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Autore: Nymeria90    25/11/2013    2 recensioni
– Di che cosa hai paura, Shepard?-
Fissò il cielo sopra di lui e all’improvviso le stelle parvero spegnersi, oscurate da un’ombra scura, enorme, dalla forma vagamente umana.
L’ombra nel cielo guardò giù, verso di lui, dentro di lui, si sentì invadere da un’oscurità che gli ghiacciò l’anima.
Chiuse gli occhi e quando li riaprì, un istante dopo, non c’era più nulla.
- Di cosa ho paura mi chiedi?- sussurrò con voce roca mentre qualcosa dentro di sé si contorceva, implorandogli di tacere, perché solo così avrebbe potuto dimenticare. Non lo ascoltò: – C’è un’unica cosa che mi fa paura: l’eternità.-
Genere: Drammatico, Guerra, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ashley Williams, Comandante Shepard Uomo, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Alexander Andrej Shepard'
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http://www.youtube.com/watch?v=DeumyOzKqgI

Londra, 2186

 
Garrus osservò il suo comandante dire addio alla donna che aveva scelto come compagna, le posò una mano sulla guancia e le disse che la amava; poi si allontanò, rapido e invincibile, tra le macerie di una città distrutta e la polvere delle esplosioni.
Mentre Shepard correva incontro ai Razziatori, Garrus non riuscì a zittire quella voce, terribilmente simile a quella di suo padre, che continuava a ripetergli, in un angolo della mente, che erano arrivati alla fine: non l’avrebbe rivisto mai più.
Tentò di soffocare quella voce, ripetendosi che Shepard era già morto una volta ed era tornato, più forte e determinato di prima, ma, di fronte alla devastazione che si apriva davanti ai suoi occhi, non poté fare a meno di pensare che questa volta era diverso: non ci sarebbe stato alcun ritorno.
Quanto a lungo un uomo può sfuggire alla morte?
Sentì Ashley dibattersi tra le sue braccia, mentre tentava, invano, di seguire il suo comandante verso qualunque destino si sarebbe scelto.
Obbedendo all’ultimo ordine di Shepard, Garrus trattenne quella donna ferita e sconfitta che, nonostante tutto, non accettava di essere lasciata indietro.
Continuò a lottare mentre la Normandy si alzava nel cielo grigio di Londra e il portellone si chiudeva, nascondendo ai loro occhi la corazza nera e rossa del comandante Shepard.
Infine, le forze abbandonarono il tenente e Ashley crollò, esanime, tra le sue braccia.
Garrus la sollevò dolcemente, rendendosi conto, per la prima volta, di quanto fragile fosse il corpo umano.
Possibile che qualcosa di così delicato potesse combattere tanto strenuamente?
Anche Shepard aveva ossa così leggere e una pelle tanto sottile?
Se ferito avrebbe sanguinato anche lui così copiosamente?
Si fermò di punto in bianco, in mezzo all’hangar navette, e si voltò verso il portellone chiuso, provando l’irresistibile impulso di buttarsi fuori dalla nave e accorrere in soccorso al suo comandante che, ne era certo, ora più che mai aveva bisogno di lui.
Come poteva un uomo, così fragile e vulnerabile, credere di poter sconfiggere i Razziatori, da solo, senza un amico a coprirgli le spalle?
Non c’è Shepard senza Vakarian … Garrus si lasciò sfuggire un gemito strozzato all’idea che il comandante fosse là fuori, senza di lui.
Mosse un passo verso il portellone, con l’idea di fare qualcosa, qualunque cosa, per aiutare Shepard ma un’esclamazione rabbiosa lo bloccò e James comparve al suo fianco, pallido e furibondo – Si può sapere cosa ti passa per la mente, pendejo? Non vedi che sta sanguinando? Devi portarla in infermeria, immediatamente!-
Stupito, Garrus abbassò lo sguardo sulla donna che teneva fra le braccia, sentendosi immediatamente un idiota per essersi dimenticato di lei che, pallida e incosciente, diventava sempre più debole ad ogni secondo che passava.
Corse in infermeria, senza abbandonarsi ad altri dolorosi ed inutili indugi.
