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Autore: Sanae78    02/05/2008    4 recensioni
“Forza, raccontami com'è andata! E un' altra cosa, vorrei sapere come mai hanno iniziato a chiamarti Anego? Me lo sono sempre chiesto, ma non sono mai riuscito a scoprirlo ed a tutti gli amici della Nankatsu viene naturale chiamarti così!” Dedicata ad Ansy!
Genere: Romantico, Sportivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Sanae Nakazawa/Patty Gatsby, Tsubasa Ozora/Holly
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Ringrazio le persone che hanno letto, coloro che stanno leggendo e coloro che leggeranno questa storia ed auguro a tutti ... buona lettura!


Sanae78


Anego”

di Sanae78


Capitolo 6


Il segreto svelato


La palla era rotolata piano piano in rete.

Genzo Wakabayashi era di fronte a me incredulo.

Avevamo avuto uno scontro aereo ed io ero riuscita miracolosamente a calciare la palla che gli stava sfuggendo dalle mani eseguendo una rovesciata all' ultimo minuto.

Poi eravamo ricaduti in malo modo.

Ce l' avevo fatta, ero riuscita a segnare goal e ora il campo sarebbe stato dei giocatori della Nankatsu.

Avevo emesso un urlo di gioia saltando in piedi: “Evvivaaa! Ce l' abbiamo fatta, ora il campo è nostro!”

Ishizaki e gli altri mi avevamo raggiunto e insieme ci eravamo messi a cantare saltellando scatenati: “I campioni di Nankatsu siamo noiii! Siamo noiii! Siamo noiii!”

Poi avevo sentito una voce che mi chiamava: “E brava la mia piccola Sanae! Sei proprio un portento di calciatrice! Hai segnato davvero un goal spettacolare!”

Era papà.

“Sanae poco fa è nato il tuo fratellino, devi venire con me che andiamo a trovare lui e la mamma in ospedale!”

Era nato finalmente era nato! Ero troppo contenta!

Era un maschio!

“Si papà, andiamoci subito!”

Non mi ero nemmeno accorta che il mio segreto era stato involontariamente svelato da mio padre.

Quella sarebbe stata l' ultima partita che avrei giocato cogli amici della Nankatsu.

Non avrei potuto più farlo, ma in quel momento ero felice e non pensavo ad altro.

Avrei dovuto accorgermene, visto che lo sguardo di Wakabayashi era cambiato all' improvviso e ora era davvero furente.

Mentre mi stavo andando incontro a mio padre, si era mosso per venirmi a dire qualcosa di brutto, ma Ishizaki se ne era accorto e l' aveva subito intercettato bloccandolo: “Lascia perdere Wakabayashi! Non ti permetterò di rovinarle questo momento!”

Lui l' aveva guardato negli occhi e gli aveva detto: “Tanto ora che sappiamo che in realtà Nakazawa è una femmina, se li può pure scordare i campi da calcio!”

E si era allontanato nuovamente tirandosi giù la visiera del berretto.

Avevo assistito alla scena da lontano, ma pensavo che si trattasse solo di una delle loro solite scaramucce.

Solo la sera avrei saputo da Ryo com' era andata in realtà.

Mi ero fermata un attimo a vedere cosa stessero combinando quei due, ma poi ho raggiunto papà e l' ho abbracciato: “Che belloooo! E' nato!”

Lui intanto mi accarezzava dolcemente la testa.

“Si, adesso puoi smetterla di stare in ansia sia per lui che per la mamma!”

Come loro sapevano che mi stavo preoccupando ... eppure avevo fatto di tutto affinché non se ne accorgessero!

“Non fare la dura Sanae, stamattina quando la mamma ha avuto le prime contrazioni sul tuo viso è apparso un velo di preoccupazione che non sembrava volersene andar via! Credo che tu abbia addirittura pensato di non disputarla questa partita!”.

