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Autore: Firelight_    24/11/2013    9 recensioni
"Perché Niall Horan è fastidioso, maleducato, provinciale e sin troppo presuntuoso, ma Zayn non ha mai conosciuto un attore talmente giovane che abbia un talento come il suo".
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[Zayn/Niall; accenni side!Liam/Zayn. Menzione di disturbi depressivi; sesso non descrittivo] [Scritta per il Zayn!fest del gruppo Facebook Wanki!fic]
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Niall Horan, Un po' tutti, Zayn Malik
Note: AU, Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Note:
Come già specificato nell'introduzione, la storia presenta accenni a disturbi depressivi e rapporti sessuali omosessuali - anche se non descritti nel dettaglio. Se la cosa vi disturba, fate ancora in tempo a chiudere! Per tutti gli altri: buona lettura, e ci vediamo nell'angolo autrice.












Time is frozen








Zayn ama il mattino: una volta sua madre gli diceva di continuo che avrebbe dovuto dormire di più, che puntare la sveglia talmente presto pur di potersi alzare in tempo per vedere l’alba era una sciocchezza, ma lui ha continuato a farlo sino all’ultimo anno del liceo – e, a quel punto, lei non obiettava neanche più. In Inghilterra, il mattino è pressoché lo stesso che conosceva nella sua città; a volte un po’ più caldo, a volte un po’ più umido, ma il cielo grigio fumo che nasconde i raggi solari non è diverso da quello che Zayn vedeva ogni giorno a Linden. Lanciando una breve occhiata al proprio riflesso dispiegato sui vetri scheggiati dell’autobus che traballa giù per la strada, riesce a vedere le occhiaie scure e marcate, ma pensa che sia un prezzo sufficiente pur di poter essere padrone del tempo – pur di poter avvertire quel senso di attesa che separa la luce dal buio, un istante sospeso che non ha presente o futuro.
Distrattamente, Zayn affonda le mani nelle grandi tasche della giacca pesante e alza il volume della vecchia canzone diffusa dagli auricolari, un singolo dei Killerpilze che ascoltava con i suoi amici di un tempo e del quale adesso ha dimenticato tutte le parole. Vorrebbe dire a se stesso che gli manca la sua casa, che gli manca la sua famiglia, suo padre che borbotta in arabo e sua madre che lo rimprovera in un tedesco stretto che sa di est in ogni vocale, che gli manca la Germania e quegli inverni ancor più ghiacciati di quelli londinesi – ma, purtroppo, Zayn non sa mentire. Tutto quello a cui riesce a pensare è che il mondo è sempre uguale, che forse la gente parla lingue diverse e c’è chi sorride con le labbra e chi invece con gli occhi, però in fondo non cambia un granché. Leggono tutti gli stessi libri, guardano gli stessi programmi alla televisione – incollati allo schermo luminoso alle otto di sera, mentre mangiano cibo precotto raccolti intorno al tavolo circolare – e pensano le stesse cose, facendolo sentire più solo che mai. Solo come durante tutte le notti trascorse a guardare i film di Woody Allen che riusciva a barattare a scuola, prima in videocassetta e poi in DVD, con le magliette che i suoi genitori gli regalavano per il compleanno o per Natale – una festa che, oltretutto, suo padre si era sempre rifiutato di considerare. In verità, Zayn non ci faceva mai caso: il suo armadio era quasi vuoto e lui si ritrovava a indossare sempre le stesse felpe lise, ma le sue mensole si riempivano sempre più di film d’autore e, quando finalmente era riuscito a ottenere per sé una videocamera – di seconda mano e graffiata sullo schermo, ma non aveva importanza – aveva capito che a quel punto non c’era modo di tornare indietro. E in realtà è piuttosto nervoso, perché il traffico è insopportabile lungo le vie del centro e lui non riesce a non pensare al modo in cui di certo Liam starà ticchettando impazientemente sulla scrivania di legno, gettando di continuo occhiate all’orologio e dimenticando per l’ennesima volta che Zayn detesta il tè nero. Si sente come se stesse girando il suo primo film e, in un certo senso, è davvero così: d’accordo, ad esser sincero è il secondo, ma il primo è stato un fiasco totale e preferisce non pensarci più. Era persino riuscito a farlo uscire nelle sale anziché lasciare unicamente che circolasse sul web fino a naufragarvi, ma gli incassi erano stati talmente bassi che si erano immediatamente affrettati a ritirarlo – e vedere i manifesti del proprio film sostituiti da quelli di una saga fantasy per adolescenti, l’aveva fatto sentire peggio che mai. Ormai le sue tasche sono completamente vuote e, per finanziare il suo nuovo progetto, Zayn si è indebitato talmente tanto che dubita che riuscirà mai a pagare tutto – anche nel caso in cui il film che sta girando dovesse avere successo, avvenimento più che improbabile. Di tanto in tanto, pensa che forse dovrebbe semplicemente mettersi a disposizione dei produttori e degli attori comici più in voga del momento, girare una commediola priva di significato e far sì che – almeno per novanta minuti della loro vita – l’intera cittadinanza britannica possa ridere senza pensare a niente, ma sa che non ne sarebbe capace.
Dopo aver letto l’intera stesura del suo nuovo film, Harry ha increspato le labbra, ha sollevato lo sguardo dal fascio di fogli stampato in caratteri neri e gli ha sorriso. “È il dramma di uno su un milione. Il pubblico lo odierà” poi si è ravviato i riccioli fitti dietro le orecchie, ha battuto lentamente le palpebre, ha schiuso nuovamente la bocca e: “Non ho mai letto nulla di più bello”.
Zayn non sa cosa pensarne. È certo che non sarebbe affatto capace di gestire la fama, perché quando si trova sotto i riflettori ha il palato arido e le guance gli vanno a fuoco, perciò una parte di lui preferisce che vada in quel modo; a volte, neppure ci prova. Ha sottoposto la sua sceneggiatura – che ha richiesto esattamente quindici mesi del suo tempo – all’approvazione del suo staff, compreso Liam che, per quanto si dichiari umilmente un semplice assistente, sa quanto il proprio parere abbia valore per lui. Ha ignorato i commenti salaci di Louis, il suo direttore di fotografia (“Scrivi la sceneggiatura e dirigi un film, tutto da solo? Tanto di cappello, mi stupisco di non vederti nella parte del protagonista…”), perché Tomlinson ha troppo talento per lasciarselo sfuggire, e inoltre ha già tanto denaro da non far caso ai puntuali ritardi sul suo stipendio. Tuttavia, alla fine persino Louis ha dovuto cedere e ha ammesso che avrebbero potuto cercare di tirarne fuori qualcosa di buono, mentre Liam gli trotterellava dietro entusiasta e profetizzava un successo internazionale. Zayn si è messo a ridere: non ci ha mai creduto.
Ingarbugliandosi le dita fra gli auricolari e rischiando di incespicare dopo una frenata particolarmente brusca, Zayn si rende conto che il suo telefono sta squillando da diversi secondi – in effetti, i passeggeri non sembrano apprezzare la sua suoneria tanto chiassosa – e, imbarazzato, borbotta qualcosa fra sé e sé e riesce a tirare fuori il cellulare dalla tasca posteriore dei jeans stracciati, per poi premere su un tasto a caso, incastrarlo fra la spalla e l’orecchio e: “Sì?”
“Scommetto che non sei ancora arrivato a lavoro” la voce roca di Harry si scioglie in una risatina, mentre mastica piano le parole “il che significa che, come sempre, sei in ritardo”.
“Chiudila qui, Styles” sbuffa lui, cercando di rimanere in equilibrio e biascicando alcune scuse per aver urtato la donna che gli sta accanto “Comprerò un’auto, o prima o poi”.
“Non credo sia consigliabile” commenta l’amico, il tono ancora divertito “Le uniche volte che ti ho lasciato guidare la mia sembrava che fossi sbronzo, e non avevi bevuto un goccio”.
“Non mi sono ancora abituato a guidare a destra” tenta di svicolare lui, roteando gli occhi “e, in più, dimentico continuamente che qui ci sono dei limiti di velocità da rispettare”.
“Darei di tutto pur di averti visto al volante a Linden” sghignazza Harry, parlando a bocca piena – di certo deve star facendo colazione con uno di quei dolci alla crema che cucina ogni domenica “Che catastrofe ambulante…”
“Davvero simpatico” lo ferma Zayn, sorridendo malgrado il tono ironico “ma non ho bisogno che tu infierisca ancor di più sul mio umore già così radioso”.
“Hai con te la sceneggiatura?” cambia discorso lui, mentre inghiottisce e soffoca uno sbadiglio.
“No” risponde, spostando rapidamente lo sguardo e sperando che l’autobus possa presto superare lo svincolo “l’ho lasciata nelle mani di Liam e Louis, credo che volessero rileggerla: ho con me solo alcuni appunti riguardo alle inquadrature, ma non è nulla di che”.
“Sei totalmente in preda all’ansia, non è vero?” lo stuzzica Harry, ben conoscendo le sue insicurezze.
“Che assurdità” mugugna lui, abbassando lo sguardo sulla plastica bluastra che ricopre il pavimento del mezzo “Sto soltanto cercando di evitare che anche stavolta le cose vadano per il verso sbagliato”.
L’altro si rende conto di aver toccato un tasto dolente e, dall’altra parte della linea, si tortura un labbro con i denti e poi si stringe nelle spalle.
“A me il tuo film piaceva” cerca di consolarlo, un po’ maldestro ma comunque sincero.
“Già” commenta Zayn con amarezza, rigirandosi l’anello di metallo fra le dita “peccato che la maggior parte della popolazione non la pensasse come te” fa una pausa, durante la quale sente solo il respiro lieve di Harry e può immaginare la sua espressione imbarazzata e colpevole, il che lo fa sentire ancor più a disagio. “Devo andare” mente in fretta “è la mia fermata”.
Chiude la telefonata prima che l’amico possa replicare – o anche solo chiedergli scusa, che probabilmente sarebbe persino peggio – e adagia la schiena contro la porta che lo separa dalla cabina del conducente, socchiudendo gli occhi e pregando mentalmente che vada tutto bene. Pochi minuti dopo, Zayn sta premendo sul pulsante rosso scolorito e scende giù attraverso le porte scorrevoli, mentre le suole consumate delle sue scarpe strofinano ruvide contro l’asfalto fresco. L’odore della pioggia è ovunque.
 