La dottoressa Chakwas lo accolse con espressione preoccupata ma dal suo cipiglio capì che le condizioni di Ash, seppur serie, non erano critiche. La dottoressa lo rassicurò dicendogli che si sarebbe ripresa al più presto. Sollevato, Garrus rifiutò di farsi curare quelle ferite superficiali che solo ora si accorgeva di avere e, dopo aver posato delicatamente Ash su un lettino, corse al ponte di comando, ansioso di sapere se Shepard ce l’aveva fatta a raggiungere il raggio.
In plancia trovò ad aspettarlo notizie terribili: la squadra diretta al raggio era stata annientata e di Shepard si erano perse le tracce.
Si appoggiò alla poltrona di Joker, svuotato da ogni speranza, mentre la radio non faceva altro che rigurgitare richieste di soccorso e disperati appelli: le truppe di terra erano in rotta e dell’immane flotta che Shepard aveva radunato nei cieli terrestri, non rimanevano che detriti e corazzate i fiamme.
Garrus incrociò lo sguardo di Joker e negli occhi del pilota lesse la stessa disperazione che gravava sul suo cuore: stavano perdendo la guerra.
IDA, seduta al suo posto, continuava a ripetere dati e percentuali, come un’IA impazzita, e Garrus si domandò se non fosse quello il suo modo di sfogare un dolore e un’angoscia che provava senza comprendere.
- La squadra Hammer ha subito perdite pari al 95 %, la flotta Turian sarà completamente annientata tra venti minuti, la Destiny Ascension sta precipitando …-
Garrus si aggrappò alla poltrona mentre la Normandy evitava un laser che l’avrebbe sbriciolata e rispondeva pigramente al fuoco dei Razziatori, senza riuscire a scalfire la loro corazza.
Osservando le poche navi alleate che riuscivano ancora a combattere si sentì, per la prima volta da quando era cominciata la guerra, assolutamente impotente.
Non riusciva a credere come i Turian, e lui stesso, avessero anche solo immaginato di poter vincere la guerra: era logico che non ci sarebbe stata vittoria alcuna, solo morte e disperazione.
La radio sfrigolò e la voce dell’ammiraglio Hackett, tesa e speranzosa, sovrastò le disperate richieste di aiuto – Qui parla l’ammiraglio: qualcuno è riuscito a raggiungere la Cittadella.- Garrus e Joker sobbalzarono all’unisono e persino IDA alzò di scatto la testa – Temporeggiamo finché non aprirà le braccia. A tutte le flotte: convergere al Crucibolo, proteggetelo ad ogni costo.-
Un sorriso smagliante si dipinse sul viso di Jeff – Quel figlio di puttana ce l’ha fatta!- esclamò mentre la Normandy virava tutta a babordo.
Garrus stesso non riuscì a trattenere un piccolo sorriso vittorioso: Hackett non aveva fatto nomi, ma c’era un’unica persona in grado di salire su quella stazione.
Shepard non era stato ancora sconfitto.
I minuti successivi trascorsero con snervante lentezza, asserragliata a difesa del Crucibolo ogni singola nave della galassia diede prova di un eroismo senza pari. Volus, Batarian, Quarian, Turian, Asari, Geth, persino Rachni s’immolarono per difendere l’ultimo barlume di speranza della galassia.
Garrus sapeva di trovarsi di fronte ad un evento unico, irripetibile: tutte le specie dell’universo erano unite, alleate, contro un nemico più antico della galassia stessa.
Qualunque cosa fosse accaduta quel giorno, i viventi della galassia, tutti, organici come sintetici, avevano vinto. I Razziatori non li avevano divisi né piegati, nessuno si era tirato indietro di fronte a quella lotta epocale e nessuna atrocità era stata commessa in nome di una sopravvivenza che ora non gli appariva più così importante.
Fu grato a Shepard per aver curato la genofagia, risparmiato i Rachni e salvato i Geth. I Razziatori potevano prendersi tutto, ma non l’onore, quello, la galassia, lo aveva mantenuto intatto.
E infine, accadde: come un fiore che si schiude davanti ai raggi del sole, la Cittadella aprì le sue braccia, pronta ad accogliere le speranze di tutte le genti e di tutti i mondi.
