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Autore: Billie_Jean    25/11/2013    4 recensioni
Nurse!Au: Harry aiuta l'infermiera della scuola, e Louis continua a farsi male da solo per vederlo. Kisses happen.
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Harry Styles aveva diciotto anni, quattro capezzoli e una sola idea per il suo futuro: voleva fare il medico. Quando lo aveva detto a sua madre lei aveva sorriso, gli aveva scompigliato un po’ i capelli e poi aveva detto:

 “Ti sei di nuovo messo in pari con le puntate di Grey’s Anatomy, vero?”

Harry si era dunque deciso a dimostrare che la medicina era il sogno della sua vita; quando a scuola era stata annunciata la possibilità di presentarsi come assistente nell’infermeria, non ci aveva pensato due volte a consegnare la sua domanda. Ora passava tre pomeriggi a settimana a scuola, insieme all’infermiera Mary che era felice di insegnargli tutto quello che sapeva sul mestiere e gli pizzicava le guance ogni volta che le rivolgeva uno dei suoi sorrisi.

Louis Tomlinson invece era lo studente più maldestro che la Newton High avesse mai visto. Da quando era arrivato in infermeria un pomeriggio di ottobre - sostenuto da Zayn Malik, perché non riusciva a camminare a causa di una storta alla caviglia presa giocando a calcio – Harry l’aveva visto regolarmente almeno due volte a settimana. Si presentava con un ginocchio sbucciato, un mal di testa allucinante, il naso che sanguinava e, una volta, perfino con la lametta di un temperino incastrata sotto un’unghia.

Ogni volta Harry gli rivolgeva uno sguardo un po’ divertito e un po’ esasperato, e lo faceva sedere sul lettino mentre rovistava nel mobiletto bianco del primo soccorso, ascoltando la nuova incredibile storia di Louis:

 “Non ci crederai mai, Harry! Ero in laboratorio di chimica, e…”

Harry non notava mai gli sguardi che Louis gli lanciava quando non lo stava guardando; né si accorgeva di come Mary alzasse gli occhi al cielo ogni volta che chiedeva a Louis cosa ci facesse di nuovo in infermeria, prima di lasciare la stanza con un occhiolino.

Questa volta, Mary non c’era quando la porta a vetri dell’infermeria si aprì, e la testa spettinata di Louis Tomlinson fece capolino sull’uscio.

 “Harry!” esclamò allegramente, trotterellando all’interno della stanza. Non aveva mai visto nessuno così felice di essere in infermeria “Non ci crederai mai!”

Harry scosse il capo divertito, raggiungendo il ragazzo che si era già seduto appollaiato sul lettino e fissava ogni sua mossa, affascinato.

 “Che hai combinato stavolta?” chiese, e Louis scosse il capo con fare drammatico. Harry sospettava che ogni sua storia fosse largamente ampliata per renderla più interessante; Louis gli aveva detto di voler fare l’attore, e lui aveva risposto che avrebbe senza dubbio sfondato (Louis si era illuminato come un piccolo sole, a quella).

 “Stavo uscendo dal bagno” raccontò il ragazzo “E Paul aveva appena passato lo straccio per terra, così sono scivolato. Hai presente lo scaffale nel corridoio, quello con la carta igienica è tutto? Ecco, mi è volato addosso quando ho cercato di aggrapparmi, e mi sono trovato sepolto sotto una cascati di Cif al limone e Rotoloni Regina. Se non ci fosse stato Paul proprio lì accanto, non credo che ce l’avrei fatta”.

Harry rise, scuotendo il capo.

 “Quindi?” chiese, con le guance che tiravano dal gran sorridere “Hai battuto la testa?”

Louis annuì con fervore.

“Credo di avere un bernoccolo delle dimensioni della Groenlandia” annunciò, seriamente.

 “Fammi dare un’occhiata” replicò Harry, avvicinandosi. Passò le dita dtra i capelli soffici di Louis, tastando delicatamente la sua cute; il ragazzo rabbrividì, e lui ritrasse le mani.

 “Scusa” disse, preoccupato “ho le mani fredde?”

Louis sgranò gli occhi, sconcertato, e lo fissò incredulo.

“Le mani… no, Harry, non hai le mani fredde” disse mestamente, abbassando lo sguardo

Harry aggrottò la fronte, perplesso di fronte alla sua reazione.