 
 
 
 
“Zayn, finalmente!”
Lui si limita a fulminare Louis con un’occhiataccia, abbandona il giubbotto contro lo schienale di una sedia e strofina fra loro le mani intirizzite, per poi scostarsi i capelli dalla fronte, riannodarsi la sciarpa e: “Mi servirà il tuo Range Rover”, seguito da uno: “Scordatelo” da parte dell’altro, che non si premura neppure di ascoltare. Intanto, Zayn sta già andando incontro a Liam, che è immerso in una montagna di scartoffie e ha le mani tutte macchiate d’inchiostro ma, non appena lo vede arrivare, scatta immediatamente in piedi e: “Hai l’aria infreddolita. Vado a prenderti un tè?” domanda, premuroso e con le sillabe che si susseguono troppo veloci fra di loro.
Lui gli rivolge un sorriso sghembo – e non ne è sicuro, ma l’altro potrebbe essere arrossito – e, dopo avergli ricordato che lui beve solamente caffè, si accovaccia al suo fianco su una sedia e si accende la prima sigaretta della giornata, senza far caso al divieto che campeggia evidente sulla parete alle sue spalle.
“Ho bisogno di Louis, di entrambi i tecnici e del cameraman: gli attori devono trovarsi tutti sul set entro dieci minuti e, soprattutto, mi serve al più presto della caffeina. Entro un quarto d’ora cominceremo a provare”.
A giudicare dal suo sorriso, Liam non aspettava altro.
 
