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Autore: nuccetta    24/11/2013    8 recensioni
Dal capitolo 1:
“Ti voglio bene anche io, Lena. Però, adesso mi prometti che non piangerai più. Se lo farai, io ti prometto che non ti lascerò mai più sola”.
Elena entra in casa felice e sorridente. Le lacrime di oggi sono solo un vago ricordo. Adesso le importa solo della promessa del suo futuro fidanzato. Perchè lei lo sa che Damon è come i grandi: lui rispetta sempre la parola data.
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Elena sta passando un momento piuttosto delicato della sua vita. il suo fidanzato di sempre l'ha lasciata con una scusa poco valida e lei si ritrova ad affrontare da sola una vacanza che avrebbero dovuto condividere entrambi con i propri amici. solo la forza dell'amicizia potrà salvarla dal suo dolore e solo la presenza di Damon potrà farle godere a fondo questa vacanza. Miami, un gruppo di amici di vecchia data e il desiderio di lasciarsi il dolore alla spalle. Questi sono gli ingredienti principali per un'estate meravigliosa. ma non sempre è tutto semplice come sembra. Il passato spesso bussa alla porta e, a volte, fa più male che mai.
Genere: Commedia, Erotico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bonnie Bennett, Caroline Forbes, Damon Salvatore, Elena Gilbert, Un po' tutti | Coppie: Damon/Elena
Note: AU, Lemon, OOC | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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Gli amori impossibili non finiscono mai, sono quelli che durano per sempre”.

Ozpetek.

 

 

 

 

“One tree hill?”.

“Uccidimi, ti prego”.

“How i met your mother?”.

“Il suicidio, forse, è un buon compromesso”.

“Buffy?”.

“Sai che odio i vampiri”.

“Glee?”.

“Ma allora vuoi proprio vedermi morto!”.

Sbuffo irritata, sarà quasi un'ora che io e Damon cerchiamo qualcosa da guardare, ma il mio amico sembra non essere capace di farsi piacere assolutamente nulla.

“E' inutile, con te non c'è una soluzione. Abbiamo quasi finito i canali a disposizione”.

“La soluzione ci sarebbe. E si chiama Spartacus”.

“Dai, Damon, sai che odio questo genere di azione. E' l'unico paletto che ho messo io, tu mi hai bocciato praticamente tutto”.

“Ed io che pensavo di averti allevata bene in questi anni. Non hai acquisito nessun senso cinematografico, è una grossa pecca la tua”.

Alzo gli occhi al cielo, soffermandomi su uno di quei programmi banali in cui persone ordinarie raccontano di fatti straordinari, fatti che probabilmente non sono mai davvero accaduti nella realtà.

“Ok, Gilbert, hai vinto tu, alla fine vinci sempre tu. Vada per Glee, o One tree hill o qualsiasi altra cosa che possa distoglierti da questa tv spazzatura”.

Sorrido soddisfatta, i vecchi giochetti funzionano sempre, o per lo meno funzionano sempre con Damon. Basta rendergli l'alternativa ancora peggiore di quella che si è già prefissato e cadrà ai tuoi piedi come un allocco.

Mi sistemo tra le sue braccia e lui mi stringe di buon grado. Dopo la serata di qualche giorno fa, le cose tra noi sono nettamente migliorate ed io non potrei esserne più felice. La stessa cosa non potrei dire per Katherine, benchè, per motivi che non ho voluto sapere, le sue visite a casa nostra siano diventate piuttosto sporadiche, non perde tempo di rivolgermi occhiate cariche di rabbia, ogni rara volta in cui i nostri occhi si incontrano. Ma anche questo mi va abbastanza bene, fino a quando posso trascorrere del tempo con il mio migliore amico, sono in grado di sopportare anche la sua fastidiosa presenza.

