Ciao a tutti! come promesso dopo due settimane esatte il continuo della ff.
Questo capitolo è particolare, il protagonista non è interamente Merlin.
ma ho detto anche troppo,
Enjoy!
Merlin
passò tutto il resto del giorno con il drago bianco,
riuscendo a
sgattaiolare in cucina prima di cena per mangiare qualcosa. Stava
iniziando a
saltare troppi pasti.
Il
giorno successivo Merlin passò in infermeria per chiedere
l’esonero
dalle lezioni. Madama Chips gli
lanciò un’occhiataccia, ma firmò
l’esonero senza dir altro. Per fortuna.
Dunque
il ragazzo trascorse tutto il tempo a parlare con un enorme
drago sputafuoco – «aspetta,
tu puoi
sputare fuoco? » sì, posso. «non
ci credo»... «AAAH!
OK, ci credo. Non
farlo mai più.» – chiuso
in una
grotta dimenticata sotto Hogwarts.
Aithusa parlò del suo strano dono, del fatto che era un
Signore dei Draghi,
raccontandogli che lui era la reincarnazione di quel
mago Merlino, e lui l'aveva rinchiusa lì sotto
così che la sua
antica magia - qualcosa con una religione - potesse impregnare quel
luogo fino
al suo ritorno.
Merlin
in tutta onestà era curioso sulla sua vita precedente. Molto
curioso. Peccato che non ricordava quasi nulla.
Immagini
sfocate, brevi flash e sensazioni per lo più. A quanto pare
le
immagini che gli affollavano la mente erano pezzi della sua scorsa vita
e
questo lo aveva portato a usare una parte della sua magia nello studio
della
preside, ampliando le sue percezioni e facendolo svenire.
Aithusa
si rifiutò di raccontargli della vita passata, ma
iniziò a
spettegolare su lui e Arthur (che, per inciso, è quel Re Artù, così
come Morgana era la famosa Strega Morgana, Gwen
era la Regina Ginevra, Freya la Dama del Lago e tutti gli altri di
seguito).
Raccontandogli di come l’antico Grande Drago faceva il fanboy
su di loro
parlando di medaglie e di destini e che quella tra di loro era tensione
sessuale molto repressa da circa due vite.
Aithusa sarebbe andata molto
d’accordo con la Granger e le sue amiche, di questo era
sicuro.
Il
fatto che il giovane l’aveva risvegliata voleva dire che un
antico
male stava per tornare. E questo non era un bene, perché
più un male è antico
più tempo ha avuto per prepararsi.
Ma diavolo, pensò Merlin, Voldemort viene sconfitto e ne arriva
immediatamente un altro… ma quanti psicopatici ci sono al
mondo?
Ringrazia
che questo psicopatico è arrivato dopo
che quel Voldemort è stato sconfitto. Pensa se fosse
arrivato con un po’ di
anticipo.
Un
brivido gli attraversò la colonna vertebrale. No. Non voleva
neanche
pensarci.
Merlin sapeva che una volta tornato indietro avrebbe dovuto dare
spiegazioni, e
Aithusa insistette che quella volta lui avrebbe dovuto dire tutta la
verità da
subito. Cioè, quasi tutta. Parlare delle reincarnazioni
passate non è mai bene,
quindi questo l’avrebbe dovuto tenere per sé, ma
la sua magia, il fatto che era
un Signore dei Draghi e le informazioni che poteva dare sul cattivo di
turno … quelle
sì, avrebbe dovuto darle.
In realtà avrebbe voluto dirlo prima a Gaius e alla Preside,
ma Aithusa
insisteva nel voler incontrare i suoi amici –
è
noioso stare qui da sola - e dato che i due
professori non gli
avrebbero mai permesso di dirlo a nessun altro, avrebbe dovuto
informarli dopo degli
studenti.
Ma
come fare?
*
Morgana stava camminando a passo sostenuto
per i corridoi di Hogwarts verso la Sala Grande.
Era quasi ora di pranzo e, non vedendo Merlin
da quasi due giorni, stava iniziando a preoccuparsi. Mancava dalle
lezioni e
non era nella sua camera, al contrario di qualsiasi cosa gli altri
studenti
pensassero. Lei, Will, Freya e Gwen hanno fatto un’incursione
nei dormitori
Corvonero, e dal prefetto nessuna risposta.