 
Zayn non ne può più: l’orologio indica che sono in pausa pranzo, ma lui non ha voglia di mandar giù nulla – e tutto quel che può fare è far scattare l’accendino sino a scaricarlo, tentando di ragionare e dicendosi che quel pacchetto deve durargli almeno sino al giorno successivo, sebbene sia ormai quasi finito. Chiude gli occhi e sospira, il suo fiato che forma una scia a mezz’aria nell’inverno di Londra, e si dice che non può più continuare in quel modo.
Quando – diverse settimane prima – ha deciso di presiedere alle selezioni per il cast, è rimasto notevolmente sorpreso nel vedere Niall Horan presentarsi per parteciparvi; è un attore all’apice della sua carriera e, abbandonati i ruoli marginali che riusciva a ottenere sino a pochi anni prima, sembra ormai avvezzo alla popolarità e al mondo del cinema più di chiunque altro Zayn abbia mai incontrato. Ha capito che l’avrebbe odiato sin dalla prima volta in cui l’ha sentito aprir bocca: inflessione irlandese calcata allo stremo, occhiali da sole fra i capelli biondissimi durante tutti i giorni dell’anno, risata terribilmente rumorosa, umorismo facile e strenua ostinazione nell’indossare canottiere persino nel mese di dicembre. Era pronto a rifiutarlo ancor prima del suo provino ma, per sua sfortuna, è stato costretto a cambiare idea non appena l’ha visto recitare. Perché Niall Horan è fastidioso, maleducato, provinciale e sin troppo presuntuoso, ma Zayn non ha mai conosciuto un attore talmente giovane che abbia un talento come il suo – senza contare il fatto che, grazie alla sua presenza, le possibilità che il film venga notato dalla stampa e dalla critica inglese aumentano esponenzialmente. Dunque, detestandosi profondamente per la propria scelta, si è infine costretto ad assegnargli la parte del protagonista – pentendosene mille volte e anche di più, rimuginando di continuo su quanto Horan fosse sicuramente poco adatto per quella parte e su quanto avrebbe dovuto rifletterci più a lungo, prima di prendere una decisione simile.
Tuttavia, per quanto le sue aspettative fossero tutt’altro che rosee, non pensava che l’altro potesse risultare talmente irritante: pur riconoscendo le sue capacità, Zayn non può tollerare che Niall Horan continui a pungolarlo così. Durante le ore precedenti, l’attore ha fatto di tutto pur di non ascoltare nessuno dei suoi consigli, sorvolando su ogni appunto che gli è stato fatto circa la sua interpretazione e inserendo di continuo delle improvvisazioni non richieste, che a Malik sembrano solamente delle sbavature nella sua sceneggiatura. E, non appena gli ha fatto notare che non aveva prestato attenzione ad alcuno dei suggerimenti che gli aveva dato, Niall ha sollevato un sopracciglio, si è voltato nella sua direzione piegando il capo su una spalla e: “Mi dispiace” ha detto, una luce malevola nello sguardo “ma, con l’accento che ti ritrovi, è impossibile dire se stai parlando inglese o tedesco”. A quel punto, lui ha respirato a fondo e ha contato fino a dieci per impedirsi di assalirlo – e, anche se sul momento si è trattenuto pensando inconsapevolmente di essere sin troppo esile per poterne uscire illeso, ora preferisce dirsi di essere troppo maturo e professionale per cadere tanto in basso. Naturalmente è rimasto immobile sulla sedia, ma ha ribattuto con un: “Farò del mio meglio”, imitando la cadenza irlandese dell’altro talmente bene che Louis è scoppiato a ridere e non è riuscito a fermarsi per diversi secondi, le guance arrossate e i piccoli occhi azzurri che luccicavano. Sfortunatamente, non sembra che Horan l’abbia presa con altrettanta leggerezza, dato che ha continuato a provocarlo incessantemente con le sue battutine da quattro soldi, sino a che Zayn non ne ha avuto abbastanza e ha dichiarato che avrebbero fatto una pausa affinché gli attori potessero rifocillarsi, per poi sgattaiolare dietro le quinte e raggiungere la balconata che si affaccia sul vicolo. E adesso, stanco a causa della seconda notte insonne di seguito e del comportamento al limite del comprensibile di quella giovane star annoiata, decide infine di concedersi la penultima sigaretta che conserva fra la maglia e la cintura, accendendola a fatica a causa del vento e appoggiando la fronte contro il proprio palmo gelido. Comincia a perdere le speranze…
“Guardati, Malik, hai l’aria talmente offesa!”
Per un momento, lui spera intensamente che quella voce sia soltanto frutto della propria immaginazione, ma deve ricredersi non appena sente dei passi pesanti avvicinarsi e scorge l’altro sogghignare apertamente mentre incrocia le caviglie.
“Dovresti essere a pranzo” è tutto quel che dice lui, per poi continuare a fumare in silenzio, ricorrendo a tutta la propria determinazione per non volgersi a guardarlo.
“Anche tu” butta lì Niall, allargando le braccia “E, credimi, non ti farebbe male metter su qualche chilo: potrei mandarti in pezzi soltanto sfiorandoti”.
“Di solito funziona, Horan?” inarca le sopracciglia e sposta appena il capo verso di lui, trattenendo una boccata per poi lasciarla andare all’inverno “Perché se, per sentirti al sicuro, ti è necessario fare commenti al vetriolo sul mio aspetto o sul modo in cui parlo, fa’ pure: per me non fa alcuna differenza”.
L’altro sembra sorpreso da quell’uscita tanto seria e decisa e, per un secondo, Zayn si illude di averlo preso in contropiede; tuttavia è solo un attimo, perché subito dopo il biondo torna a ridacchiare e gli lancia una lunga occhiata indecifrabile.
“Trai delle conclusioni sbagliate” lo avvisa, senza voler spiegare quel che intende dire.
“Non ci sono conclusioni da trarre” taglia corto lui, facendo un ultimo tiro e poi lanciando la sigaretta ancora accesa oltre la ringhiera di ferro battuto, per poi guardarlo duramente “Siamo qui per fare il nostro dovere: io ho un film da dirigere e tu hai un personaggio da interpretare, perciò ti sarei grato se tentassi di dar prova dei tuoi venticinque anni e ti dimostrassi all’altezza del tuo primo provino”.
Non gli lascia neppure il tempo di replicare – non è affatto sicuro che riuscirebbe a sostenere una nuova discussione, e dentro di sé ha solo voglia di mollare tutto – e gli volta le spalle, per poi avviarsi verso il corridoio che porta agli studi. Ha già abbassato la maniglia macchiata dagli anni quando, dietro di sé, sente: “Altre conclusioni sbagliate, Malik”. Non risponde.
 
 
 
 
 