Gli avevo fatto cenno di si con la testa e poi gli avevo spiegato: “Ma non potevo lasciare Ryo e gli altri nei guai! Questo campo è importantissimo per tutti noi!”

“E com' è andata?”

“Grazie al goal che ho segnato prima, il campo è finalmente nostro!”

Ero così contenta che papà mi avesse visto giocare, anche se solo per pochi istanti.

“Papà, ma tu hai visto solo il goal o anche un pezzo della partita?”

“Purtroppo solo il goal! Devi sapere che il tuo fratellino è nato da poco più di un' ora e non appena mi sono assicurato che lui e la mamma stavano bene sono venuto qua per dirtelo!”

L' avevo ancora abbracciato: “Grazie papà! Ti voglio bene!”

Poi l' avevo tirato per la maglia e gli avevo detto piena di eccitazione: “Andiamo da loro subito! Voglio vederli!”

“Si, Sanae! Ora però lascia stare la mia maglietta che così mi fai male ... il mio piccolo terremoto!” ed aveva riso.

Poco dopo si era inginocchiato davanti a me voltandosi di spalle e mi aveva detto: “Forza, salta in spalla Sanae che ti porto così!”

“Si, grazie papà!”

Gli ero salita sopra e lui piano piano si era rialzato: “Tutti in carrozza che si parte!”

“Vai, corri papà!”

Poi avevo sentito delle voci che mi chiamavano e dicevano: “Salutaci tua mamma e il tuo fratellino! Ciaoooo!”

Avevo gridato a mio padre: “Fermati un attimo per favore!”

Erano i miei amici che mi salutavano e mi ero messa anch' io a salutarli agitando la mano.

“Ti vogliono molto bene i tuoi amici! Ora possiamo andare Sig.na Nakazawa!” mentre lo diceva aveva girato leggermente la testa verso di me e mi sorrideva.

“Certo Sig. autista! Andiamo in ospedale!”


Un quarto d' ora dopo eravamo davanti all' ingresso dell' ospedale.

“Siamo arrivati papà!”

“Eh si! Ci siamo fatti una gran bella corsetta!” la sua voce era affannata.

Intanto mi ero rialzata sopra le sue spalle: “Voglio correre da loro!”

Però papà non voleva che saltassi giù come una forsennata: “Forza piegati sulle ginocchia e prendi le mie mani! La mamma non me lo perderebbe mai se ti facessi male in questo modo!”

Gli avevo preso le mani e tenendogliele strette mi ero lanciata in una capriola ritrovandomi dargli le spalle e trovandomi per dei brevi attimi sospesa in questo modo: “Com' è stato divertente! ... Ora fammi scendere dai papà!”

Aveva accompagnato la mia discesa fino a terra e solo quando avevo appoggiato i piedi sul terreno mi aveva lasciate libere le mani.

“Andiamo piccola che ci sono delle persone che ci aspettano con impazienza!”

E insieme tenendoci per mano ci eravamo fiondati dentro l' ingresso dell' ospedale.

Eravamo entrati nell' ospedale e ci eravamo avvicinati agli ascensori per prenderne uno e raggiungere il terzo piano, dove si trovava il reparto maternità.

Solo che erano tutti pieni e papà mi aveva chiesto: “Sanae te la senti di fare le scale? Oggi hai giocato una partita molto faticosa e anche se non lo ammetterai mai, sono sicuro che tu sia stanca! Se vuoi ti posso portare ancora sulle spalle!”

Per tutta risposta avevo iniziato a salire le scale e dopo qualche secondo mi ero girata verso di lui dicendogli: “Forza! Che aspetti? La notizia della nascita del piccolo mi ha infondato delle nuove energie!”

Ed ero partita correndo su per le scale e papà mi aveva seguito.

Il nostro pasto era lesto e in pochi minuti avevamo raggiunto il piano.

“Vieni Sanae, la stanza della mamma è la numero trenta-tre!”