Quando sarebbe riuscito ad acciuffarlo, gli avrebbe fatto vedere lei
cosa voleva
dire far preoccupare una Serpeverde.
Furiosa, investì un paio di Tassorosso del secondo anno, che
notando la sua ira
si dileguarono per i corridoi senza emettere un lamento.
Stava passando davanti al secondo ingresso per i sotterranei quando
notò diversi
origami a forma di drago che svolazzavano pigramente sopra le scale.
C’era una sola persona così nerd da studiarsi la tecnica degli
origami tanto da riuscire a inventarsene uno di sana pianta, e quel
drago in
particolare solo il suo migliore amico lo sapeva fare.
Quell’idiota di Merlino era nell’ufficio di Gaius
nei sotterranei, ovviamente.
Perché non ci ha pensato prima?
L’avrebbe ucciso. Oh sì.
Cruentemente. Un
coltello nel cuore era abbastanza? Scuoiarlo vivo? Impiccarlo per gli
alluci?
Aveva sentito una volta Gazza parlarne, e il suo animo da Regina
Serpeverde se
l’era appuntato, soddisfatto.
Sì, Merlin aveva quei piedi da Avvincino assurdi, sarebbe
stato un vero
piacere.
Un draghetto di carta si staccò dal gruppo e le svolazzo di
fronte per un po’,
prima che la ragazza si risvegliasse dai suoi intenti omicidi e lo
considerasse.
Quindi Merlin si era degnato di mandargli un messaggio. Beh, avrebbe
fatto bene
a essere maledettamente convincente.
Lo aprì velocemente, leggendo dentro solo poche righe.
Per Morgana.
Sto bene. Prima di pranzo, terzo corridoio a destra del secondo
ingresso per i
sotterranei.
Porta qualcosa da mangiare.
Merlin.
P.S non mi uccidere
L’avrebbe ucciso in modo molto cruento.
Stava pensando agli alluci, giusto?
Poi notò dietro il foglio un'altra
scritta
lasciata dal suo amico.
Ti
voglio bene, lo sai.
Sbuffò.
Salvo per un soffio.
*
La Prefetto Tassorosso era seduta in Sala Grande, aspettando che Will
tornasse
dalla torre di astronomia dove Freya aveva dimenticato la borsa.
Povera ragazza, era sconvolta.
Merlin non si trovava da più di un
giorno e
mezzo, e anche se tutti i professori erano stati informati della sua
assenza
per malattia lui non era né in infermeria, né
nella sua stanza.
Gwen era sempre stata un’ottimista, ma stavano succedendo
troppe cose strane.
Prima Harry Potter che flirtava con Merlin in Sala Grande, poi una scossa di terremoto e
pochi minuti più
tardi il suo amico in Infermeria. Arrivata al capezzale
dell’amico, aveva
trovato dentro Potter e la preside che discutevano su di lui, ma si
erano
interrotti non appena li hanno visti entrare.
Rivedere Merlin sdraiato incosciente in
Infermeria gli aveva frantumato il cuore, memore dell’altra
volta.
Quella volta ci aveva messo sedici giorni
per risvegliarsi, e non avrebbe potuto sopportare un altro periodo
così; quasi
non si era accorta che al suo fianco Morgana aveva iniziato a
singhiozzare.
Solo molte ore più tardi il ragazzo si
era svegliato
tranquillizzandoli tutti. Lei e Freya avevano pianto tutta la notte
successiva
per lo spavento.
Come se non fosse bastato, quel giorno sui
giornali erano uscite indiscrezioni su Ronald Weasley,
che ieri era stato con Merlin, ricoverato a S.Mungo per
l’esplosione di qualche potente artefatto.
A lezione non era riuscita a concentrarsi affatto, ancora troppo
spaventata per
prestare attenzione a qualsiasi cosa i professori dicessero.
«Neanche oggi il tuo amico dalle enormi
orecchie ci degna della sua presenza? »
Gwen alzò lo sguardo fino a incontrare due occhi azzurri e
un sorriso
irritante. Incontrando il suo sguardo Arthur doveva esseresi
accorto
dell'errore, perché fissando l'espressione furente e le sue
occhiaie da pianto
sgranò gli occhi e lasciò cadere il sorriso
idiota che aveva messo su.
