre focalizza la dispensa. Adesso ti sistemo io, pensa, prima di rispondere: «Ho capito», con lo stesso tono con cui Siobhan gela Rupert nel secondo capitolo di A letto con il nemico. «Scusami, Seiya, ma adesso devo proprio andare. Gli ingredienti li ho in casa. Ci vediamo più tardi», dice con un sorriso forzato.
«Certo, certo. Anzi, scusami se ti ho tenuto troppo al telefono. Ci vediamo più tardi. Buona giornata, Miho-chan. E grazie mille. Efkaristò polì.» E riattacca.

Miho guarda i fori dell'altoparlante che le ripete un beffardo tutututututututututututututututu. Digrigna i denti, il viso livido di rabbia. Affida la cornetta ad Erii e ritorna sciabattando nella sua stanza, i pugni chiusi e l’aria bellicosa di chi sta architettando qualcosa. Qualcosa di molto piccante. O molto salato. O entrambe le cose insieme. Come in Amore tra i fornelli.

«Che è successo a Miho?», chiede Akira tirando la gonna di Erii. Che si volta. I bambini la stanno osservando dalla porta del refettorio. Affamati. La ragazza riaggancia.
«Niente, niente. Adesso andiamo a fare colazione, eh?»
«Seiya?», domanda ancora Akira, preoccupato.
E tu come te ne sei accorto?, vorrebbe chiedergli. «In un certo senso…»
Il ragazzino scuote la testa. «Stavolta la vedo brutta», annuncia con aria profetica tornando nel refettorio, e ci sarebbe anche da ridere della sua espressione così seria, se non fosse che ferirebbe i sentimenti di Miho-chan.
Ed Erii pensa che per un po’ di tempo sarà bene non mangiare l’omu-rice. E nemmeno nominarlo. Così. A scopo precauzionale.
 
 
 
   
 
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