Inoltre, le cose si stanno evolvendo anche per me. Io e Aaron abbiamo iniziato ad uscire insieme, certo, stiamo parlando solo di un paio di giorni, ma l'idea di aver ripreso in mano la mia vita mi alletta e come se avessi ricominciato ad essere l'Elena di un tempo e non mi importa sapere che tra noi non funzionerà, o che ancora non sono abbastanza pronta per chiudere definitivamente il capitolo Stefan, voglio solo tornare ad essere una normale ragazza di vent'anni.

“Non riesco ancora a credere che domani inizino i corsi”.

“Non dirlo a me”.

“No, davvero, non posso pensare che questa vacanza sia terminata”.

“E soprattutto che da domani dovremo svegliarci all'alba”.

“Beh, quello è uno degli aspetti meno negativi. Miami sotto le luci dell'alba è bellissima”.

“Miami sotto gli effetti dell'alcol è bellissima. E questo soprattutto per ciò che riguarda te”.

Sbuffo.

“Sei un essere insensibile e soprattutto poco romantico”.

Mi circonda le spalle con un braccio e mi avvicina al suo corpo facendo appena un po' più di forza.

“Facciamo così. Per farmi perdonare per la mia insensibilità e convincerti della mia spiccatissima vena romantica, per il nostro viaggio ti porterò in Norvegia. L'aurora boreale ti lascerà senza fiato”.

Mi lascia un semplice bacio tra i capelli, io, invece, guardo nel vuoto pensierosa.

“Il nostro viaggio?”.

Alza gli occhi al cielo e mi guarda come se avessi dimenticato di presentarmi ad un appuntamento, la sua espressione mi fa quasi sorridere, ma preferisco concentrarmi sulla mia, ormai stuzzicata, curiosità.

“Dai, Elena, non dirmi che te ne sei dimenticata? Sei stata tu a farmelo promettere”.

Alzo il viso verso di lui, certo che ricordo quella promessa, solo che non pensavo fosse lui a ricordarsela. Sorrido dolcemente, niente sarebbe abbastanza per descrivere l'emozione di questo momento. Sono qui con lui, il mio migliore amico, l'uomo che, passo dopo passo, mi ha insegnato a vivere, mi ha aiutato a superare con il sorriso anche i momenti più bui della mia esistenza, l'unico al mondo che non mi farà mai soffrire. E lui mi ricorda di una promessa fatta non so quanto tempo fa. E' l'uomo perfetto, ne sono sicura.

Mi stringo ancora di più al suo corpo fresco e roccioso e mi sento a casa. Con lui mi sento amata, protetta, con lui so che non devo avere paura, che il tempo porterà dolori e sofferenze, ma che il suo sorriso, la sua mano amica sempre tesa verso di me, riusciranno a risollevarmi anche dai miei attimi di buio.

 

 

 

Quattro anni fa

 

Fa caldo, caldissimo. Fuori c'è un sole stupendo e, se mi concentro ancora un po', posso sentire le urla gioiose di coloro che possono godersi la libertà di questa afosissima giornata primaverile. Le vacanze sono ormai alle porte e i test in aula si sono quasi conclusi per tutti. Per tutti, ma non per me che devo sputare sangue pur di raggiungere la sufficienza in fisica. Fortunatamente ho qui con me un professore d'eccezione. Damon ha trascorso tutto il pomeriggio a darmi ripetizioni, nonostante potesse concedersi tutta la libertà del duo penultimo anno di liceo, anche per quest'anno probabilmente superato con il massimo dei voti. Questa è la vera amicizia, ed io gli sarò eternamente grata. Senza di lui mi sarei fatta convincere quasi sicuramente a trascorrere qualche oziosa ora di abbronzatura in compagnia di Caroline e questo non sarebbe di sicuro piaciuto al professor Tarner. E' la mia ancora di salvezza, però, forse, prende un po' troppo seriamente il suo nuovo ruolo di educatore.