La ragazza sapeva che dietro chili di
arroganza e tonnellate di stupidità c'era un cuore buono:
dopotutto erano
cresciuti insieme, ma oggi proprio non riusciva, né gli
interessava, trovarlo.
Voleva solo urlargli contro il dolore, quel
dolore che faceva provare al suo amico ogni insulto che lui gli
rivolgeva,
urlargli la sua frustrazione e la sua rabbia. Si alzò di
scatto dalla panca,
piantando i suoi occhi in quelli azzurri del ragazzo.
A salvare Arthur da una sfuriata in piena regola ci pensò
Lancillotto, un
Grifondoro del suo stesso anno - molto carino - con cui Gwen non aveva
mai
parlato.
Il ragazzo mise una mano sulla spalla di Arthur, richiamando la sua
attenzione
e così interrompendo il contatto visivo con lei. Buon per
lui.
«Arthur, andiamo.
Sta per esser servito il
cibo e Gwaine e Leon non lasceranno niente di commestibile per noi»
La scusa era ovviamente molto banale, ma come a voler sottolineare le
parole
del ragazzo - veramente molto carino, l'aveva già pensato? -
il pranzo comparve
sui tavoli.
Arthur esitò a muoversi, fissandola con cipiglio
preoccupato, ma una volta che
notò nello sguardo della ragazza la voglia di saltargli alla
gola e tranciargli
la carotide a morsi, il suo istinto di sopravvivenza ebbe la meglio su
quello
di protezione. Non che Gwen avesse bisogno di essere protetta in quel
momento,
in ogni caso.
Biascicò qualcosa e poi si fece guidare
al
tavolo.
Allontanandosi, Lancillotto incrociò lo sguardo di Gwen,
sorridendole.
Quel sorriso doveva esser dichiarato illegale, decise la ragazza
sorridendogli
stancamente indietro. Il ragazzo sembrò soddisfatto della
risposta, perché
allargò il sorriso e diede una pacca sulla schiena di
Arthur, tornando a
parlare con lui.
Mentre lo guardava andar via, Gwen notò
un
drago di carta che svolazzava sulle loro teste, schivando attentamente
tutte le
candele. Quello era il modo preferito di Merlin per comunicargli
qualcosa
durante le lezioni. Era veramente molto bravo con quella particolare
magia e
riusciva a spedire messaggi – per Gwen molto poco -
divertenti anche quando i
Corvonero si trovano sulla torre di astronomia e lei nei sotterranei
durante
pozioni.
Stranamente Will rideva di gusto a ogni messaggio … bah,
uomini.
Si allungò velocemente, afferrando il
messaggio. Con la coda dell'occhio vide Arthur saltare quando lei si
era mossa.
Lui e i suoi amici la stavano osservando, parlando i qualcosa che
chiaramente
la riguardava. Semplicemente non se ne curò.
Merlin ora era molto più importante.
Spiegazzò velocemente l'origami, leggendo il contenuto.
Per
Gwen.
Sto bene. So che eri preoccupata per me, ma stai tranquilla, sto bene
veramente. Prima del pranzo vieni al terzo corridoio a destra
imboccando la
seconda entrata per i sotterranei. Ti spiegherò tutto, lo
prometto.
Merlin
P.S. porti qualcosa da mangiare?
La ragazza afferrò la borsa con i libri
delle lezioni, un intero piatto da portata con pollo e patate e alcune
forchette da mezzo alla tavola prima di correre fuori.
Prima di girare l‘angolo avrebbe potuto
giurare di sentire la voce di Arthur urlare «TU
COSA?»
*
Will stava accompagnando la propria ragazza
a riprendere la borsa dimenticata ad Astronomia.
Schiena dritta e sorriso sulla faccia, stava
facendo il forte per lei.
Freya aveva sempre provocato in lui istinti
di protezione, anche quando non era altro che una strana amica di
Merlin.
Merlin, il suo migliore amico per cui era
tremendamente
preoccupato.
Loro due si conoscevano da quando erano nati
e poteva dire tranquillamente di conoscerlo come le sue tasche. Sapeva
esattamente cosa avrebbe detto come risposta a qualcosa e ogni volta
che faceva
una sciocchezza era sua la voce che lo rimproverava.