Le settimane seguenti sono sempre uguali. Zayn arriva ogni giorno un po’ più in ritardo e dimentica sempre di far colazione; a volte Liam gli fa trovare un caffè caldo sul tavolo e lui lo ringrazia col migliore dei suoi sorrisi – e sì, ora comincia ad essere piuttosto sicuro che l’altro arrossisca a ogni sua parola – e poi cominciano a provare, a volte trattenendosi sul set fino a sera. Lui è sempre l’ultimo ad andar via, anche se a volte Liam rimane a tenergli compagnia, spesso convincendo anche Louis a restare con loro, mentre questi chiacchiera indistintamente di ogni cosa senza neanche domandarsi se qualcuno lo stia a sentire. Zayn dorme poco e passa le notti chino sulla sceneggiatura, tracciando linee rosse su alcune frasi e aggiungendo nuove correzioni a margine, mandando sms a Louis alle quattro del mattino per domandargli un parere sull’inquadratura della tredicesima scena e ricevendo ogni volta due risposte differenti – la prima furente e sconcertata, la seconda più posata e che riesce a risultargli effettivamente utile. In scena, Niall Horan continua a dargli filo da torcere; per quanto sappia a memoria l’intera parte, non desiste nel cercare di apportarvi il proprio personale contributo e, dopo un po’, Zayn ha deciso di lasciarlo fare. Se ignora i suoi pantaloni a vita troppo bassa e le fastidiose frecciatine sulla propria nazionalità – di cui alcune particolarmente di cattivo gusto – riesce quasi ad apprezzarlo o, quantomeno, riesce a farlo sino a che le uniche parole che l’altro pronuncia sono quelle scritte sul copione. Per la verità, deve ammettere con se stesso che – nonostante siano sempre ai ferri corti – forse scegliere Horan come protagonista del suo film è stata una buona idea: va sorprendentemente d’accordo con l’intera troupe – eccezion fatta per Liam ma, chissà perché, questo Zayn se lo aspettava – e riesce a interpretare il suo personaggio con una maestria che non aveva creduto possibile, soprattutto data la netta differenza con la reale personalità di Niall. Mentre riguarda la pellicola per l’ennesima volta, pensa a come l’attore sia abile nel prendersi gioco del pubblico, che non potrà mai vedere la verità di là di quei fotogrammi e che, in due ore o poco più, crederà genuinamente di conoscere Niall Horan – senza avere alcuna idea di chi egli sia veramente.
Zayn cancella un altro messaggio da parte di Louis, non degnandolo di una risposta e chiedendosi perché si costringa ancora a stare a sentire tutte le sue follie – che, negli ultimi giorni, sono state rispettivamente: “Dovresti smetterla di chiamarmi durante la notte, la mia ragazza inizia a pensare che io abbia un’amante”, “Credo che Liam arrossisca un po’ troppo quando gli parli, non trovi?” e, non ultima, “Ho trovato! Sono più che certo che Niall Horan voglia portarti a letto”. Dopo aver riposto il cellulare all’interno del cappotto, esce fuori dal portone e vede Harry rivolgergli un saluto dal posto del guidatore della sua auto, così si avvia verso la macchina e si affretta a entrare e a prender posto sul sedile accanto al suo, il naso arrossato per il freddo e la barba scura a ricoprirgli la mascella.
“Sembri stanco” gli fa notare Harry, mentre gira la chiave per accendere il motore e lo sbircia di sottecchi – e Zayn alza le spalle con noncuranza, perché è fuori questione raccontargli che non dorme la notte perché ha paura di fallire, ha paura che tutto andrà storto e che nessuno si ricorderà mai di lui.
“È solo il lavoro” minimizza, schiacciando un paio di pulsanti e cercando la sua stazione radio preferita; non appena la trova, alza il volume e si abbandona contro lo schienale morbido, affondando nella stoffa e sospirando sul finestrino rigato di pioggia.
“Dico sul serio” prosegue l’altro, facendo marcia indietro per un paio di metri e poi immettendosi lungo il viale “dovresti rilassarti. E fumare di meno” rettifica, scrutandolo ancora una volta e facendolo sentire sotto esame “il tuo colorito è pessimo”.
“Dovrò trovarmi ancora a lungo vittima del tuo istinto di protezione?” sbuffa Zayn, troppo stremato per cercare di essere gentile.
“Scusami” Harry si produce in una smorfia, facendolo sentire come se fosse lui a dover chiedere scusa “mi preoccupo per te, tutto qui”.
“Lo so” si passa stancamente una mano sul viso e si dimena un po’ sotto la cintura di sicurezza “Giuro che troverò il modo di staccare la spina”.
Il riccio annuisce entusiasta e, per la prima volta dopo diversi minuti, Zayn nota che nel suo sguardo c’è qualcosa di insolito: è come una sorta di vittoria, un brillio troppo inconsueto perché possa passare inosservato.
“Sarebbe più semplice, se ti lasciassi aiutare” asserisce infatti Harry, con una noncuranza esagerata che lo insospettisce sempre più, gli occhi fissi sui tergicristalli che spazzano via la pioggia dai vetri.
“Lo sarebbe anche se tu ti decidessi a parlar chiaro” rincara lui, aggrottando la fronte in attesa che l’amico ammetta che cos’ha in mente – poiché è assolutamente sicuro che quello scavezzacollo di Harry Styles stia per combinarne una delle sue, e teme anche che stavolta sarà lui a pagarne le conseguenze.
“Potrei aver preso una decisione al posto tuo” glissa l’altro, grattandosi la punta del naso e rivolgendogli un sorriso di scuse “Da quant’è che non hai un vero appuntamento, Zayn?”
Lui si prende il viso fra le mani, inspirando profondamente e sforzandosi di non perdere la calma – perché, davvero, non è possibile che Harry sia ammattito al punto di avergli organizzato un’uscita galante con qualcuno che neppure conosce.
“Ferma l’auto”.
“Andiamo!” lui ride, scrolla i capelli e preme sull’acceleratore “L’ultima relazione che hai avuto è stata lo scorso autunno, non puoi continuare a chiuderti in casa sperando che le cose accadano”.
“Lascia perdere i cliché, Styles” lo mette in guardia Zayn, esasperato “Non ho alcuna intenzione di assecondarti, stavolta: un blind date! Come ti è venuto in mente?”
“Sta’ tranquillo” tenta di rassicurarlo lui, mettendo il broncio “Lui è un tipo molto interessante – e dovresti vedere quant’è bello. Dico sul serio!”
“Ma io non…”
“Cerco solo di aiutarti, d’accordo?” Harry sbuffa, si districa nel traffico e frena appena in tempo sotto la luce rossa del semaforo “So che non sei in cerca di una relazione e tutto il resto, lo ripeti di continuo, ma so anche che è da troppo tempo che hai smesso di sperare in qualcosa che ti faccia sentire vivo. Non ti arrabbi persino più!”
“Chiedilo a Niall Horan” brontola lui, increspando le labbra e puntando i gomiti contro il bordo del finestrino, consapevole che l’altro abbia ragione ma senza alcuna intenzione di concederglielo.
Harry ridacchia fra sé e sé e, d’improvviso, Zayn si rende conto che sta rallentando in prossimità di quello che sembra il retro di un locale – un pub, probabilmente – dove tutti i lampioni sono spenti e dove riesce solamente a vedere una figura incuneata nell’angolo fra la scalinata di un palazzo e la strada.
“Harry, per favore” si ritrova a supplicarlo, voltandosi a guardarlo con aria implorante ma ricevendo in risposta solo una spintarella giocosa, un bacio svelto sulla guancia e un: “Fidati di me” che, per la verità, non lo rasserena per niente. Ringhiando minacce a voce bassa, Zayn infine scende dall’auto e avverte Harry ripartire subito alle sue spalle, sfrecciando a tavoletta lungo la discesa – e, ci può scommettere, o prima o poi si ritroverà la cassetta delle lettere piena di multe per eccesso di velocità. Forse, ora che ci pensa, la Germania un po’ gli manca.
“Zayn?”
Lui indietreggia di un passo, una ruga di stupore a solcargli la fronte mentre cerca di decifrare qualcosa nella penombra e: “Louis? Che cosa ci fai qui?”
Sente la sua risata familiare prender vita nel buio, mentre l’altro avanza un po’ sino a farsi vedere, un sorriso affilato e consapevole disegnato sulle labbra rosa e sottili.
“Sono ufficialmente complice del tuo migliore amico” confessa, intrecciando le dita fra loro e allargando il proprio sorriso “Ma, insomma, l’unica alternativa era lasciarti nelle grinfie di Liam Payne – che, per inciso, ha una tremenda cotta per te sin dalla prima volta che…”
“Frena” lo ferma lui, confuso “Di che cosa stai parlando?”
“Dell’enorme favore che ti stiamo facendo” afferma l’altro, perfettamente convinto “Credimi, tutto questo ti sarà d’aiuto, e senza dubbio lunedì mattina mi ringrazierai di tutto cuore”.
“Louis, sai che non ho mai avuto alcuna fiducia in te, non è vero?”
Lui si scioglie in un’ennesima risata, i denti che luccicano nella notte e lo sguardo carico di malizia e significati sottintesi – e Zayn comincia a pensare che, combinando le idee balzane di Harry e la caratteristica sagacia di Louis, non può che venirne fuori un disastro.
“E io non ti consiglierei mai di averne, Malik” ammicca, astuto “Adesso sarà sufficiente che entri nel locale alle mie spalle e ti diriga verso il bancone – e, per favore, non mandare all’aria anche questo appuntamento… Harry ci tiene sin troppo”.
“Lo faccio solamente per lui” biascica Zayn, evitando il suo sguardo e rivolgendogli un incerto cenno di saluto – al quale riceve di fretta una risposta calorosa; comincia ad avviarsi di malavoglia in direzione della porta chiusa sotto gli occhi attenti di Louis e, un attimo prima di spingere i battenti, sospira. Sa di essere ancora in tempo per metter fine a quella farsa e tornarsene a casa per guardare uno dei suoi film preferiti e impiegare la notte a pensare a quanto poco gli piaccia immaginare il futuro, se esso sarà grigio come il suo presente, tuttavia non lo fa. Per la prima volta dopo tanto tempo – e, forse, un giorno dovrà davvero ringraziare quei due imprudenti – Zayn si lascia andare e varca la soglia, venendo investito da un’ondata di luci arancioni appese al soffitto, risate, bicchieri che tintinnano cristallini e una leggera musica di sottofondo che proviene da alcune casse sistemate sotto la scala.