Damon, ti scongiuro, facciamo una pausa. Sono tre ore che studiamo ininterrottamente”.

Il mio amico non scolla neanche per un secondo gli occhi dal grosso libro.

Dimmi prima la legge di gravitazione universale”.

Ci penso un attimo su, poi rispondo con estrema, forse eccessiva, sicurezza.

Il prodotto delle masse, diviso la costante gravitazionale”.

La forza è uguale alla costante gravitazionale moltiplicata per il prodotto della masse, fratto la distanza tra le masse alla seconda. Trascorra la sua pausa caffè a ripassare le formule che abbiamo studiato fino ad ora, signorina Gilbert”.

Alzo gli occhi al cielo, prendendomela con me stessa per non averci pensato abbastanza a fondo. Poi guardo il mio migliore amico, ancora concentrato a fissare le pagine noiose del mio libro di fisica. Guardo ancora una volta fuori dalla finestra, il sole inizia ad abbassarsi ed io mi sento bene. Il mio amico è qui con me, come è sempre stato, come sarà per sempre. Ed io mi sento bene. Mi alzo dalla mia sedia e mi slancio divertita tra le braccia di Damon che mi accoglie stranito, decisamente preso contro piede.

Ti voglio tanto bene”.

Cosa non si farebbe per dieci minuti di relax”.

E' un modo carino per ringraziarti per essere qui oggi”.

Io conoscerei anche modi migliori”.

Gli tiro uno schiaffo sul braccio, ma sono abituata alle provocazioni di Damon.

Sei sempre il solito maiale”.

Mi stringe ancora di più al suo corpo, facendomi sedere sulle sue gambe. Io cerco di divincolarmi, ma la sua presa è molto più forte della mia.

Dai, piantala. Stavo solo scherzando”.

Mi rilasso anche io.

Non vedo l'ora di finire questo dannatissimo liceo. E' un'agonia!”.

Porta pazienza, presto tutto questo finirà. Ed io ti porterò a fare un lungo viaggio in giro per il mondo. Solo io e te, fregandocene di tutto e tutti, anche di mio fratello”.

Cosa c'entra adesso Stefan?”.

Alza gli occhi al cielo, come se gli stessi chiedendo una cosa ovvia. E si sa che Damon Salvatore odia le situazioni ovvie.

Non fingiamo di non sapere che tu e Stefan vi metterete insieme a breve, vi sposerete, e mi renderete zio di un paio di bellissimi bambini che mi adoreranno”.

Cretino”.

Ciò nonostante, neanche lui potrà impedire il nostro travel friendly. E se non dovesse andargli a genio... se ne farà comunque una ragione”.

Sorrido e scuoto la testa.

Nessuno potrà mai dividerci. Io e te siamo nati per essere amici. E lo saremo per sempre. Tu però promettilo.

Più che una richiesta, questa sembra una minaccia. Ma te lo prometto, Elena”.

Ed io non posso fare altro che fidarmi di lui, ancora una volta. Perchè Damon lo fa sempre. Ha promesso di prendersi cura di me tanti anni fa non ha ancora smesso di farlo.

Lo stringo in un abbraccio stritolante, lo sento sorridere sopra la mia testa. E adesso mi sento davvero a casa, mi sento protetta e amata.

 

 

Un suono fastidioso interrompe il mio sonno profondo. Non so dove sono e neanche che ore siano, ma mi sento sollevare leggermente ed il mio corpo si abbandona nuovamente ad un'altra superficie, questa volta un po' più fresca e morbida. Capisco di essermi addormentata sopra Damon mentre guardavamo il film e, ora, lui deve avermi adagiata sul divano, cercando invano di non svegliarmi. Non mi chiedo dove sia finito, sono talmente assonnata che mi riaddormenterei di nuovo, peccato per il volume basso della televisione che, comunque, riesce ad infastidirmi parecchio.