Gliene aveva fatte passare tante, ma tante
che non poteva neanche contarle.
Nelle ultime due settimane si era ovviamente
accorto che qualcosa non andava, ma la settimana prima c’era
stata la luna
piena e tutte le sue attenzioni erano andate totalmente alla sua
ragazza.
Ora non se ne faceva certo una colpa, ma
interiormente si malediceva di non aver colto i segnali in tempo. Era
stato
silenzioso e solitario e aveva iniziato a saltare i pasti un
po’ troppo spesso,
adducendo scuse stupide come faceva ogni volta che qualcosa lo
preoccupava. Merlin
adorava passare l’ora del pranzo a zonzo per i corridoi,
quando anche i
fantasmi erano occupati, e lui la fame non la sentiva.
Quando era successa quella cosa del trio
magico, pensava che fosse stato uno scherzo: non c’era modo
che Merlin li avesse
conosciuti e non gli aveva detto nulla, ma dopotutto quel ragazzo aveva
sempre
alcuni segreti per sé.
Come quel strano potere che utilizzava ogni
tanto. Will aveva visto sempre e solo piccoli scorci di quella magia.
Quando
avevano 8 anni, lui era caduto da sopra un albero, e data
l’altezza veramente
elevata aveva rischiato grosso, ma la caduta era stata attutita dalla
magia di
Merlin. Lui aveva poi mentito, sostenendo che fosse passato di
lì per caso un
mago adulto che aveva arrestato la caduta con un incantesimo. Cazzate.
Will avrebbe
saputo riconoscere la magia di Merlin tra mille, e quella volta avrebbe
messo
la mano sul fuoco che era stato lui a salvarlo.
Quando Merlin a 10 anni era andato a
comprarsi la bacchetta, poi, Will l’ha accompagnato. Tom, il
padre di Gwen, che
essendo un creatore di bacchette aveva rilevato il negozio di
Olivander, gliele
aveva fatte provare praticamente tutte, prima che avesse come
un’illuminazione
e gli era andato a prendere quella che lui usava attualmente. Era
già rotta e
ricoperta da uno strato di polvere di diversi centimetri, che una volta
soffiato via li aveva fatti starnutire per parecchio tempo. Legno dei
Beati,
aveva detto, 11 pollici e mezzo, rotta. Gliela aveva fatta provare e
Merlin aveva
tentato semplicemente di provocare una reazione. Ancora adesso, dopo 5
anni,
quel negozio non necessitava di illuminazione notturna.
Poi c’era stato l’enigma del
cappello
parlante. Primo anno, Smistamento. La prima volta che il cappello era
stato poggiato
sulla testa di Merlin, si era messo a canticchiare ad alta voce in
inglese
antico, lasciando un’intera sala basita. Dopo un minuto
così si era fermato, aveva
annuito e finalmente lo aveva smistato. Merlin non aveva mai detto a
nessuno
cosa gli avesse detto il Cappello Parlante – nemmeno
a lui, ricordò Will con rammarico–, e
dopo un po’ la cosa era
stata dimenticata.
E poi quella volta che aveva salvato la vita
di Freya, impedendole di trasformarsi in un periodo in cui la luna era
così
potente che neanche una pozione avrebbe potuto fermarla. In quel
periodo la
Foresta Proibita era piena di Licantropi, e Freya non sarebbe
sopravvissuta in
quei branchi oscuri. Quella volta non gli era stato molto chiaro come
aveva
fatto, e lui non aveva mai indagato troppo in profondità.
Freya gli aveva
raccontato che lei si stava trasformando, e Merlin per impedirglielo
l’aveva baciata:
il come e il perché un bacio avesse bloccato la
trasformazione nessuno lo aveva
mai saputo né glielo aveva mai chiesto, soprattutto
perché una volta che Freya era
tornata umana, Merlin gli si era accasciato tra le braccia, in coma. I
successivi erano stati i sedici giorni più brutti della sua
vita, diviso tra
l’ansia per la vita del suo migliore amico, la preoccupazione
per le ragazze
che passavano il loro tempo a piangere, il sollievo poiché
Freya stava bene e
il sentirsi una merda perché, nonostante tutto, era Freya che aveva salvato, e Will aveva
provato non poca gelosia nel
venirne a sapere le modalità.