Ci eravamo diretti lì e papà ha aperto la porta, era entrato e aveva dato subito un bacio sulla guancia della mamma.

La mamma era seduta nel letto con in braccio un fagottino.

“Eccoci, siamo arrivati!”

Dall' emozione mi ero bloccata e la mamma mi aveva chiamata: “Ciao Sanae, come stai? Vieni qui a vedere quant' è bello!”

Mi ero avvicinata a lei e all' improvviso ero scoppiata in lacrime abbracciandola: “Mammaaaa!”

Mi aveva dato un bacio sulla fronte dicendomi:”Questo è un pianto liberatorio, non è vero Sanae? Mi di spiace che tu ti sia preoccupata per noi!”

Mi aveva sollevato il viso con una mano e mi aveva asciugato le lacrime: “Ora però sorridi! Vogliamo vederti sorridente!”

“Va bene mamma, non piangerò più!” e le ho sorriso.

“Guarda il tuo fratellino!”

Sembrava quasi un bambolotto con la sua tutina azzurra di ciniglia e le mani chiuse in piccoli pugni.

Era piuttosto paffutello ed aveva già dei peli scuri sulla testa.

La mamma lo teneva in braccio con molta cura.

Dal visino pareva simpatico!

D' ora in poi mi sarei presa cura di lui da brava sorella maggiore e l' avrei perfino sgridato se fosse stato necessario.

Gli avevo dato un bacino sulle guanciotte paffute e mentre gli tenevo una delle manine ancora chiuse gli ho sussurrato: “Benarrivato Atsushi!” e in quel preciso istante mi aveva sorriso.

Papà mi aveva messo una mano sulla spalla: “Ma come hai già deciso il nome Sanae?”

“Mi avete detto voi che potevo deciderlo e così ho fatto! Ne avevo già pronto uno anche da femminuccia!”

Si erano messi a ridere e mi ero sentita un po' in imbarazzo, ma poi avevo aggiunto: “Non potete obiettare, perché il mio fratellino è già contento di chiamarsi così! Non appena ha sentito il suo nome ha sorriso! Non lo pensate anche voi?”

Avevano risposto di si all' unisono e poi mamma mi aveva chiesto: Ti piacerebbe tenerlo in braccio Sanae?”

Ero così felice che mi avesse fatto questa domanda: “Si mamma, starò attenta te lo prometto!”

Avevo guardato papà e anche lui mi aveva dato la sua approvazione.

La mamma mi aveva mostrato come fare: “Vedi Sanae devi tenerlo in questo modo con le braccia e l' importante è che tu gli tenga la testa sollevata!”

Papà mi era accanto e la mamma con molta delicatezza mi aveva passato Atsushi.

Il cuore mi batteva forte forte, ma sono riuscita a prenderlo in braccio come mi aveva insegnato la mamma: “Io sono la tua 'anego', la tua sorella maggiore e mi prenderò cura di te, te lo prometto piccolo Atsushi! ... Ti insegnerò anche a giocare a pallone!”

La mamma a quel punto mi aveva guardata in modo strano: “Sanae, ma tua avevi una partita oggi!? Sei ancora in divisa ... com' è andata?”

Papà mi aveva appoggiato una mano sulla testa e si era messo a tessere le mie lodi: “Sanae è un piccolo fenomeno ... ha segnato un goal stupendo! E lei e la sua squadra sono riusciti a riottenere il permesso di usare il campo per allenarsi!”

“E' vero mamma!”

“Non ti sei nemmeno cambiata per venire qui?”

“Non ne ho avuto il tempo, perché papà mi ha dato al campo la notizia!”

La mamma mi aveva accarezzato il viso: “Brava Sanae! Mi raccomando quando vai a casa, fatti un bel bagno caldo e metti a lavare questi vestiti sporchi e sudati ... stasera tocca a papà fare il bucato!”

“Ok, mamma!” anche lei era contenta di me.