Inizialmente si sente appena un po’ confuso – ed è ancora tentato di tornare nell’abbraccio carezzevole del buio e del silenzio – ma poi si costringe ad andare avanti, muovendo qualche passo dubbioso e guardandosi intorno in cerca di qualcuno che faccia mostra di riconoscerlo. L’atmosfera è più piacevole di quanto non si fosse aspettato e, dentro di sé, si ritrova a sperare che il fantomatico ragazzo che Harry e Louis sono riusciti a trascinare lì abbia deciso di non presentarsi affatto, così da lasciargli la possibilità di bere una birra in solitudine e fumare fuori dalla porta d’emergenza. Sta per rassegnarsi all’idea – più sollevato di quanto non dovrebbe essere – quando, un attimo prima di raggiungere gli sgabelli imbottiti messi in fila di fronte al bancone, sente un brivido gelido scendergli lungo la schiena e avvilupparsi alle sue vertebre, mentre s’immobilizza sul posto e non riesce a profferir parola. Tutto ciò che gli viene in mente è – non è possibile, li ucciderò, non è possibile.
Niall Horan gli lancia un’occhiata indecisa e, mordicchiandosi appena il labbro inferiore, fa un gesto vago con la mano indicando la sedia accanto alla propria, il viso illuminato dalle luci chiare.
“Vuoi sederti?”
“No!” sbotta Zayn, interrompendo finalmente il proprio mutismo “Non ho alcuna intenzione di sedermi qui con te!”
“Per favore, Zayn…” contratta, protendendosi appena verso di lui con un’espressione seria come non gliel’ha mai vista e le guance rosse “Potrai pur tollerare un drink in mia compagnia”.
Lui vorrebbe dire che bere un drink in sua compagnia non è mai stato nei suoi programmi, che non ha un appuntamento con un ragazzo da quando la sua ultima relazione è finita per caso e per noia, che lui non va mai a quel genere di incontri – e che non potrebbero esistere persone più sbagliate di loro due, giacché non riescono neppure a respirare la stessa aria senza darsi addosso. Nonostante tutto, non può fare a meno di accorgersi che Niall sembra insolitamente pacifico per cui, ripensando alla nota speranzosa che ha udito nella voce di Harry, lo maledice sottovoce e suo malgrado agguanta uno degli sgabelli, sedendosi malamente e ordinando immediatamente da bere.
“Potresti almeno guardarmi in faccia?”
Solleva gli occhi al soffitto con la massima esasperazione di cui riesce a far mostra, poi sposta il capo fino a guardarlo e gli lancia uno sguardo di domanda.
“L’intera situazione è ridicola” si lamenta, mentre beve un lungo sorso dal suo bicchiere e sente il sapore dolciastro dell’alcol scivolargli giù in gola “Non riesco a capire perché siamo qui”.
“Te l’ho già detto, Malik” Niall ruota lo sgabello nella sua direzione, le braccia contro il bancone d’acciaio mentre i suoi occhi rimangono ostinatamente puntati su di lui “trai sempre le conclusioni sbagliate” lui sta per ribattere e fargli notare quanto le sue affermazioni siano impossibili da decodificare, quando l’altro prosegue: “Credo che Liam Payne tenterebbe di eliminarmi, se sapesse che hai passato il sabato sera insieme a me”.
“Siamo qui per parlare di Liam?” lo punzecchia Zayn, vuotando il bicchiere e sperando di avere in tasca sufficienti sterline per poter bere abbastanza da reggere quella conversazione.
Lui sembra ignorare quella domanda, e: “La gente non riesce a resisterti” ghigna, senza distogliere lo sguardo da lui neppure per un istante “anche quando fai di tutto pur di allontanarla. No, nessuno resiste a Zayn Malik e al suo incomprensibile accento tedesco”.
“Vuoi ricominciare a prendertela con la mia incapacità di parlare un inglese impeccabile? Davvero, Horan, perché io non…”
“È piuttosto dolce, in realtà” soffia Niall interrompendolo, gli occhi argentei e ammaliatori che spiccano fra una corona di ciglia dorate. Si volge verso il barman, gli fa un cenno e ordina a propria volta un cocktail, per poi: “e anche sexy” aggiungere, ridendo nel vedere il volto di Zayn farsi di colpo color porpora.
Ha nella testa troppi pensieri confusi per poterli distinguere l’uno dall’altro, ma continua a sentire la voce squillante di Louis – “Sono più che certo che Niall Horan voglia portarti a letto” – e quella calda e rassicurante di Harry – “Lui è un tipo molto interessante, e dovresti vedere quant’è bello”. Okay, adesso ha decisamente bisogno di un altro drink.
“Vuoi ubriacarti?” sorride Niall, nel vederlo trangugiare una nuova sorsata e socchiudere gli occhi, mentre spera che il mondo attorno a lui svanisca.
“Probabilmente” ammette, annuendo fra sé e sé “Suppongo che sia l’unico modo per non dare di matto”.
“Ti capisco” solleva le sopracciglia e gli rivolge un sorriso affascinante “di solito faccio questo effetto alle persone, anche se cominciavo a temere che tu ne fossi immune. Perché mi hai scelto per il tuo film, Malik?”
Lui è frastornato da quel continuo cambiamento d’umore – un attimo prima lo stuzzica come se cercasse di conquistarlo, mentre quello dopo prende un tono distaccato e disinteressato che lo disorienta ancor di più.
“Ho bisogno che la gente mi noti” minimizza, esaminando il liquido colorato che ora colma il suo bicchiere fino a metà “e tu sembri piuttosto abituato a trovarti in prima pagina”.
“Sei troppo all’antica per perseguire i tuoi scopi senza alcuno scrupolo” lo ammonisce Niall, ridacchiando incredulo e scuotendo il capo “Sei uno che guarda alla poesia e non all’utile, dico bene?”
Zayn si sente arrossire leggermente e si azzarda a lanciargli un’occhiata, stupito che l’altro possa aver detto qualcosa del genere – e, in verità, anche che possa averlo colto talmente bene. Il biondo ha smesso di bere ormai da diversi secondi e, le labbra rosse strette in una linea orizzontale a spiccare contro il pallore del volto, lo osserva in silenzio.
“Anche se fosse?” dice infine, sulla difensiva “Che cosa vuoi che ti dica, Horan? Che hai talento e che sei indispensabile per il mio successo?”
Niall coglie la nota rattristata e denigratoria di quelle parole e, tamburellando sul bancone con la punta delle dita bianche, sospira.
“Mi dispiace che il tuo primo film non sia andato come speravi”.
“Oh, fantastico!” Zayn scoppia a ridere, chiede frettolosamente qualcos’altro da bere e lo guarda con un sorriso mesto “Mi stai davvero commiserando? Non credo di poterlo sopportare”.
“Ascoltami solo per un istante, Zayn” lo interrompe lui, mentre la sua mano si posa improvvisamente su quella magra e scura dell’altro, facendolo irrigidire “So che ce l’hai con me, e non posso biasimarti: non mi sono comportato nel modo giusto durante le ultime settimane, e senza dubbio non hai alcuna voglia di rimanere chiuso qui dentro per sentire le mie scuse. Ho messo tutto sottosopra” solleva un angolo della bocca in un sorriso sghembo e incerto “e mi dispiace di averti messo i bastoni fra le ruote durante tutto questo tempo, perché non era ciò che avrei voluto fare. Mi sono presentato ai provini perché ho letto la sceneggiatura e non sono più riuscito a smettere di pensarci, e penso che tu sia veramente capace di raccontare il mondo, penso che tu sia un artista e…”
“Smettila” lui ha le guance in fiamme e lo sguardo fisso altrove, mentre le sue dita tremano sotto i polpastrelli di Niall che hanno distrattamente cominciato ad accarezzargli il dorso della mano, la pelle dell’attore caldissima a contatto con la propria “Non è necessario”.
“Volevo che, per una volta, traessi le giuste conclusioni” ridacchia Niall, imbarazzato ma soddisfatto della reazione del più grande, mentre Zayn continua a domandarsi se abbia detto la verità – e perché le loro mani sono ancora strette l’una all’altra?
“Non mi sei stato particolarmente d’aiuto nel farmi capire” obietta, tentando di disciplinare il respiro e scostando la propria mano via da quella vicinanza, per poi ficcare le dita in fondo alle tasche e strappargli una risata consapevole.
“Non è sempre facile” risponde lentamente Niall, misurando le parole “La fama, intendo: non è sempre bella e luminosa come può sembrare. Io amo recitare, amo il mio lavoro e so già che continuerò a farlo per sempre, eppure ci sono momenti in cui tutto questo mi fa diventare un’altra persona. Capisci che cosa intendo? È come se finissi per fare cose che non voglio realmente fare”.
“Devo ricordarti che io non faccio nulla, se non scrivere durante tutta la notte e girare film che poi nessuno vuol guardare?”
“Ti sbagli” lo frena lui, come se la sua reazione lo spazientisse “Non ti rendi conto che agli altri basta sfiorarti per non poter più fare a meno di te: Louis, Harry, Liam…”
“Mi hai sfiorato anche tu, Niall?” ha la mente così annebbiata che non sa neppure perché l’abbia detto – ora che ci pensa, non è neanche del tutto sicuro di averlo fatto – ma non gli importa, perché negli occhi dell’altro c’è una luce così splendente che gli fa male tanto da volerla mandar via “Non è così che funziona. Ci sono solo persone mediocri, alcune che si alzano in piedi e fanno sentire la propria voce e altre che invece rimangono in silenzio e vengono sommerse dal rumore, sino a diventare invisibili. Non ci sono anime, non ci sono segreti, non ci sono talenti nascosti e non c’è arte, perché non ci sono dettagli”.
“Hai bevuto abbastanza, per stasera” lui gli fa abbandonare la presa ferrea sul bicchiere e poi gli prende le mani fra le sue, costringendolo a incontrare il suo sguardo “Non guardarmi così. Sei bellissimo”.
“Mi dispiace” biascica Zayn, tentando di non pensare a quelle dita intrecciate alle proprie “Mi sto rendendo ridicolo”.