Poi pochi giorni prima, quel terremoto. Era
sicuro fosse stata la sua magia, se lo sentiva nelle ossa. Ma
perché?
«Will, manca una scalinata, me la faccio di
corsa. Torno subito»
Lui annui e la ragazza si voltò,
dirigendosi
velocemente su per le scale.
Will si appoggiò sul muretto
lì dietro,
sospirando.
Sì, stavolta era stato forte anche per
Freya, era riuscito a non piangere per aver visto il suo migliore amico
ancora
una volta sul lettuccio dell’infermeria.
…
Per lo meno era riuscito a trattenersi
davanti a lei: poteva dichiararlo un passo in avanti.
Due origami a forma di drago volarono nella
sua direzione e, mentre uno continuò il suo viaggio su per
le scale, l’altro
gli planò tra le mani.
Will
sapeva perfettamente di chi fosse quel messaggio, e con un tuffo
al cuore scompose l‘origami e lesse le poche frasi.
Per Will
Ehi, Sto bene. Prima di pranzo
vieni al terzo corridoio della seconda scalinata per i sotterranei,
giuro che
ti spiego che diavolo sta succedendo.
Merlin.
P.S. Porta da bere. Servirà.
Era
ovvio che la sua ragazza stesse per ricevere la stessa lettera.
Will
chiuse il messaggio e urlò verso la cima delle scale.
«Frey,
passo prima per le cucine. Ci vediamo là»
*
Will
la stava accompagnando alla torre di astronomia, e Freya gli
leggeva negli occhi la preoccupazione.
Tutti i suoi amici, compresi i suoi compagni di casa, avevano
sviluppato uno
strano senso di protezione da quando avevano scoperto che lei era un
licantropo, come se lei ne avesse avuto bisogno e non avesse potuto
tranciare
teste con un morso una volta al mese molto più delle altre
ragazze.
Lei dopotutto non si lamentava: era il loro modo per mostrarle che le
volevano
bene, e lei era loro grata per questo.
Da
prima di venire ad Hogwarts, era stata maledetta a trasformarsi
durante le lune piene in un essere orribile e scheletrico. Le prime
trasformazioni erano state tremende, il dolore inimmaginabile della
mutazione
della struttura ossea, i muscoli che si sviluppavano ad una
velocità inumana
stavano per farla impazzire, ma i rimedi avevano fatto passi da
gigante. Il
Professor Wilson gli forniva mensilmente una buona pozione per bloccare
i
sintomi, mentre i suoi amici quando la vedevano
stanca le preparavano pozioni per rimetterla in salute.
Will non era mai
stato bravo a lezione e lui stesso non si fidava di darle uno dei suoi
intrugli, che fosse anche un semplice rimpolpa-sangue, quindi Freya
aveva il
forte sospetto che le rubasse dall’infermeria.
La ragazza si fermò in cima alla terza scalinata, guardando
alle sue spalle il
ragazzo perso tra i pensieri.
Quei sottili capelli castani che le facevano venire voglia di
accarezzarli,
quegli enormi occhi azzurri che ora esprimevano tutta la distruzione
del suo
cuore e quelle guance tenere che veniva voglia di tirare - ma solo
Merlin
poteva permettersi di farlo, semplicemente perché correva
maledettamente più veloce
di Will e riusciva a seminarlo ogni dannata volta.-
Merlin.
Il suo, il loro
migliore amico. Era grazie a lui che tutti loro si conoscevano,
è era grazie alla sua insistenza che Will
aveva superato l’imbarazzo e
gli aveva chiesto un appuntamento, era grazie a lui che oramai stavano
insieme
sin dal secondo anno.
Inoltre
Freya gli doveva anche la vita, oltre che la felicità.
Quando anni prima c'era stata l'eclissi lunare e neanche le pozioni
avevano
potuto tenere il licantropo dentro di lei, Merlin l’aveva
chiusa con lui in una
stanza dei sotterranei, rischiando la vita per cercare di mantenerla il
più
lucida possibile. Ma la bestia non si sarebbe sedata facilmente, e
quando il
richiamo della luna era diventato troppo forte il suo amico non era
scappato,
come chiunque altro avrebbe fatto. Al contrario, le aveva afferrato le
spalle e
l’aveva baciata.