All' improvviso mi era venuta in mente una cosa e avevo esclamato: “Adesso non mi potrete più dire che sono piccola, perché il più piccolo della famiglia è lui!”

Papà non era d'accordo e strofinandosi la testa aveva ribadito: “Tu sarai per sempre la mia piccolina, anche quando ti sposerai!”


Eravamo rimasti con Atsushi e la mamma per parecchio tempo e verso sera avevamo fatto ritorno a casa.

Davanti al cancello avevamo trovato Ishizaki e gli altri ragazzi della Nankatsu avevano uno sguardo e triste e non capivo perché io ero così felice quel giorno, era nato mio fratello ed ero riuscita a segnare un goal a Wakabayashi.

Papà era entrato in casa ed io mi ero avvicinata a loro: “Ma perché non siete contenti? Oggi è stata una giornata fantastica per noi! Abbiamo riconquistato il campo!”

Ishizaki mi aveva guardato, mi aveva parlato con un tono molto serio e mi ha chiesto: “Non ti sei proprio accorta di niente!?”

Ero sorpresa: “Ma a cosa ti riferisci? Di cosa avrei dovuto accorgermi?”

Non l' avevo mai visto così dispiaciuto: “Sfortunatamente tuo padre senza volerlo ha svelato il tuo segreto chiamandoti Sanae davanti a tutti! Ora tutti sanno che sei una femmina e non potrai più giocare insieme a noi! Ecco perché siamo tristi!”

Era vero papà l' aveva fatto senza volerlo, ma nemmeno io ci avevo fatto molto casa visto che a casa di solito mi chiamano così.

Per un attimo mi ero sentita prendere dallo sconforto, dovevo abbandonare per sempre il calcio e i miei amici o forse no!?

Ero ottimista avrei trovato un altro sistema per poter passare il tempo insieme a loro e poi nessuno mi impediva di giocare a calcio per i fatti miei.

“Non dovete essere tristi ragazzi, perché non vi libererete di me così facilmente ... vorrà dire che mi occuperò di tifare per noi! Oggi per me è stata una giornata fantastica ed ora sono una sorella maggiore e di questo sono contentissima!”

I loro volti erano tornati a sorridere ed Ishizaki aveva deciso di darmi un soprannome che mi avrebbe contraddistinto per gli anni avvenire: “Bene amici, salutiamo Sanzo Nakazawa e diamo il benvenuto alla nostra 'Anego' ... d' ora in poi ti chiameremo così e sarai il capo indiscusso della nostra tifoseria! Per Anego ip ip urrà! Ip ip urrà!” mi avevano fatto questi coretti.

Per una porta che si chiude ce ne sempre una che si apre e per me era accaduto questo, ne ero sicura: “Grazie a tutti!”


Con queste parole terminava il racconto di Sanae.

Poco dopo averle pronunciate si era addormentata con la testa appoggiata sulla mia spalla, ultimamente era sempre stanca e a volte le doleva parecchio la schiena.

Era serena ed il suo dolce viso era rilassato, mentre sorrideva.


Adesso conoscevo l' origine del nomignolo 'Anego'.

Era davvero una bimbetta straordinaria.

Ora dovevo portarla a dormire.

L' avevo sollevata delicatamente e portata nel letto, dove l' avevo adagiata, le avevo rimboccato le coperte dandole un bacio sulla fronte ed accarezzandole il pancione le avevo detto: “Buonanotte Anego! Buonanotte piccolo mio! Non temere Sanae perché mi piaci così come sei e non smetterò mai di amarti!”

Avevo spento la luce ed ero ritornato in sala, dove avevo preso l' album delle foto a cui Sanae teneva così tanto e gliel' avevo messo sul comodino.

Poi mi ero infilato anch' io nel letto.


Un' altra giornata insieme era passata, chissà cosa ci aspetterà domani!?

L' importante è che saremo insieme!



FINE


Disclaimer


I personaggi presenti in questa storia appartengono a Yoichi Takahashi.



  
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