La voce di Hackett risuonò nuovamente sulla plancia di ogni nave – Ci siamo gente: le braccia si stanno aprendo.-
Col fiato sospeso, Garrus osservò il Crucibolo avvicinarsi al centro della Cittadella mentre tutt’intorno i combattenti della galassia si sacrificavano per tener lontani i Razziatori, che erano diventati ancora più agguerriti, forse consapevoli della loro fine ormai prossima.
- Dieci secondi al contatto.-
Garrus affondò le unghie nella poltrona, mentre Joker, dimentico della battaglia in corso, si sporgeva verso i terminali, pallido e teso, lo sguardo fisso su quell’arma che non sapevano nemmeno se avrebbe funzionato.
Che cosa sarebbe successo?
Persino IDA non conosceva la risposta e attendeva, muta e immobile, che si compiesse il destino della galassia.
- Bene, il Crucibolo è in posizione.-
Garrus si sporse in avanti, Joker sembrò sul punto di balzare in piedi, la Normandy parve trattenere il fiato e … niente.
Non accadde niente.
Intorno a loro la battaglia riprese vigore, mentre le flotte, ormai completamente allo sbaraglio, venivano sopraffatte dall’avanzata entusiasta e vittoriosa dei Razziatori.
Un incrociatore Salarian esplose nelle vicinanze, i frammenti colpirono duramente la fiancata della Normandy facendo rollare la nave e cadere chi non si era aggrappato bene.
IDA riassunse rapidamente il controllo e riuscì ad invertire la rotta prima che l’esplosione li travolgesse – Scudi al 30%.-
- Spegni tutto quello che non ci serve!- ordinò Joker, destreggiandosi tra i terminali – Reindirizza tutta l’energia verso gli scudi, se li perdiamo siamo fregati.-
La voce di Hackett sovrastò nuovamente i rumori della battaglia: il generale di tutte le flotte stava chiamando disperatamente un uomo che forse era morto.
Inaspettatamente, Shepard rispose.
Garrus si rese immediatamente conto che qualcosa non andava, la voce del comandante era fioca, spezzata … solo un’altra l’aveva udita tremare in quel modo: il giorno in cui era morto.
Quando Hackett lo implorò di fare qualcosa, qualsiasi cosa, per far funzionare il Crucibolo, lo sentirono ansimare, disorientato e sfinito, quasi a chiedersi cosa volesse ancora quel mondo da lui – Io … io non capisco …-
Poi il silenzio.
Garrus e Joker si guardarono, mentre i ricordi di un’altra battaglia, di un’altra Normandy, tornavano prepotentemente a galla – Dannazione …-
Dal ponte giunse un’esplosione di voci, seguita poco dopo dal rumore di passi affrettati e Ashley irruppe nella cabina con la dottoressa Chakwas e Samantha alle calcagna.
- Che cosa sta succedendo?- zoppicava e le bende attorno alle braccia erano intrise di sangue, ma lei non sembrava curarsene.
La dottoressa l’afferrò per la spalla – Dov’è Shepard?- domandò Ash divincolandosi.
Garrus e Jeff si guardarono, indecisi sulla risposta da dare, ma IDA li anticipò – È sulla Cittadella.-
Ashley barcollò e si appoggiò a Garrus per non cadere – Le braccia sono aperte, il Crucibolo è in posizione … cosa ci fa ancora lì?-  tossì – Dobbiamo … dobbiamo andare a prenderlo.-
La dottoressa fece un passo in avanti – Ash …- cominciò, cercando di essere ragionevole – Devi tornare subito in infermeria, non c’è niente che tu possa fare qui.-
Ashley si raddrizzò, reprimendo una smorfia di dolore – Il mio posto è qui.- rispose, gelida, senza nemmeno voltarsi a guardarla.
Improvvisamente il Crucibolo iniziò a brillare, dapprima fiocamente, poi una luce azzurra, violenta, lo percorse tutto, espandendosi lungo i bracci della Cittadella, finché l’intera struttura non fu un unico, pulsante, fiore azzurro.
- A tutte le flotte: il Crucibolo è attivo.- la voce di Hackett uscì dalla radio, perentoria – Sganciarsi e dirigersi al punto di ritrovo. Ripeto: sganciarsi e allontanarsi da qui.-
- Ma cosa sta dicendo?- esclamò Ash, pallida e sconvolta – Shepard è ancora sulla Cittadella, dobbiamo andare a prenderlo: non possiamo abbandonarlo!-
Nessuno ebbe il coraggio di risponderle, la Cittadella era un enorme amalgama di luce pulsante: era quasi impossibile che sulla stazione ci fosse qualcuno ancora in vita.