Sento delle voci provenire dall'ingresso e, se i ricordi non mi tradiscono, una delle due appartiene proprio ad Aaron, il ragazzo che sto frequentando.

“Elena, ci sono visite per te”.

Damon conduce il ragazzo nel salotto, io sono già saltata sugli attenti e guardo Aaron attraverso il divano. Sembra un po' imbarazzato e, mentre scorgo lo sguardo malizioso che mi rivolge Damon, capisco di esserlo anche io.

“Aaron! Che bella sorpresa”.

“Ciao. Scusa se sono piombato qui, ma ho finito di lavorare appena adesso e ho pensato di fare un salto per salutarti”.

“Hai fatto benissimo, davvero”.

Si accomoda al mio fianco, esattamente nello stesso istante in cui il mio migliore amico si schiarisce la voce, chiaramente infastidito. E' una prima donna, odia quando i riflettori non sono rivolti su di lui.

“Io vado a farmi una corsetta. Tolgo il disturbo”.

Con un fischio chiama Thor, probabilmente indaffarato a farsi fare le coccole da Bonnie o Caroline. Il cagnolino arriva all'istante, mostrando una tenerezza che fa parecchio a botte con il nome da guerriero magico che, a tutti i costi, Damon ha voluto attribuirgli. Il cucciolo si lascia accarezzare dal suo padrone preferito e, insieme a lui, esce fuori dalla casa lasciandomi sola con il desiderio di trascorrere questa ultima giornata di vera vacanza con il mio migliore amico, piuttosto che con l'affascinante ventiduenne che è seduto sul mio divano. Purtroppo devo farmene una ragione. Anche Damon avrà già organizzato la sua ultima giornata in compagnia di Katherine, e tutti gli altri non sentiranno di certo la mia mancanza. Dunque, preferisco non essere, almeno per una volta nel corso di questa lunga estate, la commiserata single che bisogna far divertire a qualunque costo.

 

 

 

Rientro in casa decisamente accaldato dai roventi raggi del sole che abbagliano questa giornata. Lascio Thor libero, concedendogli di ristorarsi, e faccio lo stesso anche io.

In cucina trovo Jeremy e Bonnie intenti a preparare pancacke. O meglio Bonnie prepara i pancacke e Jeremy pende in modo assolutamente deturpante dalle sue labbra.

“Ehi, ne avete preparato qualcuno anche per me?”.

“No, non li meriti. Come diavolo ti è venuto in mente di andare a correre senza di me”.

“Sta' calmo, piccoletto. Avevo bisogno di fare un allenamento serio e tu non saresti stato in grado di mantenere i ritmi miei e di Thor”.

Jeremy sbuffa, mentre Bonnie mi porge solidale un piatto con una consistente fila di frittelle. La ringrazio con un sorriso e mi ci butto a capofitto, un po' perchè la corsa mi ha fatto venire una gran fame, un po' perchè è uno dei pochi modi per distogliere il pensiero da alcune idee che mi arrovellano il cervello da qualche giorno a questa parte.

“Dove sono gli altri?”.

“Caroline e Matt sono in città per fare compere, sai, Matt ha dimenticato di comprare il materiale scolastico. Invece, Elena è uscita con Aaron poco fa. Non credo che nessuno tornerà per cena”.

Jeremy fissa pensieroso il vuoto davanti a lui.

“A me questo Aaron non piace per niente”.

“Condivido pienamente, fratello”.

Bonnie rivolge uno sguardo di rimprovero a entrambi, ma il suo intento non raggiunge gli esiti desiderati.

“Non è a voi che deve piacere”.

“No, però, in qualità di migliore amico e fratello minore siamo pur liberi di esprimere la nostra opinione”.

“E va bene, va bene, fino a quando non la esprimerete a lei”.

So quanto Bonnie si stia battendo per vederla tornare a sorridere e anche io vorrei che fosse così, Dio solo sa quanto lo vorrei, ma non penso che il biondino sia la giusta soluzione ai suoi problemi di cuore. Ovviamente anche Jeremy sembra pensarla come me.