 “Comunque non c’è nessun bernoccolo” disse, poi aggiunse “Sai, non capisco perché vieni in infermeria continuamente, se non hai bisogno di cure. Cerchi una scusa per saltare le lezioni? Guarda che non c’è bisogno di tutta questa pantomima, io non faccio mica la spia”.

Louis aprì la bocca per rispondere, poi la richiuse. Aveva un’espressione ridicolmente stupefatta, e chiuse gli occhi mentre si stringeva tra pollice e indice la radice del naso.

 “No, Harry” replicò stancamente “Non cerco una scusa per saltare le lezioni”.

Harry incrociò le braccia, sinceramente confuso. Se non era per saltare le lezioni e non si era davvero fatto male, allora che ci faceva sempre lì? Non che gli dispiacesse la sua compagnia, per carità: Louis era una delle persone più divertenti che Harry avesse mai conosciuto, e gli sarebbe piaciuto poterlo frequentare oltre la scuola; ma dubitava che il ragazzo potesse mai essere interessato ad uscire con uno come lui.

 “E allora perché vieni qui?” domandò.

Louis lo guardò dritto negli occhi ancora una volta, ed Harry ebbe l’impressione che stesse cercando di capire se dicesse sul serio, o se lo stesse prendendo in giro.

 “Sai, Harry” fece, saltando giù dal lettino e fronteggiandolo “Per essere uno dei futuri medici più brillanti del paese, sei straordinariamente ottuso”.

Harry avvampò istintivamente, incerto. Gli aveva fatto un complimento o l’aveva appena insultato?

 “E questo che vorrebbe dire?” balbettò sulla difensiva, evitando lo sguardo dell’altro ragazzo; Louis scosse il capo.

 “Harry” lo chiamò, con voce improvvisamente più dolce “Davvero non riesci a immaginarlo?” Harry alzò lo sguardo, le guance in fiamme “C’è una persona che mi manda giù di testa da qualche settimana a questa parte. Una persona a cui non ho il coraggio di chiedere di uscire, perché non ho idea di quello che potrebbe rispondermi. Una persona che mi piace talmente tanto che finisco a procurarmi lividi da solo, per avere una scusa innocente per vederla”.

Harry non riusciva a dire una parola. Il cervello aveva smesso di funzionare, e tutto quello che vedeva erano gli occhi azzurri di Louis che aspettavano una qualche risposta da parte sua. Si schiarì appena la gola.

 “Spero” sussurrò “che tu non mi abbia appena detto tutto questo per chiedermi quali sono i fiori preferiti di Mary”.

Louis lo fissò senza capire per qualche secondo; Harry si morse forte il labbro mortificato, perché dubitava che avrebbe potuto dire qualcosa di più imbarazzante. Se mai aveva avuto una possibilità, se l’era appena giocata.

Invece, Louis scoppiò a ridere. Reclinò il capo all’indietro, perfino, e quando si fu calmato di asciugò perfino una lacrimuccia; posò le mani sui fianchi di Harry, attirandolo a sé.

I loro nasi si sfiorarono, le loro labbra si chiusero le une sulle altre; le farfalle che avevano abitato la pancia di Harry fino a qualche momento prima si erano trasformate in un vero e proprio fuoco d’artificio. Poi la porta dell’infermeria si aprì, e i due ragazzi si separarono velocemente, le guance imporporate.

Mary stava sull’uscio, le mani cariche di bende, cerotti e confezioni di disinfettanti; sorrideva come neanche la fata madrina di Cenerentola dopo il matrimonio con il principe.

 “Finalmente!” esclamò, fintamente severa “Così la smetterai di tagliarti da solo con i temperini, Louis. Ho sprecato abbastanza cerotti, per te!”

Louis rise e chinò il capo, non prima di aver fatto un occhiolino a Mary. Harry lo fissava con le sopracciglia aggrottate, le mani ancora incrociate dietro al suo collo, e gli tirò una ciocca di capelli.

 “Sei un idiota” gli disse, seriamente.

Louis scrollò le spalle con noncuranza, e arricciò le labbra.

 “Dottore” piagnucolò “Credo di essermi fatto male qui” disse, indicandosi la bocca.

Harry chiuse gli occhi, esasperato.

 “Sei pessimo, Louis” gli disse, scuotendo il capo. Poi però posò una mano a coppa sul suo viso e lo attirò a sé; un bravo medico si prendeva cura dei suoi pazienti, no?

   
 
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