Mentre tutt’attorno a loro le navi abbandonavano il sistema, la Normandy cominciò a vibrare, man mano che la luce si faceva più intensa.
Joker cominciò a destreggiarsi tra i terminali per evitare frammenti e nemici, apparentemente incapace di lasciare il sistema.
- Joker, maledizione! – c’era rabbia nella voce di Ash, ma anche dolore, supplica, disperazione – Non possiamo abbandonarlo di nuovo!-
- Cerca di controllarti, tenente!- esclamò la dottoressa, afferrandola per un braccio, visibilmente preoccupata dal sangue che cominciava a sgocciolare dalle ferite ormai completamente riaperte – Devi tornare in infermeria: ora!- Ashley la scacciò via di nuovo, chinandosi su Joker, pietrificato al suo posto, lo strattonò violentemente – Io non ti permetterò di portare via la Normandy da questo sistema, Moreau!- urlò.
Solo la disperazione le impediva di crollare a terra, svenuta.
La dottoressa estrasse una siringa dalla tasca – Sam, Garrus: tenetela ferma.-
Ashley si voltò di scatto, colpendo Sam con un pugno, gli occhi folli, il viso stravolto dall’ira – No, maledizione!- Garrus l’afferrò per i polsi e lei scosse il capo, disperata, incapace di trattenere i singhiozzi – Devo andare da lui, Garrus … devo …- la dottoressa le iniettò il sedativo e il secondo Spettro umano crollò, come un burattino a cui erano stati tagliati i fili.
Garrus la sostenne, evitando che rovinasse in terra.
- Aiutami a portarla in infermeria.- mormorò la dottoressa, asciugandosi il sudore dalla fronte.
IDA si alzò – Ci penso io. – sollevò il corpo di Ash tra le braccia e si allontanò lungo il ponte, seguita dalla dottoressa.
Joker, pallido e stravolto, cercava ancora di controllare la Normandy, ormai sballottata senza pietà dalla corrente sempre più forte.
Garrus e Sam si lanciarono un’occhiata eloquente alle sue spalle.
Il Turian sfiorò il braccio del pilota ma lui lo scansò, continuando a barcamenarsi tra i terminali che lampeggiavano pericolosamente: se fossero rimasti nel sistema la Normandy sarebbe stata distrutta.
- Jeff …- Garrus strinse i pugni, pregando gli Spiriti di perdonarlo per quello che stava facendo - … dobbiamo andare.-
Le mani di Joker si fermarono a mezz’aria, poi le lasciò cadere, scuotendo il capo, sull’orlo delle lacrime – Maledizione.-
Strinse i denti ed inserì le coordinate per il punto di ritrovo; la Normandy sfrecciò via dai cieli della Terra nell’esatto momento in cui il Crucibolo sprigionava tutta la sua potenza.
La Normandy iniziò la sua corsa verso la salvezza, inseguita dappresso da quella luce blu che sembrava intenzionata ad inghiottirla. Tutti a bordo erano convinti che se l’onda di luce li avesse raggiunti sarebbe stata la fine.
Ma  la Normandy non riuscì a sfuggirle, nemmeno con i motori alla massima potenza, e l’onda li travolse.
La nave si capovolse, come una foglia in balia del vento, e Garrus vide il soffitto corrergli incontro a folle velocità.
Alzò le braccia per ripararsi e tutto divenne nero.
 
http://www.youtube.com/watch?v=0TESeP27g64

Da qualche parte nello spazio, 2186
 
La Normandy era precipitata su un pianeta sconosciuto, lussureggiante e selvaggio con due lune a sorvegliarlo.
Nessuno, tranne IDA, aveva idea di dove si trovassero e come ci fossero arrivati, ma le informazioni possedute dall’IA non erano al momento rilevanti.
La nave era stata danneggiata dall’esplosione ma non così gravemente come si era temuto all’inizio, IDA era ancora completamente operativa e il suo apporto per la riparazione della Normandy fu essenziale.