“Non preoccuparti” gli sorride con troppa dolcezza, come se non aspettasse altro da una vita “Sei semplicemente stanco. Sicuro di star bene?”
Lui annuisce, si prende il volto fra le mani e respira a fondo, socchiudendo le palpebre e mettendo in ordine i propri pensieri contrastanti, relegando quelli dettati dall’alcol in un angolo e sperando che non ne vengano più fuori. Zayn si sente uno stupido, perché è talmente poco abituato a bere che pochi drink lo mettono già fuori uso, ma una volta che chiude gli occhi gli sembra tutto un po’ più chiaro e – in fondo – capisce che vorrebbe solo dimenticare. Non sa se sta pensando in inglese, in tedesco o nell’arabo sciolto e troppo veloce nel quale suo padre pregava ogni giorno, ma sa che di colpo l’inverno di Londra è molto più caldo delle estati in Germania, che non telefona a casa ormai da mesi e che i messaggi vocali delle sue sorelle si sono accumulati nella segreteria senza mai ricevere risposta. Sa che in un anno ha scritto ventinove sceneggiature diverse ma che non avrà mai il coraggio di mostrarle a nessuno, che non ha idea del perché continui ad andare avanti e – Niall lo sta baciando.
Zayn ha ancora gli occhi chiusi e le labbra che sanno di alcol, ma sente la bocca di Niall sulla propria in un bacio asciutto e impercettibile, così morbido che ha le gambe che tremano – ma anche troppo breve, perché gli concede solo un istante prima di schiacciare i palmi sul suo petto e respingerlo, sbarrando le palpebre e puntando lo sguardo sconcertato su di lui.
“Lasciami andare” è tutto quel che riesce a farfugliare, mentre torna a levarsi in piedi con un leggero senso di nausea e incespica in direzione della porta del bagno degli uomini, sperando di non concludere la serata rimettendo nella tazza e ringraziando mentalmente che a prima vista la toilette sembri deserta.
Aggrappa le mani al bordo di uno dei lavandini, soffia fuori un respiro arroventato e si scontra col proprio riflesso nello specchio, non sapendo se avrebbe più voglia di rannicchiarsi su se stesso e non uscire mai più da lì – oppure di tornare indietro, stringere Niall per il colletto della maglia e baciarlo a sua volta con tutta la rabbia che ha dentro. Eppure non può neanche rifletterci su, perché un attimo dopo la porta alle proprie spalle si apre e si richiude velocemente, rivelando la figura trafelata del biondo, i capelli in disordine sulla fronte e l’orlo della giacca storto sullo sterno.
“Ci si potrebbe scrivere il mondo intero, su di te” sibila Zayn abbandonando il capo su una spalla, mentre Niall si incammina piano verso di lui e si ferma un attimo prima che i loro corpi si sfiorino, le sue mani che scivolano sui fianchi stretti del moro e premono contro le ossa che sporgono appena.
“Vuoi davvero che ti lasci andare?” bisbiglia, la bocca a pochi centimetri dal suo collo scoperto e gli occhi azzurri fissi sulla loro immagine riflessa “Puoi ancora farlo, Zayn. Potresti dirmi che sono solo un altro fra noi esseri umani mediocri, che non c’è niente di vero e che non tremi quando ti tocco, che non ho bisogno di te e che è impossibile vivere solo di sguardi. Perché” abbassa le labbra e le schiude contro la sua pelle, mentre Zayn viene scosso da un brivido e si lascia sfuggire un sospiro “è così che vanno le cose, no? Tu non vuoi nulla da questo mondo. Tu non vuoi mai nessuno”.
Lui sta per dirgli di fermarsi, che non ce la farà a sopportare di essere toccato in quel modo e che non vuole più sentire quel che ha da dire, ma la stretta di Niall sui suoi fianchi si è fatta aggressiva e l’altro l’ha bruscamente voltato verso di sé, fronteggiandolo faccia a faccia con le dita conficcate nella sua carne a scavarvi dei solchi. Zayn sente che l’altro ha una mano sulla sua nuca, che gli tira i capelli neri e un po’ gli fa male, poggia la fronte contro la sua e respira sulla sua bocca, gli occhi ancora spalancati sfidandolo a resistergli, e allora Zayn lo bacia. Si sente come se non avesse mai baciato nessuno prima d’allora – e una parte di lui sa che è così, sa che in passato le sue labbra sono state baciate, che il suo corpo è stato stretto consumato amato ma lui non c’era, non c’è mai stato per amare e forse Niall Horan ha ragione, a dire che non ha mai cercato nulla di meglio.
“Ti voglio” soffia Zayn contro la sua bocca, e dirlo a voce alta lo fa sentire come se fosse sulla cima più alta del pianeta e tutto il resto si trovasse ai suoi piedi, perché finalmente – sa che è la prima volta ma non lo dice, perché ha paura – sente di esserci e non ha più bisogno di personaggi, non c’è più niente da mettere in scena perché è lui a vivere.
“Non vedevo l’ora” risponde solamente Niall, annuendo in modo impercettibile e accarezzandogli il viso con le dita morbide, gli occhi chiusi mentre si baciano a fior di labbra e mentre il biondo spinge un po’ per far passare la lingua – e Zayn glielo lascia fare, la sua schiena cozza contro la fila di lavandini ma non gli importa, perché la lingua di Niall è bollente contro la sua e non riesce a pensare ad altro. È saliva e suoni umidi mentre Horan fa scorrere le mani lungo la sua schiena coperta dalla maglietta, torna a posarle sui fianchi e poi scivola a chiuderle sulle sue natiche, obbligando Zayn a interrompere il bacio e a soffocare un’imprecazione che è quasi un gemito contro il suo collo accaldato. Assentisce freneticamente e morde appena la sua pelle candida e velata di sudore, lambendo con la lingua l’impronta della giugulare che pulsa sul suo collo; Niall se lo tira addosso e fa scontrare i loro bacini ingolfati dagli abiti, mentre respira pesantemente contro il suo orecchio, e Zayn si sente sopraffatto dalla sensazione dei loro corpi maldestramente allacciati l’uno all’altro. Forse in un’altra situazione direbbe di no, forse cercherebbe di fare appello alla propria ragione e si renderebbe conto di quanto quelle circostanze siano incoerenti e paradossali, ma si sente solo da talmente tanto tempo che ora semplicemente circonda il collo di Niall con le braccia e in qualche modo riesce a baciarlo ancora una volta, mentre l’altro indietreggia inciampando e cerca a tastoni la maniglia di una delle porte, per poi trascinarlo con sé all’interno di uno dei cubicoli e girare la chiave di plastica nella serratura.
“Voglio che mi tocchi” ringhia Zayn, nell’intreccio bagnato delle loro lingue.
Niall lo spinge contro la parete e il suo corpo preme ovunque contro il suo, gli solleva la maglia e fa scivolare le dita sull’accenno degli addominali, cerca le tracce di tutte le sue costole sotto la carne e stuzzica i capezzoli con la punta della lingua ruvida. Lui getta indietro il capo, si morde le labbra a sangue e ha la maglietta sfilata solo a metà, mentre l’altro struscia i fianchi contro i suoi, gli slaccia la cintura in un tintinnio e gli fa scorrere i pantaloni giù lungo le gambe, accarezzandogli le cosce snelle e scure – e non sa per quanto ancora riuscirà a reggersi in piedi. Il fiato di Niall s’infrange contro la v disegnata dai suoi fianchi, contro l’elastico della sua biancheria che viene presto tirata giù – e un attimo dopo Zayn si sente scomparire nella sua gola bollente, ansima fortissimo e il biondo lascia un bacio e una risata sulla punta della sua eccitazione, per poi tornare a inglobarlo completamente, in ginocchio davanti a lui, stringendogli le cosce fra le mani. È tutto rumori osceni e impudenza, Niall che si lascia guidare dalle mani del moro che si infiltrano fra i suoi capelli scompigliati, le gote del giovane attore arrossate e gli occhi lucidi mentre non la smette di fissarlo, mentre la sua gola vibra in una risatina appena modulata – e Zayn non riesce a dir nulla ma viene e basta, sputa gemiti fra i denti serrati e avverte la lingua dell’altro percorrere un’ultima volta tutta la sua lunghezza, prima che si risollevi e torni a baciarlo con violenza. Zayn non può far altro se non saggiare il suo corpo scosso dai brividi, dalle spalle muscolose appena celate dalla canottiera sino alla schiena ampia, mentre Niall: “Ti prego” mugola, senza smettere di baciarlo “Non durerò ancora a lungo”. Allora lui sorride – e ci mette tutta la furbizia che può – per poi strattonargli i jeans quanto basta, lasciandoli appena sopra le ginocchia insieme ai boxer e chiudendo la grande mano liscia sulla sua erezione, mentre il biondo si lascia andare a un sospiro di sollievo, geme: “Più in fretta” e comincia a spingersi contro di lui. Zayn gli cinge la vita con un braccio e tocca la sua pelle calda e tesa, lo avvolge con le dita lunghe sino a che Niall non esala un gemito più alto degli altri e finisce per riversarsi addosso a lui, boccheggiando con le labbra schiuse e le gambe ancora instabili, mentre appoggia il capo contro la sua spalla.
“Non te ne andare” biascica, mozzandogli il fiato quando solleva il capo verso di lui e lo bacia sulle labbra, i denti che pizzicano appena contro la sua bocca – ma Zayn non risponde. Vorrebbe dire d’accordo ma non ci riesce e vuole solo perdersi in quel bacio infinito, nelle loro pelli nude che si scontrano di continuo e negli ansiti che ancora si ripercuotono fra le mura e il pavimento sporco, annidati fra le mattonelle contro le quali Niall lo sta spingendo.
“Possiamo rimanere qui ancora un po’?”
Ruhe” sussurra lui, mettendolo immediatamente a tacere quando la pronuncia tedesca si scioglie morbidamente sulla sua lingua, e d’improvviso Niall lo guarda come si farebbe con un’opera d’arte “Keiner ist so schön wie du”.
Nessuno di loro chiede spiegazioni, ma ci sono solo respiri ardenti che si vanno facendo sempre più lenti e fievoli e mani che, spaventate, continuano a cercarsi – e Zayn sa che, da qualche parte sopra di loro, il tempo si è fermato. 
 
