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Autore: paoletta76    25/11/2013    4 recensioni
..un seguito e tutto ciò che non s'era ancora detto in "A million other things"
Genere: Drammatico, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Loki, Un po' tutti
Note: Missing Moments, Movieverse, OOC | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'A Million Other Stories'
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La svegliò un sussulto, nel cuore della notte. Aprì gli occhi, lentamente, cercando di adattarsi senza ferirli con la poca luce che proveniva da oltre la porta socchiusa.
 
Loki non era più steso accanto a lei. Una traccia tiepida aveva preso il posto del suo corpo, sopra le lenzuola stropicciate. Sif voltò lo sguardo, e i battiti le arrivarono inspiegabilmente all'altezza della gola.
 
Poi lo vide, in piedi accanto alla finestra, sagoma scura in controluce.
Lo hai sognato di nuovo..?
 
Loki voltò appena il viso.
- No.- rispose, impercettibile.
 
Non era l'immagine di Naim, a tormentarlo. Non l'ombra dei peccati del passato. C'era qualcosa di peggiore, nascosto nel fondo della notte, ed i suoi occhi parlavano chiaro anche se la bocca taceva.
 
- Hai promesso.- rispose lei, scivolando fuori dal letto, ed andando a circondare anche le sue spalle con la coperta.
Suo marito le rivolse un'occhiata interrogativa.
- Hai promesso che non mi avresti mai mentito. Mai più.
- Sif..
- Nessuno ti può aiutare, Loki. Non se menti anche a te stesso.
- Nessuno può aiutarmi comunque.- replicò lui, opaco, tornando a perdersi con lo sguardo oltre la finestra.
Lei tese la mano ed andò a circondargli i fianchi.
 
- Non è il fantasma di Naim, Sif. Adesso lui riposa in pace, al sicuro dai peccati di suo padre. C'è una cosa, di me, che non sai. Una storia che non ti ho raccontato. Nei miei sogni ripeto quel percorso, un passo dietro l'altro. Solo il finale, è diverso ogni volta.
 
Era iniziato tutto la notte in cui aveva visto per la prima volta la sua bambina.
Era rientrato nella stanza in cui Tony e Pepper chiacchieravano tranquillamente con la sposa, lei era ancora stanca e provata dal parto, pallida e debole. S'era seduto sul bordo del letto, l'aveva raccolta fra le braccia e coccolata.
Salutati gli amici, s'era steso accanto a lei sopra le coperte, aveva allungato un braccio sui suoi fianchi e atteso che s'addormentasse ad un passo dal suo petto.
Poi il sonno aveva lentamente avvolto anche lui, un sonno nero e senza pace.
 
Ricordava di essersene chiesto il perché. Aveva appena vissuto il giorno più teso e felice della sua vita, s'era specchiato nei dolci occhi verdi della sua cucciolina. Teneva fra le braccia la donna che amava e ne aveva ascoltato i respiri immergendosi nei ricordi, e pensando che tutto il dolore del passato era finalmente servito a qualcosa. Aveva pensato al sigillo, che l'aveva reso piccolo, umano ed imperfetto. Aveva sorriso ricordando il sorriso dei bambini delle favelas, e le notti trascorse davanti al computer a rubare soldi a ricchi spocchiosi per poterli aiutare. A tutti i gloriosi propositi falliti e a quelli realizzati, alle innumerevoli sconfitte che pian piano venivano raggiunte e superate dalle vittorie. S'era addormentato leggero, e di fronte a quel sentiero nel parco s'era chiesto perché.
 
Perché i suoi piedi tornavano nel parco? Perché proprio nell'istante in cui aveva abbandonato Sif e il loro primogenito ad un destino di sicura amarezza? Perché proprio nell'istante in cui era fuggito, quando avrebbe potuto scegliere?
 
Poi, quella voce nera.
 
La prima notte, solo la voce. La seconda, l'immagine di quell'incontro nel buio e nel freddo di una strada di New York.
L'essere oscuro avvolto dal mantello, il patto stretto senza pensare neppure per un istante al significato di ogni gesto, di ogni parola. Il desiderio di potere e di vendetta che lo accecava.
 
La terza notte, sollevava lo sguardo verso il cielo e lo trovava stranamente stellato. Strano, di solito non c'erano stelle, nella notte di New York. All'improvviso, il vuoto sotto i piedi e la sensazione di precipitare. Senza tregua, all'infinito. Il respiro tagliato, la propria voce che urlava da un punto indistinto e lontano. Parole che non riusciva a capire.
La quarta notte, il volo finiva, ed arrivava improvviso il dolore. Unico, lancinante, partiva dal cuore per scorrere lungo tutto il suo corpo. Come un fuoco e come un veleno. Apriva gli occhi e continuava a chiedersi perché, mentre il sapore del sangue saliva alle labbra ed il corpo pesava come fosse stato inchiodato a terra.
 
E' solo un sogno, s'era detto, aprendo gli occhi e sollevandosi fra le lenzuola, ringraziando il cielo di non aver svegliato la sposa e non averle lasciato vedere le gocce di sudore a bagnargli la fronte.
 