“E infatti io non lo farò. Fino a che questo idiota la renderà felice, sarà un idiota che potrei anche farmi piacere. Con il tempo. Dopo molto tempo”.

“Non credo andrà così”.

Alzo lo sguardo dai pancackes quasi finiti e mi rendo conto che, ultimamente, in questa casa, ognuno ha voglia di esprimere la propria opinione e, chissà perchè, questa riguarda come al solito il rapporto tra me ed Elena.

“Sputa il rospo, streghetta”.

“Non c'è nulla da dire. Dico solo che, a mio parere, a te non potrà mai andare a genio nessuno tra quelli che Elena porterà a casa”.

“E perchè mai, saputella?”.

“Perchè la ami”.

Lo dice come fosse una cosa ovvia e, per la prima volta in assoluto, non mi sento in grado di controbattere, nonostante io odi le ovvietà, ho sempre pensato che nella vita non ci fosse mai nulla di sicuro. Ma la sua non è una domanda e so che Bonnie non aspetta di ricevere una mia risposta, questo perchè anche lei è riuscita ormai a capire ciò che non sono stato in grado di ammettere nemmeno a me stesso, una verità talmente ovvia che, però, ho sempre preferito tacere.

Alzo lo sguardo verso la mia amica ed il suo fidanzato. Entrambi mi guardano intimoriti, quasi come se aspettassero una reazione burrascosa da parte mia. Ma io mi limito a ricambiare lo sguardo, silenzioso e spaventato da questa nuova realtà che ha preso vita nella mia testa.

“Questo non cambia la situazione”.

“No, ma potrebbe cambiarla”.

Per un attimo, un solo attimo provo ad immaginare la mia vita insieme a lei e sembra che niente sia cambiato. Siamo sempre io e lei, gli stessi atteggiamenti, gli stessi, sguardi, le stesse parole. Ma c'è qualcosa di nuovo, qualcosa che adesso non possediamo, la consapevolezza dei sentimenti che proviamo l'uno per l'altra. Scuoto la testa velocemente, non ho voglia di pensarci, si che non è giusto pensarci.

“Non vedo in che modo”.

“Sai perfettamente che tra voi due c'è qualcosa di speciale. E non mi dire che si tratta solo di amicizia. Tu con lei sei diverso, è come se fossi un muro che la separa dalla vita reale, quella fatta di ostacoli e sofferenze”.

“Ho promesso che non l'avrei mai lasciata sola”.

“E non devi farlo. Io credo che dovresti dirglielo. Dovreste darvi una possibilità. Siete fatti l'una per l'altro e non importa cosa dirà la gente, non importa se lei prima stava con tuo fratello e adesso si sia innamorata di te, quello che conta è la vostra felicità e solo stando insieme voi potreste essere felici”.

Come ho fatto a non accorgermene prima? Come ho fatto a credere che questo sentimento non fosse ciò che in realtà pensavamo? E' una verità difficile da accettare, ma adesso non posso fare altro che crederci.

Penso ad Elena, la immagino ridere divertita alle battute, non proprio divertenti, di quel ragazzo così impacciato. La vedo mentre tira indietro i capelli, mentre prende dalla borsa la sua adorata winston blu. La vedo avvicinare il suo volto a lui, fingere che le sue labbra possano farle dimenticare tutto il dolore. E fa male, fa male da morire. E so che io potrei darle molto di più, che potrei amarla come nessuno ha mai fatto fino ad ora, come mio fratello non ha fatto mai.

“Io non posso, Bon”.

“Non puoi, o non vuoi?”.

Butto la testa all'indietro, raccapricciandomi per quello che non potrà mai essere, per quello che vorrei potesse succedere.