 
 
 
 
Mentre l’ascensore cigola lentamente verso il quinto piano, Zayn tenta di ravviarsi i capelli in disordine, sfila un bottone del cappotto fuori dall’asola e poi lo riallaccia, le mani ghiacciate che reggono la ventiquattrore colma di documenti e che tremano per la tensione. È sicuramente il peggior lunedì mattina della sua vita – e non solo perché è in ritardo di quasi due ore, ma soprattutto perché sa che di lì a poco sarà costretto a rivedere Niall, e non sa come comportarsi con lui. Sabato notte, l’altro l’ha accompagnato fino al suo pianerottolo – senza però chiedergli di entrare – ma non gli ha lesinato un bacio sulla soglia della porta, per poi voltargli le spalle senza dire una parola e allontanarsi silenziosamente giù per la scala a chiocciola. E, durante una domenica interminabile di caffè bruciato, un mal di testa lancinante, il telefono staccato e la televisione sempre accesa, Zayn si era reso conto dell’irreparabile sbaglio che aveva commesso: che cosa aveva creduto di fare? A che cosa stava pensando quando aveva accidentalmente infilato le mani nei pantaloni di Niall Horan – lo stesso di cui si leggeva sui giornali e lo stesso che recitava nel suo film – negli squallidi bagni di un locale di periferia? Non dorme da due notti intere, le sue pastiglie contro l’insonnia sono finite e non ha né il denaro né la forza per comprarne delle altre – forse, aspetta semplicemente di addormentarsi e di non svegliarsi più. Non lo sa. Niall l’ha fatto sentire talmente vivo che adesso si sente in colpa.
Le porte si aprono stridendo e, trascinando i passi uno dopo l’altro, Zayn apre a testa bassa la porta dello studio e fa il suo ingresso senza salutare nessuno, venendo accolto da un coro di proteste e di bonari: “Non cambierà mai” da parte di Liam. Non ci vuole pensare.
“Finalmente il regista si è degnato di presentarsi” commenta alacremente una voce e, con una fitta che non può ignorare, Zayn si rende conto che è quella di Niall – e che sembra più amareggiata che mai. “Posso parlarti?”
“No” balbetta, tentando di ignorare il fatto che l’intera troupe e tutti gli attori sul set hanno gli occhi puntati su di loro, e prende a rovistare senza scopo all’interno della sua borsa, in cerca di qualsiasi cosa che possa trarlo d’impiccio.
“Zayn, guardami”.
Lass den Quatsch” borbotta, per poi maledirsi mentalmente perché sembra che Niall stia riuscendo a valicare tutte le sue barriere.
“Sai che mi piace quando mi parli in tedesco” sorride Niall suo malgrado, mentre Zayn si sente avvampare e distoglie lo sguardo “così non mi aiuti a concentrarmi”.
Lui lancia un’occhiata attorno a sé – Liam è impallidito e ha i pugni tanto stretti da far sbiancare le nocche, mentre Louis lo sta guardando come a suggerirgli di far qualcosa; non appena questi si rende conto che anche Zayn ha incrociato i suoi occhi, ondeggia irrequieto sul posto e accenna alla porta dietro di loro che porta alle stanze dell’attrezzatura di scena, e lui sa di avere solo un momento per scegliere.
Le sue dita si chiudono attorno al polso di Niall – e, anche se non sta andando come vorrebbe, non può che essere felice di poterlo toccare di nuovo – e lo conduce con sé oltre il corridoio, scatenando qualche risatina e un fischio sommesso da parte di uno dei co-produttori. Non appena chiude la porta a separarsi dal resto della crew, piombano nella penombra e le sue dita scattano a premere sull’interruttore della luce per illuminare la saletta senza finestre, la lampadina che ronza e trema sul tetto e le sue scarpe che fregano sulla moquette.
“Non pensi che dovremmo parlare?” esclama Niall, incrociando le braccia sul petto e guardandolo storto, anche se sotto quella facciata Zayn riesce già a vedere un’ombra di cedimento.
“Eravamo ubriachi” tenta, a mo’ di scusa – anche se l’altro lo interrompe subito dopo, puntualizzando: “No, tu eri ubriaco: io ero perfettamente sobrio” e lui non può che dargli ragione, anche se non sa a che cosa possa servire quella precisazione.
“Sembri arrabbiato” azzarda, riprendendo la propria espressione impassibile e facendo scorrere lo sguardo sulla sua mascella contratta, la barba bionda appena visibile sotto il mento e gli occhi di un azzurro più cupo di quello consueto.
“Ho cercato di chiamarti, ma il tuo cellulare era spento e il tuo telefono staccato” gli fa notare, stizzito “mi sembra che tu sia stato piuttosto eloquente nel farmi capire che non avevi affatto voglia di sentirmi”.
“Non pensavo che avresti chiamato” ammette Zayn, dandosi dello sciocco perché avrebbe dovuto pensarci – o forse, dentro di sé, l’ha fatto di proposito per non concedersi neppure una possibilità?
“Vorrei solamente capire se mi stai evitando” sbuffa Niall, passandosi nervosamente le dita fra i capelli e prendendo un lungo respiro “So che non è semplice, so che tu non sei una persona semplice: si capisce da quel che scrivi, da quel che porti con te oltre la cinepresa, e a volte i tuoi personaggi sono talmente incomprensibili che penso di stare sbagliando tutto, e so che anche tu non sei diverso da loro. Magari pensi che io sia solo un attore superficiale col portafoglio troppo pieno e la mente troppo vuota” batte lentamente le palpebre e gli sorride, in imbarazzo “ma non ti chiedo molto. Un paio di appuntamenti, qualche sorriso in più di quelli che ho ricevuto troppo di rado nell’ultimo mese e, se ne avrai voglia, i divani di casa mia sono di gran lunga più confortevoli dei bagni pubblici”.
Zayn lo guarda e non può fare a meno di ridere sottovoce, le sue dita che risalgono piano lungo la camicia dell’altro mentre: “I tuoi divani sono di pelle?”
Le labbra di Niall si curvano in un sorriso raggiante, “Naturalmente”, e la sua mano cattura quella di Zayn lungo il percorso, portandola fino al proprio volto e socchiudendo leggermente gli occhi.
“Non dormo mai la notte” inspira fra i denti, solleva gli occhi verso l’alto e sposta il peso su una gamba “Scrivo troppo, mangio soltanto cibo in scatola e la mia camera da letto sa sempre di caffè. Non mi sono mai innamorato in vita mia”.
Neppure lui conosce la ragione di tutto ciò – ma sa che è importante, e chissà come anche Niall sembra capirlo, perché annuisce lentamente e gli bacia la punta delle dita.
“Correrò il rischio” bisbiglia sui suoi polpastrelli “E poi, non per vantarmi, ma io sono un ottimo cuoco”.
Lass mich nicht” risponde lui, soffiandogli le parole sulle labbra. E per la prima volta, in replica alla sua ormai familiare aria interrogativa, Zayn sorride di sbieco e: “Non mi lasciare, Niall”.
“Va tutto bene” mormora il biondo, abbracciandolo attorno ai fianchi e abbozzando un sorriso, mentre Zayn pensa che dovrebbero tornare a provare per il film, che gli altri si staranno chiedendo dove si siano cacciati – ma in verità non è davvero così importante, perché gli piacerebbe imparare a sorridere da Niall Horan e dalle sue innumerevoli e insopportabili risate.
“Sì” le ciglia gli s’incastrano davanti agli occhi, formano una rete scura e inestricabile, gli sfiorano gli zigomi alti e battono come ali di rondine “va tutto bene”.