Ash non partecipò ai lavori di ripristino, la dottoressa insistette per tenerla in infermeria sotto osservazione e lei non protestò né s’interessò alle condizioni della nave o dell’equipaggio, la sua mente e il suo cuore erano rimasti nei cieli della Terra, ad osservare l’abbacinante luce blu che inghiottiva la Cittadella e il suo comandante.
Non riusciva a pensare ad altro: dov’era Shepard? Era ancora vivo? Lo immaginava ferito e sanguinante mentre cercava di contattare la Normandy, senza ricevere risposta. Ben presto si sarebbe reso conto che l’avevano abbandonato. Di nuovo.
Staccò con rabbia la flebo dal braccio e si alzò a fatica dal letto, le ferite erano quasi completamente guarite, ma non riusciva a liberarsi da quella spossatezza che sapeva essere solo psicologica.
Si sentiva completamente svuotata, priva di ogni ragione di vita, l’unica cosa che le impediva di abbandonarsi completamente era la speranza. La speranza che lui fosse ancora vivo, da qualche parte.
Sobbalzò, rendendosi conto di quanto sciocca era stata: invece di restare a compiangersi avrebbe dovuto dare il suo contributo per rimettere in funzione la nave; dovevano tornare indietro a cercarlo.
Ovunque fosse, qualunque cosa fosse accaduta, Shepard aveva bisogno di lei.
Attraversò rapidamente l’infermeria, ma la porta si aprì prima che potesse raggiungerla e fu con sorpresa che vide entrare IDA, il viso imperscrutabile, come sempre, eppure le bastò guardarla per capire che era successo qualcosa. IDA avrebbe potuto mettersi in contatto con lei in qualunque momento, via intercom, il fatto che avesse deciso di parlarle faccia a faccia era preoccupante.
Sentì le gambe cedere e si abbandonò sulla sedia di solito occupata dalla dottoressa – Hai notizie di Shepard?-
IDA annuì, con aria grave, qualcosa negli occhi dell’IA la turbò, erano diversi da come li ricordava: vivi e gravidi di emozioni.
Si accorse con orrore che gli occhi di IDA erano terribilmente malinconici – Sono riuscita a mettermi in contatto con alcune piattaforme Geth rimaste nel sistema Sol: la guerra è finita, la Terra è salva.-
Ash sgranò gli occhi – I Razziatori sono stati distrutti?- si lasciò sfuggire un piccolo sorriso, mentre si abbandonava contro lo schienale con sollievo - Il Crucibolo ha funzionato, Shepard ce l’ha fatta …–
IDA prese una sedia, la posizionò davanti a lei e si sedette, composta. Un comportamento tipicamente umano che non preannunciava nulla di buono.
- Non esattamente. Il Crucibolo ha fatto qualcosa ma non quello che pensavamo noi: i Razziatori esistono ancora, tenente.-
- Ma … hai detto che la guerra è finita …- mormorò, la bocca talmente secca che le risultava difficile parlare.
IDA annuì – Corretto: la guerra è finita, abbiamo vinto. Ma i Razziatori non sono morti, hanno cessato le ostilità e, anzi, sembra che adesso stiano aiutando a ricostruire.-
Il suo primo pensiero fu che l’IA fosse impazzita. Nulla di quello che le stava dicendo aveva senso. Per i Razziatori esisteva solo la vittoria o la sconfitta: nessuna via di mezzo, nessuna resa.
Nessuno aveva mai anche solo contemplato una possibilità di pace, per il semplice fatto che i Razziatori non volevano nient’altro che l’estinzioni di tutte le specie avanzate della galassia. Era ciò per cui erano stati programmati.
Quando lo disse a IDA, l’IA annuì, come se avesse seguito il suo stesso ragionamento – I programmi possono essere violati, Ashley. Qualunque cosa il Crucibolo abbia fatto i Razziatori sono stati riprogrammati: non sono più il nostro nemico, ma strumenti al nostro servizio.-
Ash si accigliò – Stai dicendo che non sono e non erano liberi? Che c’è qualcosa che li controllava e li controlla?-
- Il Leviatano ci ha narrato le loro origini: i Razziatori sono stati creati, sono la risposta ad una domanda che non furono loro a formulare. Per riportare l’ordine nel caos i Leviatani crearono un’Intelligenza: un’IA, una vera IA senza vincoli o limiti, senza padroni. L’IA ha elaborato la sua soluzione: i Razziatori. Loro erano solo uno strumento, Ashley, con un obiettivo ben preciso: distruggere gli organici. Non hanno mai avuto possibilità di scelta.-
- Eppure adesso si sono ritirati … che cos’è cambiato?- nel momento stesso in cui formulava la domanda capì qual era la risposta.