La quinta notte, all'urlo lontano s'era di nuovo sostituita quella voce, nera, appena oltre la sua nuca.
Non esisteranno regni, o lune deserte, o crepacci dove lui non verrà a trovarti.. pensi di conoscere il dolore? Lui ti farà capire quanto quel dolore sia.. niente!
 
Adesso, aveva accanto l'inquetante figura incappucciata dell'Altro, e quella mano ruvida gli stringeva la gola.
 
- Non ho sognato, Sif.- mormorò, leggero e vuoto, continuando a perdersi oltre il vetro, verso il buio della notte - è lui.
- Lui..?
- Il Titano. Mi ha trovato.
 
La voce tremò, sotto le carezze della sposa.
- Mi dispiace, Sif. Mi dispiace da morire. Non avremo mai pace, ed è tutta colpa mia.
- Non è stata colpa tua.
- Smettila, di ostinarti. Non mi sto piangendo addosso.- lui si voltò appena, con gli stessi tratti induriti di un tempo - quando t'ho spinto dentro il raggio del bifrost..- la sentì irrigidirsi, ma decise di proseguire con il racconto - dopo averti lasciato scomparire, ho ripreso i miei passi lungo la città. Mi sentivo libero, non avevo più i sigilli, ti avevo fregato. E' stato lì che ho incontrato Thanos.
 
Sif ebbe l'impressione di sentirlo tremare contro il proprio corpo. Rimorsi? Rancore? O forse paura?
- Non sapevo neanche chi fosse. Lui invece sapeva molte cose, su di me. E non solo su di me. Mi propose un patto, mi avrebbe garantito un regno, e la vendetta su chi mi aveva da sempre disprezzato ed umiliato. In cambio, avrei dovuto recuperare e portargli il Tesseract. Lo sapeva su Midgard, custodito dagli umani. Mi parlò del suo potere infinito, mi propose la sua condivisione. Ho ascoltato la voce del dio degli inganni, ho accettato.
 
Sif adesso lo fissava con gli occhi sbarrati, ed un presentimento nero che le cresceva nel cuore. Lui scelse di raccontarle tutto, fino all'ultima goccia.
- Ho fallito. Sono stato sconfitto, riportato ad Asgard in manette. Il resto della storia lo conosci anche tu..- la vide annuire, lentamente, senza perdere il contatto visivo e quell'espressione scura - ci sono state le nostre nozze, ed una notte il suo servo è tornato a trovarmi. Non ci siamo dimenticati, di te. Questo, ha sibilato al mio orecchio. Per questo ti ho detto di prendere il bambino e fuggire. Il potere non era ancora nelle sue mani, né la vendetta nelle mie.
Si fermò per un istante, raccolse il respiro, spostò lo guardo lontano da lei e la voce tremò ancora.
- Poi è successo tutto, e l'unica via d'uscita era morire. Per pagare i miei debiti, per saperti al sicuro, per spezzare quella catena. Ho fallito ancora.
- Non hai fallito. E' stata la tua via d'uscita..
- Dipende dai punti di vista, Sif. Ho cambiato nome, stato. Ho cambiato mondo, mi sono nascosto fra i mortali, mi sono privato di ogni potere chiamandomi addosso il sigillo. Lui mi ha trovato lo stesso. E' entrato nei miei sogni, e presto sarà qui.
 
Un lunghissimo istante di silenzio, sospeso. Il respiro di Loki si faceva pesante, sembrava che la notte, oltre la finestra, fosse ancora più nera.
Sif tese le mani e raccolse quelle del marito.
- Che farai? Vuoi fuggire ancora?
- Perché? Mi raggiungerà ovunque io vada, ed eliminerà tutti gli ostacoli che troverà sulla sua strada. Eliminerà i miei amici, te.. lei..
Lui mosse appena il viso, indicando la direzione della stanza in cui riposava sua figlia.
- Lo affronteremo, allora.
- Io lo affronterò, Sif. E' me, che vuole. E' per me, la sua vendetta.
- Chiederò a tuo padre di rimuovere il sigillo, di ridarti i tuoi poteri. Non potrai affrontarlo, con le forze di un mortale.
 
Loki scosse appena la testa.
- Non importa, Sif. E' comunque più forte, di me. Sappi solo che non lascerò che faccia del male a te e alla bambina.
- Loki..- lei gli strinse le braccia, arrivando a guardarlo con un tono che ora si faceva implorante.
- Non farà del male a te e a Katie.- lui sciolse le braccia dalla presa della moglie, andando a raccoglierle il viso fra le mani - non glielo permetterò. Dovesse costarmi la vita.
Le sue ultime parole, un nero presagio. Un brivido percorse la schiena di Sif, costringendola a deglutire amaro.
- Parla con tuo padre.- provò ad insistere, posando le mani su quelle del marito - parla con tuo padre, con tuo fratello, con gli altri. Hai una famiglia, adesso. Non lasceranno che tu..
 
L'unica risposta fu un lungo tocco delle labbra del marito sulla sua fronte. 


E alla fine ce l'ho fatta! Dopo un tempo immemore riesco ad aggiornare le avventure del principe nero, complice la visione di The Dark World..  vi lascio a questo capitoletto inginocchiandomi sui ceci e chiedendo perdono se non sarà niente di che :D  
besos!
  
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