Angolo autrice:

Salve a tutti! Se sto postando stasera, ammetto che lo faccio principalmente per voi, perché non appena ho finito di scrivere ho pensato che avevo proprio voglia di sapere che cosa ne pensavate, quindi... eccoci qui. Inizio col precisare che questa storia è stata scritta per il Zayn!fest del gruppo Facebook Wanki!fic, utilizzando i ruoli director!Zayn e German!Zayn insieme al blind date!AU. Ci sono alcuni appunti da fare sulla storia: inizialmente Zayn menziona Linden, che è una cittadina tedesca in provincia di Francoforte (che fa poi parte di una frazione più grande) e che è, ovviamente, la sua città natale. I Killerpilze sono una band tedesca - non male, in verità - e, come si può capire dagli accenni, in Germania non ci sono limiti di velocità da rispettare al volante, motivo sul quale Zayn basa le sue scuse rivolte a Harry. Avrete notato che ho lasciato "blind date" in lingua originale, perché a parer mio qualsiasi traduzione farebbe perdere il senso pregnante della cosa, e le frasi in tedesco che Zayn pronuncia significano rispettivamente: "Fa' silenzio. Non c'è nessuno che sia bello come te" nell'incontro con Niall nei bagni del locale e, il giorno dopo in studio, dice qualcosa che significa "Non rompere/non infastidirmi", e che è un'espressione idiomatica. Ho lasciato alla storia il rating arancione e non rosso perché ho fatto in modo di non rendere tutto troppo descrittivo, evitando di approfondire nei dettagli, e penso che sia evidente che i disturbi depressivi menzionati prima (ma rappresentati solo indirettamente nella storia) siano da attribuire a Zayn. Insomma, spero di aver chiarito qualsiasi potenziale dubbio suscitato dalla lettura, e ora ho io una domanda da sottoporre a voi: che ne pensate? Mi farebbe tanto piacere se mi lasciaste una recensione, per farmi sapere se la storia vi ha suscitato qualche emozione. :) Ringrazio chi mi ha spronato a partecipare al fest, chi mi sostiene sempre qui e su twitter (dove mi trovate come @firelight34) e tutti voi che avete letto "Time is frozen". Un bacio, a presto!

Jun
   
 
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