- È cambiato il loro padrone, tenente. Qualcuno ha preso il posto dell’Intelligenza e ha fermato i Razziatori. Hanno un altro obiettivo adesso: costruire invece che distruggere.-
Sentì il sangue defluirle dal volto – Shepard …-
- Sì, è l’ipotesi più logica: tutte le evidenze portano a questa conclusione.-
Alzò lo sguardo su IDA - Dunque è ancora vivo?- non era certa di quale fosse la risposta che desiderava sentire.
Se avesse potuto, l’IA avrebbe sospirato – Tutto quello che posso dirti è che lui esiste. – IDA si sporse in avanti, prendendole le mani tra le sue, un gesto che l’avrebbe commossa se le sue parole non fossero state così atroci - Ma se per vivo intendi un corpo che respira, parla, ride, piange, mangia … ama, allora la risposta è no: il comandante Alexander Shepard, l’uomo, è morto. Adesso lui non è altro che puro pensiero.-
Ash non disse nulla, non si mosse, smise persino di respirare. Per un minuto che sembrò eterno, rimase a fissare IDA, quasi a voler estrarre dai quei lineamenti metallici un’ammissione di colpa, uno spasmo che smentisse le parole appena dette.
E osservando la fronte alta e liscia di Ash, appena coperta da un ciuffo di capelli corvini, gli occhi sbarrati, scuri e vividi, il naso imperioso che fremeva di rabbia e paura, le labbra morbide contratte in una linea sottile, IDA comprese, finalmente, la vastità delle emozioni umane: angoscia, paura, terrore, rabbia, odio, disperazione …
- Che cos’è lui, adesso?-
IDA esitò, spaventata dal gelo nella sua voce  – Qualcosa che gli organici potrebbero chiamare dio: eterno, immortale, infinito.-
Era stata la speranza a sostenerla fino a quel momento, la speranza che Shepard potesse ancora essere salvato, che IDA stesse mentendo, che tutto ciò che le era stato detto fosse solo una terribile bugia; ma osservando quegli occhi sintetici e tristi, che avrebbero pianto se solo fossero stati in grado di farlo, capì che non stava mentendo, che Shepard era davvero perduto e che lei l’aveva sempre saputo, fin da quando si era svegliata, dolorante e tremante, in quella stupida infermeria.
Alexander Shepard non esisteva più, si era gettato nel suo incubo più grande e nessuno, nemmeno lei, poteva salvarlo.
“C’è un’unica cosa che mi fa paura: l’eternità.”
Si nascose il viso tra le mani, soffocando l’urlo che le usciva dalla gola, si piegò in due, le braccia incrociate sul ventre, vergognandosi per quei singhiozzi che non riusciva più a trattenere.
La prima volta che Shepard era morto aveva inghiottito il dolore fino a illudersi di averlo dimenticato, adesso usciva fuori tutto, quello di ieri e quello di oggi, tanto forte da farle credere di essere stata spezzata in due.
IDA rimase immobile, davanti a lei, senza trovare nulla da dire e, per la prima volta, non desiderò provare sentimenti umani. Come si poteva sopravvivere a tutto quel dolore?
Dopo dieci minuti la crisi passò, Ashley rialzò la testa, le guance chiazzate di rosso, gli occhi arrossati che non avevano più lacrime, e sul suo volto il dolore cedette il passo alla determinazione – Chiama la dottoressa Chakwas, dille di venire qui.-
Obbedì.
Quando la dottoressa varcò la soglia, Ash le lesse in viso che sapeva giù tutto, probabilmente IDA aveva informato il resto dell’equipaggio prima di venire da lei, si chiese come avessero reagito , scoprì che la cosa non le interessava. Non c’era più niente che le interessasse ormai.
- Ashley …- cominciò la dottoressa, ma la interruppe con un gesto secco del capo.