“L'amore non è solo felicità, sorrisi e passione. E' tutto questo, ma anche molto di più. L'amore è anche sofferenza, è arrivare ad un punto della tua vita in cui non sai più se sia la persona giusta, soffrire perchè non vorresti farle del male, ma non hai altre alternative. L'amore è passare notti intere davanti ad un telefono che probabilmente non squillerà mai, piangere lacrime amare dopo una discussione in cui hai detto cose che non avresti mai voluto dire, è la paura di affrontare da solo quello che prima affrontavi con lei. E' la consapevolezza che quando l'amore finisce, il dolore rimane per sempre.

L'amore è soprattutto dolore ed io non voglio che sia così. Non voglio farla innamorare di me, per poi vederla piangere a causa mia. Non voglio essere la causa delle sue lacrime. Le ho promesso che le sarei sempre stato vicino, che avrei fatto di tutto per renderle meno difficile la vita e non posso venire meno a quella promessa. Io non posso amarla”.

Bonnie mi stringe in un abbraccio ed io la lascio fare ricambiando.

“Così sarai tu a farti del male”.

“Io sono più forte di lei. Posso sopportarlo”.

Chiudo gli occhi giusto un attimo dopo aver incontrato lo sguardo di Jeremy, la pensa come me. Io ed il ragazzo viaggiamo sulla stessa lunghezza d'onda, siamo cresciuti insieme e la pensiamo allo stesso modo su parecchie situazioni. Ancora di più se il soggetto delle nostre preoccupazioni è Elena. Non possiamo essere proprio noi a farle del male, non noi che dovremmo sorreggerla nei periodi più difficili della sua vita, non noi che abbiamo promesso di starle vicino sempre, non noi che l'amiamo in questo modo così incondizionato ed eterno.

 

 

 

“Che cosa c'è tra te e Damon?”.

Aaron non distoglie gli occhi neanche per un attimo dalla strada ed io gliene sono grata. Un po' perchè così è più facile evitarci un incidente, un po' perchè così non può notare il colore delle mie guance che hanno iniziato a tingersi di rosso.

“Niente, siamo solo amici, grandi amici”.

“Strano. Mi guardava come se volesse staccarmi la testa a morsi”.

Rido divertita e contagio anche Aaron che, adesso, sembra essere molto più rilassato. Questo solo perchè non conosce Damon e non sa che, probabilmente, le sue osservazioni sono del tutto fondate.

“Damon è solo un tipo un po'... protettivo”.

“Io direi più inquietante”.

“Lo è... un po'. Ma è il migliore amico che una ragazza possa desiderare”.

Lo dico con estrema convinzione, nessuno conosce Damon meglio di me. E' la persona migliore del mondo, anche se a volte si dimentica di dimostrarlo.

“Dunque, tu dici che è il suo modo di proteggerti?”.

“E' una sorta di fratello maggiore. Si è preso cura di me e Jeremy anche se aveva solo qualche anno più di noi. Ci ha sempre difeso esattamente come farebbe un fratello e credo che la mia vita senza di lui sarebbe una vera noia”.

“Sembra simpatico, però”.

“Oh, lo è. E' una vera forza della natura, anche se a volte tira fuori un caratterino alquanto agguerrito”.

Aaron continua a guidare, ma si vede che è interessato all'argomento, esattamente come lo sono stati, a loro volta, tutti coloro che mi hanno corteggiata in passato.

“Ma non con te, vero?”.

“Con me è molto dolce, ma capita spesso che io lo faccia arrabbiare. Allora non ce n'è per nessuno. Tanto meno per me. Io sono la persona che sono grazie a lui, se sono ancora qui, se ho ancora voglia di battermi per avere una vita normale, lo devo solamente a lui”.

“Allora ricordami di ringraziarlo non appena lo vedo. Se è davvero merito suo, ha fatto un ottimo lavoro con te”.