Freya ancora oggi non era sicura di cosa fosse successo dopo. In quel
momento
lei era quasi completamente un licantropo, e come tale vedeva la gamma
cromatica sfasata, ma era abbastanza sicura di aver visto i suoi occhi
diventar
dorati e averlo sentito sussurrare qualcosa, prima di fare un paio di
passi
indietro e accasciarsi a terra in coma. Lì per lì
non si era accorta che la
trasformazione si era invertita, e solo quando il suo corpo aveva
effettivamente
risposto ai suoi comandi si era accorta che qualsiasi cosa Merlin
avesse fatto
aveva funzionato.
Il viaggio verso l’infermeria era stato estenuante,
con solo la forza della
disperazione a sorreggerla. Alcuni compagni Grifondoro
l’avevano trovata e avevano
provato ad aiutarla, ma in quel momento non avrebbe lasciato Merlin a
nessuno,
neanche a Will se fosse stato là.
Prima
che il suo amico si svegliasse dal suo coma, Freya aveva passato
più di due settimane a colpevolizzarsi.
Se gli
fosse successo qualcosa?
E se
non si fosse più svegliato?
E se al risveglio fosse stato
un licantropo
pure lui?
Sarebbe stata interamente colpa sua.
Stupido meraviglioso amico,
pensava veramente che Freya sarebbe stata bene sapendo che si è
era sacrificato
al suo posto? Pensava veramente che lei avrebbe potuto vivere
tranquilla con
questo peso?
E
quella volta di nuovo, Freya non sapeva cos’era successo, ma
era
sicura che anche stavolta c'entrava quel suo strano potere.
Durante
quella strana scossa di terremoto di poche ore prima, aveva
sentito chiaramente la magia di Merlin invadere Hogwarts. Su dal
pavimento e
per tutti i muri, anche i quadri si erano fermati a sentire quel
potere, ma non
era sicura che anche gli altri l’avessero riconosciuto: aveva
deciso quindi di
tenerlo segreto a tutti, anche a Will.
Era
stato poco dopo il terremoto che una Corvonero del loro anno,
Elena, l'unica bionda del gruppo di Arthur a non essere terribilmente
oca, era
entrata in Sala Grande per avvisarli che Merlin era in Infermeria.
E adesso era scomparso. I professori erano tranquilli, ma...
Freya guardò le profonde occhiaie sotto gli occhi del
proprio ragazzo. Will stava
facendo il forte per lei. Quanto era dolce.
Erano arrivati alla base della torre di Astronomia e da lì
mancavano giusto le
scalinate per l'aula. Avrebbe potuto farsela da sola, tanto
più che Will sembrava
stesse per scoppiare a piangere, e lui non si sarebbe mai fatto vedere
così.
«Will, manca una scalinata, me la faccio di corsa. Torno
subito»
Dopo essersi assicurata che il ragazzo avesse ricevuto il messaggio, si
avviò
su per le scale.
Arrivata
in cima, aprì il portone dell'aula e si mise a cercare la
borsa.
Alla lezione precedente era seduta a sinistra della lavagna, al primo
banco,
quindi diresse lì i suoi passi.
Alzando
gli occhi, notò un draghetto di carta che pigramente
svolazzava
sopra la sua testa, planandogli intorno per arrivare sulle mie mani.
Sentì la voce di Will da sotto avvisarla che avrebbe fatto
una deviazione per
le cucine, ed indovinò che anche il ragazzo avesse ricevuto
la lettera di
Merlin.
Spiegò
il foglio con attenzione, conscia che con la sua goffaggine
avrebbe rischiato di strapparlo e lesse.
Per Freya,
Sto bene,
tranquillizza Will se ricevi la lettera prima di lui. Prima di pranzo
vieni al
terzo corridoio a destra della seconda scalinata per i sotterranei.
Merlin
P.S. sto
veramente
bene, non ti preoccupare
Alla fine della
lettera c’era uno smile sorridente con il cappello a punta
stellato, lo stesso
che il ragazzo le mandava sempre.
Freya
usci di fretta dall’aula, precipitandosi sulle scale con la
lettera stretta in pugno.
Arrivata
in fondo alla scalinata però si bloccò,
maledicendo se stessa.
«Diamine,
la borsa!»