- Ho bisogno del tuo aiuto, Karin.-
La donna deglutì, a disagio – Ti ascolto.-
Ashley si alzò, raddrizzò la testa e la fissò dritta negli occhi  – Aiutami a morire.-

http://www.youtube.com/watch?v=YTdCzIduUb4

Inaspettatamente la dottoressa Chakwas accettò e non lasciò che le proteste di IDA le facessero cambiare idea.
Aveva visto molte morti, la maggior parte dei soldati arrivava da lei terrorizzata, l’idea della morte li sconvolgeva al punto da far perdere loro la ragione, tremavano, piangevano, imploravano e lei si costringeva a sorridere, annuire e mentire: “Andrà tutto bene, ti salverai.” Quante volte aveva ripetuto quelle parole iniettando la morfina nel braccio di un soldato? E loro ci credevano, perché volevano crederci, perché non accettavano l’idea della morte. E per ogni soldato che, impotente, aveva guardato morire aveva perso un pezzetto della sua anima.
Negli occhi di Ash c’era lo stesso, annichilente, terrore che aveva scorto negli occhi d’innumerevoli soldati in agonia, ma non era della morte che Ash aveva paura: era l’idea di continuare a vivere a terrorizzarla.
Non aveva potuto esaudire il desiderio di vita di quei giovani soldati che erano morti davanti ai suoi occhi, ma poteva esaudire Ash e il suo desiderio di morte.
Allontanò l’IA e fece sdraiare Ash sul lettino, il tenente le rivolse uno sguardo grato ed incredulo – Perché non cerchi di farmi cambiare idea?-
La dottoressa Chakwas prese una siringa dall’armadietto e cominciò a riempirla con una dose letale di morfina – Non è compito mio decidere della tua vita, né di nessun altro. Se penso a Shepard e al suo destino, mi sento così male da non riuscire a respirare …- si asciugò il naso con una manica – Non oso immaginare come possa sentirti tu che lo amavi più di ogni altra cosa al mondo: non posso condannarti a una vita come questa.-
Una lacrima solitaria scese lungo la guancia di Ash – Grazie, dottoressa …-
La donna scosse il capo e appoggiò la siringa sul comodino accanto al letto poi prese un datapad dalla sua scrivania – C’è una cosa che devi sapere prima di toglierti la vita. – le porse il datapad – Hai molti motivi per morire, Ash, ma ne hai almeno uno per continuare a vivere: ti sto dando una scelta, nient’altro. Qualunque decisione prenderai io capirò.-
Ash prese il datapad e la dottoressa uscì dall’infermeria senza aggiungere altro.
Il suo primo istinto fu quello di gettarlo da parte, senza nemmeno accenderlo: dubitava che vi avrebbe trovato un motivo per rimanere in vita. Aveva già affrontato la morte di Shepard, una volta, non intendeva farlo ancora.
Guardò la siringa, appoggiata sul comodino: le sarebbe bastato allungare la mano e finirla lì, rapido e indolore. Sfuggiva alla morte da troppo tempo: era giunto il momento di affrontarla e riposare finalmente in pace, in attesa che …
Si raddrizzò: in attesa di cosa?
“Eterno, infinito, immortale”: non c’era nessun al di là per Shepard, nessuna vita oltre la morte: solo l’eternità.
Strinse le dita attorno al datapad che si accese con un leggero “bip”, Ash abbassò lo sguardo, stupita, e subito la sua attenzione fu catturata dalle prime due righe.
Sgranò gli occhi, incapace di credere a quello che stava leggendo … eppure quel piccolo rettangolo di vetro offriva una spiegazione a tutte le stranezze che le erano accadute in quei giorni, compresa l’insistenza della Chakwas a tenerla sotto osservazione.
Strinse i denti, odiando la dottoressa e quello stupido datapad … ora morire non sarebbe più stato così semplice.
- Che tu sia maledetto, Alexander.- sibilò stringendosi il datapad al petto.
Sussultò quando si rese conto che lui, maledetto, lo era davvero.
Scagliò il datapad dall’altra parte della stanza e afferrò la siringa con un gesto rabbioso. La fissò con un misto di desiderio e ripugnanza: sarebbe stato così semplice, una piccola pressione del dito e …
Aprì la mano e la siringa cadde in terra, rompendosi.
Non poteva uccidere Shepard un’altra volta.
Lui aveva fatto la sua scelta e ora, finalmente, lei faceva la sua: sceglieva la vita, per entrambi. 
  
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