Gli accarezzo la mano che tiene salda al pomello del cambio e fa male scoprire che non sento assolutamente niente. Non un brivido, non un buco nello stomaco, non il desiderio irrefrenabile di fargli fermare la macchina e iniziare a baciarlo. Non sento niente e nessuno può capire quanto vorrei che non fosse così.

E' questione di un attimo, faccio appena in tempo a rivolgere il mio sguardo alla strada. Un lampo, un rumore di fondo fortissimo, la cintura che mi strattona con forza contro il sedile. Poi più niente.

 

 

 

Continuo a camminare nervosamente su e giù da almeno un quarto d'ora. Non riesco a stare fermo, lei è lì dentro da almeno due ore e questo silenzio mi sta logorando dentro.

Abbiamo riempito la sala d'aspetto, siamo tutti qui insieme, uniti dalla nostra amicizia e dal terrore di questo momento.

L'unica nota stonata è Aaron. E' seduto a qualche sedia di distanza dal mio gruppo, ha le mani tra i capelli e un'espressione di terrore stampata sulla faccia. Cerco di non pensare a lui, se prima Matt non mi avesse trattenuto, gli avrei volentieri sfondato il cranio, ma so che questo lei non me lo avrebbe mai perdonato.

I medici ci hanno detto che è fuori pericolo, giusto un paio di costole rotte, roba di poco conto. Ed io non riesco a smettere di pensare che, se l'avessi costretta a trascorrere la giornata con me, questo non sarebbe successo.

“Damon, per favore siediti, mi stai facendo girare la testa”.

“Sta' zitta, Caroline”.

Uso un tono adirato che in realtà non avrei voluto usare e, per la prima volta in vita sua Caroline decide di stare veramente zitta. Mi giro subito verso di lei, ha il volto arrossato dal pianto e la stessa espressione affranta e confusa che devo avere io in questo momento. Mi siedo nella sedia vicino a lei e le passo una mano intorno alla spalla.

“Scusami, Care. Sono solo tanto nervoso”.

Appoggia la testa sulla mia spalla.

“Scusa tu. Siamo tutti troppo nervosi. Elena è fuori pericolo, tra poco potremo vederla”.

Annuisco, sorridendole conciliante, cercando di trasmetterle quella forza che neanche io ho.

Un'infermiera entra nella stanza, sfoderando un bel sorriso.

“Ragazzi, Elena è stata appena trasferita in camera e ha chiesto di vedere un certo Damon”.

Mi alzo in piedi come se il legno liscio della sedia mi avesse appena dato la scossa. Guardo prima Jeremy che, però, annuisce accomodante. Seguo l'infermiera fino alla camera.

“Dopo di lei, possono entrare anche gli altri, ma, per favore, uno alla volta e, se dovesse essere stanca, lasciatela riposare”.

Quasi mi prega di non farla stancare troppo, se sapesse la mia maniacale tendenza protettiva nei suoi confronti, forse non si preoccuperebbe così tanto.

Entro in camera. Lei è sdraiata nel letto. Indossa una camicia blu, una di quelle che consegnano negli ospedali. Mi sorride ed io penso di non aver visto mai niente di più bello, non dopo il terrore che ho provato pensando che l'incidente avrebbe potuto portarmela via.

Mi siedo al suo fianco e le prendo la mano, adesso sono di nuovo sereno.

“Come ti senti?”.

“Come se un camion mi avesse travolto”.

Le dedico uno sguardo di ammonizione.

“Spiritosa. Se volevi farmi prendere uno spavento, ci sei davvero riuscita”.

Adesso è il suo turno di ammonirmi con lo sguardo.

“Non te la sei presa con Aaron, vero?”.

Replico con un'espressione colpevole, ma anche abbastanza infastidita per aver dovuto sentire di nuovo quel nome.

“Giusto un pochino, ma sono tornato quasi subito in carreggiata”.

Scuote la testa rassegnata, mi conosce meglio di chiunque altro e conosce anche i miei colpi di testa.

“Dovresti essere a casa a preparare la roba per domani”.

“Scusami, ma una ragazzina di mia conoscenza non me l'ha permesso. Ha preferito farsi rompere due coste da un tizio ubriaco alla guida di un camion, e un povero demente con scarse capacità di guida. Non dirmi che lo hai fatto apposta per boicottare la prima giornata di lezione?!”.

“Cretino. E comunque non avercela con Aaron”.

“Ma non ce l'ho con lui, ce l'ho con i suoi lentissimi riflessi”.

“Sono felice che tu sia qui”.

“Sono felice che tu stia bene”.

“Scusa se ti ho fatto preoccupare”.

“Me ne farò una ragione. Sono abituato con te”.

Mi stringe la mano, poi vedo i suoi occhi chiudersi dopo aver lottato per qualche secondo, deve essere l'effetto della morfina.

Mi alzo dal letto e mi sporgo verso di lei per baciarle la fronte. Accarezzo il suo profilo con un dito, mi sembra ancora più bella di qualche ora fa, nonostante il colorito pallido e le labbra screpolate.

Mai come in questo momento, mi accorgo di cosa significhi la parola amore. Ho rischiato di perderla, avrebbe potuto finire molto peggio di così, eppure non posso che essere contento per il fatto che lei abbia scelto di vedere proprio me per primo. Vorrei che potesse andare diversamente, vorrei poterla svegliare e dichiarare tutto ciò che provo per lei, vorrei potermi dire di essermi sbagliato, che amarla è giusto, che noi due insieme non siamo destinati a soffrire, ma non è così. Il mio amore per questo scricciolo sdraiato di fronte a me è più vivo che mai, ormai lo sento sotto la pelle, dentro il respiro, mi sta travolgendo in un modo che non credevo possibile. E per la prima volta mi rendo conto che c'è sempre stato. C'era quando mi svegliavo nel cuore della notte per guardarla dormire e contare i suoi respiri lenti, c'era quando trascorrevo serate intere a cercare di consolare i suoi tormenti con montagne di gelato al pistacchio, c'era quando ero al cinema con Rebckah, ma pensavo a ciò che lei stesse facendo in quel momento.

Io amo Elena Gilbert, la amo da quando avevo nove anni e lei era semplicemente una bambina piagnucolosa con le treccine, l'ho amata ancor di più poco fa, dopo aver trascorso tre ore di panico pensando di averla persa per sempre, spaventato dall'idea che non avrei più visto il suo meraviglioso sorriso, la amo ancora di più adesso per la rabbia che provo dentro all'idea che lei non potrà mai essere mia.

 

 

 

 

 

 

Ciao ragazze!!!!!

prima di ogni cosa, volevo ringraziare tutte quante voi che avete recensito, mi avete reso davvero felice e spero di sentirvi ancora, per potermi confrontare con voi.

Come qualcuna di voi aveva predetto, Damon è stato il primo a comprende i sentimenti veri che lo legano ad Elena, ciò nonostante non è disposto a dichiararsi per paura di perdere tutto ciò che hanno costruito insieme, per paura di diventare un domani la persona che l'ha fatta soffrire più di tutti. Non so come la penserete a riguardo, ma io credo che questi timori siano del tutto leciti, soprattutto quando si parla di un'amicizia lunga e intensa come la loro.

Come avrete capito, Elena ha avuto un piccolo incidente, ma i suoi amici erano comunque molto preoccupati, Damon per primo. Cosa succederà adesso? Elena continuerà a frequentare Aaron? Si accorgerà di provare qualcosa per Damon? E Damon le dirà che cosa prova per lei?

Vi anticipo solamente che nel prossimo capitolo ci sarà un'incredibile scenata di gelosia. Chi la farà a chi?

Ancora mille grazie per il supporto, spero di non avervi deluso con questo capitolo.

Un bacio. Anna

  
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